Saluti

11 febbraio. Urla, fuochi artificiali e saluti sotto al carcere delle Vallette, per Arturo e Guido ma anche per tutti gli altri

Disoccupati

10 febbraio. Da anni, oramai, tutte le volte che può si piazza davanti al Municipio per protestare. Disoccupato storico alla ricerca di lavoro, C., le ha provate tutte per farsi ascoltare: durante i suoi presidi “in solitaria” ha esposto cartelli, ha urlato slogan, ha bloccato il tram facendosi portare via a forza dalla Municipale. Questa volta, però, l’hanno arrestato: in un momento di concitazione ha spaccato il lunotto di un’auto della polizia, intervenuta a “sedare” la sua protesta.

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Un appuntamento e una brutta notizia

Sabato prossimo, 12 febbraio, a partire da mezzogiorno, ci sarà un presidio contro il nucleare e in solidarietà con Guido e Arturo nel piazzale antistante la stazione di Porta Susa a Torino. A seguire, intorno alle 13,30, partirà una “carovana informativa”.

Intanto, il Tribunale di Torino ha convalidato gli arresti dell’altra notte, e ha disposto che i due rimangano alle Vallette. Il ricorso, che è già stato presentato, verrà esaminato dal Tribunale della Libertà nel giro di una decina di giorni.

Per scrivere loro:

Guido Mantelli – Arturo Fazio
C.C. Lo Russo e Cotugno
via Pianezza 300 – 10151 Torino

Lamentele

9 febbraio. Grandi lamentele dell’Associazione Nazionale degli Alpini, per delle scritte comparse su di un monumento ai caduti del “Monte Marrone”: «No alla guerra» e «Assassini».

Carne

9 febbraio. Arrestato, dopo una strenua resistenza, un cinquantenne sorpreso dal commesso di un supermercato In’s di via Bologna mentre rubava alcune confezioni di carne.

…e continuare

Eccovi un resoconto pescato in rete che ricostruisce la notte di Condove e l’arresto di Guido e Arturo in maniera un po’ più completa, e stimolante, di come è stato fatto finora. Leggetelo.

«Da una settimana girava voce di un passaggio, fra il 6 e l’8 febbraio, di un treno Castor in Piemonte, in direzione della Francia. Nella giornata di domenica sono arrivate informazioni più precise che individuavano il passaggio del treno nella notte.

Si è cercato di divulgare la notizia più rapidamente e diffusamente possibile ed è stato convocato un presidio a partire dalla mezzanotte alla stazione di Chiusa Condove (Valsusa).

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Bari Palese in ebollizione

Da ieri, i reclusi del Cie di Bari sono in agitazione. Compatti, un bel numero di loro (un’ottantina, ad occhio e croce) ha proclamato uno sciopero della fame. Protestano un po’ per tutto: per la lunghezza della detenzione, per le condizioni in cui vengono costretti, per l’arroganza e la violenza della polizia, per il cibo… «Ci trattano come dei cani», dicono, «come in una discarica di monnezza». Tra loro, alcuni hanno partecipato alle rivolte di Milano e ai trasferimenti che ne sono seguiti: tutti sono concordi nel dire che Bari è una specie di Cie punitivo, il peggiore incontrato nel loro viaggio forzato…

Ascolta la voce di due reclusi, trasmessa questo pomeriggio dalle frequenze di Radio Blackout:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/inizio-sciopero.mp3]

Aggiornamento 9 febbraio. È il terzo giorno e lo sciopero continua, compatto come ieri. Secondo alcuni, anzi, alcuni che fino a ieri erano titubanti si sono uniti a chi protesta. Vi riportiamo qui alcuni stralci dell’intervista con uno degli scioperanti registrata da Amisnet questa mattina: «Non abbiamo niente qui dentro. Ci hanno sequestrato tutto, anche le penne per scrivere. Non abbiamo neanche gli orologi. Vi prego, aiutateci, perché da qui nessuno ci ascolta. Siamo in circa 150 persone. Nessuno sa cosa ne sarà del suo futuro, qui siamo completamente isolati dal mondo. Ci son tre muri: uno di vetro, uno di ferro e uno di cemento. La libertà qua dentro non si vede neanche dalla finestra. Non sappiamo cosa accade fuori e nessuno ascolta le nostre richieste. Ci hanno tolto i cellulari con le telecamere, perché non vogliono che facciamo vedere in giro le immagini di questo posto. Qua ci sono anche persone con passaporto e permesso di soggiorno in regola, che vengono trattenute per accertamenti e passano mesi in questo schifo. È da impazzire». Per ascoltare altre testimonianze da dentro, o anche qualche chiacchierata che prova a fare il punto della situazione nei Cie italiani in queste settimane e che si interroga sul loro legame con le sommosse in Tunisia, potete dare una occhiata anche ai siti di Radio Onda Rossa, o di Radio Onda d’Urto.

