Speriamo solo non sia un giudice

24 novembre. “L’ultimo colpo nella tarda mattinata di lunedì. Nella cancelleria della Procura Generale stavano ancora compilando l’elenco dei furti commessi nel fine settimana quando, poco dopo le 14, è arrivata la telefonata di un’impiegata: «Sono uscita un momento dall’ufficio e mi è sparito il portafoglio». In soli due giorni, nel Palazzo di Giustizia (teoricamente l’edificio più sicuro della città), sono spariti nove portafogli: tre sono stati rubati sabato mattina, gli altri sei nella sola mattinata di lunedì. Tra le prime vittime, il sostituto procuratore Manuela Pedrotta. (more…)

Martedì

A Corelli lo sciopero è sopeso. Domani i reclusi dovrebbero avere un incontro con l’ispettore capo, con il responsabile della Croce Rossa e, pensate un po’!, il responsabile della Sodexo. Se non saranno soddisfatti riprenderanno a digiunare.

…e mercoledì. Ovviamente, i pezzi grossi del Cie e della Sodexo oggi non si sono fatti vedere. L’appuntamento, a quanto dicono, è per domani.

…e giovedì. Solo oggi, alla fine, il responsabile della Sodexo si è fatto vedere in Corelli. I reclusi hanno esposto le loro lamentele e lui ha fatto le sue promesse. “Non è che lottiamo per migliorare questo posto” – hanno detto i reclusi – “ma non vogliamo più mangiare della merda”. Vedremo cosa succederà, ma già da quando è stato sospeso lo sciopero della fame la qualità dei pasti è migliorata. In mattinata, poi, il Centro è stato svuotato dai reclusi identificati come algerini: dovrebbero essere più di trenta, e sulla loro sorte si inseguono due voci. La prima è che sia in preparazione un charter di rimpatrio tutto per loro. La seconda è che sia una piccola rappresaglia di massa, visto che alcuni sono stati particolarmente attivi nelle proteste del fine settimana.

A Torino, invece, la situazione è ferma a ieri, con i reclusi dalla bocca cucita ancora in isolamento. Chi di loro aveva delle udienze si è rifiutato di parteciparvi: e del resto così, con la bocca cucita, difficilemente gli agenti li avrebbero portati di fronte ad un giudice. Ieri sera, sotto le mura, c’è stato un altro saluto solidale, con petardi, urla e battiture.

…e mercoledì.  Questa notte i reclusi con la bocca cucita si sono fatti togliere i punti e sono ritornati in sezione con gli altri. Non si sa ovviamente, ovviamente, con quali maniere siano stati convinti.

…e giovedì.  Oggi alcuni funzionari del Consolato tunisino hanno passato buona parte del pomeriggio dentro al Centro, a mettere i timbri per consentire la deportazione dei propri conterranei prigionieri. Vogliono fare presto, evidentemente, a riportare a casa i protagonisti di questa ondata disperata di resistenza dalle bocche cucite. Con tutti i problemi del caso, però, visto che è già da un po’ di tempo che il governo di Tunisi accetta solo cinque rimpatri coatti alla settimana dall’Italia, e che le vecchie vie dirette di rimpatrio dal nord  (i voli TunisAir da Malpensa e la nave da Genova) sono state abbandonate a favore del solo volo da Roma. Intanto, trenta degli algerini portati via da Corelli in mattinata sono arrivati a Torino e nel pomeriggio si è svolto un nuovo presidio solidale fuori dalle mura.

Gradisca: un incendio, una fuga e altro ancora

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(Inutile dirvi che avremmo volentieri evitato di pubblicare delle immagini come queste che i prigionieri di Gradisca hanno voluto far uscire dalle gabbie. Ci eravamo abituati, da un po’ di tempo a questa parte, a pubblicare foto di incendi e di fughe – ed eravamo molto più contenti. Ci siamo permessi, allora, di oscurarle un tantino. Un po’ per pudore rispetto alla sofferenza altrui, un po’ per non consegnare ai facitori di gazzette – rigorosamente schierati dalla parte dei padroni e sempre pronti a diffamare le lotte e le resistenze dei più esclusi tra gli esclusi – i volti dei reclusi.)

