Una visita a Intesa-SanPaolo

25 marzo. Gli uffici di Banca Intesa in piazza San Carlo a Torino vengono occupati da qualche decina di studenti, precari ed esponenti dei centri sociali, per protestare contro le ingerenze della banca nell’università e contro le sue responsabilità negli acquisti di armamenti e nel finanziare le guerre in tutto il mondo, compresa l’ultima “impresa” in Libia. All’arrivo della polizia, chiamata dai dirigenti di Banca Intesa, gli occupanti escono dagli uffici e, volantinando e megafonando, terminano l’iniziativa con un corteo verso Palazzo Nuovo.

Arresti al Cie

Oggi due ragazzi dell’area blu del Cie di Torino sono stati arrestati, presumibilmente per il falò di materassi di ieri. Anche altri due che si trovavano nell’area verde sono stati portati via dalla polizia, ma erano tra quelli che avevano chiesto di tornarsene in Tunisia e, adesso come adesso, sembra che li stiano rimpatriando. A presto notizie più precisi su questi arresti e su questi presunti rimpatri ve le faremo avere.

Intanto nell’area verde si continua a vivere accampati in cortile. Ascolta la testimonianza raccolta questo pomeriggio da Radio Onda Rossa:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/110325_cie_torino.mp3]

Aggiornamento 26 marzo. Si è tenuto questa mattina il processo per direttissima contro i due arrestati: sono stati condannati a 6 e 5 mesi e riportati al Centro. I due erano imbottiti in maniera talmente pesantemente di psicofarmaci da non essere in grado di camminare, suscitando lo stupore delle stesse guardie carcerarie. Nel Centro, evidentemente, la gestione umanitaria della Croce Rossa ha bisogno della chimica per scongiurare esplosioni ancora più numerose.

Falò e tettoie

Nel tardo pomeriggio, alcuni dei reclusi dell’area blu del Cie di Torino hanno ammassato tutti i materassi di una stanza in cortile e gli hanno dato fuoco: un piccolo falò di protesta, che rende l’idea di quale sia il clima dentro. Poi sono arrivati i crocerossini con i manicotti anti-incendio e hanno spento tutto. Nell’attigua area verde, intanto, i prigionieri hanno passato la loro seconda giornata all’aperto.

In via Mattei a Bologna, invece, un gruppo di tunisini «sono saliti, uno alla volta, su una tettoia che divide alcune aree della struttura e hanno inscenato una piccola manifestazione. Hanno gridato slogan e protestato contro la loro detenzione nel centro». Poi sono arrivati gli operatori della Misericordia e li hanno convinti a scendere, non si sa con quali maniere.

Dieci nuovi Cie

Brescia, 24 marzo 2011Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, a Brescia per sostenere la candidatura del figlio del leader della Lega, Renzo Bossi, difende l’istituzione dei Centro di identificazione ed Espulsione per gli immigrati e annuncia che nel 2010 ne verranno realizzati 10 nuovi, uno dei quali proprio in provincia di Brescia: “Quello dei Cie è un progetto che abbiamo elaborato per contrastare l’immigrazione clandestina – ha sostenuto – Due sono le nostre azioni in questa direzione: primo, frenare i flussi. Nel 2008 sono sbarcati 27mila clandestini e nel 2009 3.100. E nel 2010 l’obiettivo è di ridurli del 100 per 100. Questo ha comportato, checché ne dicano i buonisti, una significativa riduzione della delittuosità da parte degli immigrati, che fino al 2008 è stata di segno più e nel 2009 e’ calata del 14%. Una significativa inversione di tendenza”. “La seconda azione – ha aggiunto – è quella di potenziare le strutture del Cie, passando dai dieci attuali ad almeno uno in ogni regione.

In Lombardia ve ne è uno ma non è sufficiente, in Veneto e in Toscana non ve ne sono, in Emilia ve ne sono due. Una disorganizzazione che comporta che oggi quando si prende un clandestino se non c’è posto gli si da il foglio di via. Noi dobbiamo procedere con il potenziamento delle espulsioni. In 5 anni abbiamo espluso oltre 100mila clandestini. Per realizzare i Cie, si seguirà una procedura concordata, non vi sarà alcuna imposizione. Stiamo individuando i siti fuori dai centri abitati, dentro i sedimi aeroportuali, poi chiederemo il consenso dei presidenti delle province e dei sindaci”. Quanto ai tempi di realizzazione, Maroni ha precisato: “Abbiamo gia’ fatto un censimento di tutti i siti possibili, dove ci sono e dove non ci sono. Non appena saranno eletti i nuovi amministratori, con i quali dovremo interagire, faremo un giro tra assessori alla Sicurezza. Diciamo che entro il 2010 saranno realizzati almeno dieci nuovi Cie”.

