Note a caldo sugli arresti

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Dopo la concitazione della giornata di ieri, passata a cercare di capire dove fossero stati dirottati i vari arrestati, proviamo ad abbozzare alcune riflessioni in merito a quest’ultima inchiesta, che, un po’ per il gran numero di indagati (111) e di persone sottoposte a misure cautelari (29), un po’ per la peculiarità dei capi di imputazione, merita un’analisi più approfondita.

Come far entrare in una stessa inchiesta così tanti indagati?

La risposta è relativamente semplice: non mettendo solo i soliti nomi noti alla Questura torinese.
Nelle 200 pagine di cui si compone l’accusa r
itroviamo una fetta di città, quella dei quartieri Porta Palazzo, Aurora e Barriera di Milano.
Ritroviamo i nomi e i volti di chi, non potendo più permettersi di pagare un affitto, ha deciso in questi anni di organizzarsi per aiutarsi reciprocamente. Dei molti, italiani e stranieri, che si sono barricati dietro ai cassonetti per resistere, che hanno atteso con ansia e determinazione l’arrivo dell’ufficiale giudiziario e che, una volta persa la loro casa, hanno deciso di occuparne una vuota.

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Sgombero del Rabel

3 giugno. Non paghi degli arresti effettuati all’alba, i questurini torinesi ordinano anche il secondo sgombero del Rabèl, rioccupato il giorno precedente. Gli occupanti riescono a salire sul tetto, ma la polizia riuscirà comunque a portare a termine le operazioni di sgombero, tirando giù malamente coloro che resistevano.

La carica dei centoundici

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Grossa operazione repressiva stamattina in quel di Torino. All’alba le camionette si sono presentate all’Asilo Occupato, alla casa occupata di via Lanino e in molte abitazioni private per compiere delle perquisizioni ed eseguire decine di arresti. L’inchiesta, firmata dall’immancabile dottor Rinaudo e dalla dottoressa Pedrotta contesta 27 episodi avvenuti tra metà settembre del 2012 e fine gennaio del 2014, tutti legati alla lotta contro gli sfratti. Tra i 111 indagati dell’inchiesta appaiono anche molte persone del quartiere che in questi anni si sono battute per tenersi il più possibile la casa, strappare rinvii agli ufficiali giudiziari e occupare edifici vuoti per viverci.

Ventinove le misure cautelari disposte, di cui 11 in carcere, tra cui Claudio e Nicco già dentro per l’inchiesta sul Tav, 6 gli arresti domiciliari, tra cui Chiara che però rimane in carcere, ai quali si aggiungono obblighi, divieti di dimora e firme per diversi compagni di Torino e altrove.

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Sabota Renzi

2 giugno. Empoli. Imbrattata nella notte la sede locale del Partito Democratico. Sui muri, sul portone e sulle vetrate vengono lasciate le scritte «No Tav», «Le lotte non si processano»«No Tav liberi»«Sabota Renzi» e «Renzi boia»

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Sentenze

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Si prolunga fino al pomeriggio l’ultima udienza del processo a carico di Giobbe, Andrea e Claudio. A fine udienza arriva dunque la sentenza del giudice: due anni e cinque mesi per Giobbe, un anno e sette mesi ad Andrea e quattro mesi per Claudio. Per i primi due, la Corte accoglie quindi le richieste della Procura e conferma le accuse più gravi, il sequestro e la tentata rapina, anche se ridimensiona le condanne. I Pm Padalino e Rinaudo avevano infatti chiesto fino ai 4 anni e mezzo di reclusione. Viene poi tolto l’obbligo di firma giornaliera ad Andrea, mentre rimane l’obbligo di dimora nel comune di residenza per Giobbe.

Per tutta la durata dell’udienza i presenti hanno potuto salutare Claudio comparso in forma e sorridente, all’inizio all’interno del gabbione. Nel corso dell’udienza, su richiesta dell’avvocato, è stato poi fatto uscire e sedere a fianco dei difensori, davanti ai suoi coimputati che hanno potuto così tastare di persona la sua buona salute.

Alla fine ci si è salutati con la promessa di rivedersi il 6 giugno all’Aula Bunker per continuare a seguire il processo che vede Claudio accusato di terrorismo insieme a Mattia, Chiara e Niccolò.

Appuntamento in Tribunale

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Domani venerdì 30 maggio ci sarà l’udienza conclusiva del processo che vede imputati Claudio, Giobbe e Andrea per alcuni fatti avvenuti in Valle nell’autunno del 2012. Le accuse sono come al solito pesanti e ridicole al contempo, e spaziano da tentata rapina di una macchina fotografica, sequestro di persona, minacce e ingiurie a pubblico ufficiale. Come per l’ultima udienza del 10 Aprile, anche questa sarà un’ottima occasione per poter vedere e salutare i compagni.  Ricordiamo che Claudio è attualmente rinchiuso nel carcere di Ferrara in regime di Alta Sorveglianza, Giobbe è ancora sottoposto all’obbligo di dimora mentre Andrea deve firmare tutti i giorni. 
È possibile che in giornata ci sia già la sentenza.

L’appuntamento  per tutti è alle 9 nell’aula 44 del Tribunale di Torino.

Aggiornamento: L’udienza è stata spostata alla maxi aula 1 (ingresso 11 piano -2), molto più grande della prima. Non essendo riusciti ad imporre la videoconferenza, gli uomini di tribunale si accontentano di tenere Claudio in gabbia molto lontano dal pubblico e dai suoi coimputati.

Sotto la mole /2

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Da questa mattina all’alba il Rabél occupato di via Gaudenzio Ferrari, la libreria-bar autogestita aperta ad inizio mese giusto accanto alla Mole Antonelliana, è sotto sgombero: ma non è affatto sgomberata, giacché sette occupanti stanno resistendo sul tetto. Hanno cibo e determinazione per resistere molto a lungo all’assedio delle camionette che, numerosissime, hanno chiuso la strada. Una cinquantina di compagni si sono radunati su via Sant’Ottavio, accanto all’ingresso di Palazzo Nuovo, per dare sostegno agli occupanti con urla e slogan: giusto il tempo di preparare un presidio un minimo accogliente e sono state bloccate un bel numero di lezioni all’Università per spiegare agli studenti cosa sta succendento giusto al di là delle loro finestre.

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La prigione degli sguardi

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Note sul processo in videoconferenza

La catena dei forzati e lo sguardo pubblico
Fino al 1836 in Francia sopravviveva la tradizione di far marciare in catene i condannati alla prigione. I futuri galeotti venivano incatenati tra loro con collari di ferro e costretti a marciare sulla pubblica via trascinando i segni della propria condanna e mostrando al popolo, che accorreva numeroso, le conseguenze pronte ad abbattersi su chi violava la legge.
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Macchie

25 maggio. Dentro ai cancelli di Corso Brunelleschi la Croce Rossa serve la cena ai prigionieri. Il cibo è una porcheria e i reclusi si rendono subito conto che le vivande sono scadute: iniziano a protestare e lanciano i contenuti dei piatti contro le sbarre, oltre le quali si trovano gli agenti che li sorvegliano. La protesta finisce velocemente e i poliziotti andranno a pulirsi nella guardiola.

Giro d’Italia

25 maggio. Ceriano Laghetto. In occasione del Giro d’Italia alcuni solidali con Chiara, Nico, Mattia e Claudio hanno vergato nella notte una grossa scritta sul manto stradale. Sull’asfalto si può ora leggere a chiare lettere NoTav Liberi