Rivolta a Trapani

«Ennesima rivolta questo pomeriggio a Trapani al Centro di prima accoglienza “Serraino Vulpitta”. Un gruppo di migranti ha appiccato il fuoco ad alcuni materassi. Le fiamme sono state subito domate dai Vigili del Fuoco. Sul posto sono intervenuti Polizia e Carabinieri, che hanno sedato gli animi sedando la rivolta. I migranti per tutto hanno gridato, da dietro la ringhiera bianca del Serraino, “Libertà”. Al momento nel centro si trovano circa una cinquantina di migranti.»

da Telesud

La settimana passata in corso Brunelleschi

«Quando la reclusione unisce nella sofferenza e nell’indisponibilità a subire ad oltranza, soprattutto se si tratta di persone già unite nella rivolta, gli aguzzini delle prigioni utilizzano ogni mezzo subdolo per ottenere quello che vogliono. È così che all’inizio della scorsa settimana tutti i tunisini nuovi arrivati nel Cie di Torino vengono radunati per essere identificati (foto e impronte digitali) col pretesto di fargli avere il permesso temporaneo di sei mesi. La stessa manovra era stata fatta il giorno prima nel centro di Roma, nel quale alcuni reclusi di Torino hanno dei contatti; non passa molto tempo che subito si comprende cosa in realtà sta accadendo: devono essere identificati per poi, nell’imediato, essere espulsi. Il giorno dopo quindici tunisini si rifiutano di essere portati in questura per l’identificazione e vengono così sbattuti in isolamento. Lo stesso accade a un ragazzo che cerca di scappare dalla questura, dopo essere per di più riempito di bastonate.
A quanto sappiamo sabato sono stati deportati circa 40 tunisini, dopo un tentativo di resistenza. Questo è ciò che continuerà ad accadere finché il governo italiano non reputerà risolta l'”emergenza”. Presi a
Lampedusa, smistati nei Cie e rispediti indietro nel minor tempo possibile. Urge una solidarietà che parte dalla capacità di stringere più contatti possibile per comprendere e rintracciare gli spostamenti dei nuovi tunisini arrivati, flussi imposti dal governo di corpi umani considerati fastidiosi e soprattutto ‘critici’. Precipitiamo questa crisi, blocchiamo questi flussi  riappropriandoci della libertà di movimento per minare alla base la reclusione, che ne costituisce una tappa fondamentale.»

da Indymedia Piemonte

Arresti a Milano

«Poco dopo le 11.30 di questa mattina una quindicina di cittadini nordafricani trattenuti nel settore C del Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano hanno dato vita ad una vivace protesta per chiedere di poter lasciare il centro. Secondo quanto riferisce la Questura gli immigrati hanno divelto i montanti delle finestre e con alcuni pezzi di vetro hanno iniziato a tagliarsi. Poi, sempre secondo la polizia, hanno ammassato le coperte e i materassi nel cortiletto esterno al loro settore e gli hanno dato fuoco. La protesta è durata circa un’ora ed è stata sedata grazie all’intervento di polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Sette cittadini sedicenti tunisini, giunti in Corelli da fuori Milano il 27 aprile scorso, sono stati arrestati per incendio doloso e danneggiamento e saranno giudicati per direttissima domani mattina. Gli immigrati che si erano procurati delle piccole ferite sono stati medicati sul posto.

La protesta è scoppiata mentre nel Cie si trovava in visita, insieme con tre esponenti dell’Arci, la consigliera lombarda di Sinistra Ecologia Libertà, Chiara Cremonesi, che ha denunciato di essere stata cacciata a forza dalla polizia. “Immediatamente – ha affermato Cremonesi – ci hanno impedito di verificare cosa stesse succedendo e addirittura siamo stati cacciati via a forza, riuscendo a vedere soltanto l’arrivo di numerosi blindati della polizia e dei carabinieri in tenuta antisommossa”. […]»

TMNews

Aggiornamento 4 maggio. L’arresto dei sette – accusati di danneggiamento aggravato ed incendio doloso – è stato convalidato dai giudici del Tribunale di Milano. Il processo vero e proprio inizierà l’11 di maggio prossimo.

Primo maggio (giorno)

1 maggio. Gran casino al Primo maggio torinese. Un gruppone di compagni riesce ad infastidire la sfilata all’interno del corteo dell’aspirante-sindaco Coppola, poi a far uscire lo spezzone della Cisl dal corpo della manifestazione costringendolo a deviare per una via laterale. Poi, ancora, a prendere il palco per bruciare delle bandiere della Cisl e della Uil. Intanto, in Piazza Vittorio, parapiglia tra lo “spezzone contro la guerra e il militarismo” e il servizio d’ordine (palestrato e prezzolato) del Partito Democratico: a farne le spese peggiori il furgone degli antimilitaristi, cui viene rotto il parabrezza e le chiavi. Nonostante i danni, però, i compagni riescono a sfilare e a dire la loro sino al termine della manifestazione.

