Petardo a Pivert

12 giugno. Ritrovato un petardo inesploso collegato a un innesco, attaccato alla vetrina del noto negozio Pivert in via Buozzi 4. Il marchio Pivert è stato fondato nel 2015 da Francesco Polacchi, ex responsabile nazionale di Blocco studentesco e tra i gestori della filiale torinese c’è l’avvocato Gino Domenico Arnone, candidato di Casapound alle ultime elezioni.

Ruspe pentastellate

5 giugno. Sgomberato dopo tredici anni il campo rom di corso Tazzoli senza alcuna resistenza da parte delle famiglie che vi abitavano. Gran parte degli abitanti aveva abbandonato il campo la sera prima, una volta venuta a conoscenza dell’ordinanza di sgombero firmata dalla sindaca Appendino. Alle prime ore del mattino le ruspe erano già al lavoro per demolire le baracche.

Trasferito da Eurospin

4 giugno. Un altro trasferimento punitivo messo in atto dalla catena di supermercati Eurospin: dopo la commessa di Susa che la notte di San Silvestro si era rifiutata di lavorare pur non essendo obbligata dal contratto, ora è toccato a un giovane ragazzo musulmano in quel di Orbassano, che avrebbe chiesto di non lavorare la notte a causa del Ramadan.

Sfratto a sorpresa.

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In quel di corso Giulio Cesare 166, a pochi passi dal trincerone di via Sempione e a poche centinaia di metri da piazza Derna, intorno alle 10 e 30 di ieri mattina una famiglia è stata buttata fuori di casa senza preavviso. Da ormai un anno il custode giudiziario che rappresentava la proprietà, trattandosi di un immobile venduto all’asta in seguito a un mutuo non saldato, aveva decretato la sospensione della normale procedura di sfratto e rinviato a Tribunale e Questura la decisione su tempi e modi per risolvere il problema. In via Grattoni hanno pensato bene di cogliere l’occasione per mostrare per l’ennesima volta i muscoli in Barriera di Milano in continuità con le massicce e frequenti retate degli ultimi mesi. A giungere sul posto all’improvviso sono state quindi tre camionette di celerini e alcune auto di agenti in borghese; a casa c’erano solo i due adulti, perché i tre figli erano a scuola, e il caso ha voluto che stessero uscendo proprio quando sono arrivate le forze dell’ordine che non hanno incontrato quindi particolare resistenza. In quattro e quattr’otto l’appartamento è stato riconsegnato al custode giudiziario che, dopo aver fatto prendere in tutta fretta un po’ delle loro cose agli sfrattati, ha fatto cambiare la serratura al fabbro. Ultimo step per chiudere definitivamente l’uscio alle loro spalle.

Una mattina apparentemente normale si è trasformata in poche ore in un incubo per una famiglia che, come molte altre, ha speso tutti i propri risparmi per un mutuo per ritrovarsi dopo pochi anni senza casa.

Un incubo continuato nella sede dei Servizi Sociali a cui, una volta recuperati i figli a scuola, la famiglia sfrattata si rivolge per capire quali alternative alla strada hanno da proporre loro. Nessuna proposta arriva dagli assistenti sociali, che consigliano ai cinque di trovare riparo nel loro negozietto alimentare di pochi metri quadri e senza servizi igienici. Un invito rinnovato anche dagli agenti della polizia politica che hanno eseguito lo sfratto e che accorrono prontamente sul posto non appena gli sfrattati manifestano l’intenzione di non uscire dagli uffici senza uno straccio di soluzione alternativa. Alla fine la loro insistenza e cocciutaggine ha la meglio e alla donna e ai tre figli viene offerta una soluzione abitativa temporanea dall’altra parte della città. Il nucleo familiare viene separato e l’uomo deve arrangiarsi come può.

Una soluzione abbastanza comune in casi di sfratto, che fino a poco tempo fa veniva però offerta automaticamente quando erano presenti minorenni e che oggi deve essere invece ottenuta litigando per ore con sbirri e assistenti sociali.

