Dietro quelle barricate…
Scarica, stampa, diffondi il manifesto ad alta risoluzione da ProgettoRizoma.org
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“Lampioni e chiarezza“, il post sui problemi che certe “alleanze tattiche” pongono all’autonomia delle lotte, ha ricevuto in brevissimo tempo ben due risposte: “Fare chiarezza” dal Coordinamento Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana, e “Facciamo il punto sul Cie di Gradisca” da un libertario friulano. In qualche modo, dunque, s’è aperto un dibattito. Abbiamo quindi ripubblicato questi due testi tra i “Panni sporchi“, la sezione di Macerie che ospita discussioni e polemiche, e li abbiamo contrassegnati con l’etichetta “Compagni di strada?“. Lì troverete ogni altro testo, vecchio o nuovo, che ci sembrerà in qualche modo utile ad approfondire la discussione.
Completamente condivisibile l’intervento di Macerie (…). E’ come se fosse la pubblicazione della serrata critica che stiamo conducendo per evitare la deriva istituzionale e lo snaturamento di quella che è stata la lotta contro il CPT di Gradisca che ha visto impegnato per alcuni anni un movimento variegato composto da varie anime, compresa quella cattolica. E’ proprio per tale motivo che già questa estate siamo ritornati in Piazza a Gradisca a fare un nuovo ulteriore presidio-volantinaggio, dopo che, nel 2004-5-6 ne abbiamo fatti nuomerosi. E’ grazie ad una mobilitazione capillare ed insistente che a Gradisca e nell’isontino, la percezione dell’ex-CPT, ora CIE, c’è e si è sedimentata come negativa in larga parte della popolazione.
Ieri su un Macerie, un blog di informazione antirazzista, è comparso un post che pretendendo di voler fare chiarezza su certi preti e certi lampioni non ha trovato di meglio che buttare lì un’allusione maliziosetta a senzafrontiere, reo di aver ospitato le interviste di quelli della “Tenda per la Pace e i Diritti”.
I ragazzi in questione gestiscono uno spazio di incontro aperto ai rifugiati del CARA di Gradisca nei locali della parrocchia. Proprio a casa del prete che, nemmeno una settimana dopo l’inaugurazione dello spazio, ha benedetto i lampioni pagati da Maroni per rendere la vita difficile a chi salta il muro del CIE.
Noi, dalla casa del prete, ce ne saremmo andati. O, meglio, non ci saremmo mai entrati. Ma noi siamo anarchici, anticlericali, convinti che non si spezza il pane e non si condivide il vino con chi benedice i potenti.
Martedì mattina a Roma, un gruppo di individui ostili al controllo e alla repressione ha svolto un volantinaggio itinerante sulla linea del trenino Roma-Giardinetti e dell’autobus 105 (lungo la via Casilina). I mezzi sono stati tappezzati con diversi adesivi, che sono anche stati distribuiti ai passeggeri, assieme a un un volantino che spiegava il senso dell’iniziativa: se i mezzi pubblici sono ormai diventati zone di caccia ai senza-documenti, «noialtri dovremmo assistere compiaciuti a queste quotidiane scene di rastrellamento? Convincerci che se si è senza biglietto, o senza i documenti giusti, ci si meriti quel trattamento, e magari anche la galera e l’espulsione? La nostra città, che si è sempre riconosciuta nella virtù di vivere di espedienti dei suoi vari “Mandrake”, dovrebbe ora rassegnarsi ad applaudire alla folta schiera dei “marescialli Rocca”, nei secoli fedeli leccapiedi di chi sfrutta e castigatori di chi si arrangia? Noi siamo convinti di no, e crediamo ancora che la solidarietà tra gli sfruttati sia più forte dell’ossequio alla divisa e a ciò che essa rappresenta: oppressione, discriminazione, razzismo. Se vedi un controllore che si sente una guardia, non basta il “sorriso magico”: ostacola il controllo e da’ una mano a chi gli sfugge, blocca il rastrellamento! Io sto con Mandrake, e tu?“
22 dicembre. Ultimo appuntamento dell’autunno studentesco torinese. Due i cortei: uno, per distanziarsi ben bene dai cattivi esempi romani della settimana precedente, inscena una pantomima di fronte al primo Parlamento del Regno, con tanto di garibaldini schierati e “controriforma dal basso” da varare. Il secondo prova ancora a percorrere la città, per bloccarla almeno un po’. Lungo il percorso vengono visitate, con striscioni e uova di vernice, una libreria Mondadori (che all’arrivo dei manifestanti, però, aveva già tirato giù le saracinensche), una finanziaria della Fininvest e una sede del Pdl. Un giro un po’ stanco e privo di smalto, rispetto a quelli del mese precedente, ma tant’è. E poi, un fuoriprogramma: dopo l’assemblea di rito a Palazzo Nuovo, i manifestanti vanno a mangiare alla mensa di via delle Rosine. A gratis, però.
