23 marzo. Alcuni carabinieri, dopo aver fermato quattro rom minorenni che si sarebbero resi responsabili di un furto in via Cialdini, si dirigono al campo nomadi di strada Aeroporto per terminare l’identificazione. Lasciata la volante incustodita, si accorgono che il veicolo ha preso fuoco e chiamano in soccorso i vigili del fuoco. Troppo tardi.

Pare che ci sia lo zampino di Filippo Bubbico in persona – che è riuscito a rimanere attaccato alla poltrona di Vice-ministro degli Interni mentre Renzi e Letta si davano in cambio – nella mancata chiusura del Cie di Trapani Milo. E questo tanto per chiarire a cosa abbia portato la delicata discussione interna al Partito Democratico intorno al superamento dei Centri.
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23 marzo. Un’ora e mezzo di musica, battiture, interventi al microfono, fumogeni e petardoni nel vialone di corso Brunelleschi. In cinquanta fuori dalle sbarre del Centro, per portare ai reclusi la solidarietà di chi sta fuori e ribadire, dopo queste settimane di incendi, arresti, liberazioni e deportazioni, che i Cie si chiudono col fuoco.

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Se volete aiutare gli occupanti di case e gli sfrattati che resistono di Porta Palazzo, Barriera ed Aurora a far circolare questo appello, potete scaricare e diffonderne il testo: in italiano, inglese e arabo.
22 marzo. Verso sera una quindicina tra parenti e solidali raggiunge il prato retrostante il carcere delle Vallette per salutare i reclusi. C’è chi colpisce le sbarre delle celle con un puntatore laser, chi parla al megafono con vecchi compagni di reclusioni passate, chi chiama il figlio, chi i fratelli. L’atmosfera si fa immediatamente calda, le urla e i petardoni si susseguono, mentre da dentro i prigionieri, che erano stati precedentemente avvisati, rispondono rumorosi. Il saluto, che non dura più di una decina di minuti, crea immediatamente una bella situazione di complicità e vicinanza tra dentro e fuori ma anche tra i familiari stessi che pur non conoscendosi si ritrovano insieme ad urlare con i piedi bagnati e la certezza di tornare presto.

Come già vi abbiamo raccontato, la settimana passata si chiudeva in Prefettura il bando per la gestione del Cie di Torino: non avevamo modo di sapere, allora, chi vi avrebbe partecipato, ma ci eravamo detti sicuri almeno della partecipazione della Croce Rossa. La Croce Rossa militare piemontese, pensavamo, il Centro di corso Brunelleschi l’ha visto nascere, raddoppiare, cambiar nome e, più recentemente, andare in fiamme ripetutamente: quella di lasciarlo al suo destino sarebbe stata una mossa da strombazzare ai quattro venti, anche per scrollarsi finalmente di dosso le fastidiose contestazioni che da più di dieci anni la gestione dei Centri per senza-documenti comporta. E invece tutto taceva, nei giorni precedenti alla chiusura dell’appalto come in quelli immediatamenti successivi. Oggi, invece, la novità. Dai giornali, infatti, apprendiamo che la settimana passata un crocerossino in mimetica, effettivamente, è andato in Prefettura ad assistere all’apertura delle buste che avrebbero dovuto contenere le offerte degli aspiranti gestori: ma di buste non ce n’era nessuna.
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22 marzo. Forlì. Sui muri della sede cittadina del Partito Democratico compare la scritta «PD complice della Tav!»


21 marzo. Torino. Ricoperta di vernice rossa la sede del Pd di via Masserano su cui spiccano anche le scritte «Terrorista è chi sfratta, deporta e devasta i territori», «PD=Polizia», «No agli sfratti» e «Terroristi siete voi». Dal senatore Esposito al responsabile regionale Fazzone, passando per i segretari provinciali e regionali Morri e Gariglio, tutti si dichiarano sdegnati e si lamentano pubblicamente per l’ennesima azione, negli ultimi mesi, contro una sede del Partito Democratico.

Come insegnava il vecchio Eichmann, il buon funzionamento di una deportazione è anche una questione di logistica: far combaciare gli spostamenti delle truppe di scorta, la disponibilità della giusta massa di prigionieri e di mezzi di spostamento adeguati, con il funzionamento delle infrastrutture generali di trasporto; senza dimenticare le carte da timbrare, l’inchiostro per i timbri e gli appositi funzionari. Proprio in questi giorni gli specialisti agli ordini dell’immarcescibile vice-questore Rosanna Lavezzaro si stavano impegnando molto per far partecipare anche il Cie di corso Brunelleschi ad una bella deportazione di nigeriani organizzata a livello europeo. Un solo volo charter che parte da qualche capitale del Nord e che gira tra i Paesi dell’Unione ad imbarcar passeggeri forzati: l’ultima tappa, abitualmente, è Roma, dove si fan convergere per tempo quelli prigionieri dei Cie italiani, e poi diritti a Lagos.
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