Fughe e cadute

Dopo le due evasioni della scorsa settimana, nella notte tra sabato e domenica dal Cie di Trapani si sono date alla fuga altre quattro persone. Tra queste, un ragazzo cinese, mentre provava a scappare, è caduto da una recinzione e ha violentemente sbattuto la testa. Portato via in ambulanza, ad oggi non è tornato nel Centro siciliano e nessuno sa che fine abbia fatto.
Un tentativo di fuga  questa notte nel Cie di Ponte Galeria ha avuto lo stesso epilogo. Uno dei quattro ragazzi che hanno provato ad evadere, è scivoltato dal tetto in cui si trovava ed è precipitato rovinosamente al suolo. Soccorso, è stato poi portato all’ospedale solo dopo mezz’ora.

Qualcosa da raccontare

A volte capita che durante i saluti al carcere delle Vallette si riesca a comunicare con i detenuti. Per questo qualche giorno fa un gruppo di solidali è tornato sotto le mura del carcere, per raccontare le storie di lotta dei rinchiusi di Asti e Aosta che, ad agosto e settembre, hanno portato avanti uno sciopero parziale della spesa per protestare contro l’aumento delle bombolette del gas – nei prossimi giorni, appena avremo notizie più precise, vi aggiorneremo su come stanno andando avanti le lotte ad Aosta e Asti -.

Il prezzo del gas a Torino era già aumentato nel mese di maggio, passando da 1 euro a 1 euro e 30 centesimi. Un aumento di molto inferiore rispetto agli 80 centesimi di Asti e all’euro tondo di Aosta e che, forse per questo, non ha innescato brontolii e proteste. Anche da dentro le mura delle Vallette avevano però qualcosa da raccontare; sì è venuti così a conoscenza della vicenda di Manuela e del suo compagno, entrambi detenuti nel carcere torinese. A seguito di un vetro rotto alla donna viene affibbiato l’ appellativo di pericolosa e per questo viene messa in isolamento. Il compagno, saputa la notizia, si organizza con gli amici di sezione e insieme decidono di compilare la domandina per il rifiuto del vitto. Per tre giorni oltre un centinaio dei detenuti del blocco C rifiuta il vitto in solidarietà con Manuela e per la fine dell’isolamento. Il quarto giorno il suo compagno, riconosciuto come uno dei responsabili della protesta, viene convocato dal comandante e con l’inganno ammanettato e trasferito nel carcere di Novara perdendo così la possibilità di vedere Manuela e il loro bambino.

A volte capita che chi rimane abbia voglia di narrare questa piccola esperienza di lotta e che da fuori se ne raccolga la voce. Ci si saluta con la promessa di rivedersi presto, con la consapevolezza che ogni episodio di resistenza in carcere può diventare motivo ed esperienza per nuove lotte.

Trasferimenti e prossime udienze

Negli ultimi giorni alcuni compagni, detenuti per la lotta contro gli sfratti e per l’attacco contro il cantiere di Chiomonte del maggio 2013, sono stati trasferiti in altre carceri. Vi aggiorniamo sulla loro situazione così da evitare che i rapporti epistolari allacciati nel frattempo siano ostacolati da queste decisioni delle direzioni carcerarie o del Dap.

Da ieri Andrea si trova rinchiuso nel carcere della “Dozza”, a Bologna. I motivi ufficiali del suo ennesimo trasferimento non sono noti ma sappiamo che nei giorni scorsi, dopo la censura sulla posta applicata a lui e a Michele, entrambi sono stati puniti con quattro giorni di “esclusione dalle attività sociali e sportive” per l’affissione abusiva di “Quarto Inferiore 266“. Il trasferimento sembra quindi l’ennesima dimostrazione di quanto questo giornale dei detenuti stia dando fastidio alla direzione del carcere astigiano.

Per motivi diversi sono stati trasferiti anche Chiara e Graziano. Chiara, per poter assistere alle udienze in Aula Bunker, è rinchiusa nel carcere delle Vallette a Torino e dovrebbe restarvi per tutta la durata del processo.