Poco più di due settimane fa pubblicavamo, qui tra le colonne di //Macerie e storie di Torino//, un piccolo post nel quale vi raccontavamo dell’inaugurazione dei lampioni regalati da Maroni al Comune di Gradisca e, di passaggio, descrivevamo pure il parterre istituzionale che ha partecipato all’evento e in particolar modo l’intervento del parroco, che aveva approfittato dell’occasione per lanciare un progetto di integrazione diretto agli ospiti del Cara e promosso nei locali parrocchiali da alcuni gruppi pacifisti della zona. Il caso – beffardo – ha voluto che proprio la notte successiva alla pubblicazione di quelle righe sul nostro blog, mani ignote tracciassero sulla facciata appena restaurata del Municipio isontino una bella scritta: «No Cie né qui né altrove».
Quattro righe nella rete, una scritta su un muro e… apriti cielo! I giorni successivi sono stati tutto un susseguirsi di dichiarazioni indignate, conferenze stampa, accuse, precisazioni, prese di distanze, amplissime citazioni di //Macerie// sulle pagine dei giornali locali. Noi, a veder tutto questo baccano, siamo rimasti tra il divertito e lo stupefatto: siamo abituati alle dinamiche della metropoli, dove i muri son ricolmi di graffiti e dove c’è un sacco di gente che scrive e scrive – su internet, sui manifesti, nei giornaletti – senza che per questo si muova foglia. Sulle prime pensavamo di propinarvi una bella tirata delle nostre su quanto questo baccano gradiscano sia virtuale e fuorviante, e su quanto di più e di meglio servirebbe per metter davvero e concretamente il bastone tra le ruote dei gestori e dei committenti dei Centri.
Poi invece abbiamo deciso di tacere qualche giorno in più, per tentare di vedere cosa si sarebbe sedimentato una volta posatesi le voci dei primi giorni. Riprendiamo solo adesso, allora, a dire la nostra su quei lampioni e, più in generale, sul concetto di chiarezza.
«Il 9 dicembre vi è stata la sentenza d’appello del processo Nottetempo contro numerosi compagni a Lecce. Dopo 12 ore di camera di consiglio la Corte ha condannato tutti e 12 gli imputati per associazione sovversiva “semplice” (art.270), ribaltando in parte la sentenza di primo grado. Le pene più pesanti sono state comminate ai 4 compagni che erano già stati condannati in primo grado per associazione a delinquere e altri reati specifici. Per loro le pene sono state rispettivamente di 5 anni e 4 mesi (per il compagno considerato promotore dell’associazione), 2 anni e 8 mesi, 2 anni e 7 mesi, 1 anno e 11 mesi. Altri due compagni condannati in primo grado per reati specifici hanno visto aumentate le pene fino ad un anno e sette mesi. Tutti gli altri assolti in primo grado, sono stati condannati a pene da un minimo di un anno ad un massimo di un anno e 8 mesi.
Condanna inoltre vi è stata per quasi tutti i reati specifici contestati (in primo grado vi erano state numerose assoluzioni) e per istigazione a delinquere, in occasione di due presidi vicino al ex CPT Regina Pacis in cui gli immigrati si erano rivoltati all’interno e alcuni avevano tentato di fuggire. Tale condanna è stata comminata a tutti gli imputati tranne uno, ed è l’unico reato specifico ad essere stato inflitto alla maggior parte degli imputati. Evidente la volontà di colpire una lotta contro un centro di permanenza temporanea, che insieme ad altri fattori aveva portato alla sua chiusura, sulla base anche delle chiare pressioni che il sottosegretario all’interno Mantovano ha effettuato per tutta la durata del processo.»
Di seguito, il testo di un volantino diffuso in questi giorni a Lecce.
In un bar del centro di Milano è stato colpito da quattro sonori ceffoni Riccardo De Corato, vice-sindaco, sceriffo e podestà di Milano. Quattro sonori ceffoni sferrati da un commerciante ambulante, a quanto pare infastidito dalle troppe multe ricevute. Una brutta serata per De Corato, che ha rimediato sette giorni di prognosi e un paio di occhiali rotti. Da segnalare, inoltre, che lo schiaffeggiatore è stato bloccato, fino all’arrivo dei Carabinieri, guarda caso proprio dal portavoce del candidato sindaco a Milano per il centrosinistra Giuliano Pisapia, tal signor Giovanni Zanchi, di cui prima d’ora tutto il mondo ignorava l’esistenza.
In queste giornate di freddo e gelo, qualcosa succede all’interno del Cie di via Corelli a Milano. Questa notte un gruppo di dieci reclusi ha provato ad evadere. Sei sono stati riacciuffati, ma in quattro sono riusciti a riconquistare la libertà. Per rappresaglia, questa mattina la polizia ha effettuato diverse perquisizioni, sequestrando gli effetti personali, coperte e acqua. Ma, a quanto raccontano i reclusi stessi, questa vendetta non ha tolto loro la gioia di sapere che i loro compagni ce l’hanno fatta.