Una settimana a Bologna (e una buona notizia)

settimana a bologna

Vi proponiamo qua sopra il programma di iniziative della prossima settimana a Bologna e vi ricordiamo che chi volesse partecipare al corteo di sabato potrà venire con noi in pullman da Torino (prenotatevi il posto, il più velocemente possibile, scrivendo a bologna16aprile@gmail.com o mandando un sms al 346.9734897).

E poi una bella notizia: Francesco, il compagno fermato a Ferrara che ha avuto l’udienza di convalida dell’arresto stamattina è libero. Non sappiamo se abbia delle restrizioni, o degli obblighi, o se semplicemente l’arresto non sia stato convalidato.

Connecting People silurata

«Gestione francese per il Cie e il Cara di Gradisca. E’ di ieri, infatti, la notizia che la Prefettura di Gorizia ha affidato in via provvisoria i servizi interni alle due strutture per immigrati di via Udine al consorzio temporaneo d’ impresa guidato dalla transalpina Gepsa (con sede a Parigi) in associazione con Cofely Italia e le coop italiane Acuarinto di Agrigento e Synergasia di Roma. Riammessa dopo l”iniziale esclusione per carenza documentale al pari del gestore attuale Connecting People, la cordata di imprese si è aggiudicata l’appalto con un leggero ribasso: 14 milioni 882mila euro l’offerta, di poco inferiore ai 15 milioni fissati come base d’asta. Gepsa ha preceduto in graduatoria l’attuale gestore , il consorzio cooperativistico trapanese Connecting People, la cooperativa goriziana Minerva (primo gestore del centro dal marzo 2006 al febbraio 2008) e la cooperativa Ghirlandina di Modena. Nel frattempo la Prefettura ultimerà le necessarie verifiche sulle autocertificazioni presentate dagli altri sei soggetti in gara. Un ulteriore passaggio che dovrebbe richiedere non più di una decina di giorni, tanto da rendere plausibile l’avvio della nuova gestione già dalla data del 1° maggio. Il metodo di valutazione per la stesura della graduatoria si basa su due criteri portanti: la valutazione tecnica, nella quale l’attuale ente gestore Connecting People aveva ottenuto il punteggio massimo, e la valutazione economica che vedeva proprio la cordata franco-italiana guidata da Gepsa al primo posto. In base all’offerta economica presentata, Gepsa ha indicato in poco più di 34 euro il costo giornaliero per ogni immigrato ospitato nelle due strutture. Il gestore uscente Connecting People, per contro, aveva presentato un “preventivo” da 40 euro pro die e pro capite, di poco inferiore ai costi di gestione attuali (42) per Cie e Cara. Minerva e Ghirlandina, rispettivamente al terzo e quarto posto con un’offerta di circa 18 milioni di euro, hanno presentato una proposta economica da poco più di 42 euro giornalieri ad ospite.»

da Il Messaggero Veneto, 6 aprile

Un appuntamento a Bologna (a maggior ragione)

Cinque arresti, sessanta perquisizioni in tutta Italia (di cui due a Torino), sette misure cautelari, un circolo di compagni messo sotto sequestro. Questo sembra il primo bilancio di una grossa operazione repressiva contro i compagni di “Fuoriluogo” di Bologna. L’accusa è quella, che già conosciamo, di associazione a delinquere e i fatti specifici tirati in ballo sono una serie di iniziative e attacchi contro i Cie, la guerra, il nucleare, e contro le aziende che ci lucrano sopra – o che direttamente ne sono i mandanti (tra tutte l‘Eni, ma pure la Misericordia di Giovanardi e l’Unicredit) – e pure contro chi la guerra e la detenzione di massa la propaganda ogni giorno a spron battutto (la Lega).
Secondo alcuni lanci d’agenzia, al centro del “sodalizio crinimoso” ci sarebbe pure un “giornale clandestino”: è quell’«Invece» del quale abbiamo pubblicato qualche estratto (1, 2). I poliziotti questa mattina lo cercavano affannosamente nelle nostre case, voi lo potete trovare comodamente in buona parte delle distribuzioni di movimento, oppure scrivendoci.

