4 settembre. Chiomonte. Tagliata la recinzione all’altezza del Varco Uno del cantiere, alcuni No Tav riescono a danneggiare una torre faro e la centralina elettrica che consentono l’illuminazione dell’area e poi andar via attraverso i boschi.
4 settembre. Intorno alle 22 un civich, impegnato in un’operazione di controllo del territorio, nota quello che a lui sembra un pusher e si lancia subito al suo inseguimento. Durante la corsa, il vigile viene investito da un’auto che passa in quel momento su corso Dante. Viene ricoverato d’urgenza al Cto con un grave trauma cranico.
3 settembre. Roma. Un saluto nel pratone davanti alle sezioni femminili del carcere, tiene compagnia per qualche ora a tutte le detenute, alle compagne rinchiuse in Alta Sorveglianza ed in particolare a Chiara che da 48 ore è in sciopero dell’aria.
NOTE SULLA LOTTA CONTRO GLI SFRATTI A TORINO
Quello che segue è uno scritto a 34 mani. È stato redatto da alcuni arrestati del 3 giugno e propone una lettura complessiva dell’inchiesta, delle sue implicazioni e cerca anche di raccontare, ancora una volta, due anni di resistenza e lotta nelle strade di Torino.
Proprio come i migliori romanzi d’avventura verrà pubblicato a puntate, e ognuna di queste affronterà un aspetto differente della storia che ci interessa.
Ne immaginerete certamente la difficoltà di redazione, con gli autori dispersi in celle o case di città differenti; qualcuno sottoposto a censura; con i ritardi e i disguidi propri della corrispondenza carceraria. Ne perdonerete dunque la disomogeneità di stile e pure certe contraddizioni di punti di vista e contenuti. Puntata dopo puntata avrete tra le mani un testo collettivo, sì, ma nel senso della pluralità delle voci, della coralità: non c’era a disposizione alcun direttore d’orchestra che potesse dettar la partitura e, del resto, nessuno l’avrebbe voluto avere.
Al bando.
La messa al bando dei picchetti antisfratto: questa potrebbe essere la finalità ultima degli arresti torinesi del 3 di Giugno passato. Non l’unica, per carità, ma quella che veramente trascende le vicende del conflitto sociale in città e che più potrebbe ipotecare lo sviluppo di alcune lotte importanti in tutta Italia, quasi fosse un codicillo – introdotto per via giurisdizionale anziché legislativa – del “piano-casa” del governo Renzi. Non che questo sia il primo attacco frontale contro l’efficacia mostrata dai picchetti, già la primavera scorsa gli uomini di Tribunale torinesi avevano tirato fuori dal cilindro l’art. 610, l’incidente d’esecuzione, che, utilizzato probabilmente per la prima volta in maniera sistematica contro una lotta, consente di sospendere lo sfratto in caso di problemi di ordine pubblico e rimettere la procedura nelle mani di un giudice che stabilisce una nuova data senza più comunicarla allo sfrattando ma solo alle altre parti in causa. Lo sfratto diventa uno sgombero e la pratica del picchetto va a farsi benedire.
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Da lunedì scorso, 1 settembre, Chiara ha iniziato uno sciopero dell’aria per protestare contro l’isolamento cui Graziano è sottoposto dal giorno del suo arresto, avvenuto ormai quasi due mesi fa. Chiara ci fa sapere che il suo rifiuto di uscire all’aria si protrarrà fino a quando Graziano continuerà ad essere gravato da questa misura, voluta tanto dal carcere di Lecce quanto dalla Procura torinese che, come spesso avviene in queste situazioni, se ne rimpallano reciprocamente la responsabilità.
