La sommossa di Steenokkerzeel, da vicino

«20 febbraio 2011. Dopo una settimana di continue notizie sulla situazione interna al Centro chiuso per clandestini di Steenokkerzeel – un tentativo di evasione, il pestaggio di molti prigionieri e uno sciopero della fame collettivo – una quarantina di persone si sono radunate davanti al Centro. Durante la manifestazione, i prigionieri hanno cominciato a rompere i vetri, a incendiare le celle e a salire sul tetto. A quel punto sono arrivati parecchi rinforzi di polizia e di pompieri ma, nel caos generalizzato, un detenuto è riuscito ad evadere.
A sera, quando oramai i manifestanti erano rientrati, la sommossa è di nuovo scoppiata. Due delle tre ale del Centro è stata devastata dagli insorti: danneggiamenti, incendi e sabotaggi dei circuiti elettrici e degli impianti sanitari. Queste due ale sono state dichiarate “inagibili” e i prigionieri sono stati trasferiti nei Centri di Vottem, Merksplas e Bruges.

Steenokkerzeel, adesso come adesso, è in buona parte in rovina.»

Leggimi in lingua francese.

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Bocca cucita a…

Un ragazzo tunisino si è cucito le labbra, questa mattina, dentro al Cie di Modena. Oppure dentro a quello di Bologna – scusate l’imprecisione, ma qualche lancio d’agenzia parla di uno e qualche altro parla dell’altro e i contatti diretti con le due strutture emiliane oramai sono stati resi quasi impossibili.

A darne notizia è lo stesso Daniele Giovanardi che, per non sbagliarsi, lucra su tutti e due i Cie. «Ve lo dico io per dimostravi che non abbiamo niente da nascondere – parafrasiamo un po’ le dichiarazioni di Giovanardi – e perché se qualcun altro seguirà l’esempio di questo recluso (che intanto abbiamo consegnato allo psicologo aziendale) sia chiaro a tutti che noi non siamo assolutamente in grado di gestire la situazione».

Aggiornamento 25 febbraio. Risolta in neanche ventiquattro ore, e con una certa abilità, la vicenda del ragazzo con le labbra cucite a Bologna. Giovanardi è riuscito a farlo passare per “pazzo”. Come? Semplice: trovando contemporaneamente uno psichiatra che lo convincesse a farsi scucire e un consigliere regionale in visita disposto a dar credito alla versione del “forte disagio psichico”. Dello psichiatra non sappiamo nulla, ma del consigliere regionale possiamo dirvi che si chiama Gian Guido Naldi, e guarda caso è proprio di Sel, il partito di Vendola.

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Fuoco e botte a Gradisca

Una nuova rivolta ha scaldato questa mattina le stanze del Cie di Gradisca d’Isonzo. In cinque stanze, a quanto dicono i reclusi, sono stati bruciati materassi e altre masserizie e la polizia ha reagito picchiando una decina di rivoltosi. Il tutto si è svolto tra le dieci e mezza del mattino, quando hanno cominciato a filtrare le prime notizie, e poco prima di mezzogiorno, quando è stata trasmessa questa diretta su Radio Blackout e oramai il Centro era già pieno di Vigili del Fuoco:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/fuochi-a-gradisca-24-febbraio.mp3]

Aggiornamento 14,30. Secondo l’Adnkronos le stanze interessate dagli incendi sarebbero addirittura sette, e ce ne rallegriamo. Di queste, tre sarebbero completamente inagibili, di altre tre è crollato l’intonaco dal soffitto per il calore. Insomma, soltanto una è immediatamente utilizzabile. Sempre l’Adnkronos pubblica l’immagine di un Vigile del Fuoco che gira tra le macerie di una stanza smozzicata e bruciacchiata: non sappiamo se quella foto sia stata scattata davvero a Gradisca questa mattina o sia una immagine d’archivio, ma riflette molto bene cosa abbiamo in testa quando diciamo che i Cie vanno chiusi.

