7 novembre. Decine di agenti in divisa e in borghese irrompono al mattino nell’ex commissariato Dora Vanchiglia, occupato da quasi anni da alcuni giovani. L’edificio viene sgomberato e due ragazzi vengono arrestati, con l’accusa di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. In serata, qualche centinaio di solidali sfilano per le strade del quartiere in una tranquilla fiaccolata di solidarietà.
5 novembre. Un martedì senza banchi nei mercati di Torino, per la serrata organizzata dagli ambulanti. Per protestare contro i previsti aumenti delle tasse sui rifiuti, in centinaia si sono ritrovati sotto al Comune, sperando di incontrare il sindaco o il presidente della Regione. Nessuno dei due era presente in città, e allora i mercatali hanno deciso di muoversi in corteo per il centro, raggiungendo la stazione di Porta Susa. Dopo un po’ di spintoni con la polizia, i manifestanti sono riusciti a entrare e hanno occupato i binari per diverse ore.
Da questa mattina è in corso lo svuotamento del Cie di Gradisca, completamente distrutto dalle rivolte dei reclusi degli ultimi giorni. Già nel weekend la Polizia, per allentare la tensione, aveva iniziato le prime manovre: alcuni reclusi erano stati liberati con un foglio di via, altri trasferiti in altri Centri (Milano e Torino), qualcuno infine era stato espulso. All’alba di oggi una trentina di reclusi sono partiti per la Sicilia, destinazione Trapani Milo e in un primo momento sembrava che questo trasferimento di massa significasse la chiusura del Centro. E invece poche ore fa la Questura ha fatto sapere ai giornalisti che il Centro non chiuderà, perché qualche ragioniere in divisa avrebbe stimato la presenza di ancora 18 posti disponibili, non si sa in quali condizioni. Sta il fatto che dalle nostre informazioni, adesso come adesso, dentro al Centro rimangono soltanto otto prigionieri.
Aggiornamenti 6 novembre
ore 12 – Il Cie di Gradisca è completamente vuoto, ma non ancora ufficialmente chiuso. Due degli otto reclusi rimasti sono stati trasferiti in un CARA siciliano, in quanto richiedenti asilo, gli altri sei sarebbero stati deportati, più o meno volontariamente, in Algeria. Intanto, sempre a proposito di trasferimenti e deportazioni, segnaliamo un video comparso ieri su internet, che riprende le ultime scene del trasferimento Gradisca-Trapani di una trentina di reclusi. Un dettaglio, che non sfugge di certo ad uno sguardo attento, è il nome della compagnia aerea che si è occupata del viaggio: ancora una volta è la Mistral Air, società del gruppo Poste Italiane.
ore 21 – Trasferiti in massa a Trapani, i reclusi reduci da Gradisca dimostrano di non aver perso la voglia di lottare. In attesa di maggiori informazioni, riportiamo un breve articolo uscito su sito di informazione locale che racconta di alcune proteste scoppiate nel Centro siciliano poche ore fa.
«CIE di Milo, manifestazione di protesta dei migranti
Nemmeno il tempo di arrivare e sistemarsi nei locali del Centro di Identificazione ed Espulsione di contrada Milo. Nel pomeriggio di oggi è scoppiata l’ennesima protesta, protagonisti gli oltre trenta immigrati appena arrivati dal centro di trattenimento temporaneo di Gradisca di Isonzo. La vivace dimostrazione, con gente che è salita sui tetti urlando tutta la propria situazione di malessere, è rientrata all’arrivo della polizia. Una vera fortuna considerato che da un momento all’altro si era temuto addirittura uno scontro tra immigrati ed agenti. Ma l’emergenza continua ed ulteriori piccolo fuochi come quello di oggi rendono il problema “migranti” sempre più pressante».
Trapani Ok
Aggiornamenti 8 novembre
Si susseguono incontrollate le voci intorno al futuro del Cie di Gradisca: c’è chi dice che rimarrà vuoto almeno sei mesi per riaprire poi tutto insieme, chi che riaprirà gradualmente man mano che le sezioni verranno restaurate, chi invece che verrà abbandonato. Sta il fatto che ora il Cie non c’è più, chiuso di fatto dalle lotte dei reclusi. Di seguito una breve rassegna stampa.
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Trapani, 4 novembre 2013
«Un tunisino trattenuto al Cie di Milo, alla periferia di Trapani, è rimasto ferito durante un tentativo di fuga dalla struttura. L’uomo sarebbe caduto mentre tentava di superare il muro di cinta del centro e si è fratturato un tallone. È ora ricoverato all’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani con una prognosi di 30 giorni. Altri 4 migranti sono riusciti a fuggire. È accaduto nella serata di sabato ma lo si è appreso solo ora. Questa mattina intanto 26 richiedenti asilo hanno protestato pacificamente per un paio d’ore davanti alla Prefettura di Trapani.»
Agenzia Giornalistica Italiana
Nella tarda serata di ieri un ragazzo egiziano recluso nel Cie di Torino viene portato in infermeria, probabilmente per la somministrazione della terapia a base di calmanti. Durante il trasferimento inizia un battibecco con gli agenti di guardia, che iniziano a pestarlo. Isolato dagli altri inizia ad invocare aiuto ad alta voce, mentre un gruppetto di carabinieri si avventa a più riprese su di lui. La risposta degli altri reclusi del Centro non si fa attendere e in almeno tre aree iniziano forti proteste: urla, battiture contro le reti e alcuni piccoli incendi divampano all’esterno delle camerate. Per tenere sotto controllo la situazione l’ispettore capo di turno calma i suoi uomini e fa trasferire in fretta e furia il ragazzo egiziano fuori dal Centro. E mentre arriva la conferma che il ragazzo è stato arrestato con la classica accusa di resistenza a pubblico ufficiale, un gruppetto di una quindicina di solidali si ritrova fuori dalle mura del Centro per un breve saluto rumoroso. Dieci minuti di casino, a suon di botti, battiture e fuochi d’artificio, per far capire ai reclusi in lotta che non sono soli.
