Sorveglianza dimezzata

 

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Arriva oggi, a quasi un mese dall’udienza, la risposta della Corte di Appello di Torino che doveva pronunciarsi sulla Sorveglianza Speciale di Antonio. La commissione di giudici ha accolto in parte l’appello della difesa, riducendo la durata della misura da due anni a uno. Restano invece invariati i precetti cui il nostro compagno deve sottostare e che lo costringono, da agosto, a una vita sorvegliata. 

E se da una parte i giudici motivano la riduzione asserendo che non ci sono nel curriculum penale di Antonio fatti di particolare gravità, dall’altra sottolineano che i suddetti fatti non possono di certo essere considerati occasionali ma frutto di una scelta ben determinata, dato che Antonio, e questo lo abbiamo gridato forte in corteo anche il 15 dicembre, in città ha sempre lottato accumulando così, denuncia dopo denuncia, misura dopo misura, un bel po’ di grane con il Tribunale. Ci sembra importante ricordarlo ora che la Procura ha richiesto altre Sorveglianze per motivazioni politiche. L’utilizzo di questo strumento repressivo si sta affinando sempre più grazie al lavoro di pm particolarmente dediti, facendo di Torino un caso eccezionale nel panorama italiano. E sapendo bene che ciò che la controparte affina e sperimenta su pochi prima o poi diventa arma di repressione generalizzata, l’unica scelta possibile è quella di schierarsi al fianco dei compagni e delle compagne colpiti dalla Sorveglianza per ridabire che di fronte allo Stato saremo sempre socialmente pericolosi.

Le rivolte dei detenuti

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Pochi giorni prima di Natale a Trento, nel carcere di Spini di Gardolo la giusta rabbia di circa trecento detenuti in rivolta ha seriamente danneggiato la struttura penitenziaria. Il motivo scatenante è stato l’ennesimo suicidio di un detenuto rimasto stritolato dal brutale sistema delle richieste al magistrato di sorveglianza.

A Brissogne all’inizio del nuovo anno alcuni detenuti in rivolta hanno tenuto in scacco una sezione per un giorno intero.

L’appuntamento è per domenica 20 gennaio ore 16 al pratone dietro al carcere delle Vallette per raccontare a chi è rinchiuso queste ed altre storie di rivolta dentro le prigioni, per un saluto ai ribelli del Cpr torinese e a tutti i detenuti e le detenute.

Espulsioni a inizio anno

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Quando M. martedì scorso si è arrampiacato su quella torretta, nella pista di decollo dell’areoporto di Caselle, era convinto mancasse solo un giorno alla scadenza dei termini di detenzione all’interno del C.P.R. di corso Brunelleschi. Un’ultima resistenza individuale, dopo le tante peripezie e proteste, tentate o riuscite, negli ultimi mesi insieme ai suoi compagni dell’area bianca, per costringere le autorità a rilasciarlo, magari come spesso accade con un decreto di espulsione. Era convinto mancasse solo un giorno, ma a nulla sono valse le ore ammanettato in commissariato e una condanna in direttissima per resistenza e lesioni. M. non sapeva che con la nuova legge sull’Immigrazione questo Governo ha raddoppiato i tempi di permanenza nei centri e così la polizia ha avuto tutto il tempo per organizzare al volo un’altra partenza e rispedirlo in Marocco da Malpensa.

Se la fine dell’ultimo anno è stata all’insegna delle resistenze individuali o di piccoli gruppi, l’inizio del 2019 celebra purtroppo le conseguenti punizioni: i due agitatori dell’ultima protesta dei detenuti dell’isolamento, dal campetto e sopra il tetto della sezione, sono stati prontamente espulsi.

Unica e magra consolazione è sapere che i posti all’interno del centro di Torino sono attualemnte ridotti a causa di alcuni lavori nell’area rossa.

Varrebbe la pena domandarsi, tra chi fuori è disposto a sostenere i reclusi e a intaccare il funzionamento di questa macchina trita persone, come essere in grado nel prossimo futuro di costruire una forza che quantomeno funga da deterrente nei confronti delle ripercussioni perpetuate verso chi si ribella.

