
Dopo quella che abitava in via Cuneo, venerdì scorso in via Leinì un’altra famiglia è stata buttata fuori di casa senza preavviso. Mentre diverse camionette stazionavano su corso Giulio Cesare, ufficiale giudiziario e uomini della Digos hanno provveduto a riconsegnare l’appartamento al legittimo proprietario, senza incontrare particolari problemi. Sempre nella scorsa settimana poi alcuni agenti in borghese sono andati a ficcare il naso in alcune case in cui lo sfratto è ormai sospeso da qualche mese, chiedendo informazioni e dispensando minacce.
Sembra insomma che dopo alcuni mesi di stallo, in Porta Palazzo, Aurora e Barriera, la Questura stia rimettendo in moto la macchina degli sfratti a sorpresa. E se da una parte hanno ricominciato a spuntare la lista degli sfratti da eseguire senza preavviso, dall’altra ufficiali giudiziari e forze dell’ordine non si fanno certo mancare le occasioni per rimpinguare il loro elenco.
(more…)
Dal 25 novembre diventerà effettiva la legge che fissa a 90 giorni il tempo massimo di permanenza nei Cie. Evidentemente grande è l’attesa tra i reclusi che aspettano di vedere quali conseguenze avrà questo cambiamento legislativo. A quanto sembra questa legge non dovrebbe consentire automaticamente l’uscita di chi è rinchiuso da più di tre mesi. L’uscita sarà invece legata alle decisioni delle autorità competenti. Se risulta quindi al momento difficile prevedere quanti uomini e donne potranno uscire nei prossimi giorni dai Centri, è facile ipotizzare che, se le aspettative dei reclusi verranno disattese, la rabbia all’interno dei Cie crescerà notevolmente.
Nel frattempo nel Cie di corso Brunelleschi, in cui sono attulamente reclusi 28 uomini, sabato sera un ragazzo tunisino ingoia due lamette e si cuce le labbra per protestare contro la sua permanenza nel Centro. Portato urgentemente in ospedale rifiuta le cure e viene dunque rispedito nel Cie con le labbra cucite e due lamette nell’addome. Qui le forze dell’ordine gli intimano di scucirsi la bocca se vuole tornare nell’area con i suoi compagni di reclusione. Davanti al rifiuto del ragazzo, i poliziotti lo portano con la forza in isolamento, rifiutandosi di dargli anche le coperte per dormire. Il giorno dopo, domenica, il ragazzo ingoia una terza lametta ma viene comunque lasciato in isolamento fino a questa mattina, quando, per motivi che ancora non conosciamo, viene arrestato e portato quindi al carcere delle Vallette.

Una settimana dopo la richiesta dei PM di condanne a 9 anni e mezzo di carcere per quattro dei sette imputati per l’attacco al cantiere di Chiomonte avvenuto nel maggio 2013, i No Tav si danno appuntamento in Piazza Castello. L’intenzione, ancora una volta, è di stare al fianco di Chiara, Mattia, Nicco, Claudio, Graziano, Lucio e Francesco, di ribadire la propria opposizione al Tav e di difendere la pratica del sabotaggio come strumento di questa opposizione. Lo si è fatto in Italia e non solo, dopo gli arresti e l’accusa di terrorismo, e ancora nella scorsa settimana, in molti modi, ora che la sentenza si avvicina. Dopo la partenza, il corteo imbocca via Po, scende dai Giardini Reali, svolta in Corso Regina e passa da Piazza della Repubblica. Dietro ai tanti striscioni, oltre un migliaio di persone, tra cui anche chi, con gli arrestati, ha condiviso un’altra resistenza, quella contro gli sfratti in città. Vengono lette le dichiarazioni dei quattro, e vengono anche incollate sui muri lungo il percorso. Un corteo comunicativo, quindi, che non sceglie di rivolgersi solo agli avventori del centro cittadino, ma dopo il passaggio vicino alla sede della RAI – si è cantato, forte, «magistrati e giornalisti, siete voi i terroristi!» – percorre strade in cui la repressione quotidiana picchia duro. Anche a Porta Palazzo i militari presidiano il territorio, non a difesa di un cantiere, ma a coadiuvare le forze di polizia in retate contro gli immigrati. Si dà la caccia ai venditori abusivi, ci sono controllori fissi sui mezzi pubblici, insomma, in molti modi si fa la guerra a chi non ha un documento, a chi non ha un’autorizzazione, a chi, più semplicemente, non ha troppi soldi in tasca.
(more…)
24 novembre. Blitz delle forze dell’ordine questa mattina al campo Rom di Corso Tazzoli. I poliziotti oltre a identificare e controllare tutti gli abitanti del campo hanno anche sequestrato quattro baracche nell’ambito del piano di “superamento dei campi Rom“.
22 novembre. Trento. Compaiono sulla sede del Pd macchie di vernice e scritte come “Libertà per gli arrestati in Valsusa”, “No PD – Corvetto resiste”, “No TAV – No sfratti”.

