Fu la Gondrand

22 dicembre. La celebre Gondrand, azienda di traslochi situata alla fine di via Cigna e da tempo in disuso, pare stia per affrontare grandi trasformazioni. Gli impresari edili Francesco e Gianluca Rocco hanno presentato al Comune un progetto da 20 milioni di euro per rinnovare l’intera area. Una profumeria, un fai date, un mobilificio e poi ancora un’intera zona ristorativa, un parco pubblico ma gestito dai privati e uno spazio per eventi e spettacoli. La consigliera Ferreo è convinta che lo strumento della legge 106 sia il più adatto per questo progetto, una normativa che consente di riqualificare immobili dismessi con premi di volumetria e procedure urbanistiche semplificate. Le testate locali sottolineano come in questo progetto di riqualificazione si giochi una partita molto importante contro l’illegalità, diffusa in questa parte della città.

Fermo a porta nuova

21 dicembre. Appena un’ora fa un ragazzo africano è stato braccato in malo modo all’interno della stazione di Porta Nuova da tre poliziotti e due militari, assistiti anche dai guardioni della security. Non sono ancora chiari i motivi del fermo, ma a giudicare da una ricostruzione di una passante presente sul posto non pare che il fatto sia legato a qualche “episodio criminoso” in particolare. In attesa di aggiornamenti riportiamo il link del video girato dal telefonino della passante. Il fermo è avvenuto tra le lamentele dei passanti contro la violenza usata dalle forze dell’ordine.

La lotta non ha inverno

 

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A pochissimi giorni dal corteo contro il decreto Immigrazione e Sicurezza, torna a farsi sentire la voce di chi subisce in maniera più massiccia le politiche di questo infame governo. Lunedì scorso nel Cpr di corso Brunelleschi i reclusi hanno dato inizio ad uno sciopero della fame contro le condizioni di detenzione e in particolare contro la mancanza di acqua calda nella struttura. In alcune aree il cibo, oltre a essere rifiutato, è stato lanciato contro la polizia accorsa per controllare la situazione. In serata è anche arrivata la notizia che un recluso ha tentato di suicidarsi con una corda, al momento si trova ricoverato nell’ospedaletto interno alla struttura e siamo in attesa di avere aggiornamenti. Infine nella mattinata di martedì le forze dell’ordine hanno fatto incursione in tutte le aree per effettuare una perquisizione, pare a caccia di accendini. (more…)

Le vasche di Natale

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Via Botero, via Bertola, piazza Arbarello e via Garibaldi. Dai litigi convulsi degli agenti della polizia politica arrivati fino all’orecchio di qualche compagno, il corteo partito sabato da piazza Solferino non avrebbe mai dovuto raggiungere la via dello shopping nel bel mezzo di un sabato pre-natalizio, anzi nessuno sarebbe proprio dovuto arrivare fino al concentramento.

Forse credevano di fermare tutti alla spicciolata, come hanno fatto con alcuni compagni che arrivavano da Bolzano e che hanno tenuto in questura qualche ora, o di impedire l’ingresso alla piazza con un immenso cordone di caschi blu che ostruiva tutte le strade. Peccato per loro che circa cento persone fossero partite da Porta Palazzo e al concentramento ci siano arrivate con cori, grida e uno strisione già aperto... Non se lo aspettavano e, nonostante il tavolo di pubblica sicurezza organizzato per l’occasione e gli infiniti mezzi a disposizione, questa sorta di pre-corteo è riuscito ad arrivare all’incrocio tra via Pietro Micca e via Cernaia, dove davanti a una piazza Solferino insolitamente blindata ha dovuto fermarsi e ripensare il concentramento proprio in mezzo alla strada, unico angolo lasciato libero dai cordoni di celerini.

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A proposito del corteo No Tav

 

Con un po’ di ritardo, proviamo a buttar giù alcune riflessioni sul corteo No Tav a Torino di ieri che è stato sicuramente un successo da un punto di vista meramente quantitativo, mostrando una certa tenuta del movimento, almeno per quanto riguarda la sua capacità convocatoria. Avremmo voluto condividere per tempo alcune criticità che ravvisavamo in questa manifestazione e ci scuseranno i nostri lettori della scarsa puntualità che, non solo in quest’occasione d’altronde, ha mostrato questo blog. Del resto, come cercheremo di spiegare, la scarsa puntualità di questo testo non sarà l’unica ragione per noi di autocritica riguardo il corteo di quest’8 dicembre.

