
2 aprile. Bologna. Due sedi del PD vengono imbrattate. L’ingresso del circolo di via Orfeo viene chiuso con una catena, le vetrate sporcate con vernice e sui muri compare la scritta «No sgomberi, No Tav, No PD – Merde»; sulla serranda della sede di via Bentivogli viene scritto «Terroristi siete voi, merde – pagherete tutti» e i muri esterni del circolo vengono sporcati con olio esausto.
2 aprile. Torino. Ignoti spaccano le vetrine della sede del Pd di Borgo Vittoria, in via Colautti 2, e lasciano la scritta «No Tav» sull’ingresso. Stanco delle attenzioni ricevute negli ultimi mesi, il capogruppo dei senatori democratici Luigi Zanda chiede al Governo di difendere le sedi di partito. E il segretario piemontese Davide Gariglio fa la conta dei danni, lamentando più di dieci attacchi negli ultimi mesi.


Sono passate da poco le 9 del mattino quando in via Cuneo compaiono le camionette. A quest’ora nella nuova casa occupata al civico 45 c’è poca gente, giacché gli abitanti sono in giro – chi ad accompagnare i bambini a scuola, chi dal dottore, chi per altre iniziative o impegni – e la polizia ne approfitta per iniziare l’assedio. I poliziotti in borghese passano subito dal tetto, neutralizzando ogni possibilità di resistenza, e da lì poi scendono a sfondare le porte degli appartamenti. La sproporzione numerica è enorme: a chiudere le vie intorno alla casa ci sono una decina di camionette, oltre al solito codazzo di agenti della Digos, funzionari e pezzi grossi del locale Commissariato. Nel giro di mezz’ora, all’angolo con via Cecchi, al di là delle camionette parcheggiate a chiudere la strada si forma un nutrito gruppone di gente che guarda, tra compagni, gente dell’assemblea contro gli sfratti del quartiere e gente indignata. Un’ora di comizi prima a voce e poi al megafono, slogan, alcuni passanti che urlano contro la polizia che butta in strada la gente. Inizia un blocco stradale a singhiozzo, poi in sessanta si parte per un breve corteo intorno all’isolato blindato con la celere dietro al culo che regala qualche spinta.
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«Al nostro compagno Claudio è stato imposto di seguire quest’udienza solo tramite videoconferenza, pertanto lui non si trova ora qui vicino a noi. Questa misura aggrava ancor più la condizione di prigionia in cui si trova. Per questo, finché lui non sarà presente con noi in aula, ostacoleremo il buon procedimento di questo processo cominciando da ora, abbandonando l’aula.»
Questo il testo letto dai coimputati di Claudio presenti oggi in aula durante l’udienza preliminare del processo ai Banditi. L’udienza in realtà è rinviata a lunedì prossimo, 7 aprile, ma anche se per pochi minuti i compagni presenti hanno comunque un assaggio di cosa è un processo in videoconferenza.
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«E prenci e magistrati / gridaron coi Signori / che siam degli arrabbiati / e rudi malfattori. // Deh t’affretta a sorgere / oh Sol dell’avvenir, / vivere vogliam liberi / non vogliam più servir!»
Con questa citazione del Canto dei Malfattori si è conclusa ieri l’ultima arringa degli avvocati nel processo contro i compagni del circolo Fuoriluogo di Bologna, arrestati nell’aprile del 2011 e tenuti lungamente in carcere e poi ai domiciliari con l’accusa di aver costituito un’associazione a delinquere con finalità di eversione dell’ordine democratico. Ve ne avavamo parlato al tempo e ora vi diciamo come è andata a finire. Terminate le arringhe, dopo alcune ore di riflessione, è arrivato il verdetto dei giudici: tutti assolti perché il fatto non sussiste. Alla notizia, i compagni presenti in P.za Maggiore per un presidio festeggiano con cori e canti contro i digossini presenti in piazza – grandi artefici di quella operazione repressiva – e pian piano alla spicciolata se ne vanno. Si rincontrano tutti dopo poco in via Paglietta 15, dove a colpi di mazza riaprono una storica sede anarchica cittadina, assegnata dal Comune dopo la Resistenza e murata una quindicina di anni fa in seguito a un’inchiesta per associazione sovversiva.
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Ancora tensioni al Cie di Trapani Milo. Come già avvenuto in passato, i reclusi hanno scavalcato la prima rete di recinzione per richiedere quei beni di prima necessità che mancano da quando i vecchi gestori della cooperativa Oasi se ne sono andati. Durante il confronto con le forze dell’ordine, un poliziotto in assetto antisommossa sferra una testata a uno dei prigionieri, fratturandogli il naso. Ne nasce un parapiglia tra polizia e reclusi, che si placa solo con l’arrivo del direttore delle guardie, che promette sibillino di «fare rapporto su quanto accaduto» e garantisce che a gestire il Centro «domani arriva la Croce Rossa.» Che questo non sia un pesce d’aprile, ma un mandato diretto del Prefetto Falco, è confermato anche da alcuni giornali locali.

