Festa / 2

28 febbraio. Saputo della distruzione di un’area del lager di Torino, un gruppo di solidali ha pensato bene di non tenersi la gioia tutta per sé e di condividere la festa con i reclusi stessi che l’hanno provocata. Botti, battiture, megafono e casino in seconda serata in corso Brunelleschi, perché dei Cie non ne rimanga traccia.

Frutti

I primi frutti, in termini di libertà, delle sommosse di Gradisca della settimana appena terminata si stanno già facendo sentire. Già sabato 32 prigionieri erano stati liberati in sordina per alleggerire la pressione sulla struttura, scatenando le ire dei sindacati di polizia che avevano equiparato – giustamente! – ogni liberazione ad una ammissione di fallimento del sistema dei Cie. Ieri poi – e lo apprendiamo dai quotidiani locali di oggi – era prevista la liberazione di un’altra ventina di reclusi, saltata all’ultimo per un intervento del Viminale. E proprio contro il Viminale si stanno scagliando i sindacati di Polizia della Provincia, sempre più imbufaliti: ci ha lasciati soli – dicono in sostanza -negandoci sia i rinforzi per tenere a bada i prigionieri ammassati in un Centro semidistrutto che la disponibilità a trasferire i reclusi altrove.

Oggi, invece, dopo una notte passata ammucchiati nelle stanze comuni insieme agli altri prigionieri, a sette ragazzi è stata annunciata l’imminente liberazione. Ora sono in guardiola ad aspettare: vedremo se si verranno liberati veramente.

Leggi i primi articoli della stampa locale sul collasso del Cie isontino.

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Sommossa a Modena

Una sommossa a Modena questo pomeriggio, con materassi che bruciano e finiscono in cortile proprio nel momento in cui si svolge fuori dalle mura un presidio solidale di compagni. Datevi una occhiata al racconto della rivolta fatto in diretta dal sito Fortress Europe, e poi fatevi quattro risate a leggere le dichiarazioni rilasciate corrucciate rilasciate a fine rivolta da Daniele Giovanardi.

Aggiornamento 28 febbraio. E ascoltate anche la chiacchierata sulle frequenze du Radio Blackout con Andrea, uno dei compagni presenti durante il presidio:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/presidio-modena_27-febbraio.mp3]

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Gradisca a pezzi, ufficialmente

La notizia è ufficiale: dopo questi due giorni di rivolte il Cie di Gradisca è al collasso. Date una occhiata all’articolo uscito quest’oggi su di un quotidiano locale, che conferma dal lato dei questurini quello che già i reclusi ci hanno raccontato: in tutto il Centro le camerate ancora utilizzate sono solo sei o sette per centoquaranta persone. Tanto che si comincia a parlare della lontana possibilità di dover liberare dei prigionieri che non si sa più dove mettere…

Aggiornamento – ore 14.00. Il Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca non esiste più. Le ultime camerate che rimanevano sono state distrutte o rese inagibili dai rivoltosi questa mattina. Praticamente, del Cie rimane solo il cortile, dove sono stati ammassati tutti i prigionieri.

Aggiornamento – ore 18.00.  La Questura di Gorizia detta all’Ansa la conferma ufficiale della distruzione del Cie di Gradisca. Dopo il 18 febbraio 2009, data dell’incendio del Cie di Lampedusa, oggi è un’altra data da segnare sul calendario.

«[Altre] sei stanze del Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) sono state date alle fiamme oggi. I danneggiamenti sono iniziati intorno alle ore 14.00, in una struttura che già nel corso della settimana è stata interessata da roghi appiccati con l’intenzione di danneggiare e rendere inservibile il Cie. Al momento resta agibile una sola stanza della cosiddetta ”zona rossa”, con otto posti letto. I 105 clandestini ospitati nel Cie sono stati ridistribuiti negli spazi comuni, con sistemazioni di fortuna. (ANSA

Leggi l’articolo di ieri.

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Intifada antifa

26 febbraio. L’inaugurazione di una nuova sede di Casa Pound a Cuneo viene rovinata a colpi di pietre, bastoni e bombe carta da un centinaio di antifascisti, staccatisi da un presidio troppo pacifico per essere efficace. Un sanpietrino colpisce dritto al volto un camerata, mandandolo prima a terra, poi all’ospedale con un trauma cranico. Diversi altri contusi tra le fila dei fascisti e dei pochi poliziotti schierati a loro difesa. Già nella notte tra venerdì e sabato, ignoti avevano sfasciato la vetrina della sede e lasciato scritte sui muri dell’edificio. Il giorno dopo, ai fascisti non resta che leccarsi le ferite e… chiedere le dimissioni del sindaco di Cuneo.

