25 novembre. Inaugurata l’aula “Santander” alla facoltà di Economia. Il vicepreside, un vero dritto, ha spiegato così le circostanze che gli hanno fatto accendere la famosa lampadina: «mi è venuto in mente che in facoltà passano ogni giorno 10 mila studenti, una platea molto interessante per un certo tipo di aziende». Il 12 dicembre sarà invece inaugurata l’aula Tosetti Value (un tempo nota come “blu”), mentre è in corso una trattativa con Intesa Sanpaolo per intitolare l’aula “verde” a Superflash, la carta di credito del colosso bancario. Ma non è finita qui, come puntualizza Biancone «stiamo negoziando con alcune società di revisione e altre banche, perché ormai il meccanismo si è messo in moto. Abbiamo 53 aule cui dare un nome».
Torino, 23 novembre
«Cani al Cie di Torino, la pet therapy migliora l’integrazione
I cancelli di corso Brunelleschi si aprono a volontari e cinofili
I cancelli di corso Brunelleschi si aprono a volontari e cinofili. Hanno attraversato la porta di metallo e affiancato i muri alti e sottili, superando le asfittiche recinzioni, incrociando lo sguardo di chi vorrebbe essere dovunque tranne che lì. Dopo un’iniziale, reciproca, diffidenza, hanno cominciato a correre, saltare e superare ostacoli. Uno scatto di libertà, che in questo luogo non poteva certo passare inosservato.
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Gradisca d’Isonzo, 22 novembre
«Immigrazione: tenta fuga da Cie e minaccia agenti, arrestato
Tunisino era stato accompagnato in ospedale
Un immigrato clandestino di origine tunisina, ospite del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca d’Isonzo e’ stato arrestato ieri sera dopo aver minacciato gli operatori di una volante della Polizia e aver tentato la fuga. L’uomo si era autonomamente procurato delle ferite alle braccia ed era stato accompagnato dagli agenti al Pronto soccorso di Gorizia. Qui, dopo aver minacciato i poliziotti con una lametta, si e’ dato alla fuga. Inseguito, e’ stato subito fermato e arrestato.»
Ansa
All’alba di venerdì scorso polizia e vigili urbani circondano una palazzina in corso Giulio Cesare, a metà strada tra corso Brescia e corso Novara. Un bel rastrellamento nel cuore del quartiere Aurora, molto simile a quello avvenuto in via La Salle, a Porta Palazzo, all’inizio dell’anno e che vi avevamo già raccontato.
Senza perdere tempo a bussare, i poliziotti hanno spaccato le porte degli appartamenti e buttato giù dal letto tutti quelli che hanno trovato. La gente è stata radunata in cortile e poi sul marciapiede alla vista dei passanti. Un centinaio di persone tenute in mezzo alla strada, alcune ammanettate, e poi trasferite in massa in Questura per le identificazioni. Uno solo degli abitanti del palazzo pare abbia fatto resistenza: bastonato per bene, è stato tenuto isolato durante tutte le operazioni successive. Almeno cinque invece, senza documenti, sono finite al Cie di corso Brunelleschi.
Poi, l’intera palazzina è stata posto sotto sequestro, e chi, com’è normale, voleva tornarsene a casa propria… Ha trovato una pattuglia davanti al proprio portone. Se vogliamo dire come stavano davvero le cose, gli abitanti della palazzina non erano affatto abusivi: pagavano praticamente tutti l’affitto. Chi in nero direttamente al padrone di casa, che vive in collina; chi a degli intermediari che poi non si sa bene a chi girassero i soldi. Ma poi, di questi tempi, chi ce l’ha una busta paga che convinca un’agenzia immobiliare o un padrone di casa a farti un contratto? E poi, se sei clandestino, come fai? Nondimeno la casa la paghi, ci abiti, è quella che chiami “casa tua”. Una casa normale, in cui tenere un frigorifero, delle carte, un divano per riposarsi. Una casa svanita nel corso di un mattino.
Per giustificare tutta l’operazione, la Questura ha parlato alla stampa dei litigi che si svolgevano periodicamente in alcuni degli appartamenti, dell’«andirivieni di persone straniere» e delle pressioni dell’immancabile comitato di quartiere capitanato dall’immancabile gallina-nazista-con-un-seggio-in-circoscrizione; poi ha consegnato ai giornali le foto di un appartamento senza porte, colmo di spazzatura ed avanzi di cibo, a dimostrazione che l’intero palazzo fosse in preda al degrado, e il degrado, va da sè, è insopportabile e contagioso! E poi siam brava gente, mica possiamo permettere che delle persone vivano in quelle condizioni.