In solidarietà con Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, con tutti i prigionieri in regime di Alta Sorveglianza, e con tutti i detenuti che parteciperanno alle mobilitazione di aprile, per oggi erano stati indetti tre presidi sotto i carceri di Alessandria, Ferrara e Rebibbia a Roma.
Davanti al carcere di Alessandria si radunano trecento persone provenienti da Torino, Milano, e dalla Valle di Susa. Ascolta la diretta dai microfoni di Radio Blackout 105.250, oppure scarica il file mp3.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_30032014_alessandria_1.mp3]
Un centinaio di persone a Ferrara, dove la celere ha improvvisato una carica per sgomberare la strada da un blocco stradale: lacrimogeni, manganellate e qualche botta pure alle casse dell’impianto audio. Poco dopo la seconda diretta con Radio Blackout, i manifestanti riescono a riprendersi l’impianto e terminare il presidio. Ascolta la prima diretta, oppure scarica il file mp3.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_30032014_ferrara_1.mp3]
Ascolta la seconda diretta da Ferrara, oppure scarica il file mp3.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_30032014_ferrara_2.mp3]
Una cinquantina tra compagni e familiari dei prigionieri conosciuti ai colloqui si ritrova sotto il carcere di Rebibbia a Roma, e vengono accolti calorosamente sia dalle detenute della sezione femminile, sia dai detenuti della sezione maschile. Ascolta la diretta su Radio Blackout, oppure scarica il file mp3.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_30032014_roma_1.mp3]

Nel tardo pomeriggio di ieri, sette reclusi del Cie di Trapani Milo hanno tentato la fuga utilizzando un vecchio gancio di metallo e alcune corde di fortuna. In sei sono riusciti ad arrampicarsi sulla recinzione esterna e a scavalcarla, l’ultimo ha dovuto rinunciare dopo essersi fratturato l’indice della mano sinistra: ritornato in sezione, è stato portato all’ospedale soltanto dopo le forti proteste dei quaranta reclusi rimasti nel Centro. Nonostante siano iniziati i lavori di ristrutturazione, che negli ultimi giorni si si sono concentrati sopratutto sul rafforzamento e l’innalzamento delle reti esterne, il Centro di Trapani Milo continua ad essere degno del suo soprannome: il Cie delle fughe.
29 marzo. Ancora controlli che puzzano di retata per le strade di Torino. Questa volta è la zona di Barriera di Milano ad essere rivoltata come un calzino da diverse decine di poliziotti in cerca di “illeciti”. Il risultato: una sessantina i controllati, quattro denunce a piede libero e sei arresti. A differenza delle retate a San Salvario e Aurora effettuate nelle scorse settimane, non sono solo immigrati a finire nel mirino della polizia ma anche un alto numero di autoctoni e qualche esercizio commerciale.
29 marzo. Ottocento persone, tra attivisti dei vari sportelli per la casa del Piemonte e dei sindacati di base, militanti, rifugiati, occupanti di case e solidali per il “corteo regionale per il diritto alla casa”, organizzato in sostegno un po’ delle lotte di qua, un po’ della tornata di mobilitazioni romane delle prossime settimane. Lungo il percorso scritte, striscioni e secchiate di vernice contro due agenzie immobiliari, una vecchia casa popolare svenduta dal Municipio per essere trasformata in un albergo di lusso, una banca e una sede della Regione.
