La casa è di chi l’abita \ 2
25 maggio. Ancora un picchetto antisfratto vittorioso che si trasforma in un intervento al mercato per protestare contro l’assedio di via Leinì. Questa volta nel cuore di Borgo Vittoria.
25 maggio. Ancora un picchetto antisfratto vittorioso che si trasforma in un intervento al mercato per protestare contro l’assedio di via Leinì. Questa volta nel cuore di Borgo Vittoria.
23 maggio. I Carabinieri contestano ad una casalinga del torinese i reati di truffa e esercizio abusivo di professione. La donna, 65 anni, aveva trovato un singolare modo per arrotondare le entrate: contattava degli imprenditori e si offriva, in qualità di avvocato, di fare da intermediario tra loro e gli istituti di credito. Dopo essersi fatta consegnare i 500 euro necessari per istruire la pratica, la sedicente avvocatessa si dileguava.
23 maggio. Siamo nei dintorni di piazza Cerignola: di fronte ad un portone una trentina di persone – tra inquilini che resistono agli sfratti, occupanti di case e solidali – aspettano l’ufficiale giudiziario che deve sbattere fuori di casa una ragazza che abita là insieme a suo figlio, un ragazzino di tredici anni. Arriva il padrone di casa, proprietario di una agenzia immobiliare, e dopo un paio d’ore pure l’ufficiale giudiziario. Il picchetto è numeroso e determinato, la trattativa breve, la polizia non prova neanche a farsi vedere: la ragazza ottiene una proroga di quasi due mesi. Poi, come d’abitudine, corteo: per le stradine del quartiere e poi verso il mercato di via Monterosa, un po’ a festeggiare per la piccola vittoria della mattina, un po’ a protestare contro l’assedio di via Leinì della settimana precendente. In testa, uno striscione: «la nostra solidarietà è più forte dei vostri inganni!». Contemporaneamente, giusto un po’ più a Nord in Barriera, un altro picchetto respinge un altro ufficiale giudiziario, ottenendo un’altra proroga sostanziosa. «Oggi niente sfratti in città»: per ora è uno slogan, ma può diventare vero.
Modena, 22 maggio 2012
«Fuga di gruppo dal CIE di Modena
Nella tarda serata di ieri e nella notte, si è verificata un’evasione violenta di gruppo al Centro identificazione ed espulsione di Modena. 26 clandestini sono riusciti a fuggire malmenando con delle spranghe improvvisate i militari che erano di guardia. Tre i militari contusi. Metà degli stranieri che si erano allontanati sono stati ripresi e riaccompagnati al Cie. Sull’accaduto interviene il consigliere comunale del Pd Maurizio Dori: «Due uomini della Guardia di Finanza e un militare dell’Esercito presi a sprangate (uno dei finanzieri ha avuto punti di sutura al capo) una ventina di internati fuggiti, alcuni dei quali ripresi, poche ore dopo. Ancora episodi di violenza al Cie, il Centro di identificazione ed espulsione di via La Marmora. Una ventina di giovani uomini hanno usato l’intelaiatura del letto per trasformarla in oggetti contundenti e hanno affrontato così armati gli uomini di guardia alla struttura. E’ un episodio gravissimo, la vita di chi è deputato al controllo del Cie è stata messa a rischio. Questi uomini, tra l’altro, eseguono i loro compiti senza essere armati. Hanno cercato di riportare la situazione sotto controllo, ma sono stati malmenati con violenza. Così proprio non va. […]».»
Gradisca, 20 maggio 2012
«Il Cie di Gradisca ritorna zona a rischio
L’arrivo di 50 immigrati alza la tensione nel centro, che ha visto in poche ore due rivolte. Gli sprechi dei rimpatri
E’ di nuovo alta tensione al Cie di Gradisca fra nuove rivolte, poliziotti mandati all’ospedale e il progressivo ritorno a regime della struttura. Nel centro di trattenimento ed espulsione isontino la situazione è tornata improvvisamente ad essere caldissima con l’arrivo, nella giornata di venerdì, di 50 immigrati maghrebini, provenienti dalle analoghe strutture di Trapani e Caltanissetta. Come previsto non si tratta dunque di migranti sbarcati sulle coste siciliane – nè a Gradisca sono previsti arrivi di questo tipo in futuro – ma di clandestini in attesa di rimpatrio, trasferiti all’ex Polonio da altri centri ormai al collasso.
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18 maggio. Corso Montegrappa. Doveva essere una serata noiosa per Marrone ed i suoi amichetti: due gazebi, una camionetta dell’antisommossa e qualche digos, nessun passante, poche auto. Improvvisamente si sono materializzati circa 25 antirazzisti, giunti da una via laterale, e si sono fermati a non più di 5 metri da quello squallido banchetto. Dietro lo striscione ‘basta razzismo’ hanno scandito slogan solidali con gli immigrati ed i clandestini, contro i razzisti di quartiere, e schernito calorosamente Marrone che sorrideva isterico, taciturno e ben poco divertito. Il gruppo ha atteso che l’antisommossa fosse schierata e pronta alla carica per ritirarsi, molto lentamente, ed andarsene indisturbato. Tratto da qui.
