Vernice per la Croce Rossa

18 dicembre.  La notte scorsa il portone della sede della Croce Rossa di corso Trento 13 a Torino è stato imbrattato con uova di vernice. Sui muri a fianco le scritte «Hassan libero», «Liberi tutti», «C.r.i. vergogna».

La fiducia ritrovata

Abbiamo trovato, in giro per la rete, questo interessante commento sulla giornata del 14 dicembre a Roma. Ve lo proponiamo più che volentieri.

Roma. E la ritrovata fiducia in noi stessi.

Grecia, Francia, Inghilterra, Spagna… Italia. La tempesta sociale che attraversa l’Europa della crisi ha finalmente  scavalcato le Alpi e ha incendiato la capitale. Qualche piccolo fuoco aveva già iniziato a scaldarci durante queste settimane di mobilitazione studentesca, eppure nessuno se l’aspettava.Doveva essere il solito corteo nazionale pieno di innocua indignazione. La grande manifestazione dei “berlusconi pezzo di merda!” su cui La Repubblica aspettava di scrivere un bel articolo per portare un po di acqua al mulino del PD. Il solito corteo da cui si torna frustrati pensando “eravamo così tanti e… porcodio non abbiamo fatto nulla”. La solita giornata da cui il massimo che ci si può aspettare è qualche azione simbolica e mediatica a uso e consumo di telecamere e giornalisti.

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Venerdì

È venerdì, e il venerdì in corso Brunelleschi è il giorno dei marocchini. Non passa settimana, infatti, senza che dal portone del Centro escano un po’ di ragazzi marocchini ammanettati, in auto o sul cellulare, diretti loro malgrado verso Caselle. Sempre i soliti orari, un meccanismo ben oliato: ti avvertono di preparare le tue robe dopo pranzo, alle due ti portano fuori dalle gabbie e alle quattro si varcano i cancelli. L’aereo, sempre dell’Alitalia, è alle sette, e ti accompagna fino a Roma. Lì ne prendi un altro, a volte ancora Alitalia e a volte AirMaroc, e poi arrivi a Casablanca. Le botte a volte ci sono e a volte no, dipende da come ti comporti; la “terapia” per tenerti buono, invece, è sempre a disposizione.

Questo venerdì è toccato a Said e Bashir. Said, pensate, aspettava proprio in queste ore la decisione del Giudice di Pace che probabilmente avrebbe decretato la sua liberazione: quando la sentenza arriverà, qualunque sia, lui sarà troppo lontano. Bashir, invece, era in sciopero della fame: anche nel suo caso il Giudice aveva accettato di prendere in considerazione il suo ricorso contro il decreto di espulsione, ma senza sospendere il trattenimento al Cie né le pratiche della deportazione.

Intanto, dei tre reduci della rivolta del 14 luglio scarcerati all’inizio del mese solo Hassan è ancora in corso Brunelleschi. Dopo Ramzi, portato via quasi subito, anche Larbi è stato deportato, ieri, dopo una visita al Martini e una notte in Questura. Intanto, Ramzi ha fatto sapere dalla Tunisia che il suo viaggio è stato corredato sia dalle botte che dai sedativi. Più tranquillo, invece, quello di Larbi. Hassan, da parte sua, sta continuando uno sciopero della fame durissimo, accompagnato da periodici gesti di autolesionismo: solo stasera ha ingoiato altre due pile.

Aggiornamento 18 dicembre. Da Casablanca Said e Bashir salutano. Hanno fatto il viaggio accompagnati da quattro poliziotti e, nonostante il ritorno forzato, sono contenti di non essere più circondati da gabbie. Da parte sua Hassan, dopo 16 giorni senza toccare cibo passati tra Centro ed ospedale, ha sospeso il suo lungo sciopero della fame. Intanto, però, altri due reclusi in un’altra area sono in sciopero: uno da ieri sera e l’altro da cinque giorni. Anche loro, per dare più forza alla propria protesta, hanno inghiottito pile e pezzi di ferro, ovviamente senza venire soccorsi.

Aggiornamento 19 dicembre. Proprio mentre Larbi veniva portato via dal Centro, un quarto reduce della rivolta di luglio è stato trasferito dalle Vallette a Corso Brunelleschi. È Said. In carcere rimangono ancora Hamid e Khalid.

Nei parchi

Sassuolo, 16 dicembre 2010Controlli della polizia municipale di Sassuolo, nei giorni scorsi, nei parchi cittadini. Identificate 68 persone, due giovani del Marocco, senza documenti, sono stati portati in questura per l’espulsione e poi accompagnati al Cie.

(viaemilia.net)

 

La fiducia

Alcune recenti riflessioni sui limiti del movimento contro le espulsioni, così come si sta esprimendo oggi in Italia, hanno fatto sorgere in alcuni la domanda «e allora, voi cosa avete da proporre, oltre all’informazione, oltre ai presidi sotto al Cie?». Domanda sempre legittima, per carità. Ma a questo proposito, non bisogna pensare che sia necessario uno sforzo sovraumano di fantasia. In fondo, basta guardarsi attorno. A quello che succede al di là delle Alpi, per esempio in Francia o in Belgio, o anche solo a tante delle piccole o grandi iniziative capitate negli ultimi anni in giro per l’Italia.