Intanto anche a Gradisca la tensione resta alta. Nel Centro friulano, quasi completamente distrutto dopo gli ultimi due giorni di rivolta, la polizia ha molte difficoltà a gestire la situazione. In attesa di ordini dal Ministero e di rinforzi di celerini da Padova, i funzionari della Polizia si arrangiano come possono. Per alleggerire la pressione, sono iniziate le prime liberazioni e i primi trasferimenti, ma chi resta a Gradisca deve fare i conti con il pugno di ferro della polizia. Nella serata di ieri miliari, carabinieri e poliziotti sono entrati nelle stanze dove sono ammassati i reclusi. Non per sedare una protesta, ma per intimidire: volevano i nomi dei responsabili degli ultimi incendi. Non avendo ricevuto nessuna collaborazione, hanno somministrato un po’ di botte.
Per un racconto più dettagliato, ascolta le interviste con i reclusi di Gradisca andate in onda questa mattina su Radio Blackout.
2 novembre. In via Monte Rosa, nella Barriera di Milano, una pattuglia di Polizia che stava malmenando un giovane marocchino prima di arrestarlo, viene affrontata da una piccola folla inferocita di amici e parenti. Ammaccati e circondati, per riuscire ad andarsene i poliziotti sparano tre colpi in aria e si portano via il fermato, mentre la macchina viene presa a calci dalla gente.
1 novembre. In serata, una trentina di compagni e amici di Niccolò si raduna fuori dal carcere delle Vallette per salutare lui e tutti i detenuti, con urla, slogan, petardi e fuochi artificiali. Terminato il saluto salgono in macchina e si dirigono in carovana verso sud. Tre volanti della polizia e un auto della Digos li seguono astutamente a luci spente, e ancora più astutamente li fermano… in via Monginevro davanti al Cie. Scesi dalle auto, i manifestanti colgono al volo l’occasione per salutare i reclusi di corso Brunelleschi, con slogan e lanci di palline da tennis contenenti messaggi di solidarietà. (more…)
Non si fermano le proteste dei reclusi del Cie di Gradisca, e infatti nella serata di oggi sono scoppiate nuove proteste. Al momento la situazione è confusa, ma sembra che i reclusi abbiano deciso di completare l’opera di distruzione iniziata due giorni fa. In attesa di aggiornamenti, possiamo raccontarvi alcuni dettagli della rivolta di due giorni fa, trapelati grazie ai racconti di alcuni reclusi ad uno dei banditi torinesi in trasferta a Gradisca:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/esule-su-cie-gradisca-1-nov-2013.mp3]
Nella notte del 30 ottobre tre ragazzi provano a evadere dal Cie di Gradisca ma sfortunatamente vengono notati e bloccati dagli sbirri presenti all’interno del centro che, mostrando il solito coraggio, cominciano a pestarli. Appena gli altri reclusi si rendono conto di quello che sta accadendo cominciano a urlare e a sbattere oggetti contro le recinzioni. Dopo poco le urla si trasformano in fuoco e l’incendio divampa in cinque delle otto stanze presenti nel centro. Vetri spaccati, materassi e lenzuola in fiamme e sopratutto la rabbia dei detenuti fanno desistere la polizia dall’intervenire all’interno delle aree. Gli animi si placano solo alle cinque e mezza del mattino quando, dopo l’intervento di un idrante, i reclusi vengono fatti defluire fuori dalle camerate e vengono lasciati lì, bagnati e al freddo, fino a metà mattina.
Aggiornamento ore 22.30 – Arrivano le prime conferme dalle agenzie di stampa sulla rivolta di questa sera. Sembra proprio che al Cie di Gradisca non ci sia più neanche una stanza agibile e non è chiaro dove dormiranno questa sera i quasi 70 reclusi.
Aggiornamento 2 novembre – ore 12 – Le voci che arrivano da Gradisca confermano che l’opera di distruzione del Centro è quasi terminata e tutte le sezioni sono al momento inagibili. I reclusi, alcuni dei quali da qualche giorno in sciopero della fame, sono stati divisi in due gruppi. Alcuni sono stati chiusi nelle celle di isolamento, che si trovano vicino all’ingresso del Centro. Gli altri sono stati ammassati in due stanzette completamente spoglie, senza arredi né materassi.
1 novembre. In pieno giorno ignoti ladri scardinano la porta di una cioccolateria in corso Dante, chiusa per la pausa pranzo, e rubano l’incasso della giornata, alcune bottiglie di grappa e… uno scatolone di cioccolatini destinati agli agenti della Polizia di Stato.
Gradisca, 31 ottobre 2013
«Tumulti al Cie di Gradisca
Nella notte si sono registrati disordini. Gli immigrati hanno bruciato materassi, rotto vetrate e divelto alcune reti per protestare contro le condizioni di vita all’interno della struttura
Nuovi disordini si sono verificati la notte scorsa al CIE di Gradisca d’Isonzo (Gorizia), dove gli immigrati hanno bruciato materassi, rotto vetrate e divelto alcune reti per protestare contro le condizioni di vita all’interno della struttura. Sono intervenuti i Vigili del fuoco che hanno dichiarato inagibili cinque stanze su otto. Sul posto sono giunti anche un’ambulanza e un’auto medica ma non risultano feriti».
Il Friuli