Non ci sembra il caso di dilungarsi troppo sul sit-in Sì Tav di alcune settimane fa,  che ha trasformato la tradizionale manifestazione No Tav dell’8 dicembre in un appuntamento che altrimenti non avrebbe certamente avuto la stessa importanza. Ci limitiamo qui a far notare, rispetto a molte analisi che da quel giorno ci è capitato di leggere, che se la manifestazione Sì Tav è stata una manifestazione di classe, per contenuti e composizione come in tanti hanno prontamente sottolineato, questo automaticamente non ha trasformato il movimento, e la manifestazione, No Tav, in un movimento, e in una manifestazione, espressione della classe antagonista alla prima. Il movimento e la lotta No Tav non sono mai stati un movimento e una lotta, tanto per composizione che per contenuti, di classe, e non possono essere certo alcune madamin a farceli diventare.

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Dopo la rivolta

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È passato quasi un mese dall’ultima rivolta in c.so Brunelleschi ma il Cpr è di nuovo strapieno e i reclusi dormono su materassi buttati sul pavimento delle sale destinate ai pasti.

L’area che era stata dichiarata inagibile dopo la rivolta ha ripreso la sua normale funzione dopo qualche settimana di lavoretti alla veloce, pronta a essere riempita di fretta ingabbiando nuove persone ogni giorno, mentre l’area rossa, che era stata temporaneamente divisa in due, è tornata a fungere da sezione nuovi giunti e punto logistico per deportazioni e rilasci.

Dentro al centro continuano le espulsioni soprattutto di ragazzi tunisini e marocchini, di questi ultimi dieci in tre giorni. Chi rimane certo non se la spassa meglio: la settimana scorsa l’impianto di riscaldamento per quattro giorni è stato spento, per un mal funzionamento dato da “problemi tecnici” – dicono dall’amministrazione; molti reclusi si sono ammalati e dei solidali hanno deciso di portar dentro dei vestiti caldi che purtroppo non sono che un piccolo aiuto contro le temperature fredde che si creano dentro a dei prefabbricati. Molti reclusi hanno bisogno di cure mediche per problemi di salute di grave entità che vengono continuamente negate, mentre la “soluzione” messa in atto nel centro è somministrare paracetamolo a tutti, un po’ come pensare di porre rimedio alla denutrizione con l’acqua calda.

Il Cpr è una merda.

Verso il corteo

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Ecco altri due manifesti per il CORTEO del 15 dicembre. Qui potete trovare la prima e la seconda versione da diffondere e stampare.

Intanto ricordiamo che per saperne di più mercoledì 5 alle ore 21, alla Blackout House di via cecchi 21/a, ci sarà la presentazione pubblica della manifestazione.

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Controlli straordinari

27 novembre. Dalle 7 alle 19, a dare la caccia a chi viaggia senza biglietto o abbonamento sui mezzi Gtt, ci sono 80 controllori in più rispetto ai 120 ordinari. Ai controlli straordinari partecipano anche l’assessore ai trasporti Maria Lapietra e l’Ad di Gtt Giovanni Foti.

CORTEO, sabato 15 dicembre

Il decreto Immigrazione e Sicurezza viene presentato dal governo giallo-verde come un provvedimento volto a migliorare la vita di tutti. Ma le nostre vite non miglioreranno.

Peggioreranno, invece, e di molto: peggioreranno per i poveri, per gli stranieri, per chi vuole o deve vivere in modo diverso da quello che questo sistema prescrive.

Con questo decreto aumenteranno i dispositivi di controllo sulle nostre vite, saremo sempre più ricattabili e sfruttabili sul posto di lavoro e migliaia di persone diventeranno clandestine, costrette a nascondersi e a vivere in condizioni degradanti.

Chi lotta dovrà misurarsi con limitazioni sempre più restrittive e una repressione più dura. Così, ora, occupare una casa significa rischiare fino a quattro anni di carcere mentre bloccare il traffico, durante uno sciopero o un picchetto, fino a dodici anni.

 

Scendiamo in strada contro questo decreto, l’ennesimo, che vorrebbe stringere una morsa sempre più forte intorno alle nostre vite.

Scendiamo in strada perché sappiamo chi sono i mandanti e gli esecutori di questa miseria organizzata e imposta.

Scendiamo in strada per esprimere la nostra solidarietà e rabbia con chi si batte contro tutto ciò e per questo viene colpito, con la galera o altre misure cautelari. Come Antonio, un nostro compagno sottoposto da agosto alla Sorveglianza Speciale e che avrà un’udienza di appello il prossimo 20 dicembre.

Qui di seguito (e qui scaricabile) un primo manifesto di indizione che riassume la storia di Antonio.

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