Per colpa di chi?

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A oggi sono oramai trentacinque i giorni che Tomi sta passando in sciopero della fame. Il ragazzo recluso dentro il carcere per senza documenti sta protestando contro le condizioni disumane a cui è costretto e per conquistarsi la libertà, vuole uscire da lì. Lo sciopero della fame l’ha ridotto all’osso, ha alterato i parametri vitali e ora non riesce più a deambulare sulle sue gambe, ma è costretto a essere trascinato su una sedia a rotelle, esausto.

Le condizioni di salute sempre più compromesse hanno obbligato, due giorni fa, le guardie a spostarlo nell’area sanitaria del Cpr, la zona meglio nota come”ospedaletto”. Stanze dalle pareti lisce che sono più punitive che sanitarie, celle in cui i reclusi sono abbandonati a loro stessi dopo i purtroppo frequenti atti di autolesionismo, dopo i pestaggi curati alla bell’e meglio per coprire quanto accaduto o che sono il luogo migliore per somministrare sedativi a chi deve essere espulso senza troppe lamentele.

Dopo essere stato infilato dentro una delle cellette lisce, dopo aver rifiutato acqua e zucchero, Tomi è stato preso a calci e pugni dalle guardie, per poi essere abbandonato lì per ore prima di essere tradotto all’ospedale Martini.

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Le orecchie della Pedrotta

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A furia di sentirci fischiare le orecchie finalmente è stato trovato e rimosso il problema. Le orecchie oblunghe della polizia e della PM Pedrotta sono quelle che hanno ascoltato di nascosto le voci della vita quotidiana e le parole scambiate nella cucina dell’alloggio al quinto piano della casa occupata al 45 di corso Giulio Cesare, per due anni e mezzo. Queste sono le microspie che hanno raccolto registrazioni poi trascritte nelle carte dell’ultima inchiesta a mò di prova che le persone inquisite si conoscevano tra loro, parlavano assiduamente assieme, si preoccupavano della creazione di una banca dati del Dna e dell’impossibilità di resistere al prelievo, discutevano della redazione di un testo da pubblicare o chiacchieravano degli emeriti cazziloro.

A furia di ascoltare e ficcare il naso nelle vite degli altri ci si augura, almeno, che alla signora Pedrotta sia andato qualcosa di traverso o che si sia inciampata in qualche gradino.

Un’ambulanza ora!

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In sciopero della fame da 31 giorni, ridotto allo stremo della vita, ecco la condizione di un ragazzo recluso all’interno del Cpr torinese. Perde un kg al giorno, ma per i medici schifosi là dentro, coloro che hanno il potere di decidere se le condizioni fisiche rendono pericolosa la detenzione amministrativa, non è ancora arrivato il momento di farlo uscire.
Chiamiamo tutti il 118, costringiamo un’ambulanza ad andare all’ingresso del Cpr in via Santa Maria Mazzarello 31, affinché le autorità mediche cittadine si prendano la giusta responsabilità se dovesse accadergli qualcosa. Spesso è capitato che dei reclusi avessero urgente bisogno di cure ma che alle ambulanze non fosse permesso l’ingresso, per le forze dell’ordine era tutto a posto e si giustificavano con la presenza di un’infermieria all’interno. Gli operatori dell’ambulanza? Il più delle volte hanno fatto spallucce e sono tornati alla centrale.
Lui ha smesso di mangiare perché da lì vuole uscire, vorrebbe essere ovunque ma non rinchiuso, piuttosto deportato. Ora però sta rischiando troppo e nessuno può girarsi dall’altra parte o fare spallucce, bisogna mettere costoro davanti al fatto che stanno negando un intervento salva-vita.
Le sue toccanti parole di qualche settimana fa, all’inizio della sua protesta, potete ascoltarle qui.

Niente siete e niente tornerete

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Alla fine, le proteste contro lo sgombero dell’Asilo hanno spinto il Movimento 5 Stelle a uscire allo scoperto in tutta la sua spensierata nullità, quantitativa e qualitativa. Il presidio in solidarietà alla sindaca Chiara Appendino (sotto attacco da un mese per le sue prese di posizione in favore dello sgombero e i complimenti alle forze dell’ordine) definito dai più gentili un flop totale, sembrava più che altro il funerale del suo gatto schiacciato per sbaglio dagli agenti della scorta. 

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La coalizione della bottega aperta

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A quanto pare, il detto “a carnevale ogni scherzo vale” deve essere stato abrogato, e pure a larga maggioranza. Non c’è altra spiegazione per comprendere l’ondata di isteria provocata dalla sfilata di martedì grasso sotto casa Appendino & Lavatelli associati. Dal guardiano più ortodosso della rivoluzione grillista fino all’ex senatore PD ultras del TAV, passando per la salma di un Procuratore in pensione, negli alti ranghi non c’è chi non abbia deciso di sfidare il comune senso del ridicolo per indignarsi, condannare, esecrare, stigmatizzare, e soprattutto dissociarsi: ma dissociarsi da cosa?! Ma chi vi conosce?!

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Più che spingi spingi

8 marzo. Il corteo “Lotto marzo” riesce a sfondare il cordone di polizia che ne voleva bloccare il passaggio in via Garibaldi.

Scuola Italiana

7 Marzo. Atene. Lasciate scritte e lanciati trikakia nei pressi della Scuola Italiana in solidarietà con i compagni arrestati a Trento e Torino e contro lo sgombero dell’Asilo.

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In banca

7 Marzo. Roma. Nella notte colpita vetrina e sportello bancomat di una filiale Intesa SanPaolo in solidarietà con i compagni arrestati a Torino. Qui il comunicato.