
Ultimamente il racconto del trasferimento violento di una ragazza ha oltrepassato le mura del carcere di Torino. Pezzo dopo pezzo, voce dopo lettera si è riusciti a ricomporre la storia di M..
Dal 7 Aprile nel blocco femminile, ai Nuovi Giunti e in tutte le altre sezioni a pranzo e a cena si fa battitura. Le donne delle sezioni, dove stanno sperimentando le celle aperte durante il giorno, spaventate da un possibile ricatto cercano di “tutelarsi” comunicando gli orari delle battiture alla direzione del carcere tramite una domandina. Si frenano i pettegolezzi in corridoio, tutte insieme giorno dopo giorno fanno risuonare le sbarre e le ante degli armadietti.
Le guardie rispondono esercitando il potere delle chiavi, ritardano l’apertura delle celle per recarsi in doccia, arrivano a non aprire e a non permettere la tanto sospirata ora d’aria.
Il 17 Aprile le detenute smettono di battere minacciate di rapporti disciplinari.
M. non ci sta, si incazza contro tutte, guardie e compagne detenute.
Il giorno successivo la squadretta (gruppo di guardie adibito al pestaggio punitivo) fa irruzione nella cella di M. per spostarla in un’altra isolata, in mezzo alla sezione delle “incolumi”. (more…)

È abbastanza facile intuire quali passaggi abbiano portato all’inchiesta per cui oggi Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia si trovano in carcere. Che un’azione di sabotaggio, come quella avvenuta nel cantiere di Chiomonte nella notte del 13 maggio, sia pubblicamente fatta propria dal movimento No Tav non deve aver fatto molto piacere alle autorità. E se anche altrove qualcuno cogliesse il suggerimento che arriva dalla Valle? E magari non solo per sostenere da lontano la lotta contro il treno veloce, ma anche per rafforzarne altre? Questi devono essere stati più o meno i dubbi che hanno crucciato i governanti, ben consapevoli dell’attenzione con cui molti guardano a ciò che accade in Valsusa. Un fastidio che dev’essersi trasformato in un’emicrania durante l’estate, quando i sabotaggi si sono diffusi un po’ in tutta la Valle, ignorando il fortino di Chiomonte o più precisamente colpendolo da lontano, attraverso alcune delle aziende che vi lavoravano. Insieme a ruspe ed escavatori è stato duramente colpito anche l’orgoglio delle istituzioni che, nonostante l’elefantiaco dispositivo di controllo approntato in due anni a difesa del cantiere, sono state del tutto incapaci di far fronte a queste azioni.
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7 maggio. Una cinquantina di ambulanti, alcuni del mercato di piazza Foroni altri venuti per l’occasione a dar manforte ai loro colleghi, abbandona i banchi e blocca per alcuni minuti il cantiere di piazza Bottesini, in protesta contro il progetto di riqualificazione ideato dall’agenzia Urban e dall’amministrazione comunale.
8 maggio. Torino. A causa dell’occupazione di un binario da parte di una quindicina di solidali con Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, tre frecciarossa, un intercity e quattri regionali in partenza dalla stazione di Torino Porta Nuova subiscono ritardi di 40 minuti. Altri treni in arrivo sono invece costretti a fermarsi alla stazione di Porta Susa.
8 maggio. Trento. A metà pomeriggio un gruppo di solidali si raduna nei pressi di un sottopassaggio nella zona universitaria, distribuisce ai passanti un volantino in solidarietà con Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò e nel frattempo traccia a qualche metro d’altezza una grande scritta contro il treno ad alta velocità e per la libertà dei quattro arrestati.
8 maggio. Trento. A metà pomeriggio un gruppo di solidali si raduna nei pressi di un sottopassaggio nella zona universitaria, distribuisce ai passanti un volantino in solidarietà con Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò e nel frattempo traccia a qualche metro d’altezza una grande scritta contro il treno ad alta velocità e per la libertà dei quattro arrestati.
Chi venerdì mattina pensava di poter vedere Chiara in tribunale rimarrà un po’ deluso. Il giudice del processo per l’occupazione di via Lanino non ha infatti autorizzato il suo trasferimento dal carcere di Rebibbia. Davanti alla richiesta del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di farla comparire in videoconferenza, il giudice ha deciso di semplificare il tutto dichiarando che «trattandosi di un’udienza breve, non è poi così indispensabile la presenza di Chiara» né in video né tantomeno di persona. Per salutarla bisognerà allora aspettare fino al 22 maggio, sempre che le autorità competenti non decidano di applicare ai quattro compagni la videoconferenza, ma di questo avremo modo di parlarne nei prossimi giorni. Per ora confermiamo l’appuntamento di venerdì 9 maggio alle 9 nell’aula 82 del Tribunale di Torino, per salutare Niccolò che dovrebbe essere invece presente.



Un appuntamento al volo: venerdì prossimo, 9 maggio alle 9, si aprirà nell’aula 82 del Tribunale di Torino il processo per l’occupazione della casa di Via Lanino, nel bel mezzo del Balôn. Nata dopo che una grossa retata-sgombero aveva privato di un tetto gli abitanti della palazzina di corso Giulio Cesare 45, è stata la prima di una lunga serie di occupazioni in zona quando ancora la rete di lotta contro gli sfratti in quartiere era agli albori. Dopo due anni e mezzo la casa di via Lanino è ancora lì ed è proprio lì che il nove dicembre scorso è stata arrestata Chiara – quasi a suggerire il filo delle lotte di questi anni in questo pezzetto di città.
L’udienza sarà a porte aperte e quindi sarà, tra le altre cose, una bella occasione per rivedere due degli imputati, che purtroppo arriveranno in Tribunale scortati e ammanettati: Chiara e Niccolò. Venite a salutarli insieme a noi.