Corde al CIE di Torino

Nel CIE di Torino, mezzo distrutto dagli ultimi mesi di rivolte e incendi, con una sessantina di posti disponibili a fronte degli oltre duecento previsti, la situazione è tutt’altro che tranquilla. Nella notte tra lunedì e martedì due reclusi tentano la fuga: corrono verso il vecchio ingresso all’angolo tra via Monginevro e corso Brunelleschi, appendono una corda al muro di recinzione e cercano di scavalcarlo. Il primo riesce a scappare e a far perdere le proprie tracce, mentre il secondo, fermato dalle guardie quando è ancora aggrappato alla fune, viene tirato giù e brutalmente pestato. Questa mattina un ragazzo, disperato per le condizioni di prigionia, tenta di impiccarsi con una corda annodata alla recinzione del campo sportivo, quello nel quale i reclusi trascorrono la socialità. Gli agenti di guardia e gli operatori della Croce Rossa non lo soccorrono, e così ci pesano i suoi compagni di reclusione a tirarlo giù appena in tempo. Per quanto ne sappiamo, in questo momento è ricoverato nell’infermeria del Centro.

(Per cogliere l’aria che tira nel variegato schieramento dei carcerieri ora che anche il Cie di Torino si sgretola pezzo dopo pezzo, vi suggeriamo di dare un’occhiata all’ultima fatica di un costernatissimo Massimo Numa. Da un lato i poliziotti di guardia chiedono di affrontare l’emergenza ritoccando le regole d’ingaggio – che poi vuol dire poter sparare in schiena a ribelli e fuggiaschi, o qualcosa del genere -; dall’altro lato – all’estrema sinistra dei carcerieri, diciamo così – i vendoliani propongono di interrompere il flusso di prigionieri che arrivano dal carcere, in modo da salvare il Cie e permettergli di «svolgere la funzione per cui è stato istituito» oltreché ovviamente evitare disdicevoli «polemiche e manifestazioni»).

Chiudere i CIE, col fuoco delle rivolte

Un altro Centro di Identificazione ed Espulsione che chiude. Prima è toccato al Centro di Bologna, svuotato a marzo e chiuso per lavori di ristrutturazione che sarebbero dovuti durare un mese, ma ad oggi ancora non terminati. Qualche mese più tardi stessa sorte è toccata al Centro di Modena, svuotato prima di ferragosto e attualmente in ristrutturazione. Ora è il turno di Crotone,  chiuso «temporaneamente, ma a tempo indeterminato», per usare il vocabolario burocratese di cui solo i migliori Prefetti sono capaci. In attesa di notizie di prima mano, riportiamo quanto raccontato da alcune agenzia di stampa e quotidiani online. Nella notte del 10 agosto muore un recluso di 31 anni, per un malore dicono, a diversi giorni di distanza, la polizia e la Misericordia che gestisce la struttura. Una scintilla che fa scoppiare l’incendio: i reclusi del Centro, una cinquantina in tutto, danno vita ad una grande rivolta e in poche ore vengono distrutti i muri e l’impianto di videosorveglianza, poi incendiate le stanze e gli arredi. E così, con una struttura completamente inagibile e ingestibile, la Prefettura decide di chiudere i battenti e trasferire i reclusi in altri Centri.

(more…)

Nuovi giunti

18 agosto. Arriva qualche novità dal carcere torinese delle Vallette. Durante i primi giorni di agosto, nella sezione IX del blocco B, ovvero in una parte della prigione dove sono normalmente rinchiusi i nuovi giunti, un ragazzo avrebbe nottetempo appiccato il fuoco alla sua cella. Pare che il secondino di turno dormisse, o almeno così le guardie hanno giustificato il ritardo nei soccorsi, che sono arrivati dopo tre ore dall’inizio dell’incendio. A causa del fumo fitto che si è rapidamente diffuso per il corridoio e nelle altre celle molti prigionieri sono svenuti per il senso di soffocamento e sono stati presi da malori. Nel frattempo, per motivi ancora poco chiari, sembra che l’altra sezione del blocco B riservata ai nuovi giunti sia stata chiusa per qualche giorno per inagibilità.

