A Firenze, contro i complici delle espulsioni

A Firenzenella notte tra domenica e lunedì 27 gennaio, gli sportelli bancomat di cinque uffici postali vengono messi fuori uso con della colla versata nelle fessure di inserimento delle schede, e sulle vetrine vengono tracciate scritte come «No Cie», «No rimpatri» e «Poste=Mistral Air=deportazioni». Scritte simili compaiono la stessa notte nel vicino comune di Bagno a Ripoli, sulle fiancate di quattro automobili della Croce Rossa Italiana, a cui vengono anche tagliate le gomme. Anche lontano dai CIE quindi, dove i Centri sono già stati distrutti dalle rivolte, come in Campania, o in luoghi in cui non ce ne sono neanche mai stati, come in Toscana, è sempre possibile scovare alcuni tra i tanti responsabili delle espulsioni, ed esprimere solidarietà alle lotte dei reclusi.

Tangenziale Est

27 gennaio. Roma. Una ventina di compagni interrompe il traffico sulla tangenziale est con fumogeni, torce e cassonetti legati tra loro da un filo d’acciaio. Nei pressi del blocco viene anche appeso uno striscione in solidarietà ai quattro arrestati.

Poste

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Questa mattina un gruppo di solidali con le lotte dei reclusi del Cie ha dato vita a tre presidi-lampo di fronte ad altrettanti uffici postali di Porta Palazzo e della Barriera di Milano. Manifesti sulle vetrine, volantini e interventi al megafono per segnalare a clienti e impiegati che PosteItaliane, attraverso la loro controllata MistralAir, collaborano con le deportazioni dei senza-documenti. Una piccola contestazione, che però ha fatto andare in confusione gli impiegati di Porta Palazzo, che si sono barricati nell’ufficio lasciando fuori alcuni clienti e che hanno riaperto solo all’arrivo di una volante della polizia – rimasta poi di piantone fino all’orario di chiusura.

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Dicembre a Torino

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Ripubblichiamo qui sotto un contributo alla riflessione sulle giornate torinesi del 9, 10 e 11 dicembre passati. A parte qualche scarna cronaca di quei giorni, si tratta di uno dei pochissimi contributi di parte anarchica uscito sull’argomento che tenti di comprender cosa sia successo a Torino in quei giorni senza ricondurre tutto in facili schemi precostituiti. Uno scritto personale ma non individuale, come precisa l’autore, frutto anche e soprattutto delle discussioni che si sono svolte tra i compagni di qua da quell’inizio di dicembre fino ad oggi.   

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Dal tram

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27 gennaio. Torino. Tram numero 4. Un caro compagno si trova in piedi davanti alla porta d’uscita e controlla con la coda dell’occhio i movimenti del controllore. Oltrepassato di poco il Comune, in via san Francesco d’Assisi il 4 procede praticamente a passo d’uomo per il traffico, e così tutti i passeggeri possono notare come una delle sedi storiche della Banca Intesa San Paolo sia piena di chiazze di vernice rossa. Sotto le macchie, la scritta «No tav liberi» spiega probabilmente le motivazioni dell’imbrattamento. (more…)

Sì, fuoco ai Cie

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Molti anni fa, un pezzettino del movimento variegato e contraddittorio che si batteva contro gli allora Centri di Permanenza Temporanea propose uno slogan: «Fuoco ai Cpt». Fino a quel momento, e i compagni più attempati se ne ricorderanno, anche negli ambienti più radicali si usava vergare sui muri un più generico «chiudere i Cpt» o anche «chiudere i lager». Fu una questione di lana caprina o, peggio ancora, una testimonianza in più di quel tremendismo verbale fastidioso e supponente che tante volte attecchisce negli ambiti di movimento? Ci sembra proprio di no, soprattutto col senno di poi.

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Imbrattamenti

26 gennaio. Bologna. Diversi circoli del Partito Democratico vengono imbrattati con vernice rossa e scritte No Tav sui muri e sulle saracinesche.

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Quel che resta

Distrutto per tre quarti e ormai mezzo vuoto: questo è quel che resta del Cie di Torino. Dopo gli incendi delle ultime settimane, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti anche grazie ad un video uscito pochi giorni fa da dentro, i responsabili dell’Ufficio Immigrazione hanno deciso di iniziare lo svuotamento del Centro. Mercoledì sono stati trasferiti una decina di reclusi, destinazione Roma e Bari. Giovedì un’altra decina di trasferimenti, questa volta direzione Trapani.

E mentre la situazione nel Centro di Torino resta tesa, tanto che proprio giovedì ci sono state due ore di battitura da parte dei reclusi costretti nelle celle di isolamento, le proteste ricominciano anche altrove. Proprio ieri sera a Roma, una ventina di reclusi ha iniziato uno sciopero della fame. La notizia viene confermata anche da un’intervista telefonica rilasciata da un recluso a SkyTg24, dove viene spiegato che lo lo sciopero è iniziato quando a Roma è arrivata la notizia della liberazione di un gruppo di reclusi dal Centro di Caltanissetta.

Ascolta la diretta con un compagno, che fa un quadro generale della situazione nel Cie di Torino, oppure scarica il file mp3:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_24012014_cie_to_quadro.mp3]

Ascolta la diretta con un recluso del Cie di Torino, che racconta di perquisizioni alla ricerca del telefono con cui è stato girato l’ultimo video, e di un paio di operai manutentori impegnati a cambiare le lampadine e dare il bianco nelle camerate bruciate negli ultimi giorni, oppure scarica il file mp3:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_24012014_cie_to_recluso.mp3]

Ascolta la diretta con un recluso dal Cie di Caltanissetta,  arrivato in Sicilia dopo essere stato catturato a Firenze in una retata, che racconta di una quindicina di liberazioni e di probabili nuovi arrivi da altri Centri, oppure scarica il file mp3:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_24012014_cie_caltanissetta_recluso.mp3]

Aggiornamento ore 23. Mentre al Centro di Ponte Galeria lo sciopero della fame prosegue e si allarga, un gruppo di reclusi ha deciso di cucirsi le labbra per protesta, proprio come un mese fa.

Aggiornamento 26 gennaio. Continua la protesta nel Cento di Ponte Galeria, dove da ieri sera una gruppo di reclusi ha deciso di cucirsi le labbra. I protagonisti del gesto sono una quindicina di ragazzi marocchini sbarcati a Lampedusa lo scorso autunno, alcuni dei quali si erano cuciti le labbra nel Centro romano già un mese fa. La protesta di Natale, dopo qualche giorno di clamore, era terminata anche grazie all’intervento di alcuni parlamentari, tra i quali il democratico Khalid Chaouki. Proprio lui aveva fatto da mediatore tra i reclusi e la polizia, sbandierando ai quattro venti di essere riuscito ad «ottenere piccole soluzioni: ad esempio l’allontanamento dei cani di sorveglianza dai detenuti». Passato un mese nulla è cambiato, e anche i cani sono ancora lì. Intanto, mentre la protesta si allarga e altri reclusi hanno deciso di iniziare uno sciopero della fame e della sete, oggi al Centro sono ritornati giornalisti, televisioni e politici, con le loro inutili promesse.

Per un resoconto dettagliato della situazione ascolta questo estratto di una lunga intervista ad un recluso del CIE di Roma andata in onda nel primo pomeriggio di oggi su Radio Onda Rossa.

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/140126_pontegaleria.mp3]