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Cosa sta succedendo dentro al Cie di Gradisca? Lo abbiamo chiesto ad un compagno della zona, che sta raccogliendo un po’ di informazioni dalle voci dei reclusi.
In estrema sintesi. Venerdì sera un gruppo di reclusi è salito sul tetto provando la fuga. Intercettati dalle guardie – che al Centro in questi giorni sono numerosissime, tra soldati, poliziotti e carabinieri – sono stati ributtati a terra e tutti gli altri prigionieri, che in quel momento stavano facendo l’aria, sono stati fatti rientrare a forza nelle camerate. Da lì in poi, e per tutto il giorno dopo, la tensione è andata alle stelle: vetri e batterie ingoiate. In cinque si sono cuciti le labbra.
Tra tutti i feriti solo due sono stati portati al Pronto Soccorso, mentre gli altri sono stati abbandonati a sé stessi senza grosse cure: a niente sono valsi gli appelli lanciati dai solidali della zona. Fortunatamente, però, dei due portati all’ospedale uno è riuscito a scappare nella notte tra domenica e lunedì, mentre di nuovo ieri pomeriggio i reclusi del blocco blu hanno tentato la fuga in gruppo. Non si sa se qualcuno sia riuscito effettivamente a scavalcare i cancelli; si sa invece che la polizia è intervenuta in maniera molto violenta, ferendo due persone sul momento e continuando a picchiarne una quando oramai era chiusa in infermeria, inerme. Ed è proprio in solidarietà con i pestati che gli altri reclusi hanno bruciato dei materassi, costringendo gli operatori di Connecting People a chiamare i Vigili del Fuoco.

La situazione, oggi, è ancora molto tesa. Da un lato la polizia minaccia ritorsioni sui prigionieri che hanno contatti con l’esterno, dall’altra gli operatori di Connecting People continuano a lamentarsi e a dire di avere paura, mentre qualche giornalista parla addirittura di sezioni intere “in mano agli immigrati”. Sta il fatto che dopo i fatti di ieri altre due camerate sono state fatte sgomberare e sono itate dichiarate inagibili, in una situazione in cui la capienza complessiva, oramai, è sfruttata solo per metà. Da due anni a questa parte, insomma, il Centro di Gradisca è stato smontato pezzo per pezzo, tanto da renderne impellente lo svuotamento e la ristrutturazione: si parla di questo dicembre, e tutto il merito va alla determinazione dei reclusi. Ad impedirne la riaperturà, però, dovremo pensarci noi, il movimento contro ai Cie che sta fuori dalle gabbie: e staremo a vedere se riusciremo ad esserne all’altezza.

Ascolta la corrispondenza da Gradisca:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/gradisca-dal-fine-settimana-in-poi.mp3]

Aggiornamento 24 novembre. La Questura di Gradisca ha annunciato di aver tradotto in carcere uno dei protagonisti delle mobilitazioni di lunedì e nella mattinata di oggi due dei reclusi che si erano cuciti la bocca per protesta (a quanto pare proprio quelli delle foto qui sopra) sono stati prelevati e portati a Roma, dove li aspettava l’aereo per Tunisi.

 

E leggi qualche articolo di stampa.

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Lunedì

Dopo un fine settimana tanto denso, qualche aggiornamento veloce su questo lunedì nei Cie. Intanto, in via Corelli a Milano, lo sciopero della fame iniziato domenica in tre sezioni si è ridotto ad una sezione sola oggi, con una ventina di reclusi. Il responsabile della Croce Rossa, oggi pomeriggio, ha garantito che domani il direttore del Cie incontrerà due reclusi per sezione e ascolterà la loro richieste. Staremo a vedere.

A Torino, invece, la situazione sembra bloccata tra la disperazione dei gesti autolesionistici che non riescono ancora a trasformarsi in una vera e propria protesta collettiva, scioperi della fame isolati, l’amministrazione che cerca di ristabilire un minimo d’ordine a forza di provocazioni ed isolamento e – cosa più importante, visto che è l’unica rispetto alla quale possiamo mettere mano – il movimento dei solidali, che non riescono a proporre nulla di significativo che dall’esterno porti per lo meno un po’ di forza.

Nei dettagli. Nell’area viola la metà dei reclusi continuano lo sciopero della fame e della sete, insieme a qualcuno nell’area gialla, mentre i ragazzi con la bocca cucita continuano a restarsene in isolamento. Uno solo si è fatto togliere i punti, probabilmente per partecipare ad una udienza che si terrà domani. Rispetto agli altri, un crocerossino ha commentato che «finché non stanno per morire li lasciano lì». Ovviamente, i reclusi che ieri si erano tagliati non sono stati soccorsi mentre i famosi telefonini sequestrati sono ritornati ai loro legittimi proprietari: le guardie, da quel che si capisce, ne cercavano qualcuno in grado di fare fotografie.