Oppure, basta guardare a quello che succede in questi giorni qui da noi, anche se al di fuori dell’ambito cosiddetto “antirazzista” – termine peraltro sempre più insufficiente a comprendere, criticare e attaccare la realtà della macchina delle espulsioni e delle prigioni per senza-documenti. Ad esempio, una buona proposta su quale sia una delle tante possibilità emerge dagli scontri avvenuti a Roma durante il “giorno della fiducia” al Governo… eccola:

Un gruppo di giovani circonda e si accanisce su di un malcapitato agente della Guardia di Finanza. Bravi, ma cosa c’entra tutto questo con i Cie e tutto il resto? Beh, basterebbe provare a chiedere cosa ne pensa quel recluso del Cie di Torino pestato da tre grossi finanzieri qualche giorno fa. O ai tanti altri che possono raccontare storie simili.

Siamo abbastanza sicuri che queste immagini, che questi racconti li rincuorerebbero, così come hanno rincuorato noi, più di interminabili ore passate al telefono a piangersi addosso. Perché sono la dimostrazione pratica che i reclusi non sono soli a battersi contro la polizia; che se lo si vuole davvero, esistono i tempi e i modi, tanti modi, anche lontano dai grossi cortei o dai flash dei giornalisti, per restituire al mittente tutte le angherie, i soprusi, le prepotenze che ogni giorno siamo costretti a subire; che esistono i tempi e i modi per smetterla di ingoiare, e sputare in faccia ai nostri nemici tutta la rabbia che abbiamo dentro. Di vitamine abbiamo bisogno, non di lacrime. E non è da ieri che lo andiamo ripetendo.

Notizie

Brutte notizie. I cinque reduci della rivolta di Milano trasferiti a Gradisca hanno trovato un Centro ancora più freddo di quello milanese, ancora più chiuso e simile ad un carcere. Senza coperte, se ne stanno sempre chiusi nelle celle, con due sole ore d’aria al giorno.

Belle notizie. Dopo la sommossa sono due le sezioni del Cie milanese, la D e la E, ad essere state svuotate e chiuse. Poco più di trenta posti in meno: e non è un risultato da niente.

La fiducia (a Torino)

14 dicembre. Nuove manifestazioni di studenti nel giorno del voto di fiducia al governo Berlusconi. A scendere in piazza soprattuto gli studenti medi, perchè la maggior parte degli universitari ha preferito prendere altre strade: chi a Roma per divertirsi e sfogarsi, almeno per un giorno, chi in presidio in piazza Carignano a costruire una misera barricata di libri e guardare la diretta televisiva delle votazioni. Il corteo principale sfila per il centro e arriva fino alla sede del Pdl, in corso Vittorio Emanuele 94. La polizia occupa in forze tutto il controviale con uomini e mezzi e una delle camionette è parcheggiata fin sotto i portici, davanti al portone di ingresso. Senza che la polizia muova un dito, per un quarto d’ora i manifestanti lanciano di tutto: uova, farina, vernice, frutta, fumogeni, petardoni e pietre. (more…)

Sbarco e Cie

Gagliano del capo (LE), 14 dicembre 2010Si è trasformato in tragedia l’ennesimo viaggio della speranza di questo 2010 che ha visto il ritorno prepotente degli sbarchi di migranti sulle nostre coste. Un cittadino extracomunitario di circa 25 anni, di nazionalità afghana, ha perso la vita durante l’approdo sulla scogliera nei pressi del «Ciolo» uni dei luoghi più suggestivi delle costa salentina, a pochi chilometri da Gagliano del Capo. Lo sbarco è avvenuto probabilmente all’alba, la vittima era in compagnia di altre 28 persone.
Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, la polizia del commissariato di Taurisano e la guardia costiera di Gallipoli, i clandestini sarebbero arrivati a bordo di un potente gommone oceanico. Il forte vento di tramontana e le cattive condizioni del mare devono aver complicato le operazioni di sbarco. L’uomo con ogni probabilità è scivolato e ha battuto la testa sugli scogli. Per lui non c’è stato nulla da fare. Altri otto migranti, provati dal freddo e dal lungo viaggio, hanno dovuto far ricorso alle cure mediche. I medici hanno diagnosticato un principio di assideramento.Gli altri venti sono stati portati nel centro Don Tonino Bello di Otranto, per essere rifocillati e ricevere le prime cure mediche. Dopo aver sbrigato le formalità di rito il loro destino sarà quello dei Cie o del Cara.

(Corriere della sera)

Caccia aperta

A Brescia è ormai caccia aperta ai senza-documenti. Lunedì mattina viene arrestato Noureddine, compagno marocchino tra i protagonisti del presidio sotto la gru, e molto conosciuto in città. La sua domanda di regolarizzazione era stata rigettata, e nel giro di poche ore viene trasferito dalla Questura di Brescia al Cie di Modena. Nel pomeriggio, diverse decine di compagni e solidali si radunano in presidio di fronte alla Questura, e poi spostano in centro per protestare contro questo arresto.

 

Ma questa non è la peggiore delle notizie che arrivano da Brescia. Venerdì pomeriggio i carabinieri fermano Lai, un giovane senegalese molto attivo nelle lotte dei senza-documenti, e assieme a lui viene fermato Elhdy, senegalese di 36 anni. Lai viene rilasciato sabato pomeriggio. Eldhy muore in ospedale, la mattina della domenica successiva. L’avevano portato lì, d’urgenza, gli stessi carabinieri che l’hanno fermato. A questo punto è pura retorica chiedersi chi l’abbia ucciso, per portare un trofeo in più al cospetto di Maroni.

Aggiornamento 17 dicembre. Un posto contro l’umanità, così Andresh (Andrej) appena ricevuta la notizia della propria liberazione dal lager di Modena per un “vizio di forma” definisce il Cie ai microfoni di Radio Onda d’Urto. Ieri per lo stesso “vizio di forma” è stato liberato anche Noureddine. (da Noinonsiamocomplici)