La polizia lancia un allarme

Modena, 29 aprile 2011 Tra giugno e luglio i militari di stanza al Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Modena potrebbero tornarsene a casa. Sta infatti per scadere il rinnovo della convenzione con il Ministero della Difesa che non potrà essere prorogata ulteriormente, se non da un’apposita legge dello Stato. Cosa assai improbabile, visti i tempi di un normale iter legis, anche se si trattasse di un decreto legge.
La Polizia, quindi, lancia l’allarme alla città: «Se tolgono i militari dal Cie almeno otto agenti per turno verranno sottratti quotidianamente dai loro attuali compiti. Il che significa — dice il rappresentate sindacale del Siulp, Bruno Fontana — solo una cosa: meno poliziotti per le strade, rischio chiusura degli uffici (già ridotti all’osso) e delle indagini». E anche Fabio Giammarco del Sap non nasconde che «la situazione sarebbe davvero compromessa: non si può pensare di raschiare il fondo più di così. Anche perché il Cie non serve solo Modena ma tutto il Paese». La situazione, dunque, è molto più che seria. Soprattutto se si considera il delicato momento che attraversa Modena, e l’Italia in generale, a causa degli imponenti sbarchi di clandestini dal Nord Africa che si susseguono da settimane. «A Modena — prosegue Fontana — mancano già al nostro organico 70 uomini, lo ha detto il questore stesso, e se dovessimo occuparci interamente del Cie (insieme a Carabinieri e Finanza) sarebbe un vero colpo per la sicurezza cittadina. Lanciamo quindi un accorato appello sia al Prefetto che al sindaco perché si muovano in tempo».
Ma al grido d’allarme della Polizia il sindaco di Modena, Giorgio Pighi, risponde che «se come vuole l’Ue il reato di clandestinità sarà abolito, la presenza dei militari al Cie non sarà più certa, dato che l’intervento dell’esercito, per legge, è previsto solo in casi di calamità» e quindi il Centro di identificazione ed espulsione «dovrà essere gestito dalle sole forze dell’ordine cittadine». Una risposta che non risolve il problema sollevato per la prima volta in Consiglio comunale da Sergio Celloni dell’Mpa, e che ha messo in agitazione tutti i sindacati di polizia. «Bisogna preoccuparsi della sicurezza — prosegue infatti il rappresentante del Siulp — anche perché le situazioni di criticità a Modena sono moltissime e quella degli stranieri è la prima. Nove volte su dieci quando una pattuglia esce per intervenire, si tratta di qualche problema connesso proprio agli stranieri». Non si parla però dei profughi, che hanno trovato in fretta una sistemazione ben precisa. Secondo quanto racconta la Polizia infatti è il numero di stranieri in generale che sta aumentando a vista d’occhio in città «con tutte le conseguenze del caso, dato che queste persone non hanno lavoro, né soldi per sopravvivere e spesso neppure un tetto sotto cui dormire».
E, assicura Fontana, sono sempre di più le segnalazioni preoccupate dei cittadini. «Se non vogliamo consegnare la città al caos è necessario trovare una soluzione — spiega Giammarco del Sap — o per far restare i soldati al Cie o per aumentare l’organico delle forze dell’ordine». Tutto nasce, forse, da una sottovalutazione dei tempi di intervento per garantire continuità al lavoro dei nostri militari all’interno del Cie.
«Già il 31 dicembre 2010 — dice infatti Sergio Celloni dell’Mpa, promotore dell’interpellanza sulla questione — è scaduto il termine del decreto ministeriale che prevedeva e finanziava la presenza dei militari all’interno del Cie. Il sindaco, però, parla di situazione eccezionale che in qualche modo sarebbe venuta a mancare a causa dell’Europa. Forse non considera l’uscita di scena dell’esercito e gli ultimi sbarchi di clandestini una calamità? Nella sua posizione è importante che faccia tutto quanto gli è possibile per risolvere al più presto la situazione. Altrimenti Modena rischia di restare senza forze dell’ordine». E Sap e Siulp avvertono: «Se non riceveremo una risposta entro breve, il 21 maggio prossimo invece di festeggiare, come ogni anno, la Giornata della Polizia, saremo costretti a manifestare». La città è avvertita.

(Gazzetta di Modena)

Il Mend a Pinerolo

29 aprile. Crolla nella notte la vetrina dell’Eni Energy Store di Pinerolo, e una serie di scritte compaiono sui muri e sulle finestre della struttura: “Eni assassina”, “Eni = Morte”, “Via l’Agip dalla Nigeria” e “In più di 70 paesi sfruttano i popoli e avvelenano la terra”. I Carabinieri della locale stazione, agli ordini del Capitano Paolo Iacopini, attribuiscono il gesto direttamente al Movimento di Emancipazione del Delta del Niger, il famosissimo Mend, evidentemente impegnato in una lunga trasferta.