Ascolta alcuni di questi aggiornamenti direttamente dalla voce di un recluso:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/lunedi-in-corso-brunelleschi.mp3]

Rispetto a Vincennes, invece, non abbiamo novità ma vi giriamo la traduzione di un po’ di documentazione che ci è stata segnalata in rete.

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Controllori

22 novembre. «Ore 17.30: Treno regionale Torino Milano, carico come un carro bestiame, siamo a bordo come tutti gli altri giorni. Assistiamo ad una scena di ordinario razzismo: due controllori pizzicano due ragazzini senza biglietto, gli vengono richiesti i documenti, i due controllori scoprendo la nazionalità rumena dei due mal capitati decidono di inziare ad intimidirli facendosi vanto davanti agli altri passeggeri di volerli portare in fondo al treno per poterli pestare. Per coronare l’idilliaco quadretto decidono di chiamare gli altri colleghi e la polfer per poter partecipare al party tutti insieme. A questo punto due antirazzisti intimano i due frustrati controllori di lasciar stare i due ragazzi chiedendo cosa avessero fatto di tanto grave. Dopo aver risposto di “farsi i cazzi propri” gli impiegati fs trascinano i due in cabina di comando per poi consegnarli alla Polizia di Santhià, che non si è fatta problemi a rendersi complice. Probabilmente l’intervento degli antirazzisti ha evitato che venissero picchiati sul treno, le loro sorti non sono note. Non sono noti i nomi dei controllori inquanto si sono premuniti di togliersi il cartellino di riconoscimento.» (more…)

Racconti dalle strade di Torino…

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«Ogni giorno questo mondo ci fa violenza: manganellate, arresti, caccia ai senza-documenti, umiliazioni, prigioni, le città con il loro grigiore, lavorare-per-vivere, vivere-per-lavorare, ogni nostro movimento registrato e analizzato, la costante presenza di poliziotti, giudici e magistrati.
L’esistenza di tutti noi è una continua messa in discussione delle nostre certezze, una serie di scelte tra la tranquillità delle regole definite dall’autorità e la rabbia dei nostri desideri. Per chiunque, sia perché obbligato dalla sua stessa condizione, sia perché spinto dalla sua volontà di non sottomettersi, il confronto con la polizia è inevitabile.
Ecco di seguito alcuni racconti…
L’informazione e la comunicazione sono da utilizzare come strumenti per creare dei legami tra di noi, il primo passo verso una messa in pratica della solidarietà e della resistenza. Perché davanti alla polizia la prima arma è l’azione collettiva. Speriamo che a partire da questi racconti nascano delle risposte tanto numerose quanto rabbiose. Speriamo di incontrarci…»

Scarica stampa e diffondi il numero 0 di “Rabbia”.

Dentro i Cie, e contro il loro mondo

Ancora autolesionismo a Torino. Domenica c’è stato un altro presidio in corso Brunelleschi, il terzo in tre giorni, in solidarietà ai reclusi nel Cie in lotta. Pare che i telefoni sequestrati siano stati restituiti, ma i reclusi denunciano perquisizioni, lentezza nei soccorsi e ritorsioni. Quando da dentro giunge la notizia che diversi reclusi dell’area rossa si sono tagliati mani e piedi, dai microfoni di radio Blackout viene lanciato l’appello a tempestare di telefonate il centralino del Centro, che dopo un po’ smette di rispondere. Nell’area viola, cinque reclusi su undici sono in sciopero della fame e della sete. Ascolta la diretta con uno di loro, al telefono con Radio Blackout.

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo-21112010-cie-to.mp3]

Idranti a Bologna. «Al centro di identificazione e espulsione di via Mattei era in corso nel tardo pomeriggio di oggi un presidio in solidarietà ai migranti reclusi. Come in molte altre occasioni, dall’impianto di amplificazione i manifestanti tentavano di comunicare con l’interno. Stavolta però, intorno alle 17.30, i soldati dell’esercito che, insieme a polizia e carabinieri, stazionano dentro e fuori la struttura, hanno usato il getto degli idranti  sia per respingere all’interno delle camerate i migranti che cercavano di avvicinarsi alle inferriate per ascoltare e rispondere ai dimostranti, sia, dall’interno verso l’esterno, contro gli antirazzisti stessi. Una camerata sarebbe stata completamente bagnata, così come i vestiti di ricambio di tutti. Il clima è molto rigido.» (Fonte ZicNews). Ma dall’interno del lager i reclusi hanno poi fatto sapere che, nonostante non abbiano più nulla di asciutto da indossare e le sezioni siano completamente allagate, sono contenti della solidarietà che è stata portata loro, delle urla e degli slogan che sono riusciti a sentire. Meno contenti, probabilmente, gli agenti della Digos bolognese, raggiunti dal getto degli idranti molto più abbondantemente dei manifestanti all’esterno.

