1 febbraio. Il questore di Torino Aldo Faraoni è colto da infarto nel pomeriggio mentre si trova in Prefettura a una riunione sul maltempo, evidentemente molto tesa. Operato d’urgenza, pare sia sopravvissuto. Per qualche giorno sarà comunque ricoverato al Mauriziano, nel reparto di rianimazione cardiovascolare del dott. Verdecchia. L’orario visite è dalle 18.30 alle 19.30.
31 gennaio. Le fiancate di cinque vetture del treno Mi-To1 vengono imbrattate da scritte contro la polizia, contro il Tav e in solidarietà agli arrestati del 26 gennaio. Per risparmiare ai pendolari il disagio di viaggiare in simili condizioni, il treno viene ritirato per un giorno intero.
31 gennaio. Trenta manifestanti occupano i binari all’altezza del cavalcavia di corso Sommelier, provocando il blocco totale della stazione di Torino Porta Nuova per una buona mezz’ora. Erano addetti alle pulizie dei treni, che protestavano contro il licenziamento di alcuni colleghi.

Prima che vengano cancellate, da Fassino o chi per lui, ci teniamo a raccogliere, giusto per riderci un po’ su, alcune tra le migliori scritte comparse lungo il percorso del corteo No Tav di sabato 28 gennaio a Torino. Corteo che, per inciso, ha attraversato un centro abitato da ricchi con negozi per ricchi, i cui muri peraltro sono da sempre ricoperti di scritte di ogni tipo, contro il Tav e non solo.
Miglior scritta contro il Governo : «Più valle, meno Monti»
Miglior scritta contro la Magistratura : «Caselli TAVvisiamo»
Miglior scritta contro la Polizia : «ACAB (non il film)»
Miglior scritta contro i giornalisti: «Numa merda – servo»
Miglior spunto teorico : «Il potere è logistico: blocchiamo tutto!»
Miglior indovinello: «Più si blocca più si avanza».
(Quando? La soluzione è in fondo alla pagina)
Miglior proverbio: «Muri puliti popolo muto»
Miglior scritta contro chi non vuole le scritte: «Basta scritte!»
superata da «Cazzo, hai ragione!»
(ma di queste, ahinoi, ci mancano le foto)
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Raccogliamo qui una breve rassegna di iniziative – organizzate più o meno lontano dalla Valsusa – in risposta all’attacco repressivo contro il movimento No Tav. Iniziative di solidarietà alle compagne e ai compagni arrestati, ma anche e soprattutto di stima e gratitudine verso tutta una lotta che ha saputo sempre resistere con forza e concretezza. Iniziative che indicano che la Valsusa non è sola, che le sue ragioni sono ormai state spiegate e comprese a sufficienza. E che si tratta, ora più che mai, di difenderle.
Il 26 gennaio, il giorno degli arresti, immediate manifestazioni di solidarietà vengono organizzate un po’ dappertutto: al carcere di Asti e a quello di Milano, e poi a Bari, Bologna, Cagliari, Cremona, Padova, Pisa, e perfino all’Ambasciata italiana a Parigi.
A Chivasso, in trenta contestano l’assessore regionale Claudia Porchietto nella sede della pro-loco. A Roma, in duecento occupano per un ora il tetto degli uffici delle FS. Ancora a Roma, un centinaio di persone sfila in corteo spontaneo per le vie del centro.
Il giorno seguente, 27 gennaio, da Lambrate decine di studenti raggiungono in metropolitana l’abitazione di un loro compagno a Vimodrone: Caselli gli ha appioppato un obbligo di dimora che gli impedisce di andare a scuola. Per lui, quindi, una lezione all’aperto con cartelli, striscioni e messaggi di solidarietà.
Ancora il 27 gennaio alla stazione di Napoli Centrale, cinquanta persone occupano alcuni binari, bloccando due treni per un’ora; alla stazione di Mestre vengono occupati gli uffici di Trenitalia; alla stazione di Padova trenta persone occupano la saletta vip “Freccia Rossa”.
