«20/6/2014
Le Vallette
E di cosa volete che si parli in galera, due a due o tre a tre ben allineati, misurando a passi svelti la distanza tra un muro e l’altro del cortile? Di tribunali ed avvocati, di carceri ed indulti che non arrivano mai. E di poco d’altro: il resto è riservato alla penombra delle celle, quasi a voler rappresentare nella scelta ripetitiva del discorso la frattura dolorosa tra dentro e fuori. Fuori la vita ha toni e sfumature, orizzonti e mille cose da fare e da dire e da pensare; dentro la vita è carcere, solo carcere.
Infatti, giusto ieri mattina, nel cortile, pure io stavo parlando di galera come tutti, e mi trovavo a sostenere che, se proprio si deve finire dentro, meglio mille volte la prigione dove ci trovavamo in quel momento a passeggiare insieme che il carcere immenso della mia città. Galera per galera, spiegavo, qui almeno dal carrello si riesce a mangiare quasi benino e pure chi non ha i soldi per fare la spesa e cucinare in cella può tirare avanti senza rovinarsi troppo lo stomaco e l’umore: dalle mie parti invece, da quel che ricordavo e da ciò che mi era stato raccontato più di recente, col carrello ti servon merda, variamente condita e presentata, ma più o meno invariabilmente merda.
Ed è bastato nominarlo ieri in cortile, il carcere della mia città, per renderlo vero: sveglia presto questa mattina, «trasferimento!», ed eccomi qui alle Vallette.
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2 luglio. Rovigo. A fuoco un trattore della Pato Perforazioni. A marzo alcuni veicoli della Pato erano già stati incendiati a sostegno della lotta No Tav e in ricordo di Sole e Baleno
29 giugno. Roma. Nel pomeriggio, imbrattata la fiancata di un Frecciarossa proveniente da Firenze. Mentre passava in un tratto urbano, vengono scaricati sui suoi finestrini due estintori caricati a vernice e catramina, così da rovinare il panorama ai viaggiatori ad Alta Velocità.
Nella serata di ieri sedici reclusi del CIE di Trapani, approfittando dell’apertura del cancello durante le operazioni di consegna del vitto, sono scappati dal loro settore. Dopo un inseguimento con qualche spintone dato a operanti della croce rossa e a poliziotti, in cinque sono riusciti a raggiungere le recinzioni e a scavalcarle.
Poco dopo uno degli evasi, che si era nascosto nell’area limitrofa al CIE, è stato individuato e fermato dalla polizia. Lui e altri tre suoi compagni di fuga, fermati all’interno del centro, sono stati trattenuti tutta la notte in Questura e processati, la mattina seguente, per direttissima per lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento (pare di alcune porte della struttura). Il processo è stato rinviato.
Qualche giorno fa, abbiamo letto un testo, distribuito tra Via Madama e Corso Dante per un’occasione specifica, il cui significato non si esaurisce in precise coordinate spazio temporali e che pensiamo che meriti una più ampia diffusione. Ve lo riproponiamo con piacere, ma prima, due parole sui fatti.
A partire dal pomeriggio di mercoledì 26 giugno San Salvario è completamente militarizzata, con numerose camionette di Polizia schierate in diversi angoli del quartiere. Per una volta non si tratta di una retata: in programma c’è una manifestazione contro il degrado, di quelle che di tanto in tanto si vedono sfilare anche in Aurora o Barriera.
Il tono del manifesto di indizione lascia trasparire lo zampino di Casa Pound che, al confine Sud di San Salvario, ha la sede del suo circolo torinese, l’Asso di Bastoni. Nonostante il tentativo di mascherare l’odore, indossando il vestito buono del cittadino indignato contro il degrado, la puzza di fascista arriva al naso dei più, e sono tanti a voler impedire ai camerati del terzo millennio di declinare in chiave razzista l’esigenza di maggiore sicurezza che denunciano giornali, associazioni di commercianti, e, non va negato, anche gli abitanti del quartiere.
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27 giugno. Barcellona. Appeso uno striscione davanti alla stazione di Sants, a Barcellona, in solidarietà con Niccolò, Claudio, Mattia e Chiara.
Il Tribunale del Riesame ha in buona parte confermato le misure cautelari emesse dal GIP il 3 giugno scorso.
Escono dal carcere, ma per andare agli arresti domiciliari, Beppe, Daniele, Francesco, Marianna e Nicolò .
Confermata la misura per tre delle quattro persone che già si trovavano ai domiciliari.
Rimangono in carcere Andrea, Fabio, Michele, Paolo, Toshi, Chiara, Claudio e Niccolò.
Per scrivere a tutti loro:
Paolo Milan e Toshiyuki Hosokawa C.C. Località Les Iles, 14 – 11020 Brissogne (Aosta);
Andrea Ventrella e Michele Garau C.C. Strada Quarto Inferiore, 266 – 14030, località Quarto d’Asti, Asti;
Fabio Milan C.C. Via del Rollone, 19 – 13100 Vercelli;
Niccolò Blasi C.C. San Michele strada Casale, 50/A – 15121 Alessandria;
Zenobi Chiara e Alberto Claudio C.C. Via Maria Adelaide Aglietta, 35 – 10151, Torino.
Questa lettera arriva da Andrea che si trova rinchiuso nel carcere di Ravenna per l’inchiesta del 3 giugno. L’ originale di questo scritto è stato inviato direttamente al destinatario, Davide Gariglio, Segretario regionale del PD che aveva preso parola alla notizia dell’operazione di polizia. Consapevoli della molte buste che intasano la casella delle lettere della Segreteria e della facilità con cui la posta va perduta, ne pubblichiamo qui il contenuto.
«Ravenna, 13 Giugno 2014
Cortese Sig. Gariglio,
Leggo solo oggi il comunicato stampa con il quale lei ringrazia magistratura e forze dell’ordine per la retata anti-anarchici di dieci giorni fa.
Lo leggo solo ora giacché, essendo uno dei sovversivi arrestati in quella operazione, mi trovo chiuso in una cella a varie centinaia di chilometri di distanza dalla nostra città: e qui le informazioni giungono smozzicate e in perenne ritardo.
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22 giugno. Nel tardo pomeriggio una trentina di persone torna sotto il carcere delle Vallette per fare un saluto agli amici lì rinchiusi. Questa volta si riesce ad arrivare anche al femminile per salutare Chiara e le altre detenute. Poi ci si sposta al blocco D dove sono riunchiusi Nico, Claudio e Andrea.

Che aria tira tra Porta Palazzo, Aurora e Barriera di Milano, dopo l’operazione repressiva del 3 giugno scorso?
Se lo chiedono in tanti. Senz’altro gli inquirenti, i magistrati e i padroni di questa città, che sperano di aver fatto piazza pulita della resistenza che contraddistingueva questi quartieri. Ma anche chi, e parliamo di chi è in carcere, chiuso in casa o non può mettere piede a Torino, dell’aria di Porta Palazzo, Aurora e Barriera si è riempito i polmoni per tanto tempo, e che, adesso, dalla distanza, ne sente la mancanza.
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