9 febbraio. Dopo un borseggio, dietro consiglio di un passante, due agenti della municipale inseguono un uomo fin dentro una casa, in Via Modena. Lui tenta la fuga attraverso una finestra, ma la caduta lo porterà purtroppo al San Giovanni Bosco, in cui è ricoverato in gravi condizioni. Non gli sono stati trovati i documenti addosso.
8 febbraio. Poco prima delle 17, in corso Moncalieri, un proiettile ha raggiunto la testa di Giuseppe Virdò, uccidendolo. A sparargli, un poliziotto. Si sarebbe trattato della conclusione di un inseguimento dopo il furto di un’auto a un metronotte compiuto nel centro città, in via Garibaldi, ma il racconto presenta numerosi punti oscuri.

8 febbraio. Milano. Dopo un’iniziativa nel nord della città, un murales in solidarietà agli arrestati del 9 dicembre si staglia ora su un muro vicino a un parchetto.
8 febbraio. Tolosa, Francia meridionale, uno striscione da un cavalcavia: «Libertà per i prigionieri della Tav, il terrorismo è lo Stato!».
7 febbraio. Le famiglie sgomberate qualche giorno fa dalla palazzina di Via Spano hanno una nuova casa: hanno occupato i locali degli ex bagni pubblici di Via Roccavione, in Borgo Vittoria.

A oltre due mesi dall’ultimo bilancio sullo stato dei Centri di Identificazione ed Espulsione, i funzionari del Viminale hanno di nuovo messo mano alle calcolatrici. Nel corso di un’audizione di fronte alla Commissione migrazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il viceministro degli Interni Filippo Bubbico ha diffuso i suoi dati: cinque Centri aperti su undici, oltre ottocento posti disponibili al momento. Confrontandoli con i dati diffusi due mesi e mezzo fa, sembrerebbe che lo stato di salute della macchina delle espulsioni sia in lento miglioramento: i posti disponibili sono aumentati, nonostante nel frattempo un Centro (quello di Milano) sia stato chiuso dopo una lunga serie di incendi appiccati dai reclusi. (more…)
«Torino, 22 gennaio 2014, carcere delle Vallette
Scrivo a tutti i compagni di lotta, ai No Tav di valle e di città, a quei giovinastri scalmanati che nel febbraio 2012 invadevano l’A32 e a quelli meno giovani che già nel 2005 avanzavano a colpi di bastone oltre le reti del cantiere. Vi scrivo per abbattere la distanza che adesso ci separa, per far sì che questo momento si trasformi in un’occasione per continuare a conoscerci, per lanciare e ricevere spunti di riflessione.
Quando abitavo ancora a Pesaro, prima di trasferirmi a Torino, sentivo i genitori dei miei compagni di scuola parlare di alta velocità e No Tav, i benpensanti dicevano che si trattava di “4 montanari” e che non sarebbero durati a lungo. Arrivato a 18 anni nel capoluogo piemontese capii che i conti non tornavano: nel 2010 mi sono avvicinato alla Val di Susa incuriosito dai racconti che giungevano dai presidi e dalle nottate insonni ad aspettare per giorni delle trivelle. Era chiaro che questi “montanari” o avevano una resistenza fisica disumana, o erano ben più di 4 e ben organizzati!
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7 febbraio. Milano. Armati di scopa, secchio e colla alcuni compagni affiggono sugli autobus striscioni di carta con scritte No Tav. Diverse le linee prese di mira così che le scritte girino un po’ in tutta la città. Striscioni di stoffa sono invece apparsi su vari cavalcavia.
7 febbraio. Piacenza. Imbrattata con scritte No Tav la sede dei Pd di Piacenza. I giornali locali ipotizzano che le scritte siano legate in qualche modo alla vicenda del cantiere dell’alta velocità in Val di Susa.
Ancora novità dalla sezione di Alta Sicurezza femminile di Rebibbia. Vi avevamo informato su come Chiara, dopo aver trascorso, appena arrivata a Rebibbia, alcuni giorni in cella con un’altra compagna, fosse stata messa improvvisamente in cella da sola e senza alcuna possibilità di incontrare le altre detenute della sezione, in isolamento dunque, come nei precedenti cinquanta giorni di carcere trascorsi alle Vallette. Isolamento che però in questo caso, fortunatamente, è durato appena un giorno. Infatti dopo neanche ventiquattr’ore a Chiara è stata ridata la possibilità di fare socialità con le altre detenute.
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