
Il 23 aprile inizierà al tribunale di Torino il processo contro Lucio, Francesco e Graziano. La scelta dei tre compagni è stata quella di procedere con un rito abbreviato, da qui il cambio di data: non più il 19 marzo, come era stato diffuso precedentemente, bensì, appunto, il 23 aprile. A questa prima udienza, dunque, non dovrebbero seguirne molte altre, e presumibilmente il processo si concluderà con un altro paio di sedute.
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10 febbraio. Il capogruppo di Fratelli d’Italia della circoscrizione 7 ha denunciato di essere stata spaventata da una decina di giovani tra i 20 e il 30 anni che, dopo averla riconosciuta in un bar del quartiere Aurora, hanno intonato cori Consigliera Patrizia Alessi aggredita dagli anarchici, il fatto in corso brescia
„ che la qualificavano come appartenente a un partito fascista.


Ecco un piccolo approfondimento per chi volesse arrivare preparato alla assemblea informativa durante la quale proveremo a tirare un po’ le somme dei ragionamenti fatti in questi mesi e negli anni passati sull’uso della Sorveglianza speciale e sulle richieste avanzate dalla Procura di Torino contro cinque compagni di qui.
Intanto la parola agli avvocati Fuga e Giannangeli, nel contributo diffuso proprio in questi giorni dalla milanese Radiocane:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/la-pena-del-sospetto.mp3]
E quindi, dai microfoni di Radio Blackout, uno dei cinque aspiranti sorvegliati torinesi che si sofferma sulla situazione qui in città:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/sorveglianza-speciale_invito-assemblea.mp3]
Gli appuntamenti, come vi dicevamo, sono per giovedì 12 febbraio alle ore 21 nella sede di Radio Blackout in via Cecchi 21/a per la serata informativa, e per sabato 28 febbraio per il presidio in largo Giulio Cesare.
8 febbraio. Una trentina di neofascisti e militanti di Casa Pound si trova nel quartiere Vallette per commemorare l’anniversario delle foibe. A distanza, un nutrito gruppo di antifascisti e ragazzi della zona con cori e interventi fa sapere ai nostalgici quanto la loro presenza non sia gradita. A difendere la commemorazione un dispiegamento di polizia imponente che blinda parte del quartiere e impedisce il contatto tra i due gruppi. Vista la presenza in forze della polizia, gli antifascisti optano per un corteo che si snoda tra le vie delle Vallette spiegando ai passanti il motivo della militarizzazione e del contropresidio.
8 febbraio. La grande piazza di Porta Palazzo resta vuota dai banchi del mercato ortofrutticolo per uno sciopero dei mercatali che protestano contro la decisione del Comune di promuovere un “Carosello dei mercati” per le domeniche dell’ostensione della Sindone. Casalinghi e abbigliamento non aderiscono allo sciopero mentre alcune sigle sindacali prendono le distanze dalla manifestazione preferendo il dialogo alle azioni di protesta. Dopo aver parlato in piazza con l’assessore Mangone, una cinquantina di ambulanti si dirige in corteo verso il Comune per un presidio.

