Brevi nuove dal Tribunale, giusto due giorni dopo la partecipatissima iniziativa solidale di Corso Giulio 45. A Luigi, Erika e Marco sono state revocate le restrizioni: rimangono cioè ai domiciliari ma potranno scrivere, telefonare e vedere chi vorranno. In più Erika è stata autorizzata finalmente a stare a casa propria e non invece a casa dei genitori come hanno preteso fino ad oggi i giudici torinesi, che da qualche anno a questa parte dimostrano di considerare i sovversivi locali non come uomini e donne che pensano e scelgono in proprio, ma bambini terribili da rieducare a forza – quale che sia, tra l’altro, la loro età, il loro stato civile e la loro condizione lavorativa. Nessuna novità, invece, per Paolo e Toshi, che rimangono in cella. Contro la detenzione preventiva di tutti e cinque, tra due settimane ci sarà un nuovo Appello in Tribunale. Vi faremo sapere come andrà.
31 luglio. Intorno alle 16.30, un giovane detenuto della quinta sezione del blocco “A” ha cercato di evadere dal carcere delle Vallette. Scavalcato un primo muro, però, è stato bloccato dai secondini presenti, di cui uno ha riportato delle contusioni a un braccio.
Prosegue, dentro al Cie, lo sciopero della fame nell’area bianca. In più, come vi avevamo accennato già qualche giorno fa, ci comunicano da dentro che la mobilitazione non è limitata a quell’angolo del Centro: in particolar modo nell’area gialla un altro detenuto è da nove giorni che non mangia e non beve. Vi rubiamo ancora dodici minuti e vi invitiamo ad ascoltare l’intervento fatto questa mattina da una compagna ai microfoni di Radio Blackout per fare il quadro della situazione dentro alle gabbie:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/cie317.mp3]
29 luglio. Un gruppone di solidali va a salutare i reclusi dell’area bianca del Cie in sciopero della fame da più di una settimana: dieci minuti di urla, battiture e qualche petardo. I reclusi, dentro, sono contenti della solidarietà e fanno sapere lo sciopero si è già esteso a qualcun altro in altre aree.

29 luglio. Fidenza. Nella notte, lungo la linea ferroviaria ad Alta Velocità Bologna-Milano vengono incendiati dei cavi nei pozzetti. Danni alla circolazione che, fino alle otto di mattina, è spostata su un unico binario.

E proprio mentre i consiglieri di Sel portano un carico di asciugamani dentro al Cie – ma non ci avevano garantito, costoro, che sarebbe bastata qualche mozione in Consiglio e qualche dichiarazione della Giunta comunale per fare sparire il Centro da Torino? – in corso Brunelleschi arrivano segnali di resistenza. Segnali piccoli, rispetto ai picchi di lotta che il Cie ha conosciuto spessissimo in passato, ma che danno una indicazione chiara: anche dopo gli anni della Grande distruzione, ora che lentamente le gabbie vengono riaperte e si riempiono di nuovo di gente, questa gente prigioniera spinge e scalpita nell’unica direzione sensata, quella della libertà. Come facevano i reclusi di un tempo, e come faranno quelli del futuro, perché in posti come i Cie pace non può essercene.
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A neanche dieci giorni dal suo rientro in carcere a causa di una violazione degli arresti domiciliari, Lucio è stato oggi trasferito da San Vittore al carcere di Busto Arsizio da dove era uscito lo scorso maggio.
Per scrivergli, ecco l’indirizzo:
Lucio Alberti C.C. Via Cassano Magnago, 102 – 21052 Busto Arsizio (Varese);

È andata come era prevedibile – e come infatti prevedevamo – l’udienza che, ieri mattina, ha segnato la fine del primo grado del processo contro la vecchia “Assemblea antirazzista”. È difficile di questi tempi, infatti, trovare a Torino giudici che abbian voglia di smentire le tesi dei Pubblici ministeri, e questi giudici non eran tra quelli in aula ieri. Sfrondata già al tempo da reati associativi, la costruzione dell’accusa è stata accolta senza batter ciglio dalla Corte, che si è limitata a limare le richieste esosissime di Padalino e compagnia.
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Vi ricordate che vi avevamo parlato di una battitura in corso nel carcere Lorusso e Cutugno, a Torino? Mercoledì, durante un saluto ai detenuti, tra le urla “libertà, libertà” – da fuori e da dentro – e qualche petardo, si è riusciti, pur con le ovvie difficoltà, a capirci qualcosa di più.
La protesta c’è stata, ma ora è stata interrotta. I ragazzi del blocco C hanno spiegato che i motivi che li hanno spinti a fare la battitura giornaliera sono principalmente legati alle condizioni in cui sono costretti, peggiorate dal gran caldo delle ultime settimane: chiusi tutto il giorno in cella, senza possibilità di passeggiare per i corridoi, neanche durante la socialità. Non tutti i carcerati si trovano in questa situazione, solo un paio di sezioni per ogni blocco – a quanto siamo riusciti a capire, tra un grido e l’altro. Presumibilmente, questa protesta, che ha coinvolto gran parte del carcere, ha alla base una serie di motivi anche diversi tra loro (vi avevamo parlato dell’esclusione dal beneficio della “liberazione anticipata speciale”), ma tutti legati al fatto che il carcere fa schifo, e che quindi motivi per unirsi a una protesta se ne trovano, sempre.
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24 luglio. La Polizia Municipale della Città di Torino, il Politecnico di Torino e Nasce Csi, accordo tra municipale e Politecnico
„ l’Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali hanno siglato un accordo di cooperazione istituzionale finalizzato a sviluppare nuovi sistemi e soluzioni per la sicurezza urbana, che, nelle parole dell’assessorre alla smart city Lavolta, “Nasce Csi, accordo tra municipale e Politecnico
„consentirà di sviluppare e favorire una ricerca solida ed indipendente sulle nuove tecnologie per la sicurezza urbana, dando vita a progetti capillari sul territorio capaci di prevenire fenomeni e situazioni di insicurezza”.“