In attesa di ulteriori aggiornamenti, ne approfittiamo per ricordarvi gli indirizzi dei sette compagni arrestati per l’azione contro il cantiere di Chiomonte del 14 maggio 2013:
Francesco Sala C.C. via Palosca, 2 – 26100 Cremona;
Lucio Alberti C.C. Via Cassano Magnago, 102 – 21052 Busto Arsizio (Varese);
Graziano Mazzarelli C.C. via Paolo Perrone, 4, Borgo San Nicola – 73100 Lecce;
Niccolò Blasi e Mattia Zanotti C.C. San Michele strada Casale, 50/A – 15121 Alessandria;
Claudio Alberto C.C. via dell’Arginone, 327 – 44100 Ferrara;
Chiara Zenobi C.C. “Rebibbia” via Bartolo Longo, 92 – 00156 Roma.
Quella che segue è una lettera di una detenuta rinchiusa nella sezione femminile delle Vallette, ricevuta dalla Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali.
«Tutto è cominciato mercoledì sera 14 agosto h.21:30. Una delle ragazze si è sentita male, le è stato chiesto cosa avesse dalle agenti e le hanno detto che avrebbero chiamato il medico. Alle 22:10 il medico non era ancora arrivato, così visto il pianto della ragazza tutte quante abbiamo cominciato a chiamare le agenti che però rimanevano sedute in rotonda a farsi i loro discorsi “troppo importanti” per recarsi fino alla cella dove questa ragazza si contorceva dal dolore sdraiata a terra, mentre il medico continuava a non farsi vivo!
Così dopo aver chiamato per parecchio e continuando a sentire il pianto della ragazza, abbiamo iniziato una sonora battitura, alla fine il medico è arrivato alle 23:15. “Tempo di morire” a sufficienza!
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1 settembre. Genova. In occasione di un dibattito sulle infrastrutture alla locale festa del Pd, alcuni No Tav salgono sul palco impedendone l’inizio. A far da sfondo alla contestazione scritte e strsiscioni come: «Pd uguale fascismo», «Terzo valico e Pd, devastazione e saccheggio», «Siete come la Lega», «No Tav liberi». Uno degli slogan più urlati, invece: «Caselli boia speriamo che tu muoia».

Mercoledì 27 agosto, fuori dalle mura del montano carcere di Brissogne, con urla e botti, una quindicina di solidali ha voluto salutare tutti i detenuti che, dal 21 di questo mese, stanno portando avanti uno sciopero quasi totale della spesa.
Da una settimana a questa parte, infatti, gli unici articoli acquistati dalla grandissima parte dei detenuti delle sei sezioni del carcere di Brissogne sono stati tabacco, cartine, sigarette e francobolli. La protesta è partita subito dopo aver scoperto che le bombolette del gas segnate per la spesa il 14 agosto, e arrivate il 20, erano state pagate 2.50 euro al posto di 1.50 euro, cioè quasi il doppio del loro prezzo fino a quel momento. Le sbrigative motivazioni fornite dalla direzione affermano che il rincaro è dovuto al fatto che le nuove bombolette distribuite sono dotate di una valvola di sicurezza. In realtà, a quanto ci risulta, l’aumento di questo bene primario, senza il quale non è possibile neanche farsi un caffè, si sta verificando in parecchie carceri e non sembra legato alla novità dell’articolo.
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26 agosto. Ravenna. Penetrati nel piazzale della sede della Cmc, ignoti svuotano alcuni estintori e versano del liquido sopra una macchina, prima di fuggire per l’arrivo di alcune pattuglie dei carabinieri allertate da un guardiano.

Sabato 30 agosto alle ore 18.00 ci sarà un presidio fuori dal carcere di Asti dove da qualche tempo sono rinchiusi anche Michele e Andrea, arrestati lo scorso 3 giugno. Nell’invitarvi a questa iniziativa, così da essere in un buon numero a tentar di scalfire, almeno per qualche ora, l’isolamento cui i detenuti sono condannati, vorremmo condividere con voi alcune notizie che ci arrivano dal carcere astigiano.
È uscito da pochi giorni un giornale fatto da alcuni detenuti rinchiusi in quel di Quarto Inferiore 266, in cui sono raccolte riflessioni su alcuni aspetti della vita carcerata, comuni un po’ a tutte le prigioni sparse per l’Italia, e episodi verificatisi invece di là dalle mura del penitenziario astigiano, come quelli che riportiamo di seguito.
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