30 ottobre. Un detenuto italiano del carcere torinese delle Vallette, con fine pena al 2026, è accusato di aver segato completamente le spesse sbarre e la grata esterna della finestra della sua cella. A renderlo noto vari esponenti di un sindacato degli agenti penitenziari, che si congratulano col Corpo per la reattività e solerzia con cui l’hanno scoperto.
Da ieri ha ufficialmente riaperto i battenti il Cie di via Corelli a Milano. Come avevamo già scritto, il Centro sarà provvisoriamente destinato a ospitare profughi e non immigrati senza documenti in attesa di espulsione. Sembra che sia stata proprio questo cambiamento della destinazione d’uso, voluto dal Comune meneghino, a farne ritardare la riapertura inizialmente prevista per metà settembre. Non si sa con precisione quando il Centro tornerà un Cie, al momento sembra che l’accoglienza profughi debba durare fino alla fine dell’anno ma è prevista la possibilità di ulteriori proroghe. La capienza complessiva della struttura è di 155 posti e come previsto a gestirla sono Gepsa e Acuarinto che hanno riassunto parte del personale della Croce Rossa Italiana precedentemente occupato nel Cie.
Dopo Corelli, un altro Cie potrebbe riaprire a breve per “ospitare” altri profughi. Qualche giorno fa infatti i capigruppo comunali di maggioranza di Gorizia hanno incontrato il Prefetto proponendogli di riaprire il Centro di Gradisca, chiuso dalle rivolte dei reclusi un anno fa, per scongiurare il rischio che la città venga «risucchiata in un vortice quotidiano di arrivi di richiedenti asilo politico».
Sono passati quasi cinque mesi dagli arresti del 3 giugno scorso, e tra chi è in carcere, chi ai domiciliari e chi con restrizioni varie i compagni allontanati si contano a decine. Come se poi questo non bastasse, la Procura sta stringendo intorno ai compagni una ulteriore gabbia fatta di divieti d’incontro, domicili non idonei perché “malfrequentati”, trasferimenti, censura postale, fino a richiedere preventivamente l’applicazione della sorveglianza speciale per quattro anni a Fabio, Paolo, Andrea e Marianna.

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26 ottobre. Al Salone del Gusto una coppia, acquistando pochi euro di merce, riesce a farsi dare da diversi stands resti da cinquanta euro. I due vengono però bloccati e denunciati dalla Polizia, che li trova con quasi settecento euro in tasca.

«In carcere ci sono i nostri amici e le nostre amiche, i nostri parenti e i nostri affetti. La galera è una discarica in cui escluderli, nasconderli e spaventarli. Non serve certo ad eliminare la povertà, le ingiustizie, i privilegi e le cause sociali che portano o costringono uomini e donne a compiere scelte di vita etichettate come “criminali”. Mentre coloro che concentrano nelle loro mani ricchezze assurde, distruggono interi territori in nome del progresso, scatenano guerre per conquistare le risorse di un paese, uccidono tra le mura di una caserma, dormono sonni tranquilli nelle proprie case.
Essere per mesi e anni rinchiusi in una cella non è solo orribile in sé. A questo si aggiunge la privazione delle relazioni che sono controllate nei tempi e nei modi, spesso negate. Le condizioni igieniche e sanitarie, la fatiscenza delle strutture, il sovraffollamento, le violenze e gli abusi sono spesso da tutti taciute e nascoste. Ma anche i tentativi dignitosi di protesta e ribellione, individuali o collettivi, non trovano modo di scavalcare il con ne delle recinzioni. Sta a tutti e tutte noi da fuori rompere questo muro e non lasciare che il silenzio sulla vita dentro le galere diventi una seconda condanna. Non abbiamo bisogno della benevolenza della grande stampa per raccontare le storie dei nostri amici e dei nostri cari, né per far uscire direttamente la loro voce.»
Aria, foglio anticarcerario torinese. Scarica e distribuisci i numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7

Mercoledì notte, nel Cie di Bari le forze dell’ordine tentano di portar via con la forza un uomo di origine albanese, rinchiuso da pochi giorni, per espellerlo. L’uomo, che vive in Italia ormai da 15 anni, tenta di opporsi e viene quindi trascinato a forza in una stanza e picchiato. Le urla vengono sentite dai compagni di prigionia che, dopo la sua espulsione, accatastano e incendiano dei materassi in un modulo del Centro. Dalla mattina seguente, giovedì 23 ottobre, i reclusi hanno iniziato uno sciopero della fame.
Sui giardini ex Gft, tra Corso Gulio Cesare e Corso Vercelli di questi tempi si è scritto e parlato tanto, anche su queste pagine. Mentre la stampa li dipinge come l’emblema dei problemi del quartiere Aurora, i Fratelli d’italia vi improvvisano improbabili marce antidegrado e la polizia li setaccia quasi quotidianamente nella incessante caccia a clandestini e spacciatori, qualcuno decide invece che, almeno per un pomeriggio, polizia e fascisti vari devono stare alla larga. Perchè, sebbene la convivenza in questo pezzo di città possa essere a volte difficile, e ancor più difficile sapere come affrontare i problemi che emergono, l’unica cosa di cui si può essere certi è che i figuri di cui sopra non saranno mai d’aiuto. Perchè sono una parte, e bella grossa, del problema.
Appuntamento per tutti domenica 26 ottobre dalle 18:00

23 ottobre. Sorpreso a guidare senza patente in una frazione di Agliè, un uomo di 82 anni si rifiuta di scendere dall’auto e tenta di darsi alla fuga a bordo di una Fiat 126. Un carabiniere prontamente aggrappatosi a una portiera dell’auto viene trascinato per alcuni metri. Dopo poco l’uomo viene bloccato e denunciato per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e guida senza patente, la 126 sottoposta a fermo amministrativo e il carabiniere trasportato all’ospedale di Cuorgnè.
23 ottobre. Dopo la partita di Europa League, nei dintorni dello stadio Olimpico, un tifoso del Toro tira una molotov verso un plotoncino di Carabinieri. I militari reagiscono e tentano di prenderlo, ma la loro azione viene rallentata da un bidone lanciato da un altro tifoso granata che verrà poi arrestato.
22 ottobre. Questa mattina la Polizia ha effettuato controlli a tappeto nel campo Rom di via Germagnano fermando e identificando più di quaranta persone. Il bilancio dell’operazione è di una cittadina macedone espulsa e di due veicoli sottoposti a sequestro amministrativo.