Agenti circondati alle Vallette

22 settembre. Lavoro intenso per la Celere, questa settimana, a Torino. Dopo la giornata degli sfratti e gli studenti contestatori da tenere lontani dai Ministri, oggi i reparti dell’antisommossa sono dovuti correre alle Torri delle Vallette per salvare il culo agli agenti di tre volanti che, dopo un maldestro inseguimento-di-un-mezzo-sospetto, si sono ritrovati circondati dalla gente scesa inferocita dai palazzi a chieder loro conto di alcuni spari esplosi a casaccio nel corso dell’operazione.

Il campo di battaglia

Barricate contro gli sfratti

Non c’è stata una battaglia vera e propria. Ma la costruzione di un grandissimo campo di battaglia, quella sì: disegnato con inseguimenti, comizi volanti, blocchi stradali, barricate di cassonetti, cortei, tamburi e slogan per tutto il giorno per tutta la Barriera di Milano – e un po’ anche in Aurora e a Porta Palazzo.

Da una parte quelle famiglie del quartiere che sono sotto sfratto e che hanno deciso di resistere e resistere ancora e che dalla primavera sono riuscite a rendere quasi impossibile il lavoro agli ufficiali giudiziari in zona; dall’altra la Questura e il Comune che hanno deciso fiaccare la resistenza concentrando gli accessi tutti nella stessa mattina – una al mese – e di usare scudi e manganelli.

All’alba tutte le porte delle famiglie che avevano deciso di resistere sono barricate, con un picchetto sulla strada che le protegge. Ad occhio e croce, tra sfrattati e solidali, sono impegnate centocinquanta persone.

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Dieci minuti

“Se non torno dall’infermeria tra dieci minuti, vuol dire che mi è successo qualcosa.” Così ha detto un recluso del Cie di Torino ai suoi compagni dell’area viola, prima di essere portato in infermeria. E dopo dieci minuti esatti, alle 19.30 nell’area viola scoppia la protesta. Grida, materassi bruciati e battitura sulle sbarre con pezzi di ferro staccati dalle brandine. Poliziotti e militari si avvicinano alle gabbie dell’area, e i vigili del fuoco usano gli idranti per spegnere gli incendi. Dopo qualche minuto il ragazzo esce dall’infermeria, e le proteste cessano subito.

Aggiornamento 18 settembre. In seguito alle proteste del giorno precedente, un recluso dell’area viola di nome Salah Albasri  viene accusato di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e arrestato. Ora probabilmente si trova al carcere delle Vallette a Torino.

Tutto torna

I giornali non ne parlano, ma l’uomo sfrattato da casa mercoledì 12 settembre, è ora rinchiuso nel Cie di Torino. Che si tratti di un esperimento della polizia per risolvere il problema della casa a Torino? Per risolverlo alla radice, espellendo chi non può permettersi un affitto, ospitandolo nell’attesa presso il Centro di identificazione ed Espulsione di corso Brunelleschi? “Fuori di casa, fuori dall’Italia, fuori dai coglioni” sembra essere il messaggio digrignato tra i denti dei piani alti di corso Vinzaglio, piazza Castello o piazza Palazzo di Città. Mentre nel loro stanzino i Giudici di pace convalidano la guerra ai poveri, la Croce Rossa gestisce e contiene l’emergenza: è il suo lavoro, e ben remunerato. Gli ingranaggi dello Stato si incastrano alla perfezione e macinano le vite in surplus. Tutto torna, sempre.

Ascolta tutta la storia, dalla viva voce dello sfrattato-recluso al telefono con Radio Blackout 105.250, oppure scarica il file mp3.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_san_salvario_cie_12_settembre.mp3]

Senza cassonetti

12 settembre. A San Salvario un inquilino si barrica in casa e minaccia di darsi fuoco per resistere a uno sfratto. La polizia e i vigili del fuoco lo convincono a desistere, lo sfrattano, lo ricoverano in ospedale, e (more…)

Coi cassonetti

Picchetto antisfratto movimentato in via Ascoli, nel quartiere San Donato, nella mattina di mercoledì 12 settembre. Stretto tra un padrone di casa  particolarmente aggressivo e desideroso di rientrare immediatamente in possesso del suo immobile, e una famiglia che ha deciso di resistere,  l’ufficiale giudiziario propone una proroga di appena 6 giorni. Un rinvio troppo corto per permettere agli inquilini di trovare una soluzione, e che sposta il problema in un giorno in cui sono già previsti almeno una dozzina di sfratti. Eccesso di zelo o provocazione che sia, gli sfrattandi rifiutano sdegnosamente l’offerta, e i solidali cominciano a inveire contro l’ufficiale, il padrone e i poliziotti presenti.

