13 luglio. Piazza della Repubblica, cinque del pomeriggio. C’è un litigio acceso, in un angolo, tra due ragazzini maghrebini. Dopo poco arriva una volante e gli agenti pensano bene di sedare gli animi, a modo loro: si gettano contro uno dei ragazzi, che avrà quattordici anni, e tentano di immobilizzarlo. Ma lui si divincola e allora loro cominciano a prenderlo a cazzotti sulla testa fino a farlo cadere e ad ammanettarlo steso a terra. Chi fino a quel momento aveva assistito al litigio di strada – indifferente o infastidito, parteggiando per l’uno o per l’altro – si coalizza all’istante di fronte all’arroganza degli agenti: in cinquanta si mettono ad urlare contro i poliziotti e partono subito bottigliate e spazzatura, tanto che gli agenti sono costretti ad indietreggiare e a ripararsi con la loro preda dietro ad un camion parcheggiato. (more…)

Un corteo, martedì pomeriggio, sbuca all’improvviso per le strade della Barriera di Milano. Ottanta o cento persone – a voler mediare tra i lanci d’agenzia e i racconti della gente al bar le mattine successive – e poi scritte, striscioni, volantini e discorsi al megafono contro sgomberi, sfratti, militarizzazione delle strade e galera. Il corteo si snoda spedito lasciandosi alle spalle una piccola scia di videocamere e bancomat sfasciati «a colpi di mazza», poi scompare – mentre quelli che li han visti passare rimangono in strada a discutere dell’accaduto per niente scandalizzati. E le camionette dei celerini – che da due mesi se ne stanno sempre parcheggiate in qualche angolo del quartiere pronte a saltare addosso all’istante a chiunque resista in qualunque maniera alle autorità in zona – dove sono finite? Per una volta erano troppo lontane, o troppo poche, e non si sono fatte vedere.
Oggi è stato caricato su internet un breve video girato in un CIE, e per una volta non si tratta di scene di violenza o autolesionismo. Questo video, girato con un telefono cellulare, documenta un un tentativo di evasione dal Cie di Caltanissetta. Non si capisce se qualcuno ce l’abbia fatta o meno, l’unica cosa indicata dall’autore è la data: 8 luglio 2013. Al momento sui siti dei quotidiani locali non è uscita nessuna notizia in merito. In attesa di maggiori dettagli, vi consigliamo di darci un’occhiata.
Qui di seguito, la lettera scritta recentemente da una ex detenuta delle Vallette per descrivere la sezione femminile dal di dentro, soffermandosi su quelle piccole cose che, giorno dopo giorno, fanno la quotidianità carceraria. Con le sue oppressioni, le sue miserie e, di converso, le sue possibilità di lotta.
«È nel corpo che si sente la sofferenza immediata del carcere. Vi racconto le piccole materialità che traumatizzano le membra e fanno del carcere di Torino una delle galere più invivibili (a detta di chi di galere ne ha girate molte e a lungo).
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2 luglio. Alle Vallette una guardia è stato aggredita e ferita da un detenuto. Lo riferisce in una nota Donato Capece, segretario generale del Sappe. Il detenuto, di 23 anni, recluso per furto nelAggressione al carcere Lorusso e Cutugno
„l’area psichiatrica della settima sezione detentiva A“, secondo le ricostruzioni del sindacato di Polizia Penitenziaria avrebbe sferrato un pugno in pieno viso al secondino. La nota parla però anche di una ferita alla mano del poliziotto, che si sarebbe procurato cadendo. Purtroppo, non è inusuale che le guardie si feriscano alle mani, perchè usate per dare pugni ai detenuti.
29 giugno. Un ragazzo, classe 1995, è stato arrestato per aver rubato un paio di jeans. Nella folla che normalmente gremisce di sabato il punto vendita del colosso dell’abbigliamento in via Roma, è entrato nelle cabine prova con tre capi, e ne è uscito con due. Un addetto alla vigilanza se n’è accorto e gli ha chiesto spiegazioni. Il ragazzo, diciottenne, ha ammesso di aver nascosto un paio di pantaloni sotto i suoi della tuta, dopo aver sfilato la placca antitaccheggio. Gli addetti alla sicurezza hanno chiamato la Polizia, che ha arrestato il giovane.
25 giugno. Inizia a funzionare il progetto ‘Ladri di biciclette’ del Comune di Torino. Nel primo pomeriggio, davanti alla vecchia stazione Dora, un ragazzo viene fermato da due agenti in borghese, presumibilmente vigili urbani, che pedalavano sulle biciclette gialle del ‘bike sharing’. Immediatamente ne arriva un altro su uno scooterone, anch’esso in borghese. Un manipolo di solidali del quartiere, allertato dalle voci sul fermo, arriva giusto in tempo per constatare la presenza del pattuglione interforze: alpini, poliziotti e i già citati vigili in borghese circondano il sospetto. Si accendono i toni, e arrivano, in meno di dieci minuti, i rinforzi: una camionetta del reparto celere e altre tre auto di agenti in borghese. Solo allora il fermato viene portato via, mentre i solidali e alcuni curiosi vengono circondati e identificati. L’episodio si conclude con il rilascio di tutti, compreso il sospetto ladro di biciclette, denunciato per ricettazione.