(AGI)

Una visita all’Eni

22 marzo. Alle nove del mattino, una quindicina di persone ha fatto irruzione negli uffici dell’Eni di corso Palermo, a Torino. Muniti di un volantino, uno striscione e un megafono hanno ricordato il ruolo dell’Eni in Libia, la sua complicità prima con Gheddafi e la sua repressione che le hanno garantito lo sfruttamento delle risorse energetiche, poi con la coalizione Usa, Francia, Gran Bretagna, Canada e Italia che attraverso l’intervento “umanitario” intende garantirsi una buona fetta di gas e petrolio nel prossimo futuro. Una chiara risposta al presente: finché non riusciremo a convincervi a farvi avvelenare con il nucleare è guerra aperta per accaparrarsi le rimanenti risorse del pianeta, in questo caso delle ex colonie.
Poi, bloccando il traffico, hanno scritto con la calce sulla strada davanti all’edificio: “Eni complice di guerre e sfruttamento”.
Inutile dire che gli agenti della Digos hanno fatto la loro abituale figura barbina. Accorsi sul posto, si son rovesciati il secchio di calce sui vestiti nel tentativo di sequestrarlo a chi lo reggeva e poi, presi dall’ira, hanno dato vita ad un inseguimento per mezza Porta Palazzo. Fermati alcuni compagni, li hanno portati in Commissariato e li han trattenuti lì per ore provando a montar le carte per degli arresti: nonostante i lunghi sforzi, però, non ci sono riusciti ed hanno dovuto rimettere tutti in libertà.
(more…)

Mense

cie_brunelleschi_41.jpgA Gradisca, Torino e Brindisi i Cie vanno in fiamme e cadono a pezzi, ma il Ministero si ostina a tenere chiusi i prigionieri negli spazi comuni o nelle mense – visto che le camere sono inagibili. Non resta che bruciare pure quelli, evidentemente. A  Torino hanno già cominciato: intorno alle 14 di oggi la mensa dell’area verde del Cie di corso Brunelleschi è andata a fuoco. Ora lì non c’è veramente più posto, tolto il cortile.

Ascolta una diretta con un recluso dell’area verde, trasmessa da Radio Blackout poco prima di quest’ultimo incendio:

[audio:http://radioblackout.org/files/2011/03/22_cie_burn.mp3]

Aggiornamento ore 16.15. I reclusi sono in cortile da due ore, guardati a vista dalla polizia armata di manganelli. Ancora nessuno ha comunicato loro dove li faranno stare.

Aggiornamento ore 17.45. Ancora dentro il cortile, la polizia sta perquisendo tutti i reclusi dell’area.

Aggiornamento ore 19,00. A perquisizione finita, i reclusi sono ancora tutti nel cortile. La mensa è inagibile, una sola stanza è aperta ma la polizia vieta agli altri prigionieri di entrarci e manca pure il cesso. La prospettiva, adesso come adesso, è che li facciano dormire lì, per terra, senza materassi e senza coperte, e che per andare in bagno debbano continuare ad aggiustarsi alla buona in un angolo all’aperto.

Ascolta la diretta trasmessa da Radio Blackout poco prima delle 20,00:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/senza-mensa.mp3]

Aggiornamento 23 marzo, ore 13,30. Come previsto i reclusi dell’area verde sono stati fatti dormire all’aperto. In tarda serata la Croce Rossa ha consegnato loro materassi e coperte. Nell’area blu, invece, le camere toccate dagli incendi dell’altra sera sono agibili e ripulite. Da ieri pomeriggio, dentro le aree verde, blu e rossa del Centro è di nuovo vietato fumare e poliziotti e crocerossini fanno circolare le voci più disparate: che oggi qualcuno verrà rilasciato, che un altro grosso carico umano da Lampedusa sia arrivato a Torino rimanendo impigliato in Questura, che si preparino rimpatri di massa o che presto ci saranno degli arresti. Staremo a vedere nelle prossime ore. L’unica voce che si può smentire con una certa decisione è quella circolata ieri sera su alcuni media di movimento, che voleva due aerei speciali per senza-documenti già partiti da Torino verso Bari. Da Torino sembra non essere essere partito nessuno.

Ascolta l’aggiornamento trasmesso questa mattina da Radio Onda Rossa:

[audio:http://ia600405.us.archive.org/14/items/CieTorino_67/110323torinocie.mp3]

Sciopero a Brindisi

Sciopero della fame al Cie di Restinco, in solidarietà con un recluso che ieri sera si è procurato un taglio sulla gola durante una accesa discussione con un ispettore del Centro – “mi scopo tua sorella”, avrebbe esclamato ad un certo punto il raffinato poliziotto. Intorno alla storia di questo ragazzo, che come al solito i guardiani del campo hanno stentato a curare, quelle di tutti gli altri prigionieri: sottoposti ad un regime punitivo dalla rivolta della settimana scorsa, sono costretti a dormire sul pavimento della mensa, senza le coperte e neanche i materassi, ed accumulano tensioni dopo tensioni.

Ascolta il racconto di una compagna del neonato blog Nociebrindisi, che da tre settimane a questa parte rende pubbliche giorno per giorno le urla di libertà che arrivano da dentro al Centro. Da Radio Onda Rossa.

