Lo sciopero, a Torino, si è concluso in mattinata. Molto provati dall’iniziativa di questi giorni, ieri sera i reclusi hanno presentato le proprie richieste al direttore, in particolar modo riguardo la situazione sanitaria e riguardo la definizione dei fascicoli di ciascuno e oggi, a pranzo, hanno ricominciato a mangiare.
Ascolta la voce di uno di loro, che ha spiegato ai redattori di Radio Blackout la situazione giusto un paio d’ore prima della fine della protesta. Per prima cosa, però, ha ringraziato dei ripetuti e rumorosi saluti che ci sono stati in questi giorni sotto al Centro:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/fine-sciopero-a-torino.mp3]
Per domani pomeriggio, mercoledì, è stato indetto un presidio in solidarietà con i prigionieri. Dalle 18, all’incrocio tra corso Brunelleschi e via Monginevro.
A Brindisi, intanto, la situazione continua ad essere tesissima. Nonostante le fughe, il Centro è colmo perché sono continui i trasferimenti da Bari, dove sono arrivati i tunisini. Questa mattina i soldati hanno concentrato i prigionieri nella palestra, in modo da poter effettuare una grossa perquisizione nelle camerate.
Genova, 15 febbraio 2011 – Gianni Plinio, Responsabile Sicurezza PDL Liguria, ha chiesto al Ministro dell’Interno Roberto Maroni di disporre la realizzazione in Liguria di un Centro di Identificazione ed Espulsione al fine di fronteggiare adeguatamente l’emergenza-immigrazione in atto da Tunisia e dagli altri Paesi nordafricani. “Si tratta di una struttura indispensabile e già prevista dalla legge -ha detto Plinio. Tanto più utile a fronte del serio rischio di 80 mila arrivi di immigrati nelle prossime settimane che coinvolgeranno anche la nostra Regione. Si fa osservare, oltre al resto, che nelle relazioni inaugurali dell’anno giudiziario in Liguria si registra una inquietante escalation di reati legati alla clandestinità (fra il 60 ed il 280 per cento in più) e picchi assai elevati di reati commessi da minori extracomunitari oltrechè il fatto che il 54% dei detenuti nelle nostre carceri è straniero. LaGiunta regionale di sinistra ha già fatto una solenne figuraccia facendosi bocciare dalla Corte Costituzionale la propria legge che sanciva l’indisponibilità ad ospitare in Liguria un CIE la cui introduzione è, peraltro, dovuta alla legge Turco-Napolitano del 1998. Occorre superare le resistenze ideologiche degli amministratori di sinistra che, anzichè garantire la sicurezza dei cittadini, preferiscono essere tolleranti con l’immigrazione clandestina che, in ampia misura, genera delinquenza e criminalità”.
(cittàdigenovaonline)
Dopo Torino, Bari e Brindisi, anche a Gradisca sono cominciati ad arrivare i tunisini reduci dagli sbarchi del dopo-rivoluzione. Fino all’altro giorno la struttura insontina era stata tenuta un po’ ai margini dei trasferimenti più o meno di massa dell’ultima settimana: come sapete, quello di Gradisca è un Centro particolarmente turbolento, le capacità di “accoglienza” sono ridotte fortemente dai danni delle rivolte degli ultimi anni e i lavori di ristrutturazione che sono appena iniziati (li sta eseguendo, ed è confermato, la Easy Light di San Michele al Tagliamento) ne richiederanno una contrazione ulteriore.
Ma la situazione a Lampedusa è quella che è, per cui anche Gradisca alla fine ha avuto i suoi cinquanta tunisini da gestire. Sono arrivati solo ieri e già questo pomeriggio gli equilibri sempre precari del Centro sono saltati. In almeno due blocchi (quello “rosso” e quello “blu”) i reclusi hanno dato fuoco ai materassi per protestare contro il sovraffollamento e le condizioni di detenzione. Non ci sono voci né di feriti né di evasi, ma le notizie che arrivano da là sono, per ora, ancora molto scarne. Quando ne sapremo di più vi aggiorneremo.
Aggiornamento 15 febbraio. Pescati dalla rete, eccovi alcuni articoli sui fatti di Gradisca di ieri sera e poi ancora un audio di Radio Onda d’Urto che fa una panoramica della situazione nei Centri di questi giorni.
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Il volantino che vedete qui sopra è stato distribuito ieri sera da un gruppo di compagni all’ingresso di uno spettacolo contro i Cie messo in scena dalla “Compagnia Breve” alle Officine Corsare di Torino. Come è noto, il sogno dei dirigenti delle Officine Corsare è quello di sedersi sulle poltrone del Palazzo a rappresentare le lotte sociali – «coniugare movimento e rappresentanza politica», dicono loro – e stanno facendo tutto quel che possono, per lo meno in ambito studentesco, perché quel sogno si realizzi. Incerti su quale sia il carro giusto cui aggrapparsi per velocizzare la propria corsa verso il cuore delle istituzioni, hanno recentemente scritto una lettera interrogativa a Nichi Vendola. Francamente non sappiamo dirvi se alla fine abbian deciso di puntare su di lui o su altri, ma con Vendola i Corsari condividono certamente impostazione e stile, nonché quella prosa romantica e moderatamente frizzante perfetta per riverniciare di fresco tutti i vecchi arnesi del recuperatore di professione.
