Tris!

17 gennaio. Tre nuove occupazioni a scopo abitativo in città, via Madonna delle Salette,via Spano,via Legnano, rispettivamente in Borgata Parella, Borgo Filadelfia e zona Crocetta.

Obiettivi

17 gennaio. Rimini. Nella notte vengono incendiati due furgoni della Emir, una ditta partner della Cmc, in «solidarietà a Nico, Claudio, Chiara e Mattia e alla lotta No Tav». Il presidente della ditta, lamentando di essere oramai un socio di minoranza della Cmc, fa la conta dei danni (50.000 Euro) e dichiara «se puntavano a colpire chi collabora con Cmc, avrebbero avuto dai 200 ai 300 obiettivi sparsi in tutta Italia.»

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Giudici, cani e padroni

Una udienza interessante, quella di oggi, per il processo contro alcuni compagni accusati di aver fatto irruzione nella sede torinese dell’Eni nel marzo del 2011. Come sapete non ci piace molto annoiarvi con resoconti di processi, ma di questo ve ne avevamo parlato giusto due mesi fa per riportarvi una dichiarazione letta in aula e ora ve ne riparliamo di nuovo, per un’altra piccola serie di motivi.

Intanto perché tra i processati c’è Niccolò, uno degli arrestati del 9 dicembre, e quindi finalmente vi possiamo dire di averlo visto di persona, pur rinchiuso nella gabbia degli imputati, e di averlo visto in piena forma e sorridente.

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Torino non chiude. Torino brucia.

Tra la mezzanotte e l’una di giovedì 16 gennaio, i reclusi dell’aree gialla e viola hanno dato alle fiamme alle loro sezioni, usando materassi, coperte e altro materiale. Una volta appiccato l’incendio ed essersi assicurati che fosse abbastanza per danneggiare le intere aree, i ragazzi sono usciti in cortile e sono rimasti lì ad osservare gli inutili sforzi di polizia e vigili del fuoco che tentavano invano di arginarne i danni… Una volta terminato quello che è sempre un bello spettacolo, i reclusi vengono sistemati nella mensa.

Verso le tre di notte, la polizia fa irruzione nelle area rossa, verde e nella mensa per prelevare una trentina di uomini e donne di nazionalità nigeriana per espellerli. Chi ha tentato di opporsi, magari anche solo a parole, viene trascinato via in malo modo.

Ascolta il racconto di un recluso al telefono con Radio Blackout, oppure scarica il file mp3.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_16012014_cie_to.mp3]

Aggiornamento ore 18.00. Tutto oggi, i reclusi delle due aree rese inagibili dagli incendi sono rimasti stipati nelle salette delle mense, e non si sa dove dormiranno stanotte. Certo non sarà semplicissimo per gli addetti alla logistica dell’Ufficio immigrazione trovar loro posto in qualche altra gabbia in giro per l’Italia, visto che di gabbie ben funzionanti in Italia ne rimangono ben poche. Da parte sua, il recluso che l’altroieri è stato pestato dopo una crisi epilettica ha ancora la bocca cucita.

Aggiornamento ore 20.00. Intanto una buona notizia: il ragazzo dalla bocca cucita – che era nell’area rossa, non toccata dalla rivolta – è stato liberato. Le aree gialla e viola invece sono state chiuse e i reclusi sono stati smistati nella blu e nella rossa, che ora sono ovviamente sovraffollate. Nell’area rossa, per esempio, ogni stanza è pensata per sei persone ma ora ci sono sette letti e ci debbono dormire… in nove.

Nimby?

16 gennaio. Teramo. Mentre in un’aula dell’Università è in corso una conferenza sulle opposizioni alle grandi opere, un gruppo di contestatori tenta di entrare per dire la propria ed esprimere  solidarietà a inquisiti e arrestati. Visto che la Digos già mobilitata sbarra l’ingresso, il gruppo di contestatori improvvisa un chiassoso corteo interno all’ateneo, accompagnato da slogan, battiture sulle ringhiere e distribuzione di volantini.

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Chiude anche Trapani Milo?

«Bisogna predisporre che attraverso dei lavori, programmati a febbraio, la struttura vada chiusa per la sua messa in sicurezza»: queste le parole con cui Leopoldo Falco, Prefetto di Trapani, annuncia la prossima chiusura del CIE di Trapani Milo. A darne notizia è un sito di informazione locale, che rende note le parole del Prefetto con qualche giorno di ritardo. Le dichiarazioni risalgono infatti allo scorso fine settimana, e sono state rilasciate a margine di un seminario sull’immigrazione, organizzato dal Comitato Regionale siciliano della Croce Rossa. Sua Eccellenza il Prefetto ha omaggiato della sua presenza una pletora di crocerossini, preti, sindaci, dottori e giuristi, tutti seduti intorno ad un tavolo a discutere amabilmente su come gestire il problema dei senza-documenti. (more…)

Ma quale crisi?

15 gennaio. È l’una di notte nell’area rossa del Cie di Torino, quando un recluso di trent’anni in attesa di asilo politico è colpito da una crisi epilettica mentre si trova in cortile. Per verificare se fosse o meno una messinscena, i poliziotti di guardia lo pestano per bene. Gli altri reclusi riescono a impedire alla polizia di portarsi via il ragazzo e lui, una volta tornato nelle camerate, decide per protesta di cucirsi la bocca con del fil di ferro. Ascolta il racconto dell’accaduto in diretta su Radio Blackout, oppure scarica il file mp3.

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Alberghi

14 gennaio. Sangano (TO). Una ventina di No Tav si raduna a tarda sera fuori dall’Hotel San Giorgio, dove alloggiano i “Cacciatori di Sardegna” di stanza al cantiere di Chiomonte. Per mezz’ora bloccano la strada davanti all’albergo e disturbano il sonno delle truppe, con slogan e striscioni contro il TAV e in solidarietà agli arrestati.

Una lettera

Il testo che segue è stato scritto da Niccolò, Mattia e Claudio, arrestati il 9 dicembre scorso insieme a Chiara. I tre compagni, per quanto isolati dal resto dei detenuti, hanno la possibilità di incontrarsi quotidianamente (Claudio e Niccolò condividono la stessa cella e si vedono con Mattia durante le ore d’aria e di socialità). Chiara è invece in un isolamento pressoché assoluto da ormai più di un mese, dato che nella sezione dove si trova non ci sono altre prigioniere in regime di Alta Sorveglianza. La censura cui è sottoposta tutta la loro corrispondenza provoca notevoli ritardi alla posta in entrata ed in uscita e così solo ora è possibile rendere pubblico questo testo scritto quasi un mese fa.

«Sono appena le 4 del pomeriggio e il sole sta calando dietro l’imponente termovalorizzatore metallico, mentre in lontananza si intravedono le prime montagne della valle e l’immaginazione completa i contorni accennati del Musiné. Siamo qui rinchiusi da 10 giorni  ma il nostro pensiero viaggia ancora lontano…

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