10 aprile. In mattinata una ventina di nemici delle espulsioni si reca ancora una volta davanti agli Studi Di Virgilio di via Muriaglio 8/C per disturbare e possibilmente fermare per un po’ il lavoro di questa ditta che è da tempo impegnata nella ristrutturazione del Cie di Corso Brunelleschi. Nello specifico, la ditta in questione si starebbe occupando di installare vaschette per i cessi. Così, in pochi minuti, la vetrina si è ritrovata ancora una volta ricoperta di manifesti mentre diversi interventi al megafono hanno spiegato ai passanti le ragioni della protesta.

Nel Cie di Ponte Galeria alle 4 di questa mattina la polizia ha svegliato un recluso tunisino per comunicargli la deportazione imminente. Nel disperato tentativo di evitare l’espulsione il ragazzo ha deciso di ingoiare una lametta e tagliarsi le vene. Soltanto dopo le proteste dei suoi compagni di sezione, quando il ragazzo era senza sensi in una pozza di sangue, è arrivata un’ambulanza per portarlo in ospedale. Nel Centro la protesta non si è ancora fermata e diversi reclusi hanno rifiutato la colazione e il pranzo.
In attesa di aggiornamenti ascolta una breve intervista registrata qualche ora fa e già trasmessa da Radio Onda Rossa e Radio Black Out.
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Aggiornamento ore 21 – Il ragazzo tunisino, ritornato al Cie per qualche ora con dei punti di sutura agli avambracci, è stato nuovamente riportato all’ospedale, dal momento che continuava a sputare sangue. E mentre dentro al Centro lo sciopero della fame di tutte la sezioni maschili continua, fuori domani pomeriggio ci sarà un presidio solidale.
Ascolta l’intervento di un compagno romano trasmesso questo pomeriggio da Radio Onda Rossa
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Aggiornamento 11 aprile – ore 13 – Mentre il recluso tunisino è ancora ricoverato all’Ospedale San Camillo, dentro al Centro lo sciopero della fame continua.
Aggiornamento 12 aprile – Nel Centro lo sciopero della fame è terminato. Il recluso tunisino è ancora ricoverato all’Ospedale San Camillo.
9 aprile. Occupata in Via Pinelli una ex scuola materna chiusa nel 2008 per la presenza di amianto. I nuovi abitanti sono famiglie sfrattate o disoccupati, tutti i italiani, come recita lo striscione appeso all’ingresso, firmato da Soccorso Tricolore, associazione legata a Fratelli d’Italia.
1 aprile. Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria rende noto che un secondino del carcere Lorusso e Cotugno sarebbe stato colpito da un detenuto durante il turno. Il segretario generale del sindacato Donato Capece chiede Nuova aggressione nel carcere di Torino
„di dotare di strumenti di tutela efficaci il personale penitenziario.“


Qualche mattina fa anche i cancelli della TERMOTECNICA FUTURA SNC sono stati bloccati per circa un’ora da chi, in questo periodo, sta provando a mettere i bastoni tra le ruote alle ditte che ristrutturano il Cie torinese. Questa volta non solo a Torino e dintorni ma anche in quel di Mathi, piccolo comune del canavese dal quale, al numero 81 di via Martiri della libertà, partono i mezzi che si occupano della manutenzione della caldaia del Centro.
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Da una settimana tre ragazzi pakistani catturati a Brescia durante lo sgombero di un presidio permanente contro la sanatoria truffa del 2012 sono rinchiusi nel Cie di Bari Palese. Lì i tre senza-documenti bresciani avranno probabilmente incontrato Rohan Lalinda, il cingalese che dirige il Centro. Uomo di Connecting People, con un passato da recluso in un Cpt, avrà forse detto loro ciò che ama ripetere ogni volta che viene interpellato: «Mi dispiace, qui facciamo solo rispettare la legge italiana». Anche lui è stato un immigrato clandestino, non si tratta quindi di razzismo: se non hai i documenti ti conviene stare zitto, perché se osi protestare finisci dentro a un Cie e rischi l’espulsione.
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28 marzo. In Via XX Settembre sono entrati in contatto la celere schierata a difesa del comizio di Salvini in Piazza Solferino e il corteo intenzionato a contestare la presenza di Lega e CasaPound in città. Per le vie del centro, tra passanti e turisti, i poliziotti hanno caricato i manifestanti, lanciando poi lacrimogeni fino a respingerli davanti al Duomo. Il bilancio della carica è stato di sette fermi, un arresto, un dimostrante in ospedale, una passante che si infortuna. Si è poi improvvisato un corteo tra le vie del centro e la vicina Porta Palazzo.

Nell’ultimo anno è apparso chiaro quanto la macchina delle espulsioni sia in forte difficoltà, se non persino vicina al collasso. Il motivo principale – come detto più volte – è che le strutture che tengono ingabbiati i senza-documenti sono state fortemente danneggiate dal fuoco delle rivolte. La rabbia dei reclusi ha imposto, nei fatti, un forte ridimensionamento dei posti a disposizione fino a far chiudere sette Centri, dichiarati totalmente inagibili; per mesi diverse gare d’appalto per la gestione di alcuni Cie sono andate deserte e da più parti si sono alzate voci per chiedere la riduzione dei tempi di permanenza, anche nel tentativo di raffreddare gli animi all’interno dei Centri.
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26 marzo. In serata un gruppo di antileghisti con il volto coperto, dopo aver fatto un piccolo corteo nella zona di San Salvario, si dirige vero la sede della Lega Nord in largo Saluzzo per protestare contro il raduno leghista previsto per sabato a cui parteciperà anche il leader Salvini. Le insegne vengono imbrattate e sulla saracinesca viene vergata una grossa scritta che recita: “Torino odia la Lega“. Roberto Cota ribatte: “Queste intimidazioni rendono evidente che siamo nel giusto“.

Questa mattina alcuni solidali con i reclusi nei Cie si sono presentati ai cancelli della CAR.FER S.N.C. a Druento in via Torino 80/b, con l’intento di fare presente alla ditta le proprie responsabilità rispetto ai lavori di ristrutturazione che stanno avvenendo nel Cie di Torino; così dopo IL.MA e lo Studio di Virgilio, finiti nelle mire dei nemici delle espulsioni già qualche settimana fa, oggi tocca all‘azienda che si è occupata proprio di saldare sbarre, cancelli, recinzioni e inferriate.
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