Graziano è stato invece trasferito qualche giorno fa nel carcere di Vigevano per poter assistere a un’udienza che lo vedeva imputato a Milano, e sembrerebbe destinato a rimanervi e non far dunque ritorno a Lecce. Se in questi casi il condizionale è d’obbligo, è bene comunque sottolineare che a Vigevano Graziano non si trova più in isolamento ma incontra gli altri detenuti della sezione durante le ore d’aria e socialità.

Prima di fornirvi l’elenco completo e aggiornato degli indirizzi a cui potete scrivere ai compagni, vi informiamo delle date delle prossime udienze in cui saranno presenti alcuni di loro.

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Polizia amministrativa

18 settembre. Questo il titolo di cui vorrebbero fregiarsi i controllori della Gtt. A conferirglielo, una legge regionale del 2000 che non ha mai però completato il suo iter attuativo. Nel marzo scorso, a prendere la parola sulla vicenda era stato il consigliere Maurizio Marrone che aveva chiesto al Comune di Torino di far pressione a riguardo sulla Giunta Regionale. Lo status di poliziotti amministrativi renderebbe i controllori dei pubblici ufficiali a tutti gli effetti. Tra le altre cose quindi, consentirebbe loro di richiedere i documenti ai passeggeri senza biglietto e faciliterebbe i procedimenti penali contro chi non rispetta i loro ordini.

Dall’Aula Bunker…

18 settembre. Torino. Dopo aver salutato Claudio, Chiara, Mattia e Niccolò in Aula Bunker, ci si sposta davanti alla sede di Ltf, in p.za Nizza, dove ci si accorge però che Ltf ha da poco traslocato. Ci si dirige quindi in via Borsellino 17, dove si trova la nuova sede, e qui con slogan, scritte e una battitura si sottolineano le responsabilità della società italo-francese rispetto alla realizzazione del Tav. La giornata si conclude con un’assemblea per discutere di come proseguire la mobilitazione.

A 34 mani

NOTE SULLA LOTTA CONTRO GLI SFRATTI A TORINO

Quello che segue è uno scritto a 34 mani. È stato redatto da alcuni arrestati del 3 giugno e propone una lettura complessiva dell’inchiesta, delle sue implicazioni e cerca anche di raccontare, ancora una volta, due anni di resistenza e lotta nelle strade di Torino.
Proprio come i migliori romanzi d’avventura verrà pubblicato a puntate, e ognuna di queste affronterà un aspetto differente della storia che ci interessa.
Ne immaginerete certamente la difficoltà di redazione, con gli autori dispersi in celle o case di città differenti; qualcuno sottoposto a censura; con i ritardi e i disguidi propri della corrispondenza carceraria. Ne perdonerete dunque la disomogeneità di stile e pure certe contraddizioni di punti di vista e contenuti. Puntata dopo puntata avrete tra le mani un testo collettivo, sì, ma nel senso della pluralità delle voci, della coralità: non c’era a disposizione alcun direttore d’orchestra che potesse dettar la partitura e, del resto, nessuno l’avrebbe voluto avere.

