Linea dura
12 febbraio. Dopo neanche una settimana di occupazione, Comune e Questura decidono ed eseguono lo sgombero dei Bagni Pubblici di via Roccavione, abitati da alcune delle famiglie già sgomberate qualche giorno prima da via Spano.
12 febbraio. Dopo neanche una settimana di occupazione, Comune e Questura decidono ed eseguono lo sgombero dei Bagni Pubblici di via Roccavione, abitati da alcune delle famiglie già sgomberate qualche giorno prima da via Spano.
11 febbraio. Lyon. Nella notte le vetrine del negozio SNCF (le ferrovie francesi) di Rue des Frères Lumières sono andate in frantumi. A fianco, una scritta in solidarietà ai No Tav arrestati.
11 febbraio. Lugo. I muri e il portone della sede cittadina del PD vengono riempiti di scritte in solidarietà agli arrestati e sulle responsabilità del partito nella costruzione della linea ad Alta Velocità («Claudio, Mattia, Chiara, Niccolò liberi», «i veri terroristi siete voi», «complici di devastazione e saccheggio in Valsusa»).
11 febbraio. Sfratto a sorpresa in mezzo a San Salvario. Intorno alle nove di mattina le camionette si presentano in via Baretti, giusto all’angolo con via Ormea, per eseguire uno sfratto sospeso il 17 di settembre passato: si accenna ad una resistenza, qualche solidale accorre, ma i poliziotti son più veloci ed è tutto inutile.
10 febbraio. Torino. Nella notte sui muri del Politecnico in corso Mediterraneo compaiono diverse scritte in solidarietà con i quattro arrestati: si va dal tormentone «Padalino terrorista è tua madre!» al classico «Chiara, Claudio, Mattia e Nicco liberi subito» passando per «500 indagati No Tav, ma Padalino siamo ancora qua».
Continua il tira e molla orchestrato dalla Procura di Torino intorno alle condizioni detentive dei quattro arrestati del 9 dicembre. Stamane la mamma e il fratello di Claudio si sono recati nel freddo carcere di Ferrara, non c’era nessuna coda all’ingresso per i colloqui a differenza dei caotici serpentoni di parenti in attesa davanti agli sportelli delle Vallette, e di fretta sono stati catapultati in uno stanzino con tavoli e sedie in marmo. Apprendiamo così da loro, dato che le lettere in uscita tardano ad arrivare, che Claudio è da dieci giorni in isolamento. La freddezza della sala colloqui vuota, di un carcere che pare disabitato è quella che Claudio percepisce tutti i giorni, nella sua cella blindato, nei corridoi spogli, nei pochi metri d’aria e di cemento. Le uniche presenze che fanno capolino nella sua giornata sono guardie mute e il porta-vitto. Gli unici colloqui concessi sono quattro ore al mese con la mamma e il fratello. La volontà di stremare i nervi è palese. La posta in entrata, però, sembra funzionare regolarmente, perché non rinvigorire l’animo di Claudio sommergendolo di lettere e cartoline?
Ascolta qualche riflessione in proposito trasmessa sulle onde di Radio Blackout:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/fra.mp3]Per questo sabato, 15 febbraio, è stato indetto a Ferrara un presidio per protestare contro l’isolamento di Claudio. Qui di seguito, il volantino di indizione dell’iniziativa.
10 febbraio. Mattinata movimentata in alcune filiali delle Poste Italiane in zona Borgo Vittoria. Alcuni nemici delle frontiere hanno voluto rendere palese il ruolo delle Poste nei procedimenti di espulsione di immigrati senza documenti. Sulle vetrate di diversi uffici sono stati attacchinati manifesti contro Mistral air, la compagnia aerea di proprietà delle Poste che, oltre a lettere e pacchi, si premura di spedire fuori dall’Italia gli immigrati reclusi nei Cie. Le persone in coda agli sportelli hanno avuto modo di approfondire l’argomento leggendo i volantini lasciati nelle sale.
Proprio mentre i giornalisti torinesi, con encomiabile coraggio, cominciano confusamente ad ammettere quel che tutti sapevano già – e cioè che dentro il Centro di corso Brunelleschi i modi della polizia non sono sempre irreprensibili – i reclusi riprendono la parola in prima persona. Questa mattina, due prigionieri hanno dato fuoco alla propria camera, la stanza numero 5 della sezione di “isolamento” (proprio quella nella foto de La Stampa qui sopra) dove erano stati spostati quando gli ultimi roghi avevano ulteriormente ridotto i posti disponibili nelle aree del Centro. In particolare, uno di loro protesta perché ha una mano fratturata e nessuno lo cura. Sta di fatto che ora quella stanza è distrutta, e loro sono stati spostati in un’altra che pure non è messa molto bene: già danneggiata in passato, è senza corrente. Dopo questo episodio la polizia è andata alla ricerca degli accendini che i reclusi detenevano “abusivamente”, sequestrandone alcuni. Due posti in meno, allora, in corso Brunelleschi: due passettini in più verso la chiusura di fatto del Cie di Torino, e fatti senza aspettar di cavar qualcosa dalle giravolte truffaldine della politica.
(Non sappiamo bene quali delle tante piccole e grandi violenze poliziesche abbiano raccontato i reclusi al reticente senatore Manconi e all’improbabile Esposito: le intimidazioni mentre fuori si svolgono i presidi? i prigionieri tenuti a dormir per terra o stipati come sardine nelle camerate? le bastonate alle ragazze nigeriane? il pestaggio di un prigioniero colpevole di aver avuto una crisi epilettica? E questo per parlar solo dell’ultimo mese e mezzo…)
Aggiornamento 14 febbraio. Passata la visita dei parlamentari, i dirigenti dell’Ufficio Immigrazione hanno deciso di riempire di nuovo il Cie fino al limite della sua capienza e ora nel Centro ci sono poco più di sessanta reclusi. Di più al momento non ce ne stanno, tanto che un recluso è stato sistemato in una stanzetta vicino alle sale colloqui e all’infermeria. I nuovi arrivati, una ventina in totale, sono per la maggior parte senza-documenti usciti dal carcere, anche se qualcuno è stato preso per strada dalla polizia.
10 febbraio. Nel tardo pomeriggio due uomini a volto scoperto infrangono con mazze e martelli le vetrine della rinomata oreficeria Rocca di piazza Lagrange. In pochi secondi riempiono un sacco con oro e gioielli e si disperdono tra i passanti. Alle sbigottite commesse non resta altro da fare che chiamare i Carabinieri e valutare il danno subito che si dovrebbe aggirare intorno ai 200 mila euro.
9 febbraio. Alessandria. Qualche decina di solidali si reca fuori dal carcere nel pomeriggio tardo. Tra grida, cori ed interventi al microfono si salutano i detenuti ed in particolare Mattia e Nicco. La risposta è vivace e si riescono anche a distinguere le voci dei due compagni. Dopo un’ora di caloroso baccano, mentre esplode un fuoco artificiale, tutti si allontanano indisturbati.