21 novembre. Trasta (Genova). Una cinquantina di solidali bloccano per un paio d’ore i cancelli della cittadella dove risiedono gli operai dei vari cantieri per i lavori del Terzo Valico. Sul muro esterno compare la scritta “Il sabotaggio è compagno di chi lotta. Niccolò, Chiara, Mattia, Claudio liberi”, mentre al termine dell’iniziativa, dopo qualche tensione con alcuni operai, tra petardi e fumogeni un fitto lancio di uova colora i loro moduli abitativi.

19 novembre. Trento. Il Frecciargento delle 17.30 è stato bloccato da alcuni No Tav, che, con uno striscione in solidarietà a Chiara, Claudio, Mattia e Nicco, distribuendo alcuni volantini, scandendo slogan e discorsi al megafono, hanno ricordato l’accusa di terrorismo formulata per i quattro, per i quali si avvicina la sentenza. Le fiancate del Freccia ora ricordano il giovane Rémi ucciso in Francia dalla Polizia e esigono la liberazione dei No Tav in carcere.

Parafrasando un po’ una vecchia canzone si potrebbe dire che non serve certo un metereologo per capire che tempo farà. Come previsioni del tempo potrebbero infatti risultare molto più utili le ipotesi avanzate da alcune inchieste giudiziarie.
Abbiamo già parlato più volte di come gli arresti di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò siano stati, tra le altre cose, un test per verificare la tenuta dell’equazione “sabotaggio=terrorismo” formulata dal duo Padalino-Rinaudo. Un esperimento che a breve sarà sottoposto a un’importante verifica. Se il prossimo 17 dicembre venissero infatti convalidati dalla Corte d’Assise l’impianto accusatorio e le richieste di pena proposte dai Pm durante la requisitoria, questa ipotesi ne uscirebbe notevolmente rafforzata, e risulterebbe quindi ancor più appetibile per altri pubblici ministeri impegnati nel contrasto alla conflittualità sociale.
Un’altra equazione ipotizzata dalla Procura di Torino è quella “picchetto=violenza a pubblico ufficiale” che fa da sfondo alla retata del 3 giugno scorso contro la resistenza agli sfratti nella zona nord della città. Anche questo esperimento è atteso nei prossimi giorni a un importante banco di prova, il 27 novembre è infatti fissata l’Udienza Preliminare che deciderà del rinvio a giudizio e fisserà il calendario delle udienze dibattimentali. Al momento questa formula sembra aver convinto tutti gli esperti chiamati a pronunciarsi a riguardo. Giudice per le Indagini Preliminari e più collegi di giudici del riesame hanno più volte convalidato l’ipotesi della Procura, confermando, grosso modo, le misure cautelari affibbiate ormai quasi sei mesi fa.
(more…)
19 novembre. Dalle 7.30 di mattina la porzione di via Cuneo tra c.so Vercelli e c.so Giulio Cesare è chiusa su entrambi i lati da 5 camionette della polizia. Dopo diversi mesi sembra quindi che la Questura abbia riiniziato ad effettuare sfratti a sorpresa in questa porzione di Torino. (more…)
18 novembre. Cavalcando l’onda delle note vicende romane, alcuni esponenti di Fratelli d’Italia e Lega Nord, capeggiati da Maurizio Marrone, si presentano alle palazzine ex Moi di via Giordano Bruno. Scopo della visita è accertarsi “delle condizioni di degrado delle proprietà comunali occupate”. Un folto gruppo di occupanti e solidali li attende alla soglia e impedisce l’ingressso alla delegazione. Le pagine di cronaca riportano l’avvenimento, suggerendone la gravità — una delegazione di consiglieri comunali scacciati da occupanti abusivi —, le forze dell’ordine si impegnano pubblicamente a garantire l’ordine e la sicurezza in eventuali prossime visite.