Un po’ di serietà

Casa Circondariale di Alessandria, prima metà di febbraio

«Apprendo ora che è stato fissato l’inizio del nostro processo con relativa lista delle parti offese, tra le quali:
bruno-manari-searching-for-comfort-in-an-uncomfortable-chair-domus.jpg– Commissione Europea
– Consiglio dei Ministri
– Ltf
– Alcuni operai
– 3° Reggimento degli Alpini di Pinerolo
– Carabinieri di Sestriere
– Poliziotti di Imperia
– Finanzieri di Torino
Segnalo ai Pubblici Ministeri che hanno scordato Dudù e la nonna di Alfano.
Approfitto inoltre della circostanza per comunicare la mia lista dei testimoni:
1. Lo spesino del carcere delle Vallette che mi ha visto cambiare la bomboletta del fornello e che è dovuto intervenire prima che asfissiassi l’intera sezione D per manifesta incapacità pratico-manuale. Sue testuali parole: «Se tu hai guidato un gruppo d’assalto io mi chiamo Giulia Ligresti».
2. Mio cugino che mi vuole un sacco bene.
3. La talpa meccanica.
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Nonostante tutto

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Scarica, stampa, e diffondi la locandina dell’iniziativa. E ascoltane qui sotto la presentazione andata in onda questa mattina durante la trasmissione “Cattivi pensieri”, trasmessa sulle onde libere di Radio Blackout:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_11032014_cie_torino.mp3]

Incendi, interrogatori e un appuntamento

Dopo averli lasciati per una nottata all’aperto, i poliziotti e i crocerossini di stanza al Cie di Torino hanno ammassato alla bell’e meglio i reclusi delle aree bruciate ieri sera nei pochi spazi ancora agibili del Centro: se l’area gialla è completamente chiusa, infatti, della bianca rimane utilizzabile la mensa, così come sono utilizzabili le mense dell’area viola, della rossa e della blu, e ci sono pure una camerata utilizzabile per ognuna di queste ultime due aree. Quelli che stavano nelle celle dell’isolamento andate a fuoco, invece, sono stati messi a far compagnia ai prigionieri delle celle ancora integre.

Tra uno spostamento e l’altro, la polizia ha approfittato per prendere uno ad uno i prigionieri delle aree bruciate ed interrogarli sui fatti di ieri sera e sui contatti che hanno con l’esterno. Evidentissima la volontà di intimidirli e farli desistere da ogni proposito di lotta; del resto, c’è ancora pochissima roba da mandare in fumo perché pure di corso Brunelleschi non rimanga più nulla, e questo sarebbe un bello smacco per la Prefettura e per l’Ufficio immigrazione torinesi. Tra un interrogatorio e l’altro, un recluso non è ancora tornato dai propri compagni, e non si sa bene dove sia finito: vi daremo sue notizie non appena sapremo qualcosa di sicuro.

Anche se il Centro di Torino è a un passo dalla chiusura di fatto, nelle stanze della Prefettura di piazza Castello proprio nei prossimi giorni si deciderà a chi affidarne la gestione per i prossimi tre anni. Non abbiamo modo di sapere, per ora, chi si candiderà per questo ruolo infame a parte la solita Croce Rossa. Ma proprio perché sappiamo che gli umanitari in mimetica cercheranno in tutti i modi di non farsi soffiare questo affare ultradecennale vi diamo un appuntamento: tenetevi liberi sabato prossimo, 15 marzo, dalle ore sedici, per un bel presidio proprio di fronte alla Sede Regionale della Croce Rossa di via Bologna 171, all’angolo con via Moncrivello.

Venite numerosi e rumorosi. E se volete farvi tornare alla memoria quale sia stato il ruolo dei crocerossini nella lunga storia della detenzione amministrativa in Italia, riguardatevi questo vecchio video sull’argomento.

Aggiornamento 12 marzo. Il ragazzo del quale l’altra sera non si avevano più notizie, dopo essere stato interrogato per un’ora e mezza da agenti in borghese, è stato spostato in una delle celle della sezione di isolamento sopravvissute agli incendi di domenica.