Aggiornamento 22.00. Secondo la Questura isontina la sommossa ha interessato una sessantina di reclusi. Cinque di loro sono stati arrestati nel pomeriggio per danneggiamento aggravato e ora si trovano nel carcere di Gorizia.

Emergenza: cannoni, denari e sbarre

Roma, 22 febbraio 2011Il piano di emergenza che in queste ore viene messo a punto al Viminale è quello che prevede lo scenario peggiore. Perché in Libia vivono da tempo oltre un milione di clandestini provenienti da altri Paesi della regione e il crollo del regime di Gheddafi potrebbe spingere molti di loro a mettersi in viaggio verso l’Europa e dunque sulla rotta che passa per l’Italia. Il clima di tensione che si respira nel nostro Paesetrova conferma quando la Difesa decide di alzare il livello di allerta nelle basi dell’aeronautica, mentre l’Interno coordina gli interventi di sicurezza in collegamento con l’Unione Europea. Ma la trova soprattutto nella decisione del ministro dell’Interno Roberto Maroni di appoggiare la richiesta del leader Udc Pierferdinando Casini per la creazione di una «unità di crisi» aperta ai partiti dell’opposizione. I due ne avrebbero parlato in colloquio telefonico e stasera la questione sarà affrontata nella riunione convocata a palazzo Chigi.
Il sistema di controllo sulla costa libica è già saltato, il contingente della Guardia di Finanza che fino a qualche giorno fa pattugliava porti e spiagge insieme ai poliziotti locali è stato trasferito presso l’ambasciata italiana a Tripoli. Gli ufficiali di collegamento che sono ancora operativi hanno comunicato di non avere più interlocutori con i quali trattare. Vuol dire che non c’è più alcuna vigilanza e dunque bisogna riorganizzare il sistema di sorveglianza con i mezzi navali e con gli aerei. Perché le notizie arrivate ieri in serata— sia pur non controllate — parlavano di decine di barconi pronti a salpare appena le condizioni del mare lo consentiranno. Non a caso si è deciso di mobilitare la nave Marina Elettra dotata di un particolare sistema radar e di controllo tecnologico che consente l’intercettazione delle comunicazioni. Fino a ieri sera era nel porto di La Spezia, ma nelle intenzioni dei vertici militari c’è quella di farla salpare con a bordo le unità speciali di contrasto all’immigrazione clandestina, in grado di fronteggiare l’arrivo dei pescherecci e dei barconi carichi di migranti.
Era stato proprio Maroni — di fronte al precipitare della situazione in Libia — a sollecitare Silvio Berlusconi a convocare con urgenza un vertice interministeriale. In primo piano c’è l’emergenza immigrazione, ma ci sono anche le ripercussioni di questa crisi sull’economia italiana. «Rischiamo di fare la fine di Costantinopoli» , ha sottolineato il titolare dell’Interno illustrando al presidente del Consiglio i pericoli provenienti dalle rivolte che infiammano l’intero Maghreb. E non celando i propri timori per il fermento di quell’area islamista che, secondo numerosi esperti, si muove per fomentare e per cercare di orientare i movimenti popolari. Sabato scorso, mentre in Cirenaica esplodevano le proteste, il prefetto Rodolfo Ronconi, responsabile del Dipartimento Immigrazione del Viminale, ha presieduto la riunione con i responsabili degli Affari Internazionali della commissione europea per mettere a punto il piano di intervento in mare. L’Italia ha già schierato i mezzi navali della Marina, della Finanza e della Guardia Costiera e quelli aerei per la sorveglianza dall’alto. Ora scatta la missione Frontex, ma anche questo potrebbe non bastare tenendo conto che la Tunisia e l’Egitto non sono affatto pacificate e pure il Marocco appare in fermento. L’Italia ha chiesto alla Ue un finanziamento da 100 milioni e domani Maroni rinnoverà questa esigenza nell’incontro a cinque che precede la riunione dei ministri dell’Interno dei 25 Stati membri dell’Unione prevista giovedì a Bruxelles.
Il vertice di domani al Viminale coinvolgerà Francia, Grecia, Cipro e Malta, direttamente coinvolti insieme alla Spagna nella nuova ondata migratoria che arriva dall’Africa. Maroni comunicherà quanto è già stato deciso di fare in Italia per essere pronti a gestire le migliaia di extracomunitari che potrebbero arrivare nei prossimi giorni e quelli che sono già approdati dopo essere partiti dalla Tunisia. Al momento viene confermata la scelta di farli rimanere in Sicilia: la Protezione Civile ha trasferito il materiale per allestire tendopoli in varie aree e così «sfollare» il centro di accoglienza di Lampedusa e soprattutto l’intera isola ormai occupata da migliaia di migranti. I Cie e le altre strutture italiane hanno una capienza complessiva di oltre 6.000 persone, ma si punta ad avere almeno altrettanti posti e dunque si devono individuare le aree dove creare i villaggi. Una soluzione estrema che però non viene affatto esclusa, tenendo conto della gravità delle informazioni che arrivano dalla Libia e più in generale dal Nordafrica. Chi chiede asilo dovrebbe invece essere alloggiato nel Villaggio degli Aranci a Mineo, in provincia di Catania, anche se il Cir, Consiglio Italiano per i Rifugiati, ha chiesto ieri al ministro di valutare un’ipotesi alternativa nel timore che «in una struttura così grande si perda il controllo della situazione» . La scelta definitiva dovrebbe essere fatta oggi, inserita in un progetto complessivo che si muove seguendo le regole previste dallo stato di emergenza umanitaria decretato nei giorni scorsi. Un piano da sottoporre all’Unione Europea dove Maroni ribadirà che l’Italia non è in grado di fronteggiare da sola «una situazione che rischia di trasformarsi in un a catastrofe per tutto il nostro continente» .

