Case vuote
10 aprile. Qualche giorno fa un uomo di 44 anni è stato sgomberato da un alloggio vuoto che aveva occupato nel quartiere Regio Parco, e ha deciso di ritentare, occupando una delle case ATC vuote in Via Cravero.
10 aprile. Qualche giorno fa un uomo di 44 anni è stato sgomberato da un alloggio vuoto che aveva occupato nel quartiere Regio Parco, e ha deciso di ritentare, occupando una delle case ATC vuote in Via Cravero.
Domenica 7 aprile una grossa rivolta scoppia nel Cie di Modena. Partita in mattinata come una protesta per l’ingresso di un ex detenuto diabetico in gravi condizioni di salute (e non per una sorta di “rissa tra ospiti di diverse etnie”, come riportato dai giornali), la rivolta arriva a coinvolgere praticamente tutti i prigionieri, considerato che la capienza del Centro è di 60 posti. I reclusi si barricano nelle sezioni e iniziano a sfasciare tutto: pareti in plexiglas, grate di ferro, telecamere e cabine del telefono. Nel pomeriggio gli agenti di guardia chiamano rinforzi, ma la rivolta viene sedata solo a tarda notte, al prezzo di una repressione durissima e due ambulanze vengono fatte arrivare sul posto per curare i feriti. Lunedì sera, un gruppo di solidali saluta i rivoltosi con grida e fuochi artificiali: da dentro, i reclusi rispondono con una battititura e gridando “libertà!“.
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Continua lo sciopero della fame di tutti i reclusi del Cie di Torino, e i prigionieri raccontano che due di loro da diversi giorni stanno portando avanti anche lo sciopero della sete. Per sostenerli nella loro lotta, lunedì sera una ventina di solidali si è data appuntamento in corso Brunelleschi per un saluto con slogan, battiture e petardi. Come al solito, da dentro la risposta non si è fatta attendere. Inoltre, e questa è una novità, si sentivano chiaramente le urla delle donne prigioniere. Martedì mattina i reclusi dell’area gialla del Cie di Torino salgono sui tetti delle camerate: chiedono che siano liberati almeno quelli che hanno già passato sei mesi dietro le sbarre.
Cogliamo infine l’occasione per pubblicare un un video girato a febbraio dai reclusi di Torino, e tenuto nascosto per tutelarne l’autore. Nelle immagini si vedono chiaramente i pasti consumati sul pavimento a causa della rimozione dei tavoli, e lo stato delle latrine. Guarda il video, oppure scarica il file in formato mp4.
Aggiornamento 3 aprile 2013. Lo sciopero della fame è terminato. Ascolta un’intervista realizzata da Radio Blackout sulla situazione nel Cie di Torino, oppure scarica il file mp3.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_03042013_cie_to.mp3]31 marzo. Mentre mezza Italia è seduta intorno a tavole più o meno imbandite per il pranzo pasquale, al Cie di Torino tutti i reclusi si sono messi d’accordo e hanno dato vita ad uno sciopero della fame. Tutte le aree, compresa quella delle donne, rifiuteranno il cibo per tre giorni e sembra che la maggior parte dei reclusi stia rinunciando anche alla terapia. All’arrivo della cena, un po’ per farsi forza e incoraggiare gli indecisi, un po’ per festeggiare la riuscita dello sciopero, i reclusi hanno deciso di applaudire tutti insieme. I guardiani del Centro sembrano in agitazione: quando si uniscono, gli oppressi fanno paura…
30 marzo. Nel pomeriggio un recluso del Cie di Torino si arrampica sul tetto della mensa dell’area blu. Non avendo nessuna intenzione di farsi rimpatriare, preferisce non credere alle false promesse che qualche ispettore gli propina dal cortile e decide di restare sul tetto fino all’orario utile per perdere la nave che da Genova lo porterebbe fino alla Tunisia. Uno sparuto gruppo di solidali porta per qualche minuto la propria rumorosa solidarietà al ragazzo, che con la sua determinazione riesce ad evitare l’espulsione.
30 marzo. Cacciati da qualche settimana dalle strutture dove erano ospitati, almeno duecenti profughi reduci dalla cosiddetta emergenza Nord Africa decidono di occupare. A tarda mattina entrano in una delle palazzine costruite a pochi passi dalla stazione Lingotto per ospitare gli atleti delle Olimpiadi Invernali del 2006 e iniziano a sistemarsi negli alloggi. Il Villaggio Olimpico ex MOI, che conta decine di palazzine abbandonate, sarebbe satato recentemente venduto dal Comune ad un fondo immobiliare del Gruppo Pirelli.
