Sul corso

 

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Una famiglia egiziana si presenta alla caserma dei Carabinieri di San Salvario in via Morgari 29 per sporgere una denuncia: da mesi vivevano accampati al Valentino e la figlia di 16 anni ha appena subito un tentativo di violenza nei bagni pubblici del parco. I Carabinieri, per tutta risposta, chiedono i documenti al padre e iniziano gli accertamenti sulla regolarità della sua presenza sul territorio nazionale. Evidentemente qualcosa non va e l’uomo viene trattenuto. Quando nel pomeriggio vede che il marito non esce dalla caserma, la moglie Karima si mette con i figli a bloccare corso Massimo D’Azeglio.
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Controlli PolFer

27 agosto. Nella notte la Polizia Ferroviaria ha effettuato un’operazione di controllo dei vagoni fermi sui binari tra la stazione Lingotto e quella di Porta Nuova. Le nove persone trovate a dormire nelle carrozze in disuso sono state identificate e multate per violazione del regolamento di Polizia Ferroviaria e uno di loro, di origini marocchine, è stato portato al Cie di Corso Brunelleschi.

La7 all’ex Moi

25 agosto. Un cameraman della troupe de “La7” è stato aggredito mentre faceva delle riprese all’interno del villaggio olimpico ex Moi. A margine di un’intervista concordata tra una giornalista de “La7” e il Comitato Solidarietà Rifugiati e Migranti, il cameraman stava registrando delle immagini da sovrapporre all’intervista o da riutilizzare per un servizio, quando alcuni occupanti dell’ex Moi hanno cercato di impedirgli di riprendere le palazzine in cui vivono. L’operatore è caduto in terra per proteggere la sua telecamera e, all’arrivo della Polizia, è ricorso alle cure ospedaliere.

Scioperi conclusi e nuovi direttori

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Sembra essere arrivato agli sgoccioli lo sciopero della fame e della sete che, dentro le mura del Cie di Torino, alcuni reclusi stavano portando avanti da quasi due settimane. Qualcuno sta ancora scioperando, non volendo abbandonare quella piccola speranza di uscire che aveva animato la protesta negli scorsi giorni, ma i più hanno abbandonato di fronte all’inamovibilità dei medici del Centro che giudicavano idoneo a restare in corso Brunelleschi anche chi si presentava in sedia a rotelle e stremato dai numerosi giorni di astensione da cibo e acqua. L’indifferenza dei gestori sembra, dunque, aver avuto la meglio anche se, come sappiamo, la calma nei Cie non può regnare a lungo.

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Paolo e Toshi ai domiciliari, Erika libera

Dopo quasi tre mesi anche Paolo e Toshi sono finalmente fuori dal carcere. Ieri, infatti, c’è stata una nuova udienza di appello contro le misure cautelari e i giudici di turno – è Estate, e a comporre le corti al Riesame non ci sono i soliti magistrati pronissimi ai voleri della Procura – hanno deciso di mollare un po’ la presa disponendo il trasferimento dei due agli arresti domiciliari e la liberazione di Erika, che dovrà però firmare tre volte alla settimana. Una buona notizia, ma a metà: chiusi a casa, Paolo e Toshi non potranno vedere nessuno a parte i propri conviventi (come succedeva fino alla settimana scorsa a Marco, Luigi ed Erika) anche se potranno scrivere e telefonare. In più, a dar conto del clima, a casa non hanno potuto andarci con le proprie gambe – come era successo agli altri tre, e come succede frequentemente di questi tempi – ma chiusi nella gabbia di una camionetta della Polizia penitenziaria. Per Marco e Luigi purtroppo la situazione non cambia: rimangono ai domiciliari.

Per loro, no

«Siamo esseri umani, siamo persone come tutti gli altri: per loro no». E loro sono quelli che ti trattano come «oggetti rinchiusi», quelli che «ti chiamano ospite» ma poi ti tolgono l’accendino e la penna, la collanina e pure il cellulare se è dotato di una pericolosissima fotocamera, il portafoglio e gli oggetti personali. Che ti rinchiudono in gabbie quindici a quindici ma poi non ti fan parlare con i quindici della gabbia accanto. Che «ti sequestrano», insomma, che ti ficcano di nascosto psicofarmaci nel cibo perché tu non faccia casino e che poi te ne somministrano altri ancora per farti «dimenticare il dolore» anziché curarti quando stai male. Loro – loro sono quelli che gestiscono il Cie, insomma. Un Cie ancora mezzo bruciacchiato dalle rivolte degli anni passati, dove il direttore non si vede mai e i dipendenti da un bel po’ non ricevono lo stipendio.

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Per un T.S.O.

5 agosto. Un uomo, da anni in cura presso i servizi sanitari, viene raggiunto alla panchina dove è solito stare in via Bari, da una pattuglia di Vigili che deve sottoporlo a un T.S.O. Vista la stazza dell’uomo i tre Vigili decidono di immobilizzarlo e uno di questi afferra l’uomo da dietro mettendogli un braccio intorno al collo. Quando l’uomo crolla senza fiato a terra lo ammanettano e lo caricano sull’ambulanza; all’arrivo in ospedale è già in arresto respiratorio. I medici del Maria Vittoria tentano la rianimazione e infine ne dichiarano il decesso.

Perché pace non può essercene

Continua lo sciopero della fame e della sete nel Cie di corso Brunelleschi. Dopo la liberazione, ieri e oggi, di altri due scioperanti, il numero di chi ha deciso di non mangiare e non bere è aumentato ancora.  E non c’è di che stupirsi; sono in molti infatti ad essere disposti a mettere a repentaglio la propria salute se questo si dimostra essere una possibilità, anche piccola piccola, per uscire dal Cie. Ognuno ha la sua storia e i suoi motivi, ma tutti lottano per la libertà. Ormai sono quasi una ventina i ragazzi in sciopero, divisi tra le diverse aree.
Intanto ieri sera un ragazzo si è arrampicato sulla rete del campetto. Se n’è stato lì appollaiato per un paio d’ore tra l’indifferenza della polizia, fino a che qualche compagno di reclusione non lo ha convinto a scendere. (more…)

Pugni preventivi

5 agosto. Fermata del 18, via Madama Cristina: si aprono le porte, tre controllori scendono dal pullman, un ragazzo, pensando di star incappando in un controllo, sferra un pugno alla donna controllore poi fugge. I colleghi lo inseguono tra le bancarelle del mercato ma, una volta raggiunto, si prendono pugni in faccia anche loro. Alla fine arriva la polizia che a fatica ammanetta e arresta il ragazzo.

In cinque minuti

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In poco più di cinque minuti di racconto, un giro intero della ruota infernale della macchina delle espulsioni: dalla cattura a Reggio Emilia, alle umiliazioni durante la prigionia nel Cie di Torino, alle fascette mani e piedi per la deportazione, alle botte di fronte a tutti sull’aereo della Royal Air Maroc. In mezzo un compagno che riesce ad evadere e, alla fine, l’ultima beffa: l’arrivo senza bagagli. Ascoltate la testimonianza di Noureddine, in diretta dal Marocco:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/espulsione.mp3]

E già che ci siete, ascoltate anche la voce di Sheriff, recluso nell’aria gialla del Cie di Torino che da dodici giorni è in sciopero della fame e della sete:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/sciopero.mp3]

Lo sciopero intanto prosegue anche nell’aria bianca dove tre persone non mangiano e non bevono da sei giorni tra l’indifferenza dei medici.