Condanne (e un altro arresto) a Milano

«Ieri mattina si è svolta la prima e unica udienza del processo contro i sette tunisini che diedero vita alla rivolta in Corelli di fine aprile.
Diciamo subito che, peggiorando la situazione dell’udienza preliminare (ricordiamo che in quell’occasione gli avvocati di ufficio assegnati ai sette ribelli, avevano rifiutato di patteggiare una pena di sei mesi senza sospensione della pena) oggi il giudice ha inflitto loro una condanna di dieci mesi.
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Una irruzione e mezza

11 maggio. Irruzione al consolato francese di Torino: un gruppo di solidali con i tunisini in lotta a Parigi e a Ventimiglia riempie la sede diplomatica di volantini, improvvisa un comizio contro le frontiere approfittando della finestra che si affaccia su via Roma e saluta in scioltezza. Poco dopo, proprio mentre le sirene sfrecciano a raccogliere le rimostranze del Console, un gruppo bussa alla Alliance Française di via Saluzzo: l’impiegata non apre e si aggrappa alla porta urlando “la police, la police!“. Evidentemente sa bene che in questi giorni il Paese del quale si trova a rappresentare la cultura non è proprio ben visto e si aspetta ospiti molesti. I molestatori non si scoraggiano per la porta sbarrata e ne approfittano per riempire il muro esterno di volantini e di scritte. Anche questa volta le sirene arriveranno troppo tardi.

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Cani

10 maggio. Un gruppo di nemici del cane a sei zampe irrompe nell’Energy Store di via Gioberti. Lo striscione con cui si presentano all’ingresso sintetizza le ragioni di questa ennesima contestazione: “Nucleare, Guerra, Petrolio – Eni sfrutta e uccide”. Con megafono e volantini vengono spiegate le ragioni della protesta, che è anche dedicata ai compagni arrestati a Bologna. Il personale dell’Energy Store reagisce in maniera brusca e scomposta e per poco non si arriva alle mani. Un gran nervosismo spiegato forse dalle parole di uno dei dipendenti: «Ci hanno già rotto la vetrina un po’ di tempo fa… Ma perché ve la prendete tanto con noi invece di andare alla sede centrale in corso Palermo?».

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In palestra

Sabato 7 maggio: un grosso gruppo (più di una cinquantina) di tunisini senza documenti, scampati allo sgombero dell’occupazione del 51 Av. Bolivar, ha occupato, insieme ad alcuni solidali francesi, una palestra in rue Fontaine au Roi.

Appeso fuori c’è lo stesso striscione: “Né polizia, né carità, un luogo per organizzarsi”. Molti abitanti del quartiere, una zona popolare, passano, si fermano e dimostrano solidarietà con i sans-papiers.

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Da Lampedusa a Parigi: cariche, contro-cariche e vasi di geranio

Quattro maggio, ore sedici e trenta. Poco prima delle due, su domanda del Comune di Parigi, quasi 300 sbirri (con un elicottero equipaggiato di due telecamere) sono intervenuti per sgomberare l’edificio al numero 51 di Avenue Simon Bolivar ed arrestarvi i tunisini del Collettivo da Lampedusa a Parigi.

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A Milano, mercoledì prossimo

«Martedì 3 maggio si è svolta l’udienza preliminare del processo contro i sette tunisini individuati come responsabili della rivolta esplosa nel CIE Corelli il giorno prima.
Nonostante il processo per direttissima si svolgesse a porte chiuse alcuni/e compagni/e, insieme agli avvocati che da anni seguono i processi contro i rivoltosi del CIE milanese, sono riusciti a reperire alcune informazioni in merito ai risvolti processuali e ai suoi protagonisti.
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Fuga a Modena

«Hanno tentato la fuga di massa per evitare il rimpatrio, previsto per questa mattina. Ma la prontezza delle forze dell’ordine ha permesso di riacciuffarli quasi tutti. Quasi perché due si sono calati giù per la grondaia sfidando le vertigini e i dieci metri di vuoto e si sono dileguati. Per gli altri, invece, è servita una lunga opera di convincimento terminata all’alba, intorno alle 5, quando sono finalmente scesi dal tetto. La rivolta è scoppiata giovedì intorno a mezzanotte. 

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Quattrocento colpi

quattrocento colpiCome forse già saprete, la mattina del 4 maggio, a Firenze, è scattato un intervento poliziesco coordinato dalla Dccp, ex Ucigos, che ha effettuato perquisizioni e disposto arresti. Imputazione, ancora una volta, è “associazione a delinquere”, come già a Bologna il mese scorso, a Torino un anno fa, e a Lecce tra un grado e l’altro di giudizio dell’operazione “Nottetempo”, iniziata nel 2005 con l’etichetta di “associazione sovversiva”.  In 22 son sottoposti a misure cautelari, 5 agli arresti domiciliari e i restanti con obbligo di firma; la maggior parte frequenta lo spazio liberato 400 colpi.Secondo la lingua della Legge, delinquente è chi devia dal suo schema di società. In questa società, delinquente è chi non è capace di comunicare secondo le leggi della Lingua. Ma ciò che emerge da dietro i reati contestati ai giovani compagni fiorentini -manifestazioni non autorizzate, imbrattamenti di sedi di enti istituzionali, blocchi, danneggiamenti di banche, resistenze ed offese a pubblico ufficiale – è una loro potenziale diffusione, alla faccia della Legge. E questo lo dichiara anche il capoccione della Digos fiorentina.Diffusione di quelle pratiche, che aldilà di ogni specializzazione e settorialità, volevano e riuscivano a dialogare con i focolai di malcontento e rabbia di cui la attuale società è disseminata, alla faccia della Lingua.Ascolta il racconto di Pietro, uno dei compagni ai domiciliari…[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/pietro%20firenze%2005%2005%2011.mp3]…e leggi il comunicato circolato a nome dello Spazio Liberato 400Colpi per l’autonomia diffusa.