Espulsioni per tutti

Aggiornamento 11 agosto. Durante la serata di sabato il recluso che nei giorni precedenti si era tagliato l’addome si cosparge di escrementi. Gli altri reclusi  in isolamento escono in cortile e bruciano per protesta alcune coperte. La polizia interviene con gli idranti ma viene tenuta a debita distanza dai prigionieri. Alcuni solidali si radunano fuori le mura per un veloce saluto e questa volta si dileguano prima che la polizia riesca a fermarli.

Aggiornamento 10 agosto. In seguito all’udienza davanti a un giudice di pace che ha convalidato l’espulsione, dopo una notte passata in questura la compagna fermata ieri viene accompagnata alla frontiera con la Francia.

I reclusi del Cie di Torino raccontano che nelle ultime due settimane più di una dozzina di loro sono stati deportati. Uno ha cercato di opporre resistenza all’espulsione, ed è stato prima picchiato, e poi espulso. Un altro ha tentato di scappare, ed è stato prima riacciuffato, e poi picchiato. Un altro ancora si è tagliato l’addome per protesta, ed è stato prima portato in ospedale e poi – una volta tornato al Centro – preso a schiaffi da un carabiniere. Insomma non tira proprio una bella aria dietro quelle sbarre.

Venerdì sera, per far coraggio ai prigionieri, una decina di solidali ancora in città si raduna in corso Brunelleschi per un veloce saluto con slogan e petardi. Mentre si allontanano vengono fermati poco distante da un discreto contingente di poliziotti: un’auto della digos, una della finanza, tre volanti e due furgoni pieni di celerini. Tutti vengono denunciati per accensioni pericolose, e tre vengono portati al commissariato di corso Tirreno. Due saranno rilasciati un paio d’ore dopo, mentre una compagna francese su cui pendeva un decreto di espulsione dall’Italia è stata trattenuta, probabilmente in attesa di deportarla.

Caltanissetta, tentativi di fuga a ripetizione

Caltanissetta, 3 agosto 2013

«Tentativi di fuga a ripetizione al Cie di Pian del Lago. Due, giovedì notte, sono stati andati a segno consentendo a due extracomunitari di allontanarsi dal centro e scappare, il terzo – ben più movimentato dei precedenti – è stato rintuzzato dalla polizia. A lasciare il Cie, dopo essere riusciti a superare le sbarre e la rete di recinzione sono stati due cittadini di nazionalità algerina che hanno approfittato del trambusto creatosi in altre parti della stessa struttura dove decine di immigrati tentavano di scalare la recinzione. La polizia li ha ricacciati all’interno del padiglione. Ma è stato ieri mattina che si sono vissuti momenti di tensione al Cie dove in molti le prospettive di rientro nei paesi d’origine ingenerano rabbia e voglia di fuggire. E ieri quasi tutti gli extracomunitari hanno dato vita all’ennesima sommossa con lanci di pietre e altri oggetti all’indirizzo delle forze dell’ordine chiamati a tamponare una difficilissima situazione. Non ci sono stati contusi e nessuno è riuscito a scappare, ma resta la tensione – ormai alle stelle – fra gli oltre ottanta ospiti protagonisti negli ultimi di giorni di tentativi a raffica di fuga, da far somigliare il Cie ad una bolgia. I sindacati, ripetutamente, hanno chiesto provvedimenti urgenti. Il Siulp ha invocato addirittura la chiusura del centro. Il Silp-Cgil, da parte sua, ha suggerito di privare gli stranieri dei telefonini per evitare che possano comunicare con l’esterno. IL sindacato guidato da Chiarenza ha pure chiesto di togliere agli immigrati i lacci dalle scarpette di ginnastica. Le due organizzazioni hanno invocato rinforzi per fronteggiare una situazione ormai sul punto di andare fuori controllo».

Il Giornale di Sicilia

Il cattivo esempio e il buon vicinato

Sono le 8 di mattina di mercoledì 24 luglio quando uno degli abitanti della casa occupata di via Lanino, affacciandosi dal balcone, nota un gruppo di sette o otto persone che affollano un piccolo terrazzo dall’altra parte della strada. Tra di essi, l’occupante riconosce i volti di alcuni abitanti del quartiere di Porta Palazzo, e li saluta: “buongiorno! che fatte tutti lì?” E quelli: “aspettiamo l’ufficiale giudiziario! Vogliono sfrattare il nostro amico e noi vogliamo aiutarlo a non farsi sbattere fuori casa.” Piacevolmente sorpreso dalla risposta, l’occupante si compiace nel notare l’assenza di militanti di questo o quel gruppo politico, e dal balcone arriva la conferma: “abbiamo visto diversi picchetti in quartiere, e ci vogliamo provare pure noi, visto che non sembra molto difficile!”