Nel tardo pomeriggio di ieri al Cie di Roma è scoppiata una protesta infuocata. Alle 18 era in programma un presidio fuori dalle mura del Centro, indetto in solidarietà con tutti i reclusi, ma in particolare con tre ragazzi catturati dalla polizia durante lo sgombero dell’anagrafe occupata di Via Pietroselli a Roma quasi due settimane fa. La tensione nel Centro era alta già dall’ora di pranzo, quando molti reclusi avevano deciso di rifiutare il pasto per protestare contro gli atteggiamenti intimidatori della polizia e del personale di GEPSA e Acuarinto. La scintilla che ha fatto scoppiare i casini di ieri pomeriggio è stata la protesta individuale di un recluso che ha iniziato a tagliarsi il corpo con delle lamette, esasperato per l’ennesimo ritardo nella consegna di una ricarica telefonica. In breve tempo la protesta si è allargata e ha coinvolto molti altri reclusi, e in poche ore sono stati bruciati diversi materassi. La polizia è intervenuta prima con gli idranti per spegnere le fiamme, e successivamente è entrata in alcune stanze per effettuare sommarie perquisizioni.
Ascolta dalla viva voce di un recluso il racconto del pomeriggio di protesta, o scarica il file
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/ponte_galeria_080215.mp3]
Dal Cie di Bari, invece, arriva la notizia della morte di un recluso di 26 anni. In attesa di maggiori dettagli, ecco un lancio di agenzia che parla di «decesso per cause naturali»:
«Un sedicente cittadino egiziano di 26 anni è morto dopo essere stato colto da malore nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Bari dov’era ospitato. La tragedia è avvenuta alle 13.45 circa. Secondo i primi accertamenti della polizia, si tratterebbe di un decesso per cause naturali. In una nota della Questura di Bari si parla di “arresto cardiorespiratorio irreversibile”».
Ansa
7 febbraio. In mattinata una quindicina di nemici delle espulsioni si presenta davanti all’agenzia viaggi SCN 747 di via Milano 13/b, che tra le sue varie attività annovera anche quella di acquistare i biglietti che poi la prefettura utilizza per il rimpatrio degli immigrati “irregolari”.
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Il 15 gennaio GEPSA e Acuarinto hanno sostituito la Croce Rossa nella gestione del CIE di Corso Brunelleschi.
Come gestirà GEPSA, colosso francese specializzato nella gestione delle carceri in Francia, le stesse strutture distrutte negli ultimi anni dalle fiamme dei reclusi in rivolta? È ancora presto per dirlo anche se nel CIE di Roma, in cui sono subentrate da poco GEPSA e Acuarinto, si possono già vedere gli effetti della nuova gestione: peggioramento del vitto, sovraffollamento, mancanza di riscaldamento, soppressione di beni di prima necessità.
Al momento all’interno del CIE di Torino ci sono circa venti reclusi, sebbene i recenti lavori di ristrutturazione, iniziati appena prima dell’arrivo dei nuovi gestori, facciano supporre che il numero delle persone sia destinato ad aumentare.
È grazie alla rabbia e alla determinazione dei reclusi che i CIE italiani sono stati parzialmente distrutti. È importante dunque continuare a sostenere le proteste e le rivolte che ancora esplodono all’interno dei pochi CIE rimasti attraverso una presenza solidale fuori delle loro mura. Lo è altrettanto ostacolare il funzionamento della macchina delle espulsioni colpendone ogni ingranaggio: GEPSA è uno di questi ma non è certo l’unico…
Domenica 8 Febbraio – ore 14.00 – Presidio davanti al CIE di Torino
Scarica, stampa e diffondi la locandina dell’iniziativa.
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5 febbraio. Due ragazzi che viaggiano senza biglietto a bordo di un bus della linea 69 prendono a schiaffi un controllore che stava tentando di multarli, riuscendo a scappare senza farsi identificare.

Dopo un paio di rinvii, è stata fissata per il prossimo 26 febbraio l’udienza durante la quale il Tribunale di Torino deciderà se sottoporre alla Sorveglianza speciale cinque degli arrestati del 3 giugno per l’inchiesta sulla resistenza agli sfratti.
Non è la prima volta, come ricorderete, che la Sorveglianza speciale viene richiesta contro dei compagni qui in città, e due dei redattori di //Macerie e storie di Torino// sono stati già sottoposti a questa misura di prevenzione cinque anni fa. Per loro la Sorveglianza durò poco più di due mesi giacché i giudici dell’appello stabilirono che i due non avessero ancora maturato abbastanza requisiti da meritarsela; e del resto in quelle settimane le iniziative di denuncia e le pratiche di resistenza che la Questura si illudeva di debellare mettendo fuori gioco i due si infittirono talmente tanto da dimostrare che, in fin dei conti, questurini e giudici stavano perdendo il loro tempo. Oltre che a Torino, proprio in quegli stessi anni, analoghe richieste di Sorveglianza erano state richieste contro dei compagni da altre questure d’Italia, spesso con esiti traballanti. E sono stati forse proprio i risultati complessivamente modesti a convincere giudici e questurini a mettere da parte, allora, quello strumento repressivo.
E in effetti, per un po’ di anni, di richieste di applicazione della Sorveglianza speciale contro i compagni non se ne è più sentito parlare.
Forti anche della riforma delle misure di prevenzione contenuta nel “codice antimafia” del 2011, ora giudici e questurini stanno tornando all’attacco.
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