Morti sul lavoro
27 settembre. Alla ditta Metaleur di Collegno muore un operaio di 58 anni, colpito da un blocco di metallo caduto dall’alto.
27 settembre. Alla ditta Metaleur di Collegno muore un operaio di 58 anni, colpito da un blocco di metallo caduto dall’alto.
26 settembre. Un uomo di ottant’anni richiede un prestito, in cambio della cessione del quinto della pensione, alla Consel spa di via Bellini 2. Accortosi che il tasso d’interesse applicato dall’agenzia è troppo alto, prima minaccia l’impiegato quindi estrae un martello e manda in frantumi tre vetrine.
25 settembre. Per far fronte alle proteste degli utenti e alle minacce di sciopero dei lavoratori delle Anagrafi, il Comune decide di affidarsi a uno studio di fattibilità così da avere un quadro preciso delle varie sedi cittadine: dal numero complessivo di utenti ai servizi più richiesti, fino ad arrivare poi alle prestazioni garantite con maggior difficoltà. Uno studio che secondo l’assessore all’Innovazione Pisano preclude a una riorganizzazione complessiva dei servizi anagrafici, dietro l’angolo si prospetta insomma la chiusura o apertura ridotta delle sedi meno frequentate e la riduzione dei servizi meno richiesti.
24 settembre. Operazione di polizia contro alcune famiglie rom che da alcune settimane vivevano in un’area compresa tra corso Cosenza e viale Corsica. Sequestrati cinque camper utilizzati a scopo abitativo, lasciati però in custodia giudiziale ai proprietari per la presenza dei figli minorenni, altri due furgoni sono stati invece portati via. 40 le persone identificate complessivamente di cui cinque denunciate per abuso edilizio e due portate all’Ufficio Immigrazione.
22 settembre. Viste le difficoltà di risolvere il problema dei lavavetri attraverso ordinanze, multe e minacce d’arresto, l’amministrazione pentastellata torinese ha deciso di adottare strategie più spicce: il sequestro degli attrezzi e dei proventi di chi viene sorpreso a svolgere quest’attività. Una scelta che ha permesso alla Polizia Municipale di accumulare, da gennaio ad oggi, un bottino di oltre 500 spazzole confiscate a circa un centinaio di lavavetri, cui vanno aggiunti una trentina di euro confiscati mediamente a ognuno di loro.
10 settembre. Due agenti del Commissariato di Barriera di Milano sono intervenuti in corso Palermo per eseguire una procedura di sfratto. All’interno dell’alloggio i poliziotti avrebbero riconosciuto due ragazzi, di cui uno gabonese, già noti per precedenti di spaccio, decidendo così di perquisire l’alloggio. Durante l’operazione il ragazzo africano ha tentato la fuga per evitare un possibile arresto dirigendosi verso i giardini di via Alimonda dove è stato raggiunto e fermato. È proprio in questo frangente che la storia però si discosta dalla normale narrazione a cui siamo abituati, fatta di solitudine e di quartieri che plaudono alle forze di polizia: infatti un uomo italiano ha iniziato a inveire dal balcone contro i poliziotti, dandogli dei “fascisti”, ed è sceso nel tentativo di opporsi al fermo. Altre persone presenti nei giardini si sono aggiunte provando ad allontanare la polizia senza però esito positivo, dato l’arrivo di un’altra volante. Putroppo è sempre una smorfia a sigillare il finale, per ora, di questa storia, con il ragazzo gabonese arrestato e l’italiano accorso processato per direttissima e sottoposto all’obbligo di firma. Fatto sta che Aurora sembra essere lontana, a dispetto di tanti controlli eccezionali e ordinari, dalla pacificazione.
9 settembre. Non bastavno le 50 telecamere previste dal progetto AxTo della sindaca Appendino, all’orizzonte del capoluogo piemontese si staglia nitido e incombente Argo: 480 obiettivi di ultima generazione puntati su tutti i ‘malintenzionati’ della città. Le telecamere, finanziate con 2 milioni di fondi ministeriali emanati dal “decreto sicurezza” Minniti, saranno collegate direttamente con questura, carabinieri e polizia locale. A quanto pare sembra che il luogo più gettonato da cui partire sia, ancora una volta agli onori delle cronache, il parco del Valentino.
7 settembre. Subito messa alla prova la nuova arma in dotazione alle forze di polizia sul territorio italiano. A Torino alcuni carabinieri avrebbero sedato una rissa in via Lauro Rossi solo mostrando il taser. Insomma questa volta è bastata la minaccia ma chissà quanto si moltiplicheranno gli episodi in cui invece qualche malcapitato verrà fritto dalle scosse elettriche e chissà quali svariati e nefandi utilizzi potrà avere anche nelle più piccole manifestazioni di conflittualità di strada o nelle lotte a venire.
5 settembre. Continua imperterrito l’utilizzo degli strapoteri conferiti dalla legge Minniti ai vari questori della penisola. Il sig. Messina non va in ferie, o almeno non ci va il suo controllo eccezionale del territorio che attraverso tutto il mese di agosto ha mappato le frequentazioni di ben sette bar torinesi portando alla loro successiva chiusura temporanea, poiché frequentati da pregiudicati. Tra le fila degli esercizi colpiti dalle misure di prevenzione ci sono il “Cafè Noir” di largo Brescia (Aurora), il “Bar Plaza” di via Ivrea (Pietra Alta), e la “Caffetteria via Chiesa” (Borgo Vittoria).
Qualche mese fa, Camille, compagna sottoposta a lungo a firma quotidiana, ha deciso di partire e sottrarsi all’onere di presentarsi tutti i giorni dalla polizia. Ieri è stata fermata per un controllo, apparentemente “casuale”, a Porta Susa da due agenti della Digos ed è stata arrestata e condotta alle Vallette.
Cosa c’è di strano?
Per la violazione dell’obbligo di firme era stato disposto l’arresto di Cam a giugno, ma quella misura cautelare per lei e per altri compagni era stata tolta a luglio. A questo punto verrebbe da pensare che la polizia non fosse al corrente che la misura originaria fosse caduta e di conseguenza anche l’aggravamento.
Stamattina infatti l’avvocato ha presentato un’istanza di scarcerazione per lei, con la convinzione che la sua liberazione fosse questione di ore.
E invece no. La giudice ha impugnato la scarcerazione e, nonostante quello che dicono gli stessi schifosi manuali di diritto, ha fatto capire di volerla tenerla in carcere perché il carcere se lo merita.
Del Tribunale torinese non c’è più nulla che stupisca, ma il concetto giuridico di meritare il carcere al di là di un fatto illecito scatenante mancava al nostro piccolo armamentario di conoscenze.
Aggiornamento: dopo due giorni di carcere Cam è stata scarcerata con obbligo di presentarsi quotidianamente a firmare.