Aggiornamento 10 febbraio. Al quarto giorno, lo sciopero della fame a Bari si è concluso. Non sappiamo se qualcuno continui ancora, sta il fatto che il grosso dei reclusi ha ceduto alle minacce della polizia: «chi non mangia lo arrestiamo». Molta impressione e rabbia, poi, ha seminato questa mattina la deportazione di alcuni prigionieri: sono stati prima picchiati, poi imbavagliati e immobilizzati con il nastro adesivo per essere poi portati all’aeroporto.

Ancora Restinco

«Non si arrestano i tentativi di fuga dal Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Restinco, dove però uomini delle forze dell’ordine ed Esercito sono riusciti a bloccare i progetti di fuga, cui sono però seguiti atti di autolesionismo, che hanno reso necessario il trasporto in ospedale di alcuni dei protagonisti della nuova ribellione. La zona è ancora presidiata da diverse pattuglie, sul posto è stato inviato anche il personale reperibile oltre quello già in servizio. Secondo alcune fonti, i feriti sarebbero una decina, tutti magrebini trasferiti al Cie di Brindisi 8 o 9 giorni fa dalla Sicilia, elementi che avevano già messo alla prova le strutture dell’isola, dove avviene il primo controllo sugli extracomunitari che giungono via mare. Questa sera una nutrito gruppo di ospiti del centro che come è noto, a differenza di quelli del Cara (la sezione del campo riservato ai richiedenti asilo politico) che sono anche liberi di circolare liberamente nella zona sono di fatto tenuti sotto chiave, hanno inscenato azioni diversive in vari punti del perimetro per favorire la fuga di un gruppo di essi.»

Redazione TRCB

Cominciare

Un treno nella notte, carico di scorie nucleari da “ripulire”. La notizia che arriva più o meno all’ultimo momento, e non sembra neanche tanto sicura, o precisa. Un passaggio a livello vicino ad un paesino della bassa Val di Susa. Una cinquantina di compagni che si organizzano in fretta, determinati a non lasciar passare quel treno così senza far niente, perché lasciarlo passare in silenzio avrebbe voluto dire, tra le altre cose, lasciar passare in silenzio la ripresa della produzione nucleare in Italia.

La notte scorsa il presidio che a Condove attendeva il treno carico di scorie è stato sgomberato poco prima delle 4 del mattino da un imponente schieramento di forze dell’ordine. Alcuni compagni sono stati pestati, molti sono stati identificati e due di loro – Guido e Arturo – ora sono alle Vallette. I giornali hanno parlato di vari copertoni in fiamme sui binari, di molti rallentamenti sulla linea, di alcuni treni cancellati. Ma quel convoglio lì, quello con le scorie, sembra proprio essere passato.

Un treno arrivato a destinazione e due compagni in carcere. Troppo magro come bilancio? Niente affatto. Il nucleare in Italia sta tornando a tutta velocità, e bisogna pur cominciare a mettersi di mezzo. E i cinquanta dell’altra notte hanno cominciato.

Ascolta un breve racconto della nottata, trasmesso da Radio Blackout questa mattina:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/07febb_audio_presidio_scorie.mp3]

Aggiornamento 8 febbraio. Domani mattina, 9 febbraio, ci sarà l’udienza di convalida degli arresti di Guido e Arturo. Si svolgerà dentro al carcere delle Vallette – a porte chiuse, ovviamente.

Cordoni e musei

4 febbraio. Ancora un corteo per le strade di San Salvario in solidarietà con le rivolte in Africa del Nord. Questa volta i manifestanti – un centinaio, in buona parte arabi – si sono spinti fino a piazza Castello, transitando prima di fronte al portone del Museo Egizio, protetto da un cordone di polizia. Di seguito, il testo di una bella locandina che è stata attacchinata lungo il percorso, e che abbiamo trovato su Indymedia Piemonte.

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