Lamette

28 settembre. In un supermercato di Via Porpora un uomo fa scattare l’allarme antitaccheggio mentre sta uscendo. Dal successivo controllo emerge che, nascoste nelle mutande, ha nove confezioni di lamette da barba. Aveva tolto la placca del sistema antitaccheggio, ma, per errore, in una delle confezioni ne erano state messe due. Così sul posto, chiamati personale dell’esercizio commerciale, sono intervenuti gli agenti di polizia che lo hanno tratto in arresto per il reato di furto aggravato.

Sorvegliateli!

Ci risiamo. A cinque anni dall’ultimo tentativo e a pochi mesi dagli arresti per l’operazione contro la lotta agli sfratti, il Questore di Torino Antonino Cufalo, per anni al fianco di Caselli a Palermo, ha richiesto quattro anni di sorveglianza speciale” per i redattori di //Macerie e storie di Torino// Paolo, Andrea e Fabio.
Qualcuno si ricorderà che già nel 2009, quando Maroni non sapeva che pesci pigliare, Andrea e Fabio erano stati per qualche mese “sorvegliati speciali”. Ora questa mossa questurina raggiunge i nostri mentre si trovano ancora in carcere, una mossa parallela e preventiva, per premunirsi nel caso in cui la Procura torinese dovesse farsi venire qualche scrupolo garantista (cosa di cui, lo diciamo en passant e senza stupore, sembra non esserci pericolo) o non riuscisse a tenerli ingabbiati a sufficienza.

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A 34 mani

NOTE SULLA LOTTA CONTRO GLI SFRATTI A TORINO

Quello che segue è uno scritto a 34 mani. È stato redatto da alcuni arrestati del 3 giugno e propone una lettura complessiva dell’inchiesta, delle sue implicazioni e cerca anche di raccontare, ancora una volta, due anni di resistenza e lotta nelle strade di Torino.
Proprio come i migliori romanzi d’avventura verrà pubblicato a puntate, e ognuna di queste affronterà un aspetto differente della storia che ci interessa.
Ne immaginerete certamente la difficoltà di redazione, con gli autori dispersi in celle o case di città differenti; qualcuno sottoposto a censura; con i ritardi e i disguidi propri della corrispondenza carceraria. Ne perdonerete dunque la disomogeneità di stile e pure certe contraddizioni di punti di vista e contenuti. Puntata dopo puntata avrete tra le mani un testo collettivo, sì, ma nel senso della pluralità delle voci, della coralità: non c’era a disposizione alcun direttore d’orchestra che potesse dettar la partitura e, del resto, nessuno l’avrebbe voluto avere.

Fine della contrattazione

La casa è di chi l’abita. Questo verso di un vecchio canto anarchico e l’imperativo “Basta sfratti” sono, potremmo dire, le parole d’ordine di questa resistenza contro gli sfratti.
Non c’è stata invece alcuna richiesta di moratorie tra gli slogan gridati o i discorsi elaborati nel corso della lotta. Piuttosto che contribuire a far percepire le autorità come dei possibili referenti cui chiedere o strappare qualcosa, abbiamo insistito con forza sulla possibilità, e le modalità utili, a resistere per tenersi la casa.
L’invito a chi ha uno sfratto è quello di organizzarsi da solo, con amici e parenti, e se questo non è possibile o non basta, di ricercare l’aiuto di altri con lo stesso problema o di solidali. Insomma, al posto dello slogan abbastanza diffuso: «Problemi di sfratto? Ci pensiamo noi», il nostro invito potrebbe suonare più o meno così: «Problemi di sfratto? Prova a pensarci tu o, se vuoi, pensiamoci insieme». Se non è semplice sapere quanto siano diffusi gli atti di resistenza “indipendenti”, la proposta di lottare insieme, organizzandosi attraverso un assemblea periodica, ha riscosso invece un discreto successo, consentendo di accumulare una forza tale da poter resistere a lungo agli sfratti e occupare diverse palazzine vuote. Una forza in grado insomma di strappare una moratoria di fatto, temporanea, come del resto sono tutte le moratorie, dovuta però alle difficoltà e non alle concessioni della controparte.
Una forza legata a una questione quantitativa, ma non solo e non principalmente.