La situazione si scalda rapidamente: la polizia chiama rinforzi, i solidali pure, e in pochi minuti il picchetto cresce fino a raggiungere la cinquantina di persone. All’arrivo delle prime volanti, due cassonetti vengono messi di traverso sulla strada per proteggere il portone, e vengono usati come tamburi per scandire il tempo degli slogan “Basta sfratti” e “La casa si prende, l’affitto non si paga”. Diversi passanti si fermano a guardare, i vicini si affacciano alle finestre, mentre il proprietario e il suo avvocato spariscono rapidamente e l’ufficiale giudiziario si mette a confabulare con i funzionari della Questura. Dopo un quarto d’ora di baccano, l’ufficiale propone – e in molti erano disposti a scommettere sulla data – un rinvio a martedì 16 ottobre. Gli inquilini accettano, la situazione torna rapidamente alla normalità e un lungo applauso saluta la determinazione di tutti.

Non è la prima volta che a Torino si spostano cassonetti per resistere a uno sfratto, ma certo è la prima volta che questo succede per protestare contro una proroga offensiva e insidiosa. Se da un lato questo è indice di intelligenza e disponibilità a battersi da parte degli inquilini sotto sfratto e dei solidali, dall’altro è altrettanto chiaro che sta diventando difficile ottenere senza sforzo un rinvio dignitoso. I margini di trattativa si assottigliano, e il livello dello scontro sale. Nei prossimi giorni si vedrà fin dove le parti sono disposte ad arrivare, e la forza e la determinazione che sapranno mettere in campo.

Per ora, ci limitamo a registrare che «quando non hai scelta devi resistere, per forza» come dice Hassan di via Ascoli ai microfoni di Radio Blackout 105.250. Ascolta l’audio oppure scarica il file mp3.

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo_via_ascoli_12_settembre.mp3]

Fassino in Barriera

A Torino il Sindaco è talmente benvoluto che per contestarlo bisogna avere pazienza e… aspettare il proprio turno. Questa mattina il Primo cittadino doveva inaugurare i nuovi giardinetti di via Leoncavallo, sorti sulle macerie della Ceat-cavi proprio in mezzo alla Barriera di Milano; ad attenderlo il solito parterre di consiglieri di Circoscrizione, rappresentanti di associazioni, giornalisti e sottopifferi para-comunali di ogni risma. Pochissimi i bambini della zona, ai quali, nella propaganda comunale, i giardinetti sarebbero dedicati: in effetti il nuovo spazio – una grossa gabbia spoglia e rossastra circondata dai palazzoni di via Aosta – odora più che altro di banlieue ed ha ben poco di attraente.
Sta di fatto che il Sindaco non ha ancora iniziato a parlare che un gruppo di disoccupati srotola ai bordi della cerimonia uno striscione ironico: «Fassino grazie per il giardino. I genitori disoccupati senza reddito». Neanche il tempo di digerire questa prima tiepida accoglienza che arrivano una quindicina di guastafeste del quartiere e se la prendono anche loro col Primo cittadino, ma per altre ragioni: la riqualificazione che da una parte espelle i proletari e dall’altra li rinchiude in ghetti, e l’attacco della celere contro gli abusivi del Balon di sabato scorso. Anche loro dotati di striscione: «La riqualificazione è guerra ai poveri».
Urla, fischi, il precario equilibrio della cerimonia è saltato. Il Sindaco taglia il nastro ma non riesce a parlare, si stacca presto dal gruppetto delle autorità per andare a chiedere ai Vigili di allontanare con le cattive i contestatori. Alle urla e ai fischi si aggiungono anche gli spintoni e un lungo tira-e-molla con lo striscione. Dei presenti qualcuno solidarizza coi contestatori («Lasciateli parlare!») oppure propone altre rimostranze contro il Sindaco («L’Imu, che tolga l’Imu!»), altri invece se la prendono con i guastafeste e i più semplicemente non capiscono bene cosa stia succedendo.
La festa oramai è rovinata quando arriva pure una camionetta della celere; ma i contestatori, oramai, hanno deciso di ritornarsene a casa.