Modena, 19 maggio
Modena, prove di evasione al Cie: trovate lime e lenzuola
Il materiale scoperto dalla polizia dentro la condotta di areazione del Centro durante un controllo successivo ai danneggiamenti. Denunciati cinque “ospiti”
Dieci metri di lenzuola di carta annodate e quattro seghetti. Un pacco nascosti dentro l’impianto di aerazione. Tutto pronto, insomma, per una fuga da ordire durante i disordini avvenuti tra il 12 e il 13 maggio. Questa l’ipotesi altamente probabile che gli investigatori della Questura stanno affrontando a proposito di una inattesa scoperta avvenuta dentro il Cie nel corso di un controllo accurato dopo la violenza.
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«Il 24 maggio al tribunale di Milano si svolgerà la prima udienza di un processo che vede imputati nove uomini accusati a vario titolo di aver partecipato ad una sommossa scoppiata nel Cie di via Corelli il 15 gennaio scorso.
Fino a qui si potrebbe pensare ad un processo come se ne sono visti tanti in questi anni a carico di chi nei centri di identificazione ed espulsione lotta per riprendersi la propria libertà. Invece questa volta val la pena soffermarsi un po’ di più ad osservare ciò che sta avvenendo ed i problemi che sta ponendo.
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17 maggio. Un picchetto antisfratto a Porta Palazzo si trasforma in corteino lungo il perimetro di Piazza della Repubblica, dopo la notizia che, per la presenza di un folto gruppo di persone, l’ufficiale giudiziario non ha potuto eseguire lo sfratto e ha dato una proroga di un mese e mezzo. Durante il giro della piazza musica e interventi hanno attirato l’attenzione dei passanti e degli avventori del mercato. Si è ribadito che resistere a uno sfratto è possibile, insieme, e si è raccontata la vicenda dell’assedio di via Leinì.
Cosa fanno un Ufficiale giudiziario e un funzionario dell’Ufficio politico della Questura quando si rendono conto che leggi e leggine possono ostacolare la finalità ultima del loro lavoro – vale a dire la tutela degli interessi dei padroni? Prendono leggi e leggine e ci si puliscono il sedere. Il diritto del resto è sempre una questione di forza, e la forza – quella militare, quella che fa muovere di prima mattina decine di uomini armati, e camionette, e funzionari dalla denuncia facile – è senza dubbio dalla loro parte.
E così, ieri mattina, l’Ufficiale e il Questurino hanno organizzato un bell’assedio all’alba – con decine di uomini armati, e camionette e funzionari dalla denuncia facile – per restituire alla legittima proprietaria un appartamento in via Leinì, nel cuore di Barriera di Milano, il cui inquilino da sei mesi resisteva allo sfratto. Peccato però che l’ultima volta l’Ufficiale giudiziario aveva lasciato formalmente all’inquilino tempo fino al 23 maggio per andarsene e che ieri… era solo il 15. Insomma, a differenza degli assedi precedenti – quello di Borgo Dora e quello di San Paolo – quando la forza questurina ha dato una bella spinta al diritto dell’Ufficiale giudiziario di sfondare porte in giorni prestabiliti, questa volta la forza si è presentata nuda per quello che è, senza alcuna pezza giustificativa.
L’Ufficiale e il Questurino si son studiati questo piccolo imbroglio per evitare tutti i fastidi legati al dover affrontare una porta ben barricata, inquilini vigili e svegli, un buon numero di solidali di fronte al portone da dover spostare di peso o da dover inseguire mentre bloccano le strade e scorazzano per il quartiere. Soprattutto, agendo illegalmente e di sorpresa hanno voluto evitare di misurarsi con una forza diversa dalla loro – che sa farsi sentire e mettersi in mezzo anche se non è di tipo militare, che trova linfa nella solidarietà reciproca degli sfrattati e nella simpatia di un bel pezzo di città – e con l’idea, ben distante dal diritto, che la casa è di chi l’abita e che tutti dobbiamo averne una.
Ascolta l’intervista a Ciro, trasmessa questa mattina da Radio Blackout:
[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/Ciro-sfratto-16-05.mp3](Per la cronaca spicciola, l’Ufficiale in questione si chiama Savelloni Riccardo e i questurini sono i soliti della squadra politica di via Grattoni. La padrona di casa oggetto di tante affettuose attenzioni è una certa Benzo Margherita. Ah!, dimenticavamo: l’inquilino sotto sfratto già da qualche tempo vive in una casa occupata qui in quartiere e ieri mattina in via Leinì ci stava solo un suo amico, ospite per qualche giorno. Per cui l’Ufficiale e il Questurino, in realtà, non son riusciti a sfrattare nessuno.)
Aggiornamento 17 maggio. In mattinata un nutrito e colorato picchetto ha respinto lo sfratto di una famiglia proprio nel mezzo di Porta Palazzo, in Piazza della Repubblica: più di un mese di proroga, con gli sgherri della Polizia politica e del Commissariato in un angolo a guardare. Dopo di ché una cinquantina tra resistenti agli stratti, occupanti di case, solidali e passanti, hanno bloccato la strada e, tamburi e striscione in testa, hanno improvvisato un corteo intorno al mercato: una prima risposta all’assedio di martedì.