La scala

scaleCome vi avevamo già accennato ieri, il 28 di febbraio ci sarà il processo contro i tre ragazzi tunisini arrestati venerdì scorso mentre tentavano di fuggire da Restinco. I tre sono in carcere e stanno facendo lo sciopero della fame, dopo che lunedì il giudice ha convalidato il loro arresto e l’avvocato d’ufficio ha chiesto un po’ di tempo per studiarsi “le carte”. Grazie ad un colpo di fortuna qualcuna di queste carte ce la siamo potuta studiare pure noi, a più di mille chilometri di distanza. Ve ne segnaliamo un breve brano, che ci sembra significativo. Il «nominato M. […] nel corso di un tentativo di fuga avvenuto alle ore 09.52 odierne, salito sulla sommità di un’impalcatura afferra la predetta scala metallica, brandendola con entrambe le mani, alzandola sopra la testa, minacciando di lanciarla contro i militari che si erano portati sotto l’impalcatura, – infatti uno dei militi si allontana proprio per evitare di essere colpito dal lancio della scala -. Tale ospite con tale gesto riusciva a far guadagnare la fuga di alcuni di coloro che erano con lui, ma quest’ultimo però veniva bloccato mentre tentava di raggiungere la reta metallica.» 

Nonostante la prosa un po’ zoppicante del Commissario Palumbo, il responsabile del Cie che ha redatto il verbale, quello che ne viene fuori è che M. si sarebbe attardato per coprire la fuga dei suoi compagni e sarebbe stato bastonato e poi arrestato proprio per questo.

Almeno per stasera vi risparmiamo ogni riflessione sulla tensione di lotta che trasforma l’amore per la propria libertà in un fatto finalmente collettivo. Ci teniamo a farvi notare, invece, un dettaglio molto più basso. Proprio oggi, a pochi chilometri dal carcere dove M. e i suoi compagni stanno facendo lo sciopero della fame, un certo Senatore del centro-sinistra ha avuto la pensata di raggruppare alcuni rappresentanti della Polizia della zona per dare loro qualche amichevole pacca sulle spalle, visto anche il disagio che vivono i poliziotti  da quando a Restinco le rivolte sono diventate un fatto quotidiano.

Da una parte chi è costretto a lottare per la libertà ed è disposto a sacrificar la propria per liberare gli altri. Dall’altra chi per mestiere, nel chiuso dei Palazzi o nei cortili dei Centri, la quella libertà la combatte e la rinchiude in gabbia. In mezzo, una scala.

Aggiornamento 28 febbraio. Si è tenuto, questa mattina, il processo contro M. e i suoi compagni. Nonostante le accuse contro di lui fossero molto lievi (oltre l’episodio della scala che vi abbiamo potuto raccontare in anticipo qua sopra, abbiamo saputo che M. è accusato pure di aver dato uno spintone ad un agente), M. è stato condannato ad 1 anno e 1 mese di reclusione e rimarrà in carcere. I suoi compagni, invece, sono stati condannati uno a quattro e l’altro a sei mesi, la pena è sospesa e quindi verranno “liberati” – vale a dire molto probabilmente ritorneranno nel Cie di Restinco. La grande sproporzione delle pene tra i tre è dovuta al fatto che M. ha già accumulato precedenti in passato, mentre gli altri due erano ancora incensurati. Intanto, è giunta pure la notizia che i ragazzi arrestati a Bari ad inizio settimana sono stati riportati dentro alle gabbie del Centro.

Ci siamo quasi

Anche stamattina i reclusi del Centro di Gradisca hanno proseguito nella loro opera di demolizione delle gabbie che li tengono prigionieri. Altri quattro stanzoni sono stati incendiati. Secondo i conti che fanno i prigionieri ci siamo quasi: gli stanzoni aperti fino all’altro giorno erano sedici. Sette sono stati toccati dalle fiamme di ieri – e sei chiusi per inagibilità, da quanto dicevano le agenzie. Se venissero dichiarati inagibili anche i quattro di oggi, vorrebbe dire che dei sedici stanzoni ne rimangono solo sei.

