Prepensionamenti

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13 gennaio. Torino e provincia. In mattinata, il capofila del Partito del Tav Stefano Esposito dichiara di aver trovato tre bottiglie incendiarie poggiate accanto al proprio zerbino. A Massimo Numa, invece, arriva il breve video – già diffuso ampiamente in rete – che rivela al mondo indirizzo, numero di telefono, targa e qualche immagine privata del più diffusamente disprezzato giornalista-in-divisa dello stivale. Esposito dichiara ai giornali di meditare il prepensionamento. Numa purtroppo no.

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Corsi

13 gennaio. Mentre i crocerossini di Mappano si preparano ad arringare una ventina di aspiranti volontari succede un imprevisto. Un gruppo di solidali con le lotte dei reclusi nei CIE entra in sala: qualcuno srotola uno striscione, qualcun altro inizia a distribuire volantini, altri ancora raccontano a tutti i presenti l’altra faccia della Croce Rossa, quella che da anni collabora nella gestione delle prigioni per senza documenti. I crocerossini si innervosiscono in fretta e non sanno che pesci pigliare: qualcuno vorrebbe zittire e cacciare i contestatori, qualcun altro propone di tenerli bloccati fino all’arrivo dei carabinieri. Dopo una decina di minuti i contestatori se ne vanno in tutta tranquillità.

Solidarietà (dentro ai Tribunali)

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Questa mattina, mentre il Tribunale del Riesame decideva di confermare le misure cautelari per Chiara, Claudio, Mattia e Nicco, nel Palazzo di Giustizia c’era puzza di merda più del solito. Tutto merito di qualche buontempone che senza farsi notare ha intasato gli scarichi di una dozzina di sanitari con «penne, polistirolo, pezzi plastica e pinzette», lasciando come ricordino alcuni adesivi in solidarietà ai quattro arrestati attaccati sulle vaschette degli sciacquoni. Il risultato è stato un bell’allagamento di alcuni locali, che ha colpito anche i piani alti del Palazzo, come il quarto, dove si trova l’ufficio della GIP Bompieri, e il sesto, dove si trovano gli uffici dei PM Rinaudo e Padalino. Per indagare sul fatto e probabilmente per rimuovere il materiale mettendo le mani nella merda, è dovuta intervenire addirittura la Digos.

Lasciando i cessi e tornando all’udienza del riesame, pare che in aula i Pm Padalino e Rinaudo abbiano ribadito come la condotta terroristica dei reati contestati ai compagni non sia da ravvisare tanto nelle modalità più o meno violente dell’azione contro il cantiere del maggio scorso, quanto nel contesto complessivo all’interno del quale questa si inserisce: l’opposizione alla realizzazione della Torino-Lione. A preoccupare realmente la procura torinese e tutti coloro a cui interessa costruire l’Alta Velocità, evidentemente, è proprio il tentativo di dare concretezza a quel No attorno al quale la lotta si è sviluppata in questi anni. Ancora una volta, insomma, il nemico parla chiaro.

Cessi intasati

13 gennaio. Torino. Proprio mentre si sparge la voce che il Riesame ha cassato la richiesta di libertà per i quattro arrestati, alcuni pezzi grossi del Tribunale scoprono di avere un bel po’ di cessi otturati – con relativi piccoli allagamenti – proprio vicino ai rispettivi uffici. Sugli sciacquoni, adesivi in solidarietà con gli arrestati.

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Cambio turno

12 gennaio. Rivoli (TO). Un’ora di blocco davanti alla caserma Ceccaroni, dove sono di stanza gli alpini impegnati in Val Susa. Alcune decine di No Tav ritardano per un’ora il cambio turno bloccando la strada: tra gli altri compare anche uno striscione in solidarietà con i quattro arrestati.

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Cassa di solidarietà per gli arrestati del 9 dicembre

Per far fronte ai costi delle perizie, alle spese vive processuali e al mantenimento in carcere dei quattro imputati, è stata aperta una “Cassa No Tav di solidarietà per gli arrestati del 9 dicembre”. Per tutti i solidali che vogliono contribuire, pubblichiamo gli estremi del conto corrente, assieme al testo di presentazione della cassa.

IBAN: IT27A0316901600CC0010722513
BIC/SWIFT: INGDITM1
Intestato a: FRANCESCA CAMICIOTTOLI

Scarica il testo di presentazione della cassa in formato pdf.

Nel pratone

10 gennaio. Alcuni solidali si recano nel pratone dietro le Vallette, per salutare i ragazzi dei blocchi B e C e per avere conferma del fatto che la spesa da una decina di giorni non arrivi più ai detenuti. Questo fatto, insieme al blocco dei versamenti in denaro dei parenti dovuto a un guasto informatico, avrebbe contribuito a rendere la situazione dentro ancora più esasperante del solito. Da dietro le sbarre di alcune sezioni i detenuti fanno sapere che il problema della spesa è stato risolto, ma lamentano le normali condizioni: il cibo disgustoso, le condizioni igieniche e la prepotenza delle guardie. Comunque la risposta da dentro è vivace, tra richieste di esplodere petardi, grida di libertà e anche qualche coro contro il mestiere più odiato di sempre. Intanto i solidali incontrano anche una famiglia venuta a prendersi il colloquio con un amico dal pratone del carcere: si condivide il megafono, si comunica e si grida… senza paura delle guardie che vanno avanti indietro per il perimetro ma non vengono a capo di nulla.

Sospiro

10 gennaio. Crema. Nella notte la sede del PD di Sospiro viene presa a sassate da ignoti vandali, verosimilmente in solidarietà agli arrestati del 9 dicembre.

Solidarietà (lontano dai Tribunali)

In concomitanza con l’udienza al Tribunale del Riesame per Claudio, Mattia, Niccolò e Chiara, arrestati il 9 dicembre, qualcuno ha deciso di salutare i quattro compagni senza organizzare un presidio davanti al Tribunale.

A Torino alcuni No Tav hanno occupato la sede di Italferr in corso Principe Eugenio 3/C. Entrati indisturbati nella sede, i solidali hanno interrotto una riunione in corso di svolgimento e appeso uno striscione alle finestre dei locali del primo piano, distribuendo un volantino e leggendolo al megafono. Dopo una decina di minuti i No Tav sono usciti gridando «Giù le mani dalla Valsusa», disperdendosi nel vicino mercato di Porta Palazzo. Un po’ più rocambolesca la versione dei fatti secondo il solerte giornalista-in-divisa Massimo Numa, che racconta di scritte sui muri, spintoni e valorosi dipendenti dell’Italferr che avrebbero cacciato i manifestanti.

Nel frattempo a Milano, durante una mattina di mercato in uno dei tanti quartieri popolari, striscioni di solidarietà sono stati appesi ai balconi di alcune case: «La solidarietà ci libera dalla paura», «Solidarietà agli arrestati – Terrorista è lo Stato», «Chiara Mattia Nico Claudio No Tav liberi/e» ed è stato distribuito un volantino.

Aggiornamento 10 gennaio. Grazie alle pubbliche lamentele del segretario meneghino del Partito Democratico, si viene a sapere che nella serata di ieri a Milano sono state imbrattate e ricoperte di scritte in solidarietà con i No Tav arrestati alcune sedi del partito.

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