Sulla questione organizzativa

Non credo valga la pena di affrontare le tesi di un’inchiesta simile ribattendo punto per punto ai contenuti delle carte. Il modo in cui viene tratteggiata un’esperienza di lotta sociale sviluppatasi durante tre anni e tuttora in corso risulta completamente distorto.
In un simile cumulo di falsificazioni alcuni passaggi offrono però l’occasione di mettere le cose in chiaro. Quel che più mi preme è la questione organizzativa, la prospettiva d’insieme che regge la resistenza contro gli sfratti.
È noto che il nostro percorso, sorto a Torino nei quartieri di Porta Palazzo, Barriera di Milano, Borgo Vittoria presenta dei tratti molto peculiari. Risponde infatti all’iniziativa di alcuni anarchici presenti in una determinata zona della città, dove il bisogno della casa e la pressione dello sfratto sono esasperati. Ci sono saldi legami già formati in quelle strade, in una componente di sfruttati per lo più straniera. C’è un intervento pregresso intorno ai nodi del Cie, della clandestinità e delle retate, che ha favorito i rapporti di familiarità e conoscenza personale.
La lotta per la casa ha quindi modo di avviarsi raccogliendo un nucleo di sfrattati e solidali intorno alla pratica del picchetto, per strappare volta per volta una proroga all’ufficiale giudiziario, e poi dell’occupazione di edifici sfitti o abbandonati. Le tappe percorse, gli avanzamenti e gli ostacoli sono stati molteplici. Il decorso della lotta ci ha portato ad allargare la capacità di coinvolgimento, a costruire barricate per fronteggiare la polizia, ad inceppare le esecuzioni degli sfratti per un lungo periodo. Tutto ciò si è diramato intorno al fulcro decisionale ed organizzativo di un’assemblea. Non abbiamo mai voluto costituire uno sportello, una struttura separata a cui rivolgersi in caso di sfratto, preferendo invece spenderci nell’innescare una rete di mutuo appoggio composita, formata da compagni e da altri sfruttati del quartiere. Questo è l’elemento centrale, l’asse delle questioni metodologiche su cui occorre ritornare.

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Evasioni siciliane

In pochi giorni, ci sono state due evasioni dal Cie di Trapani. Cinque giorni fa a fuggire sono stati quattro reclusi che hanno approfittato della momentanea assenza di polizia e carabinieri. Lunedì scorso, invece, a scappare è stato un ragazzo, da solo. L’impressione di alcuni reclusi è che ultimamente gli agenti siano presenti nel Centro in numero ridotto, forse perchè impegnati dai recenti sbarchi di uomini e donne siriani nelle coste pugliesi. Gli evasi, in ogni caso, hanno fatto perdere le loro tracce.

Per un biglietto

16 settembre. Intorno alle 10 di mattina una volante dei carabinieri interviene in Corso Giulio Cesare all’altezza della fermata  “Carmagnola” per identificare una signora pizzicata da due controllori GTT sul tram 4 senza biglietto e senza documenti. La “portoghese” però oppone resistenza ai due carabinieri che cercano di trascinarla in macchina mentre la gente comincia a fare capannello intorno. Ad un nuovo tentativo di sollevare la donna, dal marciapiede si sollevano grida e insulti nei confronti dei militari che sono quindi costretti a chiamare rinforzi. Dall’appena inaugurata caserma di via Banfo arrivano numerose volanti a sostegno dei colleghi ma gli insulti e le proteste non si placano. La donna viene caricata di peso sulla volante che parte a gran velocità. Non sfuggono agli insulti dei passanti neanche i due controllori GTT che sono costretti ad allontanarsi scortati dalle forze dell’ordine.

Fughe tentate e rappresaglia

Roma, 14 settembre 2014

«Cie di Ponte Galeria – proteste, fughe e violenze

Nella notte tra il 13 e il 14 settembre un nuovo tentativo di fuga dal CIE di Ponte Galeria, almeno il terzo in meno di due settimane. Purtroppo anche questo non è riuscito e i reclusi sono stati riportati nella struttura. Non contenti gli operatori di polizia, compreso il direttore del centro si sono lasciati andare ad una vera e propria rappresaglia. Tra insulti, minacce e violenze nei confronti un po’ di tutti i rinchiusi, un ragazzo sembra essere stato ferito ad una gamba ed un altro al naso. Prima di venire pestati venivano fatti rientrare dentro le celle, lontano dalle videocamere del circuito di sorveglianza, celle dalle quali sono stati portati via tutti i materassi e lenzuola. Per i feriti non è stato disposto alcun trasferimento in ospedale, ma sono state fatte solamente delle medicazioni sommarie. Nulla di nuovo, infatti sono nelle stesse condizioni anche alcuni ragazzi feriti durante la protesta della scorsa settimana, le autorità del Centro si sono sempre rifiutate di portarli in ospedale addirittura mandando indietro l’ambulanza del 118 che era accorsa sul luogo dopo varie telefonate da parte dei feriti».

Da Hurriya