Balonari in Comune

11 gennaio. Un’ottantina di persone manifestano sotto Palazzo di Città, bloccando la circolazione di via Milano, contro lo spostamento di una parte del mercato del Balon in via Carcano previsto a partire da sabato 19 gennaio.

Resistenza a Caselle

8 gennaio. Un marocchino, proveniente dal Cpr di corso Brunelleschi, viene portato all’aeroporto di Caselle per essere imbarcato sul volo per Casablanca. In attesa dell’aereo riesce a fuggire ai controlli, attraversare la pista di decollo e arrampicarsi su una torretta mete da cui, toltosi i vestiti minaccia di non scendere se non verrà annullata l’espulsione. La normale attività dell’aeroporto è bloccatta per un’ora e due voli in arrivo da Budapest e Monaco di Baviera vengono dirottati a Genova e Linate. Una volta ottenute le rassicurazioni che pretendeva l’uomo è sceso dalla torretta e portato in questura.

In via Cilea

8 gennaio. Una pattuglia del Reparto Polizia Abitativa interviene in una palazzina Atc di via Cilea dove è stata segnalata l’occupazione di un appartamento vuoto. Mentre gli agenti attendono il fabbro per il cambio della serratura, sopraggiunge la coppia che ora vive nell’appartamento che, litigando con i poliziotti, riesce a rientrare nell’alloggio provando a barricarsi dentro e resistere. La resistenza però non riesce e in poco tempo gli agenti hanno la meglio. Dopo un primo passaggio al pronto soccorso del vicino Giovanni Bosco, i due occupanti vengono quindi accompagnati nelle celle di sicurezza in attesa del processo per direttissima.

Assemblea al Balon

7 gennaio. Un’ottantina tra mercatari, responsabili delle associazioni che gestiscono il mercato e semplici frequentatori del Balon si ritrovano nel cortile del maglio guardati a vista da una decina di agenti in borghese. Uno dopo l’altro, tutti gli interventi al microfono ribadiscono una decisa contrarietà al trasferimento di buona parte del mercato del sabato in via Carcano, previsto per il 19 gennaio. In vista del 19, il primo appuntamento è per venerdì 11 davanti a Palazzo di Città, dove si discuterà del futuro del Balon.

Rioccupato il Manituana

7 gennaio. A distanza di otto mesi dallo sgombero in via Cagliari, una sessantina di ragazzi occupano l’ex deposito Amiat in Largo Vitale.

Occasioni

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Che idea abbiamo della realtà che ci circonda? Quale conoscenza abbiamo dei problemi delle persone oppresse e sfruttate che vivono attorno a noi? In quale misura riteniamo che le lotte possano anche essere uno strumento per tentar di far fronte a questi problemi? E poi, al di là della semplice retorica, in che termini ci sentiamo oltre che compagni anche parte di quella classe sociale con cui vorremmo ribellarci?
Il presente ci pone delle sfide, e queste sono alcune delle domande cui urge rispondere, per provare a scalfire «quell’ombra di irreversibilità che il capitalismo ha gettato sulle nostre vite».
Il testo che vi proponiamo, scritto da alcuni dei curatori di questo blog, tenta di addentrarsi in quest’ordine di problemi.
Constatando la difficoltà per molti compagni, passata una certa età, di continuare a lottare, anche a causa dei problemi legati alla propria vita quotidiana, ci si è domandati se proprio questi problemi non possano diventare occasioni di lotta.
Dopo aver cominciato a guardare la realtà con questa lente, quali terreni di scontro si aprono all’orizzonte? Come portare avanti delle lotte parziali che avanzano delle rivendicazioni, nel tentativo di produrre delle rotture nella normalità abbastanza ampie e durature da potervi respirare dentro? Per arrivare infine a domandarsi, con quell’audacia immaginativa spesso schiacciata dall’esistente: come, a partire da tutto ciò, tornare a parlare di Rivoluzione?