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Dall’Aula Bunker. Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò

Questa mattina, durante l’udienza del processo per l’attacco contro il cantiere di Chiomonte, del 13 maggio 2013, Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò hanno rivelato che quella notte c’erano anche loro.

Se volete, potete ascoltare le loro parole:

Mattia:

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Claudio:

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Niccolò:

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Chiara:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/chiara.mp3]

Oppure leggerle:

«Conoscevo la Maddalena e la Val Clarea prima che ci venisse impiantato il cantiere dell’alta velocità. In quei boschi ho camminato, ho dormito, ho mangiato, ho cantato, ho ballato. In quei luoghi ho vissuto frammenti di vita preziosa insieme ad amici che ora non ci sono più e che porto nel cuore.
In quei luoghi sono tornato più volte negli anni.
Di giorno, di notte, di mattino, di sera; d’estate, d’inverno, in autunno e in primavera. Ho visto quei luoghi cambiare nel tempo, gli alberi cadere abbattuti a decine per fare spazio a siepi di acciaio spinato. Ho visto il cantiere crescere e un pezzo di bosco sparire, le torri-faro spuntare numerose e l’esercito arrivare a sorvegliare un desolato sterrato lunare con gli stessi mezzi blindati che pattugliano i monti afgani.
Così in Val Clarea son tornato una volta ancora in quella ormai celebre notte di maggio.

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Michele trasferito

«Piacenza, 20 settembre 2014

Dopo il trasferimento di Andrea per chissà quale meta, ecco anche il mio turno ad appena un giorno di distanza. Non so se i tre rapporti disciplinari a mio carico, la faccenda dei saluti e del giornaletto, possano aver influito, però ieri mi hanno fatto preparare le masserizie e caricato sul blindato. Sono partito intorno alle 15, e alle 17 mi trovavo già a Piacenza. Di qualsiasi articolo in mio possesso ho potuto portare in cella solo una piccola parte: tre paia di calzini, tre magliette, tre libri etc. Le mie irose proteste e la pretesa di avere una copia scritta del regolamento interno mi sono valse una risposta dell’ispettore che mi ha informato che il regolamento interno non esiste! Il limite alla disponibilità dei miei effetti era stato giustificato come restrizioni necessarie a condividere dei piccoli spazi, invece mi trovo in cella da solo. Le dimensioni sono pressoché le stesse di Asti e Torino, ma le condizioni igieniche, lo stato della struttura e il malfunzionamento generale fanno quasi invidia ai Nuovi Giunti delle Vallette. Devo ancora farmi un’idea d’insieme ma posso descrivere la sezione per sommi capi: un corridoio lordissimo con 20 celle e 5 in disuso, tutte su un lato del corridoio, per due persone; pessimo stato delle suppellettili, bagni chiusi con un pezzo di lamiera ondulata come porta e mancanza dei più elementari oggetti utili alla pulizia, come secchi, stracci o scope utilizzabili; sull’altro lato del corridoio, ci sono un lavatoio puzzolente, scrostato e completamente coperto di muffa, una saletta disadorna con un vecchio calcio balilla non funzionante e con un ping pong, una sala con il frigo e dei materassi marci depositati sul pavimento; infine in mezzo al corridoio, dal lato delle celle e più o meno davanti alla guardiola, ci sono docce dalle quali scorre acqua quasi sempre fredda. In questo vecchio padiglione ci sono sei sezioni. Dimenticavo: alle finestre ci sono delle griglie con quadratini dal lato inferiore ad un centimetro. Bene … sono passato da una sezione per definitivi in ottime condizioni ad una per imputati, seppure aperta, davvero rovinosa. Mi sembra di ricominciare la detenzione. Naturalmente in un paio di giorni mi abituerò, non c’è problema … non ci siamo lamentati finora e non inizieremo adesso perché non abbiamo motivi. Son di buon umore, in buona salute e intento a guardarmi intorno, per superare l’iniziale disorientamento e valutare come organizzarmi per la permanenza.

