8 marzo. Alle sette di sera un gruppo di nemici delle espulsioni si ritrova in corso Brunelleschi per salutare i reclusi del Cie di Torino con battiture, slogan e fuochi artificiali. Da dentro rispondono salendo sui tetti, incendiando lenzuoli e gridando “Libertà!”. Dopo la protesta, in due sezioni i reclusi rifiutano la cena.
Il Cie di corso Brunelleschi continua ad essere in buona parte inutilizzabile. Nonostante le notizie diffuse dai giornali, le camerate andate a fuoco durante le rivolte del 22 e 24 febbraio sono tutt’ora inagibili. Due dei cinque arrestati sono stati scarcerati: uno è stato liberato con un foglio di via dall’Italia, l’altro è stato riportato al Cie ed espulso immediatamente.
I reclusi sono ad oggi poco più di 60 (su 180 posti teoricamente disponibili). Dai giorni delle rivolte almeno 20 sono stati espulsi, 6 o 7 rilasciati con un foglio di via e due dovrebbero essere stati trasferiti a Trapani. In nessuna area, negli ultimi 10 giorni, ci sono stati nuovi ingressi.
Da tutte le aree comunicano che da un paio di giorni viene distribuito un riso che “puzza”. Tutti sono sicuri che il pasto sia condito con una forte dose di tranquillanti e qualcuno ha pensato bene di restituirlo dritto sulla testa dei militari che lo consegnavano…
Ieri un recluso ha trascorso la notte sul tetto dell’area viola per la paura di essere espulso. Qualche giorno fa aveva ingoiato un grosso numero di pile e lamette, ma, nonostante il parere contrario dei medici, era stato riportato al Cie. Sembra che abbia cercato di impiccarsi sul tetto. Questa mattina è stato riportato in ospedale apparentemente in gravi condizioni per gli oggetti ingeriti.
4 marzo. Come già successo l’anno scorso, pochi mesi dopo essere installate ai varchi dei parcheggi di via Ponchielli, via Monterosa e via Monteverdi, in Barriera di Milano, le barriere che impediscono a camper e furgoni l’accesso sono state divelte. E’ grande il rammarico della presidente di circoscrizione Nadia Conticelli e del coordinatore all’urbanistica Genco.
4 marzo. I ladri sono entrati durante la notte nel negozio di via Roma sfondando la vetrina con un’auto, hanno fatto incetta di prodotti Apple e si sono dileguati prima dell’arrivo della Polizia. Il bottino si aggirerebbe attorno ai 30.000 euro.

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1 marzo. Quando si è visto negare il rilascio del permesso del soggiorno, un uomo, originario della Tunisia, si è cosparso di liquido infiammabile e si è dato fuoco neUn immigrato si dà fuoco per non aver ricevuto il permesso di soggiorno
„l cortile dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino. E’ stato subito soccorso e portato al CTO, e ora è fuori pericolo.


Secondo le edizioni online di alcuni quotidiani locali, nella notte tra giovedì e venerdì ha preso fuoco una cabina elettrica dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino in corso Verona. Stando ai calcoli dei ragionieri della Questura, i danni dell’incendio ammonterebbero a 70mila euro. Per poter funzionare, gli uffici sarebbero stati collegati a un generatore di emergenza, gentilmente concesso dall’Iren. L’ipotesi dei giornali è che non si sia trattato di un corto-circuito, o di un fulmine a ciel sereno, ma di una azione legata alle recenti rivolte nel Cie di Torino, e alla minaccia di espellere una compagna francese fermata il giorno precedente dopo una manifestazione sotto al Cie. La compagna fermata, come già annunciato da qualche agenzia di stampa, è già stata deportata in Francia nel pomeriggio di oggi: sta bene e siamo sicuri che il suo morale sia alto.
Rispetto alla giornata di ieri, inoltre, c’è da aggiungere la notizia, sempre riportata da alcuni giornali, che mentre una dozzina di compagni era trattenuta nel commissariato di via Tirreno «un gruppo di anarchici ha rovesciato alcuni cassonetti in corso Regina Margherita, via Fiochetto e via Cigna e poi svuotato degli estintori sull’asfalto.»
Un’altra giornata movimentata al Cie di Torino. Nel primo pomeriggio un recluso sale sul tetto dell’area viola per evitare l’espulsione, e un gruppo di solidali si raduna fuori le mura per salutarlo e sostenerlo con slogan e petardoni di un certo calibro. Poco distante, un fotoreporter tradito dal flash della fotocamera viene raggiunto, circondato e maltrattato: riesce a mettere in salvo la macchina fotografica ma perde gli occhiali. In seguito si rivelerà essere un collaboratore dei peggiori quotidiani locali, forse l’autore di queste foto non esattamente da premio Pulitzer.
Quando arriva la conferma che l’espulsione del recluso sul tetto è rimandata, i manifestanti si allontanano, ma una dozzina viene bloccata poco distante da diverse volanti della polizia. Ascolta uno dei fermati al telefono con Radio Blackout 105.250, oppure scarica il file mp3.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_28022013_cie_to_fermati.mp3]
I fermati vengono portati nel commissariato di via Tirreno, e trattenuti per diverse ore. Verranno rilasciati in serata, tutti tranne una compagna francese: stando alle minacce della polizia, verrà accompagnata alla frontiera con un decreto di espulsione dall’Italia.
26 febbraio. Nella notte vengono strappate le bandiere e viene sradicato il portabandiera tassellato al muro fuori dalla sede dei Comunisti Italiani in via Verolengo 180. Stando alle pubbliche lamentele del segretario provinciale, si tratterebbe dell’ennesimo scherzetto alle sede del partito nel quartiere Lucento.
Un breve aggiornamento dal Cie di Torino dopo tre giorni di rivolta. Innanzitutto i reclusi arrestati sono 6, e non 5 come pareva in un primo momento. E mentre nelle aree gialla, rossa e blu, danneggiate dagli incendi di venerdì e in quello di domenica, sono già cominciati i lavori di ristrutturazione, i reclusi continuano a dormire negli stanzoni delle mense. Tra i prigionieri circola la voce che la Questura, per alleggerire la pressione sulla struttura, stia preparando imminenti espulsioni, trasferimenti in altri Centri o liberazioni. La stessa cosa, insomma, che è successa al Cie di Roma dopo la rivolta del 18 febbraio. Quel che è certo è che oggi a Torino almeno un recluso è stato sicuramente liberato, ma solo perché fuori lo avrebbe aspettato un obbligo di firma per un altro procedimento penale.
E a proposito di “fare alla romana”, pubblichiamo un amaro stornelletto in rima baciata scritto in questi giorni da un recluso del Cie di Torino. (more…)