Se vi è venuta voglia di leggerlo e se volete scaricarlo potete cliccare qui.

Balon: the final countdown!

L’accelerazione impressa alla riqualificazione di Porta Palazzo sembra non arrestarsi nemmeno per le feste natalizie, arriva così la notizia che a partire dal 19 gennaio tutta la parte dello storico Balon che si sviluppa tra canale Molassi e San Pietro in Vincoli dovrà essere spostata definitivamente in via Carcano, dietro al Cimitero Monumentale. La delibera comunale sembra voler mettere definitivamente il sigillo a questo mercatino delle pulci e sopratutto alle possibilità di sopravvivenza di mercatari e avventori, per farne – chissà – un passerella del vintage e dello chic.

Il tutto è avvenuto, nel corso degli anni, con una parabola esemplificativa del processo di attacco alle condizioni di vita dei meno abbienti: prima le autorità si sono assicurate di ripulire il mercato dagli abusivi, aizzandogli contro i regolari, e costringendo tutti a pagare un plateatico sempre maggiore; poi hanno suddiviso il Balon in due zone rispettivamente gestite dall’Associazione Commercianti (la parte più a modo e ordinata) e da ViviBalon (la parte più popolare e “stracciona”); infine hanno prima obbligato i mercatari dell’Associazione a mettersi in regola con le  norme europee e pagare sempre più per assicurarsi di fare mercati tutto l’anno. Ora stanno obbligando i mercatari della seconda parte a spostarsi. Questi ultimi finiranno dove già esiste il suk della domenica, una zona scomoda e fuori mano, non facilmente accessibile coi mezzi.

Ma la decisione presa in Sala Rossa sembra sortire un certo malcontento, tra un lenzuolo e l’altro si vocifera di manifestazioni, in tanti dicono che non sono disposti ad andarsene. Così nella giornata di ieri, sabato 30 dicembre, i responsabili di ViviBalon hanno indetto un’assemblea per le quattordici, un primo momento di confronto a cui hanno partecipato una trentina di persone. Dopo alcune parole per fare il punto della situazione i mercatari hanno deciso di partire in corteo verso il Comune.

“Sindaca scendi!!!- grida una ragazza mentre il vociare aumenta. La spontaneità regna sovrana al punto da non avere nemmeno un megafono per spiegare la protesta ai passanti, ma la foga sopperisce in qualche modo: cori, discorsi urlati a squarciagola, dita incollate al citofono del palazzo comunale ovviamente chiuso (è sabato pomeriggio), fino a gettarsi in mezzo alla strada per bloccare il flusso dei tram. La situazione rimane in stallo fino all’arrivo di alcuni vigili e agenti di polizia, che cercano di sedare gli animi e di consigliare ai mercatari “il giusto modo di manifestare”, con tanto di vademecum su autorizzazioni e preavvisi. Infine, dopo circa un oretta di trambusto, il gruppo si scioglie.

Il prossimo appuntamento è previsto per lunedì 7, alle ore 18, assemblea pubblica in canale Molassi. Ciò che pare evidente è che non basteranno due schiamazzi sotto ai palazzi del potere per arrestare questa decisione incastonata nei piani dell’imprenditoria e dell’amministrazione torinese, per quanto le persone di questa parte di mercato hanno già dimostrato in passato di non essere disposti ad andarsene senza colpo ferire.

Resta anche da chiarire, e forse lo scopriremo, la posizione di ViviBalon in tutta questa vicenda, che da un lato è responsabile da anni dei continui aumenti di prezzo del plateatico, della gestione frazionata del mercato e della caccia all’abusivo, dall’altro si riscopre agitatrice di folle nel momento in cui vede messo in pericolo il suo stesso profitto … dato che se c’è una cosa chiara a tutti è il tentativo delle istituzioni di fiaccare a tal punto questo mercato da renderlo sconveniente per chiunque e infine eliminarlo.