
Dopo la rivolta di settimana scorsa non si raffreddano gli animi nel Cpr di Torino; la struttura continua a essere stracolma con quasi 200 persone rinchiuse. Nonostante le forti proteste e l’inutile visita dell’ispettore intervenuto successivamente a rassicurare, nulla è cambiato delle condizioni di detenzione: la razione giornaliera di acqua è sempre di un litro a testa, sempre calda, il cibo fa schifo e le richieste di visite mediche vengono costantemente negate. Anche in altri centri i reclusi non stanno con le mani in mano ad attendere la fine dell’estate: a Palazzo San Gervasio (Pz) scioperi della fame e proteste contro le deportazioni sono all’ordine del giorno.
A Torino molti reclusi si tagliano per protesta, altri preferiscono salire sui tetti tra lo sguardo annoiato dei charlie, mentre qualcun altro tenta la via della fuga.
Negli ultimi giorni sono stati due i tentativi di evasione che hanno avuto, purtroppo, esito negativo con uno dei due ragazzi sbattuto in isolamento. Mentre ieri un altro ragazzo si è tagliato costringendo gli operatori a chiamare l’ambulanza per portarlo all’ospedale. Da dentro ci fanno sapere che in giornata la polizia è entrata per prendere la sua roba e di lui al momento non si sa nulla.
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6 agosto. Parte all’alba, sotto l’egida di Comune, Governo e Compagnia di San Paolo lo sgombero della palazzina marrone nel comprensorio occupato dell’ex-Moi. Sono seicento gli operatori di Stato interessati nell’operazione tra poliziotti, mediatori culturali e rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni, mentre un centinaio sono persone obbligate ad abbandonare l’edificio.
Quasi una tradizione la rivolta estiva in c.so Brunelleschi.
Ieri sul fare della sera, appena arrivati sotto al Cpr torinese, alcuni compagni respirano ancora la rabbia che fuoriesce da quelle mura: urla, battiture e grida inneggianti alla libertà ancora si riverberano nell’aria agostina e si uniscono a quelle solidali fuori.
Sono ore che dentro al centro i reclusi hanno deciso di interrompere la generale asfissia della reclusione amministrativa. La scintilla non è solo una e le motivazioni della rabbia non possono essere stilabili così facilmente in un elenco, ma da quello che raccontano i ragazzi dentro possiamo solo immaginare cosa significhi stare in un recinto per bestie da soma con 40°, l’acqua potabile razionata a un litro al giorno e consegnata immancabilmente calda, pasti avariati e alla mercé di forze dell’ordine e di un’azienda, la multinazionale francese Gepsa, che ricava il suo profitto dalle miserevoli condizioni quotidiane che riesce a imporre.
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Qualche mese fa i carabinieri di Mirafiori, nell’ambito di indagini intorno alla lotta contro al Cpr, hanno chiesto l’ennesima Sorveglianza Speciale per un compagno. Ieri è arrivata la risposta: per due anni dovrà subire questa insidiosa limitazione del proprio spazio esistenziale.
Le scartoffie non aggiungono nessuna novità alla solita argomentazione sulla pericolosità sociale e l’avversione all’autorità.
Ecco le misure imposte:
1 – Darsi alla ricerca di un lavoro entro trenta giorni dalla comunicazione del decreto di Sorveglianza Speciale.
2 – Fissare la propria dimora facendola conoscere all’Autorità di Pubblica Sicurezza.
3 – Non allontanarsi da tale dimora senza preventivo avviso.
4 – Non allontanarsi dal comune di dimora o residenza senza preventiva autorizzazione.
5 – Non associarsi abitualmente alle persone che hanno subito condanne o sono sottoposte alla medesima misura di prevenzione.
6 – Vivere onestamente, rispettare le leggi.
7 – Non rincasare la sera dopo le ore 21 e non uscire la mattina prima delle ore 7, salvo comprovata necessità e comunque senza averne data tempestiva notizia all’Autorità di Pubblica Sicurezza.
8 – Non detenere e non portare armi, non partecipare a pubbliche riunioni, per le quali deve essere dato avviso all’Autorità.
L’ennesima mannaia contro il suo e il nostro incessante afflato di libertà.
9 luglio. Ai giardini di via Montanaro alcuni ragazzi stranieri hanno cercato di opporsi all’arresto di un senegalese sospetto di vendere stupefacenti. I poliziotti ne sono usciti contusi pur riuscendo, con l’aiuto di altre volanti accorse, ad arrestare tre persone con l’accusa di violenza a pubblico ufficiale.

29 giugno. Una manifestazione in bicicletta di una sessantina tra riders e solidali ha bloccato il traffico nel centro di Torino per ribadire che i fattorini in bicicletta non sono disposti ad aspettare le eterne promesse del Governo e a cedere a tavoli di trattativa al ribasso, riferendosi a quanto accadrà a Roma il prossimo 2 luglio. Alcuni ristoranti sono stati presi di mira dagli interventi, come McDonald e la sua convenzione con Glovo oppure Rizzelli, il cui proprietario ha tempo fa denunciato a Foodora un rider che stava distribuendo volantini di propaganda con le richieste da fare all’azienda. La manifestazione infine è passata davanti alla sede di Foodora in via Giacosa lasciando dietro di sè una scritta lapidaria: “Contratti subito”.
29 giugno. Sciopero di un centinaio di lavoratori e lavoratrici della Comdata, dipendenti del call center di via Carlo Alberto. Hanno protestato davanti alla sede della Rai, via Verdi, contro la chiusura dei siti di Padova e Pozzuoli e relativi licenziamenti, oltre che per la paura che questi tagli arrivino a coinvolgere anche la sede di Torino.
16 giugno 2018. Riceviamo e pubblichiamo un contributo di critica radicale al Pride.

LOTTA FROCIA CONTRO FASCI, SBIRRI E I LORO ALLEATI
L’estate sta arrivando, e con essa, anche quest’anno la parata dei diritti LGBTTIQ, anche chiamata Piemonte Pride. Questo allegro e colorato “carnevale” (così come rivendicato nel manifesto del Pride 2018) vedrà sfilare un’accozzaglia variegata di soggetti: sbirri, elite della giunta pentastellata, promoter di saune gay e feste commerciali nonché sponsor di ogni tipo. (more…)
14 giugno. Non bastano i milioni di euro dell’ UE ottenuti dalla sindaca Appendino per il progetto AxTO a far rientrare la scuola elementare Salvo D’Acquisto nel piano di ristrutturazione delle strutture scolastiche. L’annuncio a tutti i bambini e genitori della imminente chiususra dell’istituto è arrivata pochi giorni fa, esattamente alla chiusura dell’anno scolastico, come a voler evitare con la dispersione estiva che il malcontento potesse trovare un qualche sfogo…ma non è stato così. Alcuni genitori infatti hanno deciso di organizzarsi, senza appoggiarsi per il momento ad alcun sindacato, partito o struttura politica, per manifestare la propria contraddittorietà alla chiusura della scuola, premendo piuttosto per velocizzare la reale ristrutturazione ed evitare di finire in un altro istituto privo di quei minimi benefici di cui dovrebbero godere dei bambini, come ad esempio un’area verde per giocare.
Slogan, discorsi ripetuti al megafono e una passeggiata che da via Tollegno 83 si è diretta verso i giardini di via Alimonda, bloccando il traffico su via Bologna al proprio passggio. La manifestazione è finita davanti all’Istituto “Benedetto Croce” dove, secondo i piani del Comune, dovrebbero essere spostati i bambini della Salvo D’Acquisto.