Caccia all’abusivo

Dopo alcuni sabati d’agosto di relativa calma, sabato 8 settembre riprende la caccia all’abusivo al Balon. Le forze dell’ordine si presentano in pompa magna, numerose e particolarmente arroganti sin dalle prime ore del mattino. Una trentina tra polizia municipale e sbirri in borghese con l’aiuto di una ventina di celerini tentano di far piazza pulita degli ambulanti senza permesso, senza esitare minimamente a mostrare i muscoli. Evidentemente le direttive ricevute dai superiori contemplano la possibilità di un certo uso della violenza, normalmente utilizzata con il bilancino nelle ore del mercato. Dopo aver sequestrato la mercanzia di alcuni ambulanti, si concentrano in piazza Borgo Dora, dove trovano un piccolo gruppo di compagni e di ambulanti determinati a resistere. Dopo aver conquistato a spintoni lo spazio di alcune bancarelle, la polizia prova a portar via un abusivo che resiste al sequestro e che è per di più privo di documenti. Quando il gruppo di resistenti si muove per contrastare la decisione degli sbirri, la celere comincia a manganellare in mezzo alla piazza  – abusivi, solidali e semplici passanti – mentre gli altri poliziotti improvvisano una piccola caccia all’uomo per acciuffare chi gli si era messo di traverso. Cinque persone, un abusivo e quattro solidali, vengono fermati e portati al commissariato per essere identificati. Vengono rilasciati nel giro di poche ore, tre solidali con in mano una denuncia per resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Se sabato la polizia, con una presenza più numerosa e un atteggiamento più duro del solito, ha tentato di dare un segnale forte contro chi al Balon e a Porta Palazzo non è in regola, si può dire che in diversi non si sono fatti intimorire. Nelle prossime settimane vedremo se  questa ostilità nei confronti dell’operato poliziesco saprà concretizzarsi in una resistenza efficace, come a volte è già accaduto. E se la resistenza alla cacciata degli abusivi potrà trasformarsi in una cacciata della polizia. Nel frattempo, ascolta un racconto in diretta ai microfoni di Radio Blackout 105.250, oppure scarica il file mp3.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/cariche-a-borgo-dora.mp3]

Fuga da Trapani

Verso le tre di notte, tra venerdì e sabato, una trentina di reclusi ha tentato la fuga dal Cie di Trapani, dopo aver segato le sbarre della struttura. Solo uno ce l’ha fatta a scappare: gli altri sono stati ripresi e picchiati con violenza dalla polizia. I compagni di cella di un recluso, arrivato da poco da Lampedusa e con la testa aperta dalle manganellate, hanno dovuto protestare per ore affinché il ferito fosse portato in ospedale e ricucito. Da tempo i reclusi denunciano le condizioni di vita tremende in un centro particolarmente sovraffollato a causa dei recenti sbarchi, e raccontano con orgoglio che i tentativi di fuga, grandi o piccoli, sono praticamente quotidiani, e che non si fermeranno.

Ancora una sommossa a Pozzallo

Pozzallo,  3 settembre 2012
«Tunisini in rivolta al centro di accoglienza di Pozzallo. Quindici arresti

Quindici extracomunitari sono stati arrestati dopo la rivolta di sabato al centro di prima accoglienza di Pozzallo. Sono tutti tunisini. Li hanno tratti in arresto Squadra Mobile di Ragusa unitamente ai Carabinieri di Modica e alla Guardia di Modica e Pozzallo, in stretta sinergia con la Procura di Modica diretta dal Procuratore […]. Sono ritenuti responsabili di resistenza e violenza verso le forze dell’ordine presenti nel C.P.S.A. di Pozzallo per servizio di ordine pubblico e che nell’esercizio delle loro funzioni cercavano di impedire che ciò accadesse, in quanto, in concorso tra loro, nel tentativo di darsi alla fuga dal centro, dove si trovavano ospitati dopo il loro sbarco, avvenuto il 31 agosto scorso a Lampedusa e trasferiti a Pozzallo, procuravano lesioni personali a un Carabiniere (giudicato guaribile in 10 giorni, e tre poliziotti (guariranno in 10, 3 e 2 giorni). Nella circostanza gli extracomunitari hanno devastato la struttura distruggendo il pavimento in parquet, divelto le staffe in alluminio dell’intelaiatura del parquet utilizzandole quali armi improprie nei confronti dei tutori dell’ordine intervenuti, sfondato le porte vetrate prospicienti l’area esterna recintata del CPSA, divelto muri e porte con le predette staffe metalliche, per procurarsi la fuga, ed utilizzando corpi contundenti scagliandoli contro le forze dell’ordine che prontamente avevano fronteggiato la rivolta riuscendo ad allontanare gli extracomunitari i quali, al fine di riuscire nel loro intento, lanciavano contro l’anzidetto personale tutto il materiale che riuscivano a prelevare. Tutti gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati associati presso le Case Circondariali di Modica, Ragusa, Caltagirone e Siracusa a disposizione del Sostituto Procuratore della Repubblica di Modica, Gaetano Scollo.»

da Radio Rtm