Prescrizioni / 2
«Un nutrito gruppo di solidali con i reclusi nei Cie ha dato vita oggi pomeriggio ad un presidio con blocchi a singhiozzo del traffico in via Mattei.
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«Un nutrito gruppo di solidali con i reclusi nei Cie ha dato vita oggi pomeriggio ad un presidio con blocchi a singhiozzo del traffico in via Mattei.
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«Se non fosse stato per l’incendio che nell’ottobre scorso ha distrutto il primo e secondo piano, almeno duecento tra le migliaia di tunisini che in questi giorni approdano a Lampedusa sarebbero stati trasferiti al Centro di primo soccorso e accoglienza di Elmas. Ma i posti residui sono 50 (su 220) ed è difficile che il ministero dell’Interno autorizzi l’arrivo di pochi immigrati.
APPALTO DA 450 MILA EURO Almeno per i prossimi tre mesi. Tra 90 giorni, infatti, è previsto che terminino i lavori di ristrutturazione del Centro che costeranno 450 mila euro (370 mila per la struttura e 80 mila per l’impiantistica), 150 mila in più della somma stimata quattro mesi fa. Il progetto di ristrutturazione è stato predisposto dal Provveditorato opere pubbliche e proprio oggi i lavori saranno consegnati all’impresa che si è aggiudicata l’appalto. A cui, considerata la pressione degli immigrati tunisini, la Prefettura chiede di accelerare i tempi.
Per il presidio del 19 febbraio alle 16.30 davanti alle mura del Cie di Bologna in via Mattei, la questura ha imposto una distanza di 200 metri dall’entrata del centro e il divieto di amplificazione e dell’uso del megafono. A seguire e in allegato uno dei volantini che verrà distribuito per spiegare la situazione. L’appuntamento viene mantenuto e il ritrovo sarà al semaforo con Via Due Madonne. Ancora più necessaria una numerosa partecipazione.
Tre ragazzi tunisini sono stati arrestati a metà pomeriggio dentro al Cie di Restinco, a Brindisi, in seguito ad un tentativo di fuga avvenuto in mattinata. C’è chi dice che a provare ad evadere siano stati una decina, e chi soltanto in cinque. Quello che è sicuro è che almeno uno di loro è riuscito nell’intento ed ora è finalmente libero, mentre i tre arrestati sono stati picchiati dai soldati che li hanno placcati nella fuga.
Il Cie di Restinco è diventato ultimamente il più turbolento d’Italia con sommosse e fughe continue, tanto che addirittura i sindacati di Polizia ne hanno ripetutamente chiesto la chiusura, «prima che ci scappi il morto». In più, da quando hanno cominciato ad arrivare i tunisini sbarcati a Lampedusa il Centro è strapieno, con gente costretta a dormire per terra, e questo non contribuisce a placare gli animi così come non contribuisce a placare gli animi il fatto che le mura del Centro siano fatte di blocchi di tufo: facili da divellere per aprire varchi e buoni da tirare contro gli inseguitori. La libertà sembra a portata di mano, ed è normale che se ne approfitti.
Per provare a rompere i legami tra i prigionieri e riprendere il controllo della situazione, la settimana passata l’amministrazione ha ordinato il trasferimento di una trentina di reclusi di Restinco verso il Centro di Bari-Palese e di altrettanti reclusi di Bari verso Restinco. Ma i risultati di questa mossa, come dimostrano i fatti di questa mattina, sono ancora nulli.
«C’è tensione al Cie modenese. Hanno tentato atti di autolesionismo ieri sera cinque dei tunisini traferiti negli ultimi giorni da Lampedusa a Modena. Due, invece, sono riusciti a fuggire.
Lo fa sapere Daniele Giovanardi, il responsabile della Misericordia, l’Ente che gestisce il Cie modenese. “So che uno è stato ritrovato oggi verso le 17, ma il problema è che hanno imparato che se si fanno male possono provare a scappare. Così si stanno diffondendo comportamenti emulatativi”.
Milano, 16 febbraio 2011 – ”E’ necessario evitare fughe di massa, in particolare di pregiudicati e soggetti pericolosi, e la reiterazione di episodi come quello dei 118 tunisini fermati sul treno diretto a Milano. Serve pertanto un severo controllo attraverso i militari di tutti i Centri di identificazione ed espulsione e dei Centri di accoglienza sparsi in tutta Italia, soprattutto al Sud. Anche perché Milano è la naturale destinazione dei flussi di irregolari, vista l’attuale presenza di 50 mila clandestini, di cui un terzo africani”.
Lo afferma il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza di Milano, Riccardo De Corato.
”Dei 5300 tunisini circa sbarcati in pochi giorni – spiega De Corato – è presumibile che parecchi immigrati siano clandestini e pericolosi. Non va dimenticato che il 26 gennaio scorso il ministro della Giustizia tunisino aveva lanciato l’allarme su 11 mila detenuti fuggiti dalle carceri e 2460 rilasciati in seguito alla rivolta avvenuta in quel Paese. Certo tra i migranti ci sono anche dei rifugiati, che vanno accolti. Ma è bene chiarire che lo status di asilo è una decisione che riguarda il singolo caso, da dimostrare, e non è collettiva. Dunque serve tempo ed è presumibile che anche nei centri di accoglienza ci siano personaggi che possano minare la sicurezza. Ecco perché è importante che vengano presidiati dai soldati”.
(Asca)
16 febbraio. Una trentina di solidali si raggruppano di fronte al Centro di corso Brunelleschi con fischietti, tamburi, petardi e slogan e improvvisano un piccolo corteo lungo il perimetro della struttura. Pressatissimi da celere e digos, arrivano fino in via Mazzarello, dove un compagno riesce a farsi issare sul muro di cinta per accendere un fumogeno, poi vengono costretti a tornare indietro.
«Davanti alla rivolta che nelle ultime settimane sta divampando in Tunisia, senza dubbio in molti ci saremo chiesti cosa fare, come contribuire a far sì che le esplosioni di rabbia nelle strade di Tunisi, Gabes, Gerba, La Marsa possano stimolare e al contempo essere sostenute da quanto accade nelle nostre città.