Maggiori notizie ve le daremo man mano che i contorni esatti di questa vicenda si saran chiariti. Inutile dirvi, però, è che il modo migliore di star vicini ai nostri compagni bolognesi che si son ritrovati impigliati in questa vicenda giudiziaria e che per ora hanno le mani legate è utilizzar le nostre per proseguirne la lotta. I temi, del resto, sono quelli di tutti, e le occasioni non mancheranno un po’ dappertutto. Tra tutte, anche il corteo che gli arrestati prevedevano per il 16 aprile, a Bologna, del quale vi parlavano giusto ieri.

Aggiornamento 7 aprile. C’è un sesto compagno, tra i fermati di ieri, che è ancora in carcere, ma a Ferrara. È Francesco, e solo per lui, domani, ci sarà l’udienza di convalida dell’arresto. Gli altri cinque sono nel carcere bolognese della Dozza.  Per il corteo di sabato 16, da Torino partirà un pullman. Chi volesse venire può prenotarsi il posto, il più velocemente possibile, scrivendo a bologna16aprile@gmail.com o mandando un sms al 346.9734897.

Dentro al Centro di Vottem

«Manifestazione annuale a Vottem [Belgio, vicino a Liegi, NdT] contro i centri di detenzione per clandestini: diverse centinaia di persone sono andate da place Leonard fino al centro.
Appena arrivati al centro di detenzione, una cinquantina di manifestanti si è arrampicata sulle reti ed è penetrata all’interno. Subito il gruppo di Samba, entrato anche lui, ha cominciato a suonare, da dentro. Dopo qualche minuto le due porte, alte 5 metri, hanno ceduto, e i manifestanti si sono trovati nel cortile di “ricreazione” dei detenuti [che erano però rinchiusi nelle loro celle, NdT]
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Sui tetti di Modena (e su altro ancora)

Il nervosismo – più che giustificato – di Maroni intorno alla situazione esplosiva dei Centri di internamento per senza-documenti (che siano Cie, Cara, Cda o i nuovissimi Cai sul modello di Manduria) si fa sentire, dopo che a Brindisi, anche a Modena. È evidente che al Ministero non sanno più che pesci pigliare: se la Tunisia non darà il via libera a rimpatri di massa entro un paio di giorni alleggerendo la pressione migratoria, le prossime saranno settimane di fughe e sommosse sostanzialmente incontrollabili, e di tutto il sistema concentrazionario italiano, presumibilmente, non resteranno che macerie. Le vie di uscita a quel punto potrebbero essere solo due, entrambe poco praticabili: appesantire oltre misura il controllo e la repressione stroncando rivolte e fughe (e questo potrebbe voler  dire anche dover sparare) – cosa per la quale non si sa se ci siano uomini e mezzi a sufficienza e se, come si dice, i tempi siano maturi; oppure rilasciare un permesso qualsiasi agli ultimi arrivati, in modo che proseguano il loro viaggio in santa pace – e questo vorrebbe dire smentire anni e anni di politiche migratorie repressive, tanto utili all’economia e alla gestione ideologica del dominio.