La mattinata scorre tranquilla. Dai balconi si scende in strada e si chiacchiera e si scherza. Diversi passanti e conoscenti esprimono solidarietà allo sfrattando e inimicizia nei confronti dello Stato, tra un caffè e una fetta di crostata.

Verso le 11 l’ufficiale giudiziario si presenta, accompagnato da un avvocato del padrone di casa molto insistente nel chiedere l’esecuzione immediata dello sfratto, ma bastano pochi minuti di pressione per convincerlo a dare un rinvio a Settembre, e pochi altri per farglielo posticipare fino a Ottobre, con buona pace dello zelante avvocato e grande soddisfazione dell’inquilino e dei suoi amici.

Quale pace?

Nuova e improvvisa rivolta nel Cie di corso Brunelleschi a Torino.  Nella notte tra domenica e lunedì i reclusi dell’area bianca, la più nuova e spacciata come super-sicura, si ribellano e incendiano i materassi. Presto altri fuochi vengono accesi nell’area gialla, nella rossa e nella blu. Durante la sommossa alcuni reclusi tentano la fuga: alcuni vengono subito ripresi, un altro cade e viene portato in ospedale ferito, un altro ancora invece pare proprio che sia riuscito ad evadere. Non si registrano invece arresti. E fino a martedì mattina i reclusi delle varie aree erano ancora accampati nei cortili, a causa dei danni inferti alla struttura.

Torino,  22 luglio 2013
«Protesta al Cie nella notte placata dalle forze dell’ordine
Gli immigrati hanno inscenato una protesta verso le 4.00 del mattino.
Le forze dell’ordine hanno riportato la pace entro un’ora»

Nuovi disordini al Cie di corso Brunelleschi. Verso le 4.00 del mattino, al centro per l’identificazione e l’espulsione di Torino è scoppiata una piccola sommossa, iniziata con il rogo di alcuni materassi. I disordini sono presto dilagati in buona parte del centro, rendendo necessario l’intervento delle forze dell’ordine.

(more…)

Leghisti in piazza

22 luglio. Verso le sette di sera in piazza della Repubblica un presidio della Lega Nord protetto da un buon numero di celerini e agenti in borghese viene disturbato da alcuni abitanti del quartiere, italiani e stranieri. Un poliziotto – avvicinatosi un po’ troppo per scattare qualche foto ai contestatori – viene cacciato e inseguito, ed è costretto a ripararsi tra i leghisti.

Caltanisssetta, tentate evasioni

Caltanissetta, 22 luglio 2013

«Nuova rivolta al campo d’accoglienza per extracomunitari a Pian del Lago. Due, sabato notte, i tentativi di evasione dal Cie (Centro identificazione ed espulsione) entrambi sventati dalle forze dell’ordine intervenuti massicciamente per arginare l’ennesima sommossa.  Nessuno è riuscito a scappare dal centro ma il tentativo, stavolta, ha avuto momenti davvero concitati. I rivoltosi si sono abbandonati, nei due episodi, a lanci di pietre e di urina (mista ad acqua) contro poliziotti, carabinieri ed esercito. Non si sono registrati feriti, ma il clima ormai è diventato incandescente in una struttura dove ogni notte gli ospiti mettono in atto di tentativi (falliti o riusciti) di fuga. Il clima di tensione è palpabile e si manifesta anche in altre ore della giornata con gli extracomunitari impegnati a sfasciare i marciapiedi e ricavare così le pietre da lanciare contro le forze dell’ordine. Anche sabato notte gli immigrati si sono arrampicati sulle sbarre in diverse parti del campo mentre altri lanciavano oggetti per agevolare la fuga. Alla fine nessuno è scappato. Passata la mezzanotte i rivoltosi sono usciti dal padiglione per il secondo atto di una sommossa simile alla prima. Le forze dell’ordine anche in questo caso hanno arginato come meglio potevano il tentativo. Qualche danno è stato arrecato al padiglione del Cie».

Il Giornale di Sicilia