[audio:http://ia600405.us.archive.org/27/items/CieBrindisi/110321ciebrindisi1.mp3]

Fuga e arresti a Gradisca

Proprio mentre corso Brunelleschi bruciava, anche i reclusi del Centro di Gradisca hanno ricominciato a farsi sentire nonostante siano ammassati nelle sale comuni, per terra, guardati a vista dalla polizia. Non conosciamo la dinamica esatta dei fatti, visto che da quasi un mese ai prigionieri sono vietati i contatti con l’esterno, ma a quanto riportano le agenzie di stampa ieri sera una quindicina di loro è riuscita a sfondare verso il cortile – come era successo giusto due settimane fa – e a tentare la fuga. Sei sono riusciti a dileguarsi, otto invece sono stati arrestati. Con buona pace di Maroni, che ha fatto di tutto perché non venisse più liberato nessuno, e del consorzio Connecting People che sta facendo di tutto per non perdere l’appalto della gestione del Cie, quasiasi siano le condizioni di detenzione dei reclusi.

Leggi alcuni articoli di stampa sull’accaduto.

(more…)

Fuochi torinesi

A neanche un mese dall’ultima rivolta, torna il fuoco dentro alle gabbie del Cie di Torino. Intorno a mezzanotte i reclusi dell’area verde hanno incendiato i materassi nelle stanze e sono usciti in cortile. Ora – ed è mezzanotte e mezza – sono lì all’aperto, circondati dalla polizia armata di manganelli, e il fumo esce ancora dalle porte. Intanto si sono fatti avanti pure i reclusi dell’area blu: c’è del fuoco pure là e sono i crocerossini in prima persona che si stanno avvicinando con i manicotti anti-incendio per spegnere le fiamme.

Già durante il presidio di questo pomeriggio i reclusi avevano risposto molto rumorosamente agli slogan e alle battiture – «Libertà! Libertà!» – a dimostrazione della loro voglia di lottare. Tra le altre cose, ieri la polizia aveva perquisito un’area, a quanto sembra proprio per prevenire sommosse: hanno ottenuto l’effetto contrario, e ben gli sta. A presto aggiornamenti.

Aggiornamento ore 1,30. Sono due le camere andate a fuoco nell’area blu del Centro, mentre nell’area verde, dove è partita la sommossa, le stanze danneggiate sono sicuramente di più – qualcuno dice tutte, ma staremo a vedere. Non si sa ancora se alcune di queste verranno considerate inagibili, e quante. A differenza del mese scorso, però, il Centro ora è completamente utilizzato e non ci sono posti per far spostare i reclusi delle stanze danneggiate. Per ora, dunque, i reclusi sono rimasti nelle rispettive aree e presumibilmente verranno fatti dormire per terra – se non all’addiaccio.

Aggiornamento ore 9,30. A detta delle prime agenzie di stampa, le stanze “messe in sicurezza” dai Vigili del Fuoco, e quindi forse già chiuse, sono tre. Intanto, si è saputo che alcuni reclusi di altre sezioni che per sostenere la protesta erano saliti sui tetti sono stati messi in isolamento dopo essere stati obbligati dai soldati a scendere.

Aggiornamento ore 11,30. I reclusi dell’area verde durante la notte sono stati ammassati tutti dentro alla mensa della sezione: nessuna camera, dunque, è aperta.

Aggiornamento ore 13,30. Proteste e diverbi con i militari dentro all’area rossa del Centro, dovuti alla qualità del latte distribuito a colazione: alcuni reclusi sono stati visitati in infermeria. I reclusi radunati nella mensa dell’area verde sono ancora lì, solo con dei nuovi materassi ma senza coperte e, secondo le notizie che man mano fa uscire la Questura, sarebbero tre le camere che rimarranno chiuse perché danneggiate seriamente dagli incendi della notte.

Aggiornamento ore 19,30. Nel pomeriggio, i due reclusi che questa notte erano saliti sul tetto e che erano stati messi in isolamento si sono tagliati e sono stati medicati in ospedale e riportati al Centro. Nell’area viola, invece, in tre si sono cuciti la bocca per protesta.

Aggiornamento ore 22,30. Urla e confusione, di nuovo, dentro al Centro di corso Brunelleschi quando in prima serata i reclusi hanno cominciato a sentire botti e slogan da fuori, grazie ad un presidio-lampo di solidali. Intanto, i prigionieri dell’area verde hanno fatto uscire un messaggio da dentro le gabbie: «Bon soir, nous sommes dans la cuisine depuis hier. On dort sans couverture et il fait froid. On veut la libertà, aides nous Torino!». Che sta significare: «Buona sera, siamo nella cucina [in mensa, in realtà] sin da ieri. Dormiamo senza coperte e fa freddo. Vogliamo la libertà, aiutaci Torino!»

Restinco: tutti giù per terra

«Vi abbiamo raccontato, nel post precedente, dell’ultima rivolta scatenatasi la notte del 14 marzo: materassi incendiati da un gruppo di tunisini, le fiamme che hanno avvolto quasi l’intera struttura (solo poche camerate sono state risparmiate) e l’intervento in forze della polizia per sedare la sommossa.

(more…)