Michele»

Questo un breve estratto di una lettera inviataci da Michele, appena arrivato nel carcere di Piacenza. Il nuovo indirizzo a cui scrivergli è:

Michele Garau C.C. strada delle Novate, 65 – 29122 Piacenza.

Spaccata alla Falchera

23 settembre. Nella notte ignoti spaccano, usando un’auto a mo’ di ariete, serranda e vetrina del supermecato di via degli Abeti, a Falchera. Probabilmente a causa dell’allarme, scappano senza prendere nulla dal negozio. Il centro commerciale era già stato preso di mira lo scorso gennaio, quando ignoti dopo aver rotto una vetrina lanciarono due molotov all’interno del supermercato.

«I soliti vandali»

23 settembre. Il deputato del Carroccio Stefano Allasia fa sapere che per l’ennesima volta i muri, appena ripuliti dalle ultime scritte, della sede della Lega Nord di via Poggio 23 sono stati imbrattati; stavolta, a quanto pare, con disegni “osceni”.

Spaccata a Torino Stura

22 settembre. Nella notte ignoti hanno spaccato le vetrate della stazione Torino Stura usando un furgone per impossessarsi dell’incasso delle biglietterie automatiche. Non hanno trovato, però, nemmeno un euro, visto che le macchinette in questione accettano ormai solo bancomat o carta di credito. Mentre Trenitalia si chiede se reinstallare o meno le biglietterie automatiche, i passeggeri potranno fare il biglietto a bordo senza alcun sovrapprezzo.

Nuovo centro commerciale in Barriera

22 settembre. Il Consiglio comunale ha approvato (con 24 voti favorevoli e 4 contrari) la demolizione dell’area che una volta ospitava il bowling di via Leinì (in realtà via Elvo 38) nella circoscrizione 6. La delibera consentirà alla proprietà di realizzare al posto dell’edificio, ora fatiscente, un grande centro commerciale di 2.682 metri quadrati, in cambio di una cifra complessiva di circa 886.000 euro che il Comune incamererà grazie ai permessi edificatori e ad un contributo per la riqualificazione del territorio. La proprietà, come ha fatto notare l’assessore Lo Russo prima della votazione, si prenderà carico anche di alcuni interventi su passaggi pedonali, incroci, illuminazione pubblica.

Giardini Ex-Gft in concerto

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Capita sovente di trovare alle fermate del tram 4 di Corso Giulio vecchie copie di giornali dozzinali come “Cronaca Qui”. Nonostante il ripudio iniziale che si può provare, è sempre interessante buttare un occhio alle notizie di cronaca e constatare quale immagine della città vogliano tratteggiare. Qualche settimana fa abbiamo beccato in una di queste occasioni un articolo, frutto dell’ennesima penna fine, che riporta in auge uno degli argomenti preferiti di questa testata: il degrado dei Giardini Ex Gft, quelli tra Corso Giulio e Corso Vercelli.
Il copione è sempre lo stesso: spaccio, bivacco e risse tra ubriachi sarebbero l’incubo principale dei rispettabili abitanti di Aurora e Barriera di Milano. La divisione sociale che viene propinata ormai da tempo è quella tra gli abitanti impegnati dignitosamente nella rivalutazione in corso e coloro che non saranno mai adatti a un’immagine pacificata di quartiere multiculturale.
A differenza però dei tanti articoli usciti in precedenza, qui si riporta la soluzione della Circoscrizione 7, una proposta che non stupisce gli occhi attenti alle trasformazioni in atto nei quartieri a nord di Porta Palazzo: muri e recinzioni a impedire che strade e parchi siano attraversati da tutti. La stessa sorte sarebbe destinata anche a questi giardini, in continuità con la gestione dello spazio che si sta affermando negli ultimi anni, soprattutto laddove circolano i discorsi della riqualificazione.

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