Appunto, fuoco ai Cie

Belle notizie, questa sera, dal Cie di corso Brunelleschi. Poco prima delle dieci i prigionieri sono riusciti ad appiccare degli incendi in cinque camere dell’isolamento e in tutti gli stanzoni dell’area gialla, contemporaneamente. Non sappiamo ancora quali sono i danni esatti alle strutture, ma la polizia è stata obbligata a sgomberare l’isolamento e a tenere i reclusi dell’area gialla in cortile. Poco dopo l’inizio degli incendi, di fronte al Centro si è radunato un grosso presidio: una settantina di persone per venti minuti di slogan e battiture e i reclusi hanno pensato bene di portarsi avanti ancora un po’ con il lavoro, appiccando incendi anche nelle camere dell’area bianca. Anche in questo caso la polizia, che è fortemente sottonumero e che in questi giorni non riesce neanche a star dietro all’ordinaria amministrazione nella vita del Centro, si è limitata a lasciar la gente nel cortile senza provare, per ora, alcuna mossa repressiva. Adesso come adesso dentro il Cie di Torino rimane intonsa esclusivamente l’area verde: tutte le altre sono mezze chiuse o pesantemente danneggiate. Alla faccia di chi pensava che per liberarsi sempre di più dei Cie si dovesse aspettare Bubbico, la Kyenge o qualunque altro prestigiatore in giacca e cravatta di un Ministero o di un Consiglio comunale qualsiasi.

Ascolta un racconto della serata, registrato giusto alla fine del presidio:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/cie-9-marzo-2013.mp3]

Aggiornamento 10 marzo. I prigionieri delle due aree bruciate hanno passato la notte nel campetto da calcio, all’aperto, giacché poliziotti e crocerossini non sapevano dove sistemarli. Ora continuano ad essere tenuti all’aperto.

Ascolta il mare, Guccio

Guccio ascoltava il mare
con il coraggio degli esploratori
l’inquietudine dei marinai
beveva la vita tutta d’un fiato
e se ne ubriacava
come uno scaricatore di porto
alle prese con il suo primo amore

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Resistenza al volo al Cie di Torino

All’alba di venerdì 7 marzo alcuni operatori della Croce Rossa di guardia al Cie di Torino entrano nell’area bianca e ordinano a un recluso egiziano di prepararsi a partire: sarà deportato per via aerea dall’aeroporto di Caselle, su un volo di linea. Per evitare che il prigioniero pensi di opporre resistenza, gli raccontano pure che durante il tragitto chiameranno il Tribunale per verificare se ci sono contrordini dell’ultimo minuto… Poco convinto dalle promesse dei suoi accompagnatori, il recluso si porta dietro una lametta e, una volta salito sull’aereo, si procura diversi tagli alle mani. Il pilota, per evitare casini, ordina di farlo scendere immediatamente, e la polizia è costretta ad obbedire: la deportazione salta. Una volta tornato in corso Brunelleschi, il recluso viene messo in isolamento.

Insulti e ruotini

9 marzo. Ferrara. Una cinquantina di compagni, davanti al carcere di Ferrara, esprime la propria solidarietà a Claudio, Nicola, Alfredo e Adriano, rinchiusi nella sezione di Alta Sorveglianza e a tutti gli altri detenuti con musica, interventi, slogan e fuochi d’artificio. Dopo più di tre ore, nel momento di risalire sulle auto, alcuni compagni si accorgono di avere due ruote tagliate. Giusto il tempo di trovare due ruotini di scorta e insultare ulteriormente le guardie presenti, e si riparte.

Risorgimento

8 marzo. Torino. Una bandiera No Tav e uno striscione che chiede la liberazione degli arrestati chiudono nella notte il cancello d’ingresso del “Circolo Risorgimento” di via Poggio, circolo che ospita la sezione dell’Anpi che solo due giorni prima aveva organizzato il contestatissimo dibattito con Caselli e Sanlorenzo.

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Retata a San Salvario

7 marzo. Centrotrenta carabinieri rastrellano nella notte le strade di San Salvario, bloccando interi isolati affollati da frequentatori della movida. Decine di immigrati vengono fermati per spaccio, e diversi locali vengono perquisiti. Da dietro i loro cocktail, i clienti guardano senza scomporsi, mentre un elicottero sorvola la zona a bassa quota.

Retata in Aurora

6 marzo. Decine di poliziotti del commissariato Dora-Vanchiglia rastrellano le strade di Aurora e Porta Palazzo e identificano cinquanta immigrati. Quattro vengono denunciati per aver fornito false generalità; sei ricevono l’espulsione dall’Italia; tre minorenni vengono rinchiusi in comunità e uno viene portato al Cie di corso Brunelleschi.