(Corriere della sera)

 

 

 

Risposte scontate

Ma chi ha venduto al governo di Gheddafi le armi che, proprio in questo momento, stanno facendo fuoco sugli insorti? La risposta, ovviamente è scontata.
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Vale la pena

Ieri sera, finalmente, Arturo e Guido sono stati liberati. Ascoltate il piccolo saluto di Arturo ai redattori dell’informazione di Radio Blackout di questa mattina: nelle sue parole, l’importanza del sostegno ai prigionieri, delle iniziative esterne e, soprattutto, la consapevolezza di aver contribuito ad un momento importante della lotta, che sta nascendo, al ritorno del nucleare in Italia:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/arturo-uscito.mp3]

Palermo

«Mimmo dentro la camera mortuaria del civio di Palermo a vedere Noureddine non c’è voluto andare. Perché ha avuto paura di vedergli il volto carbonizzato dalle fiamme. Paura che quelle immagini di morte si sovrapponessero per sempre nei suoi ricordi alle immagini dei sorrisi di Noureddine e dei suoi occhi pieni di vita e di sogni. I sogni di un ragazzo di 27 anni partito appena diciottenne, nel lontano 2002, carico di aspettative e responsabilità, deciso a lavorare sodo in Italia per farsi carico dei sette fratelli e dei genitori.

 

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Sommossa a Steenokkerzeel

Fuoco a Steenokkerzeel

In Belgio una protesta è scoppiata in un centro di permanenza per richiedenti asilo, che hanno appiccato un incendio, e alcuni dei quali minacciano di impiccarsi in segno di protesta per le condizioni di detenzione e per presunti soprusi delle guardie da loro denunciati.

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Stalking

scritte modena«Siamo alle solite. Quello che sto subendo è stalking. Minacce pesanti che continuano da troppo tempo senza che nessuno venga punito. Perché questi individui non vengono fermati e condannati?».

Daniele Giovanardi, presidente della Misericordia modenese

20 febbraio 2011