L’Assessore alla Polizia Municipale, Giuliana Tedesco, ha subito rilasciato alla stampa dichiarazioni in tal senso, spiegando che questa operazione sarebbe servita a salvare tante famiglie da una vita degradata, mentre dalle stanze del Sindaco annunciano che questo è solo il primo di una lunga serie di blitz.
Ovviamente nessuno dice le cose come stanno: e cioè che, a parte due donne con bambini piccoli prese in carico dai servizi sociali, tutti gli altri “nuclei familiari salvati dal degrado” ora… dormono ai giardini. E che se fosse anche vero che quella non era proprio una “casa normale” è altrettanto vero che adesso come adesso una casa normale a Torino non se la può permettere più quasi nessuno soprattutto quando lavori in nero, e contratti di lavoro da esibire come garanzia non ne hai, se la firma supplementare dei tuoi parenti (se sono in Italia) vale meno di zero, e magari ti mancano i documenti e i permessi di soggiorno in regola (e questo ti impedisce di avere un regolare contratto di lavoro…). E che, in tempi in cui si vive con le spalle al muro, non ci sono i margini per andar tanto per il sottile.
Un tetto, pur con vicini chiassosi e in uno stabile poco decoroso, è un lusso da non concedere ai poveri.
Ascolta la testimonianza di alcuni degli sgomberati trasmessa lunedì mattina da Radio Blackout:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/sfratto-corso-giulio_intero.mp3]

Cinque piani di palazzo cinque piani di scritta, tanto per essere chiari. «Libertà per gli harraga – Al horria lil hrraka»: in solidarietà con i dieci arrestati del 22 settembre e più in generale con chi brucia le frontiere o le gabbie.
Siamo giusto sulle rive della Dora, al confine tra Aurora e Porta Pila, ed è sabato mattina. Compaiono le corde dal tetto e poi, lettera dopo lettera, le frasi; i carabinieri arrivano quasi subito ma non sanno bene cosa fare e chiamano i rinforzi. Alla fine arriverà il capo del Commissariato in persona accompagnato da gazzelle, volanti, auto della digos e pure da una camionetta colma di agenti. Ma le scritte sono terminate e gli uomini in divisa si dovranno limitare a chiedere i documenti ai solidali e pure a qualche passante.
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Bologna, 20 novembre
«In sole ventiquattr’ore due tentativi di fuga dal Cie
Due gruppi di immigrati hanno cercato di evadere dal Centro. Ma entrambi gli episodi si sono conclusi senza successo.
Due tentativi di fuga in meno di ventiquattro ore al Centro di identificazione ed espulsione di Bologna. Nel primo, avvenuto ieri, un gruppo di immigrati ha scardinato una porta e ha tentato con questa di forzare le sbarre. Dopo dieci minuti di tentativi, militari e forze dell’ordine sono riusciti a fermarli.
Nella notte il secondo tentativo, organizzato in modo più “scientifico”: mentre un gruppo (composto sia da uomini che da donne) distraeva gli agenti colpendoli con un fitto lancio di oggetti, un altro tentava con una corda composta da lenzuola di arrampicarsi fuori dalla struttura.
Nonostante il lancio che rendeva complesso avvicinarsi ai fuggitivi, anche in questo caso nessuno è riuscito a scappare.
Nel settore femminile sono stati anche accesi piccoli incendi subito spenti. La polizia ha spiegato che nessuno è rimasto ferito.»
La Repubblica – Bologna
«05/09/2011 Rivolta in Corelli. Una cinquantina di reclusi sale sul tetto e tenta la fuga per la libertà. Nahed e Moahamed vengono arrestati in seguito alla sommossa e processati.
10/10/2011 50 deportati da Malpensa a Tunisi.
26-27/10/2011 Due giorni di sciopero della fame. Continuano ad esserci gesti di autolesionismo.
15/11/2011 Si conclude il processo a Nahed e Mohamed con il verdetto della sentenza ad una condanna di 8 mesi con la condizionale, quindi sospensione della pena e ritorno al Cie. Nahed al ritorno al Cie, chiede di essere espulso al più presto, in quanto non riesce più a sostenere la situazione.