29 marzo. Da qualche tempo un uomo di quarant’anni occupava una delle tante case popolari vuote della città. Una vita tranquilla e abusiva a due passi da piazza Sofia, interrotta dai vigili di via Leoncavallo che – su richiesta dell’ATC – hanno provveduto a sbattere fuori lui, il suo cane e il suo gatto.
Dopo le tante cronache spicciole di questi mesi, pubblichiamo ora un breve testo di inquadramento più metodologico e di prospettiva intorno all’intervento che un bel numero di anarchici torinesi sta effettuando nella lotta contro gli sfratti in città. Chi avrà la pazienza di leggerlo tenga conto che non si tratta affatto di uno scritto definitivo, ma del contributo che alcuni dei compagni coinvolti hanno voluto dare qualche mese fa alla conoscenza di questa lotta fuori dai confini cittadini. E contemporaneamente ad una discussione che prosegue più o meno incessante da queste parti su quel che si fa insieme, sul come lo si fa e sul perché. Questo scritto, dunque, non è forzatamente condiviso in ogni suo nodo teorico da tutti gli anarchici impegnati in questo intervento: l’esatta natura delle strutture organizzative della resistenza, per esempio, e la loro temporaneità, sono tutte in discussione, così come è in discussione il tipo di rapporto che intercorre tra la resistenza agli sfratti e le occupazioni. Nodi teorici che come vedete sono molto pratici e che lo svolgersi stesso della lotta ci sta aiutando a comprendere meglio. Di più: il susseguirsi degli eventi è tanto veloce che alcuni dei suggerimenti importanti che ci ha fornito la lotta non sono presenti nelle righe che seguono semplicemente perché… sono emersi negli ultimissimi mesi o nelle ultime settimane.
(Realizzato in occasione di un convegno svoltosi a Zurigo nel novembre scorso, questo scritto da allora è circolato molto poco. Nonostante questo, o forse proprio per questo, è stato utilizzato da alcuni come prova provata del tradimento dei più basilari princìpi libertari da parte di chi l’ha scritto e degli altri compagni di qui, tradimento che starebbe contribuendo a far naufragare il movimento tutto in un abisso fatto di confusione interessata, assistenzialismo, cattocomunismo, cittadinismo, leaderismo, realismo – nel senso di compromissione con l’esistente e forse anche con Casa Savoia -, tatticismo politicante, verticalismo e… chi più ne ha più ne metta. Accuse che a noi paiono un po’ metafisiche, ma tant’è: il testo è qui sotto, e potete giudicare da soli.)
Scarica qui La casa è di chi l’abita. Riflessioni su una lotta a Torino.
27 marzo. Di ritorno da una manifestazione No Tav a Lione sarebbero usciti dall’autogrill di Salbertrand senza pagare il conto, portandosi via quasi 2000 euro di merce. Il PM Rianudo, dopo aver impiegato quasi quattro mesi per le indagini, ha convinto un giudice ad applicare gli obbligi di firma per tre ragazzi italiani e una ragazza francese – al momento irreperibile – accusati del furto.
Trapani, 27 marzo 2013
«Fuga dal CIE con rapina annessa
Otto già bloccati dai Carabinieri
La storia si ripete. Questa volta, sono circa quindici gli extracomunitari che nella notte tra il 25 ed il 26 marzo sono riusciti a fuggire dal Centro di Identificazione ed Espulsione di Milo, scavalcando il muro di recinzione e dileguandosi nelle campagne limitrofe. La tensione all’interno del CIE è alta si sa, ma da quei muri poco trapela. Ciò che trabocca è la voglia di fuggire ed a volte ci riesce come in questo caso anche se, a fermare la fuga di alcuni dei quindici disperati che hanno scavalcato il solito muro e percorso durante la notte a piedi la linea ferrata che porta da Trapani ad Alcamo, sono stati i carabinieri della Compagnia di Alcamo.
E’ l’alba quando alla Centrale Operativa dei militari arrivava una richiesta di intervento da parte di personale di un Istituto di Vigilanza privata che segnalava la presenza di possibili ladri all’interno del ristorante “Mediterraneo Segesta” all’interno della vecchia Stazione Ferroviaria di Calatafimi-Segesta. E’ lì che A. S., tunisino trentatré anni, stava facendo razzia di generi alimentari procurando anche svariati danni per l’ammontare di migliaia di euro al mobilio presente nel locale pur di riuscire a trovare qualcosa da mangiare e placare la sua fame. A. è stato il primo ad essere stato arrestato dai carabinieri di Calatafimi Segesta e della Compagnia di Alcamo intervenuti immediatamente sul posto. Per lui, colto in flagranza di reato, l’accusa è di furto aggravato. S., però non era solo.