
18 Luglio. Vaie. Finalmente ci si rincontra per le vie della Valle di Susa. La gente si riattiva e gli scarponi vengono ingrassati. Chi è in marcia supera Chiusa San Michele e allungando il passo verso Vaie incontra la cava del sig. Toro, luogo in cui i rifiuti tossici vengono riciclati e trasformati in cemento da utilizzare nel cantiere di Chiomonte. La ditta oggigiorno arranca, un muro rimane per ricordargli che il lavoro che compie, anche se dimezzato, non è gradito. In più viene vergato con scritte in solidarietà ai sette compagni in carcere.

17 luglio. All’alba il campo rom di Lungo Stura Lazio è stato sgomberato da un presidio interforze di vigili urbani, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Le abitazioni del campo sono state demolite, alcune famiglie saranno trasferite in case rurali, o spinte ad andare in Romania. L’operazione rientra nel progetto per il “superamento dei campi rom” che il Comune ha messo a punto insieme alla Croce Rossa, alla cooperativa Valdocco, alla Onlus Aizo, alle associazioni Liberi tutti e Terra del Fuoco e altri enti del mondo dell’associazionismo italiano e rumeno.
16 luglio. Torino. «Sabotare è bello» e «Fuoco alle galere»; questo il contenuto di uno striscione che alcuni solidali con gli arrestati NoTav hanno srotolato lungo la strada che conduce all’aula bunker, dove stava per iniziare l’ultima udienza del processo prima della pausa estiva. E in molti hanno potuto notarlo dato che a tenere ben saldo lo striscione al ponte, c’erano dei lucchetti che hanno probabilmente ritardato il lavoro di rimozione dello zelante poliziotto.

16 luglio. Torino. Alla fine dell’ udienza del processo dei quattro arrestati per terrorismo un gruppo di solidali si ritrova in piazza Statuto per un grosso attacchinaggio. Per alcune ore gli automobilisti e i passanti possono leggere le frasi: «Sabotaggio compagno di chi lotta» e «Graziano, Lucio, Francesco, Mattia, Chiara, Nicco, Claudio liberi. Tutti liberi».

Mentre la Procura si ostina a tenere rinchiusi in carcere o ai domiciliari diversi compagni e il Comune propone miseri aggiustamenti con la campagna “Ferma lo sfratto”, gli ufficiali giudiziari continuano più meno indisturbati nel loro triste lavoro di sbatter la gente per strada. Ogni tanto però qualcosa va storto, e non a causa dei soliti noti sovversivi che sono avvezzi a metter loro i bastoni tra le ruote.
Capita per esempio che un signore maghrebino, col fabbro già in casa, i carabinieri alla porta e l’ ambulanza pronta a portare via l’anziana madre colta da un malore, decida di correre alla nuova occupazione di Corso Giulio Cesare 45 proprio dietro casa sua e chiedere un po’ di aiuto a chi con sfratti e sgomberi sembra avere oramai una certa confidenza.
E capita quindi che carabinieri e ufficiale si vedano spuntare all’improvviso da dietro l’angolo una decina tra donne e bambini pronte a dare aiuto al vicino sotto sfratto. Un po’ di parapiglia, qualche insulto e i carabinieri in seria difficoltà con i bambini che corrono tra i loro scarponi.
Il risultato? Una proroga di tre mesi e la dimostrazione che per resistere basta solo qualche vicino solidale, un po’ di coraggio, e la certezza di essere nel giusto. E questo non c’è arresto che possa fermarlo, con buona pace della procura, dei padroni e di tutti i loro amici.
«Carcere di Asti, 11 luglio 2014
Ciao cari,
sono in isolamento disciplinare per una settimana. Mi volevano mettere in isolamento con cella “liscia” (senza nulla), ma mi sono legato al blindo con una cintura e non hanno voluto portarmi con la forza, quindi resto in sezione con blindo chiuso. Pretendevo di sapere i motivi del divieto d’incontro con Andrea, ma soprattutto che venisse tradotto in sezione invece che rimanere ai “transiti” (PTB). I “Transiti” sono fatti per rimanerci due o tre giorni al massimo e quindi ad eccezione dei momenti in cui c’è qualche nuovo arresto sono completamente vuoti e comportano pertanto, rimanendovi a lungo, una solitudine quasi perenne.
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12 luglio. Milano. Sotto le mura del carcere, un’ottantina di compagni saluta con slogan, botti e fuochi d’artificio Lucio e Francesco e, nonostante la lontananza, anche Graziano, detenuto invece a Lecce. Da dentro i detenuti rispondono con grida e battiture.
12luglio. Lecce. Presidio in città, in Porta Rudiae, in solidarietà con Graziano, Francesco e Lucio.
11 luglio. Lecce. Presidio al carcere in solidarietà a Graziano e agli altri prigionieri, con musica, interventi e microfono aperto. Presenti anche alcuni familiari di altri detenuti.

«Carcere delle Vallette
Sarebbe estremamente lungo e difficile esprimersi su ognuna delle innumerevoli cose dette e fatte in solidarietà nei nostri confronti. È più facile mettere insieme le suggestioni, i pensieri leggeri e quelli pesanti, un po’ di nostalgia dolce, qualche perplessità e riversare tutto su questi fogli.
Un continuo e impressionante succedersi di messaggi pubblici e privati, di inziative, prese di posizione ed azioni, individuali e collettive, hanno puntellato questi mesi. Questo flusso di affetto ci ha tenuto sempre il cuore al caldo e riempito lo stomaco di farfalle, sensazioni che a volerle descrivere mancano le parole. Nessuno di noi si è mai sentito “stremato” o fiaccato dalla detenzione. La galera è lo stesso corto circuito di logica e di umanità per chiunque ci ha a che fare e quasi tutti l’affrontano, a differenza di ciò che è successo a noi, privi di qualsiasi sostegno affettivo, economico e legale, e senza nessuno che si strappi pubblicamente le vesti.
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