15/11/2011 Nella mattinata avviene una delle solite perquisizioni, vengono trovati e sequestrati dei cellulari, alcuni reclusi si ribellano e commettono gesti di autolesionismo, in tre con manette vengono portati all’ospedale e poi riportati al Cie. In questo periodo c’è stata un’ondata di arrivi e affollamenti dei Cie
conseguente agli sbarchi di Lampedusa
19/11/2011 Presidio davanti al Cie di via corelli “molto rumoroso”. Nahed, come richiesto, viene espulso insieme ad altre persone.
Nella notte del 20/11/2011 due “ribelli” sono riusciti ad evadere dalle mura di Corelli»
[riceviamo e pubblichiamo]
«Sabato 19/11/2011 circa una cinquantina di solidali ha deciso di spezzare l’isolamento delle mura del Cie di via Corelli.
Ci siamo così ripresi lo spazio davanti alla sbarra dell’ingresso, cogliendo di sorpresa i militari che presidiano l’entrata del Cie. Dopo aver dato inizio ad una battitura sul gare rail, la risposta da dentro è stata immediata con un susseguirsi di battiture, urla e fischi.
Abbiamo continuato con interventi in italiano, arabo, francese, spagnolo e portoghese, che aggiornavano sulle ultime rivolte nei Cie d’Italia, ricordando il caso di Nahed e Mohamed, processati recentemente e condannati a 8 mesi con la condizionale, per aver tentato la fuga da Corelli. I due ragazzi sono quindi stati scarcerati e riportati dentro al Cie, le nostre parole erano anche per loro.
Gli interventi erano inframezzati da musica arabeggiante. In tutta risposta chi di dovere ha deciso, come ricatto verso la nostra presenza, di negare ai parenti dei reclusi il colloquio con loro, fintanto che noi non ce ne saremmo andati.
Contenti di aver determinato noi l’andamento della giornata, dopo circa un’ora e mezza di presidio, abbiamo fatto l’ultimo saluto con urli da entrambi lati delle mura di Libertà! Libertà! con lancio di petardi e fuochi d’artificio, con la certezza di tornare presto a farci sentire…
A sostegno di chi si ribella!»
[riceviamo e pubblichiamo]
18 novembre. Da stamattina sono tre gli istituti superiori occupati. L’Einstein, il Gioberti e il Gobetti continuano così le proteste dopo il corteo (e le cariche) di ieri. Tra le rivendicazioni, oltre a quelle più prettamente studentesche, i liceali citano anche l’opposizione all’Alta Velocità e alle norme sui “licenziamenti facili” che il Parlamento vorrebbe approvare.
«Il 15/11/2011 è avvenuta l’ultima udienza nei confronti di Nahed e Mohamed, arrestati dopo la rivolta avvenuta il 05 settembre al C.I.E. di Via Corelli a Milano. Durante l’udienza sono stati ascoltati i due imputati, che hanno rivendicato la tentata fuga dal C.I.E. per la libertà.
Entrambi hanno smentito quello che i poliziotti avevano testimoniato nelle udienze precedenti, che dichiaravano di essere stati picchiati (oltretutto Nahed aveva ed ha ancora un braccio ingessato); i due imputati affermano che hanno solo tentato di fuggire per la libertà e anzi sono stati picchiati ed aggrediti dai poliziotti in modo talmente violento, che uno di loro ha perso i sensi e si è ritrovato in ospedale in stato d’arresto.
L’accusa ha chiesto 1 anno e 4 mesi per le accuse di resistenza e lesioni a pubblici ufficiali e danneggiamenti. Gli avvocati hanno sottolineato l’indecenza e l’abusivismo che regna nei confronti dei reclusi nei C.I.E. La sentenza si è conclusa con la condanna di 8 mesi con la condizionale, quindi con la sospensione della pena.
In aula eravamo un gruppo di solidali e finito il verdetto una compagna ha urlato in francese (per farsi capire da Nahed e Mohamed, che non parlano italiano): “noi siamo qui davanti a Nahed e Mohamed arrestati e portati davanti alla giustizia per essersi rivoltati contro l’oppressione e per la libertà! Contro la guerra dei padroni, contro il C.I.E. e tutte le prigioni, noi sosteniamo la lotta di tutti quelli che, nel mondo intero, si ribellano contro ogni tipo di dominazione!”, intanto altri hanno srotolato uno striscione, scritto in arabo, contro ogni frontiera. Erano contenti e Nahed si è fortemente commosso. Attualmente Nahed e Mohamed sono stati riportati al C.I.E. di Via Corelli.»
[riceviamo e pubblichiamo]