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Da nuovi a temporanei

Roma, 03 aprile 2011Nuovi Cie: vorrei ma non posso. I centri per l’identificazione e l’espulsione degli immigrati oggi sono 13, gli stessi esistenti quando Roberto Maroni si è insediato al ministero dell’Interno. E una delle prime dichiarazioni del neoministro, ripetuta più volte, fu: «Un Cie (prima si chiamavano Cpt, centri di permanenza temporanea, ndr) in ogni regione».
Sì, perché non ce ne sono in Liguria, Valle d’Aosta, Trentino Alto-Adige, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania e Sardegna. Sono almeno uno in tutte le altre regioni, la Puglia ne ha due (a Bari e Brindisi), la Sicilia tre: Lampedusa, Trapani e Caltanissetta. Totale posti disponibili: 1.814. Neanche il 10% dei 22mila clandestini, nella stragrande maggioranza tunisini, giunti dall’inizio dell’anno.
Dal suo arrivo al Viminale Maroni ci ha messo tutta la buona volontà. Ma oggi, con lo stop delle regioni alle tendopoli definite dal ministro «Cie temporanei», si comprende che le intenzioni iniziali avevano una probabilità molto alta di rimanere sulla carta quando si parlava di centri tradizionali (edifici, recinzioni, attrezzature). Come si è dimostrato a posteriori. Eppure, ricevuto l’incarico di dare attuazione all’indirizzo politico, l’allora capo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, Mario Morcone – oggi candidato sindaco Pd a Napoli – cominciò una faticosa ricognizione sul territorio per capire dove e come costruire i tanto contestati centri. I Cie, infatti, generano problemi anche quando non c’è emergenza. Oltre alla presenza concentrata di immigrati, con possibili e spesso frequenti disordini, attraggono, per esempio, il mondo dell’antagonismo e dell’anarco-insurrezionalismo, che ne fanno uno dei motivi di lotta eversiva. Le regioni a governo di centrosinistra, poi, portano avanti un’opposizione di natura politica più o meno intensa. Nonostante tutto, Morcone con uno staff di ingegneri, architetti e uomini della carriera prefettizia cominciò a girare le zone interessate. Si calcolò che un Cie nuovo costa circa 15 milioni di euro e sono necessari un paio d’anni per costruirlo e consegnarlo «chiavi in mano». Poi cominciò l’esame di una serie di strutture messe a disposizione dalla Difesa e il lavoro diventò sconfortante. Perché non si trattava di ex caserme bisognose, al massimo, di una riverniciata, ma di ben altro. Un edificio militare in Veneto posto su una sorta di rocca-fortezza fu scartato non appena visto. Vicino Roma era disponibile un’area dove si facevano esercitazioni di lancio di bombe a mano: il costo esorbitante della bonifica rendeva improponibile quell’ipotesi.
Fu trovata, alla fine, qualche area vicino agli aeroporti – anche per non essere troppo vicini agli insediamenti urbani – ma poi fu facile capire che le Regioni avrebbero detto di no. Punto. Riunioni al ministero, tavoli di lavoro, incontri, confronti, visite sul territorio: tutto fermo, alla fine, o quasi. Il tema, nonostante tutto, Maroni lo ha rilanciato a più riprese. E ogni anno è stato rifinanziato un apposito capitolo di bilancio per circa 127 milioni: basterebbero per dieci nuovi centri, o quasi. Adesso, però, l’emergenza costringe a costruire in poche ore Cie temporanei, cioè tendopoli con recinzioni sommarie.

(ilsole24ore)

Presidio vietato a Brindisi

«Abbiamo ricevuto, per mano del dirigente della digos di Brindisi, il documento ufficiale che VIETA il presidio di domani, domenica 3 aprile, di fronte al CIE di Restinco. Il mandante è il ministero dell’interno, che ha chiamato la questura di Brindisi per negare qualsiasi manifestazione in provincia.
Il motivo ufficiale è che, a causa della fuga di massa dal centro di Manduria, la paura è che questo dissenso si diffonda OVUNQUE.
C’è chi, nella vita, è sempre pronto ad OBBEDIRE. Noi non siamo di quella stoffa. Domani, il gruppo no-cie brindisi proverà ad arrivare al cie di Restinco, SE ce lo permetteranno. Ci ostacolano, ma non ci sorprendono.»

da Nociebrindisi, 2 aprile

Aggiornamenti 3 aprile, ore 11,30. Numerosi compagni si sono radunati, nonostante il divieto, nei pressi del Cie. La celere, però, blocca la strada e non li fa avvicinare al Centro che dista un centinaio di metri da dove sono in questo momento.

Riapre un pezzo di Gradisca

«Fine dell’emergenza. Forse. Dopo due mesi di lavori, coincisi con uno dei periodi più turbolenti per la struttura (devastata dagli incendi e dalle rivolte), dovrebbe essere riaperta oggi la cosiddetta “zona verde” del centro di identificazione ed espulsione (Cie) di via Udine, una delle tre aree in cui è suddiviso il complesso.

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