Del resto, sulla questione dei Cpt prima e dei Cie poi, tutti quelli che sono riusciti ad entrare a Palazzo guardando «alle istituzioni come strumento e mai come fine» hanno sempre dato il meglio di loro stessi. Legislatura dopo legislatura, prima hanno inventato i Centri, poi ci hanno imbastito campagne elettorali promettendone il “superamento”, poi, da ministri, ne hanno permesso il raddoppio, poi… Tanto basti, insomma, perché chi ha intenzione di continuare a lottare sul serio contro i Centri li sfanculi per bene, e una volta per tutte.
Scarica il Pdf del volantino.
14 febbraio. Un altro presidio lampo sotto al Centro di corso Brunelleschi. Urla, battiture e petardi – e l’abituale risposta rumorosissima da dentro.
14 febbraio. Ancora fuochi artificiali, petardi e slogan sotto al carcere delle Vallette per fare compagnia a Guido ed Arturo e ai loro compagni di prigionia.
La tensione dentro al Cie di Brindisi continua ad essere altissima, proprio come nelle settimane scorse. Rivolte e fughe si susseguono una dopo l’altra: alcune ve le abbiamo segnalate nei giorni scorsi spulciando la cronaca locale, ma sono oramai talmente numerose che “non fanno più notizia” ed è difficile venirne a conoscenza. Sappiate però che l’ultima è della notte scorsa: materassi bruciati e buche scavate, 27 persone in fuga. Niente male: e l’aria che tira a Restinco lascia intendere che la rabbia esploderà ancora.
Nel Cie di Torino, intanto, continua lo sciopero della fame. Oramai sono 24 ore, e alla protesta si sono subito uniti pure i cinquanta tunisini appena arrivati che sono stati stivati nell’area delle donne. Piano piano la tensione sembra alzarsi pure qui. Un saluto solidale c’è stato questa sera fuori dalle mura e i prigionieri hanno risposto calorosamente, mentre un prigioniero si è tagliato per protesta e – ovviamente – non è stato soccorso.
Ecco di nuovo la voce di un prigioniero di corso Brunelleschi, ai microfoni di Radio Blackout questa mattina:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/sciopero-fame-torino-13-febbraio.mp3]
Aggiornamento 14 febbraio. Sono stati convalidati i trattenimenti di tutti e cinquanta i tunisini arrivati a Torino da Lampedusa sabato. Intanto i funzionari dell’Ufficio immigrazione, tornati in servizio dopo il week-end, hanno avuto una brillante pensata per spezzare lo sciopero della fame che è in corso dall’altroieri: dire ai prigionieri che chi avrebbe smesso sarebbe stato liberato. Ma nessuno ha creduto loro, e lo sciopero prosegue compatto. Sulla sommossa di Brindisi, invece, abbiamo trovato l’articolo che vi incolliamo qui sotto. Non conferma l’esito della fuga, che invece ci è stato confermato da voci interne ai Centri, ma ne fa una descrizione molto viva.
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Quello qui sopra è uno dei testi distribuiti durante il presidio e la carovana informativa in solidarietà con Guido e Arturo di ieri.
«Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha annunciato che sorgerà un centro di identificazione e espulsione in Veneto che verrà realizzato “nel compendio del nuovo carcere previsto in Veneto. L’area individuata è in provincia di Venezia”. Lo ha spiegato lo stesso titolare del Viminale nel corso della conferenza stampa per la firma del protocollo per la legalità siglato con Confindustria Veneto e le Prefetture delle sette Province. “Realizzeremo il Cie – ha spiegato Maroni – vicino alla nuova struttura carceraria, saranno due strutture separate ma unificate nei sistemi di controllo e sicurezza in linea con il nuovo piano delle carceri approvato dal governo”.»
Ansa
Palermo, 13 febraio 2011 – “Noi daremo tutta la nostra collaborazione ma vorrei anche sottolineare che gli immigrati clandestini che stanno arrivando dalla tunisia sulle nostre coste siciliane non sono mica tutti rifugiati politici…”. Lo ha detto all’Adnkronos la senatrice leghista Angela Maraventano, lampedusana doc, commentando la decisione di riaprire il Cie dell’isola. “Non e’ che in Tunisia li stavano per uccidere tutti – dice ancora la Maraventano – non ci possiamo assumere la responsabilita’ di tutti i cittadini, anche se in difficolta'”. E per domani ha anunciato una serie di proposte da presentare al Viminale.
(Adnkronos)