A differenza di ieri questa mattina la polizia e i soldati non si sono fatti vedere, non sappiamo se per non esasperare gli animi ulteriormente o per quale altro calcolo: ottimista, qualcuno da dentro dice che “sono scappati”. Vista l’improvvisa carenza di posti, intanto, i reclusi sono stati ammassati uno sull’altro, in venticinque per camerata, in condizioni disumane.

Aggiornamento – ore 15.00. La rivolta di Gradisca continua. Militari e polizia ancora non si azzardano ad entrare nelle sezioni, e i prigionieri continuano, indisturbati, a incendiare e distruggere. Le informazioni disponibili non sono ancora sufficienti per quantificare i danni, ma a quanto pare i rivoltosi «stanno bruciando tutto».

Aggiornamento – ore 22,30. Un ragazzo è stato arrestato, nel pomeriggio, per gli incendi di oggi: è un tunisino sbarcato da poco, proprio come i ragazzi arrestati ieri. Non sappiamo ancora con quale garbo la polizia sia intervenuta a placare gli animi né sono ancora noti i “danni”, vale a dire di quanto esattamente il Centro isontino sia diventato ancora più piccolo dopo la giornata di oggi.

Aggiornamento 26 febbraio. Una giornata di pausa dentro al Centro, e dopo l’arresto del ragazzo di ieri i soldati e i poliziotti sono tornati a pattugliare le gabbie. Eccovi quel che ne rimane del Cie isontino dopo questi due giorni di incendi, da quel che siamo riusciti a ricostruire grazie alle testimonianze da dentro. Nel blocco blu sono agibili soltanto due stanzoni dei sedici originari (gli stanzoni sono sedici per blocco e non sedici in tutto, come vi riferivamo erroneamente ieri). I prigionieri del blocco, che sono una settantina, ora sono stipati in 35 per camerata. Nel blocco rosso, dal quale le notizie escono più incomplete e frammentarie, le camerate ancora agibili sono tre o quattro (non sappiamo se in origine ce ne fossero sedici come nel blu, ma poco importa), e vari prigionieri sono costretti a dormire nel cortile. Staremo a vedere dai giornali se la Questura darà numeri simili, ma sicuramente adesso come adesso del Cie di Gradisca ne rimane ben poco.

Mancava giusto…

Gradisca, Bologna, Torino, Bari… Chi manca ancora? Trapani, per esempio. Presto fatto:

«Un gruppo di giovani magrebini, di età compresa tra i 23 e i 28 anni, ospite del Cie “Serraino Vulpitta” di Trapani, nella notte, ha danneggiato mobili e suppellettili della struttura. Non ci sono stati feriti. Futili motivi – secondo quanto sostengono gli inquirenti – alla base dei disordini. Non c’é stato alcun tentativo di fuga.»

da LiveSicilia

E visto che ci siamo, vi aggiorniamo anche sugli arrestati per il tentativo di fuga della settimana passata dal Cie di Brindisi. Gli arresti sono stati convalidati, è iniziato il procedimento per direttissima e la prossima udienza sarà lunedì prossimo, 28 febbraio.

Torino e Bari: fughe fallite

Dentro al Cie di corso Brunelleschi, ieri sera, mentre le guardie erano impegnate a scortare fuori un ragazzo che si era tagliato i polsi, un gruppo di prigionieri ha tentato la fuga. Solo uno, però, è riuscito a scavalcare la prima recinzione ed è stato subito acchiappato e riempito di botte. Per protesta, questa mattina, altri due reclusi si sono tagliati.

Pure a Bari-Palese, stando a quanto afferma un quotidiano on-line, c’è stato un tentativo d’evasione andato male. Due reclusi, alla fine, sarebbero stati arrestati per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.

Aggiornamento ore 22.00. Sugli accadimenti di Bari non siamo riusciti a trovarvi un racconto di prima mano di quel che è successo. Ma abbiamo scoperto, però, quale è la versione della Polizia. Il tentativo di fuga sarebbe avvenuto mentre un gruppone di reclusi era in transito dalle aree abitative al campo di calcio della struttura: i due si sarebbero distaccati dal gruppo scagliandosi contro i marines del Battaglione San Marco che li stavano scortando nel tentativo di superare i soldati e poi scavalcare le recinzioni. Senza risultati, come sapete. Nei prossimi giorni, probabilmente sabato, si terrà al Tribunale di Bari l’udienza di convalida degli arresti.