Una dinamica facile da comprendere se tiene conto che in questo momento si stanno assottigliando sia le risorse a disposizione delle autorità locali che la forza di chi lotta. Ed è l’intrecciarsi di questi due elementi, la possibilità e disponibilità a concedere qualcosa e il livello della conflittualità sociale, che contribuiranno a determinare la fisionomia dei tempi che verranno.

Mense al ribasso

31 maggio. Per la prima volta dopo 23 anni rimane fuori dalla gestione delle mense scolastiche la Camst. Nelle Circoscrizioni 1,2,4,5,7,8 l’appalto è stato aggiudicato da Eutourist, nella 3 e la 6 da Ristorart Toscana con sede a Prato. I costi per pasto si aggirano per entrambe le ditte intorno ai 4 euro. La gara precedente, nel 2012, era stata vinta per 4,88 euro

Sbirri all’Asso di Bastoni

29 maggio. È di un arresto e sei denunce a piede libero il bilancio dell’operazione condotta dalla Digos contro alcuni esponenti di Casa Pound. La perquisizione delle abitazioni degli indagati e della sede di via Cellini ha portato al sequestro di manganelli, coltelli, taser, una bomboletta di spray urticante e un rilevatore di microspie. Le indagini nascono da uno scontro tra militanti di Casa Pound, verificatosi lo scorso aprile nei pressi dell’ex Moi.

W la noia

26 maggio. Identificati i responsabili dei danneggiamenti alle auto della Polizia Municipale compiuti in via Bologna la notte di Capodanno. Durante l’indagine, durata alcuni mesi, sono stati analizzati i filmati di molte telecamere della zona e, dopo aver dato un volto ai quattro ragazzi, gli agenti sono riusciti a risalire alla loro identità tramite facebook. Portati al comando, i quattro hanno ammesso di averlo fatto per vincere la noia.

Controlli ai giardini del Toro

30 maggio. Retata ai giardini di via Alimonda: 50 grammi di cannabinoidi sequestrati, 30 persone identificate, 5 colpite da un decreto di espulsione. Per un cittadino egiziano finito nella maglia della polizia e con numerosi precedenti il questore ha emesso l’immediato rigetto del rinnovo del permesso di soggiorno.

Caccia all’abusivo

30 maggio. Non bastano i vigili urbani presenti fino alle sette di sera a presidiare la zona di Porta Palazzo dove, in occasione del Ramadan, vorrebbero piazzarsi alcuni venditori di vettovaglie per svoltare il lunario e condividere questo momento di raccolta serale. La Polizia Municipale ha infatti messo in fuga alcuni venditori abusivi di scarpe che avevano piazzato la loro merce su via Mameli. La merce abbandonata sul posto, mentre i venditori si davano alla fuga, è stata sequestrata. Anche un’attività commerciale in gestione a dei cinesi, su corso Regina Margherita, è stata investita dei controlli: alcuni articoli di bigiotteria non a norma sequestarti e una multa di più di 1000 euro.

La storia che non c’è

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RACCONTARLA

Al Campus Einaudi durante la presentazione di una ricerca sociologica sulla rigenerazione urbana uno studente spiega che per lanciare un’attività è necessario aver qualche storia da raccontare: sul posto occupato, sulla tradizione riscoperta. Nel caso non ci fosse… facile, basta inventarla.

“Raccontare una storia per cambiare la vostra Azienda”, così recita la presentazione del corso di Holden Factory dell’omonima scuola di story telling. Raccontarla è un campo di interessi.

L’atmosfera è densa di informazioni che sembrano offrirci la possibilità di conoscere tutto. Le storie che ci raccontano più sono ripetute, dai giornali alla piccola associazione di quartiere, più diventano convincenti e si sostituiscono alla propria esperienza diretta del mondo. Ci si allontana drasticamente dai propri sensi, dalla capacità di trovare i propri strumenti per conoscere. Che succede dunque tra queste vie? É l’avvento del decoro o la cacciata dei più poveri e di chi propone di lottare e non chinare più la testa davanti alle ingiustizie? O meglio qual è la storia meglio propagandata?

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