Crotone, 18 giugno
«Crotone, scontri nel Cie di S. Anna, poliziotti feriti
«È stato ancora una volta luogo di scontri il Centro di identificazione e espulsione “S. Anna” di Crotone, che si trova all’interno del centro per migranti più grande d’Europa.
La notte scorsa alcuni ospiti del centro, hanno protestato arrivando anche allo scontro con le forze dell’ordine presenti, alcuni dei quali sono stati feriti.
Gli agenti sono stati colpiti da spranghe e da pietre che gli ospiti del Cie si erano procurate all’interno della struttura e per alcuni agenti è stato necessario il ricovero in ospedale, anche se con ferite, fortunatamente, non gravi.
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Eccoci arrivati ad un nuovo “terzo martedì del mese“, ad un anno esatto dall’inaugurazione di questa tattica questurina pensata per attaccare frontalmente la resistenza agli sfratti in città. “Martedì nero” per chi ci vede dentro solo l’ineluttibilità dell’ingiustizia e della repressione, inarrestabili quanto brutali; occasione per resistervi, per chi pensa che nulla in fondo debba essere dato per scontato e predeterminato. Due sguardi opposti su di una identica realtà, cui sono sottesi due ragionamenti differenti sui concetti di forza e di possibilità. Che poi ci si riesca davvero, a sviluppare forza e ad aprire possibilità, è un’altra questione ancora, altrettanto spinosa; e questo anno intero di “terzi martedì del mese” di elementi di riflessione su questi temi ce ne ha regalati a profusione. Vi promettiamo che ne parleremo presto più diffusamente – ora lasciamo spazio alla cronaca.
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In seguito a un presidio al Cie di Modena, tre compagni, Sabbo, Andrea e Gabriele, sono stati trattenuti per tre giorni nelle celle di sicurezza di una questura modenese. Allo scadere del terzo giorno, i ragazzi sono stati sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di dimora e al rientro notturno, ovvero il divieto di allontanarsi dal comune di residenza e di uscire di casa tra le 18.00 e le 7.00, in attesa del processo che si terrà a Modena il 23 luglio 2013.
L’accusa è di aver danneggiato un gabbiotto adibito alla vigilanza del centro e di aver oscurato le telecamere di sorveglianza con della vernice, durante un rumoroso saluto ai reclusi del Cie, che si è tenuto domenica 16 giugno.
Dalla cronaca cittadina:
Modena, 18 giugno
«Cie, anarchici all’assalto con ‘razzi’, petardi e vernice
Un’imboscata dalla campagna, per arrivare fin sul retro del Cie (centro identificazioni ed espulsioni) di via Lamarmora e fare danni. Era questo l’obiettivo della ventina di anarchici che, domenica verso le 17, hanno lanciato ‘razzi’ e petardi, incendiando la siepe e le tende esterne utilizzate dai militari di stanza al Cie. Incappucciati, sono arrivati a piedi dai campi e poi hanno lanciato razzi artigianali, fumogeni e altro materiale esplodente oltre la recinzione.
Prima, avevano oscurato le telecamere del centro espulsioni utilizzando un bastone telescopico e della vernice rossa. Un raid ben studiato, per innescare la rivolta interna e ribarire il loro «no», ancora una volta, ai Cie. Centri che, secondo gli anarchici, non rispettano i diritti dei reclusi, cioè dei clandestini in attesa di rimpatrio.
Il gruppo, come detto numeroso, è poi scappato: oltre la campagna gli anarchici avevano parcheggiato le macchine con cui sono fuggiti. Una, però, è stata individuata dalla polizia ed è partita la caccia all’uomo: la polizia stradale e la guardia di finanza, che avevano avuto la nota di ricerca, hanno intercettato una macchina sospetta all’incrocio tra le vie Ciro Menotti e Nonantolana.
All’interno c’erano quattro ragazzi, un minorenne e tre maggiorenni: si tratta di A. V.; G. A.; e S. S., tutti noti alle forze dell’ordine e di età compresa tra i venti e i trent’anni. Si tratta di persone che gravitano nell’ambiente anarchico cittadino. Sono stati arrestati per vari reati: danneggiamento aggravato e incendio doloso.
Per il minorenne è scattata ‘solo’ la denuncia a piede libero ed è stata informata la Procura della Repubblica presso il tribunale competente. In auto il gruppo nascondeva passamontagna, pile, guanti, sciarpe. I petardi sarebbero stati lanciati con pistole lanciarazzi. Ora le indagini sono affidate alla Digos della questura di Modena.
Ieri pomeriggio, intanto, si sarebbe dovuto tenere a Modena il processo per direttissima ai tre arrestati e davanti al tribunale in corso Canalgrande ha stazionato un gruppo di anarchici, controllati a vista dalla Digos, lì per dare supporto ai loro ‘compagni’ imputati. Processo rinviato a stamattina. Nel frattempo i tre sono stati portati nelle celle di sicurezza della questura.
Il raid degli anarchici, stavolta, non avrebbe provocato la ‘solita’ sommossa interna. Da qualche tempo il clima interno del Cie è discreto, non si verificano infatti da mesi rivolte con danneggiamenti dai parte dei clandestini, che però periodicamente ricevono messaggi dall’esterno, dagli anarchici appunto, che lanciano loro palline con numeri di telefono da chiamare. Ora sono in corso di quantificazione i danni provocati dagli anarchici domenica pomeriggio: danneggiate ‘solo’ telecamere e apparecchaiture in uso ai militari»
Il resto del Carlino, Modena