E infine (per ora) il 28 gennaio a Cagliari un gruppo di manifestanti occupa per mezz’ora due binari della stazione, causando qualche ritardo alla circolazione.
Aggiornamento 31 gennaio. La mattina di domenica 29 gennaio il viceconsole italiano di Rouen (Francia) trova due scritte sulla serranda del Centro Culturale Italiano: «No Tav» e «Liberté». Nella notte tra il 30 e il 31 gennaio la sede del Partito Democratico di Milano, sezione Bovisa-Gargano, viene danneggiata: serrande imbrattate, bacheca distrutta e scritte contro il Tav. La stessa notte, ignoti tentano di incendiare la sede del PD di Crema: scritte contro il Tav e un vetro rotto per le fiamme. E il 31 gennaio il Parruccone Capo Giancarlo Caselli viene contestato da una ventina di anarchici a Lugano in Svizzera, durante una conferenza in università; la polizia interviene e scoppia una mezza rissa.
28 gennaio. Un corteo No Tav indetto da tempo per portare le macerie della Valle sotto la Regione si trasforma in una grande manifestazione di solidarietà agli arrestati di giovedì. Migliaia di persone tra valsusini, torinesi e compagni venuti da fuori sfilano sotto la neve da Porta Nuova a piazza Vittorio, tra interventi al microfono, striscioni, slogan, scritte sui muri e lanci di vernice contro la sede storica de La Stampa. Al termine della manifestazione, alcune centinaia di manifestanti tornano assieme a Porta Nuova, bloccando il traffico ancora per un po’.
27 gennaio. Due-trecento persone si radunano in serata dietro il carcere delle Vallette a Torino per salutare con slogan, urla, petardi e fuochi d’artificio gli arrestati del giorno precedente in seguito alla vasta operazione di polizia contro il movimento No Tav. Un cavo del sistema antiscavalcamento lungo la recinzione viene strappato e bruciato, e una macchina della Penitenziaria viene scacciata a pietrate.
«Dopo la Primavera Araba l’afflusso dell’immigrazione si è intensificato e con questo la repressione e la militarizzazione. La risposta a tutto ciò non è però tardata ad arrivare: mai come in questo ultimo anno i reclusi si ribellano, bruciano le gabbie ed evadono. L’ultimo episodio significativo riguarda il Cie di via Corelli a Milano: il 15 gennaio 2012 un intero padiglione è stato dato alle fiamme in risposta alle continue umiliazioni da parte della polizia; rivolta che ha portato all’arresto di 27 persone.
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27 gennaio. Tre sacchi di merda vengono lanciati contro la sede del giornale Torino Cronaca, i cui servizietti fotografici sulle battaglie in Valsusa del 27 giugno e del 3 luglio sono stati indispensabili alla Procura di Torino per confezionare gli arresti del giorno precedente.
Giovedì 26 gennaio compagni di mezza Italia vengono svegliati all’alba dalla polizia per una vasta operazione contro chi si è battuto in Valsusa quest’estate, in particolare nelle giornate del 27 giugno e del 3 luglio 2011. Una cinquantina di perquisizioni in abitazioni private, centri sociali e case occupate; venticinque custodie cautelari in carcere, quindici obblighi di dimora, un arresto domiciliare e un divieto di dimora nella provincia di Torino. Due di questi mandati sono spiccati contro compagni già agli arresti per altri motivi, uno contro un compagno in stampelle accusato di aver ferito 4 poliziotti, uno contro una compagna incinta: alla procura di Torino – e soprattutto al suo decrepito parruccone capo Giancarlo Caselli – piace evidedentemente “vincere facile“. O meglio: gli piacerebbe, visto che il tentativo di intimidire la lotta in Valsusa, e con lei tutte le lotte che stanno attraversando il paese in questo periodo, ha provocato reazioni di solidarietà in tutta Italia. Solo in Piemonte, per essere brevi, un corteo di 500 persone ha bloccato per due ore via Po a Torino; e in valle, a Bussoleno, 8000 persone hanno sfilato in serata per esprimere solidarietà agli arrestati.