Ascolta il racconto di una compagna bolognese, raccolta da Radio Onda D’Urto:

[audio:http://www.radiondadurto.org/wp-content/uploads/2010/11/compagna-anarchica-Bologna.mp3]

Sciopero della fame a Milano. Intanto, dopo la permanenza sui tetti di sabato pomeriggio, i reclusi di tre sezioni del Cie di Milano hanno indetto uno sciopero della fame.

Autolesionismo a Gradisca. Sabato pomeriggio, in seguito all’interruzione anticipata dell’aria, quattro reclusi hanno ingerito delle lamette e delle batterie. Due di loro, rinchiusi nel blocco blu, sono stati trasportati al pronto soccorso in serata mentre gli altri due, rinchiusi nel blocco rosso, sono rimasti all’interno del Cie, ignorati dal personale medico. Domenica, anche se le loro condizioni sono visibilmente peggiorate, i dottori del centro continuano a negare loro l’intervento del 118. Secondo i quotidiani locali, poi, la tensione sarebbe iniziata già nella notte tra venerdì e sabato, quando una quindicina di reclusi sarebbe salita sul tetto per tentare la fuga, ma inutilmente.

E anche a Lamezia Terme. Giovedì alcuni reclusi hanno ingoiato oggetti. Ciononostante, due di loro sono stati deportati in Tunisia.

Intanto, a Parigi pure i reclusi dell’appena ricostruito Centro di Vincennes (l’ultima ala che mancava è stata inaugurata da appena tre giorni!) hanno ripreso a farsi sentire, proprio durante questo fine settimana. Una piccola rivolta nella notte tra venerdì e sabato ha permesso a due reclusi di darsi alla fuga mentre, la notte successiva, in cinque hanno approfittato di una finestra spaccata e del sistema d’allarme guasto per allontanarsi. Secondo la polizia parigina dei sette fuggiaschi quattro sarebbero già stati ripresi, mentre ci sarebbero due agenti feriti e vari danni alla struttura. Da una testimonianza da dentro: «I ragazzi che hanno aiutato gli altri a fuggire hanno spaccato la finestra, e poi li hanno aiutati ad andarsene. L’hanno fatto perché sapevano che i ragazzi fuggiti sarebbero stati espulsi presto. Voi lo capite, sono degli algerini ed è un casino con il loro paese, mentre gli altri che non li hanno seguiti pensano di non essere espellibili, e aspetteranno qui i loro 32 giorni».

Tutte queste proteste degli immigrati dentro e fuori dai lager in questi giorni non potevano non infiammare il cuore dei solidali. A Bologna sono stati incendiati diversi cassonetti la notte del 17 novembre: nei pressi vengono lasciate alcune scritte come “Vogliono gli immigrati schiavi per ricattarci tutti” e “Dalle gru alle strade: rivolta”. A Rovereto sono stati Danneggiati tre bancomat  di Bnl, Intesa e Unicredit , assieme a scritte come “Bnl finanzia i Cie” “Qui si finanzia la guerra” e “Solidarietà con chi lotta”. E ancora, una sede della Lega Nord danneggiata a San Benedetto del Tronto: nonostante la scritta sia abbastanza chiara, “Da Brescia a San Benedetto contro Maroni e i suoi aguzzini”, i carabinieri sospettano che dietro ci siano le proteste contro… la tessera del tifoso.

Ancora in alto

Dopo le rivolte di Bari, l’evasione di Modena, gli atti di autolesionismo a Torino, la protesta dei prigionieri senza-documenti arriva a Milano. Verso le 18.30 di questa sera una quarantina di reclusi del Cie di via Corelli sono saliti sui tetti. La polizia, di sotto, per ora sta a guardare e la situazione è relativamente tranquilla.

Ascolta una diretta con un recluso di via Corelli, dai microfoni di Radio Blackout 105.250

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rbo-20112010-corelli-1.mp3]

Poco dopo, si fa sentire anche il vice-sindaco di Milano, Riccardo De Corato: “In via Corelli è in atto l’ennesima protesta da parte dei clandestini. Un film visto e rivisto che non possiamo più tollerare. Questa farsa deve finire. Se non vogliamo che il centro di identificazioni ed espulsioni chiuda definitivamente. Ricordo infatti che la capienza del Cie e’ di 112 posti. A seguito delle rivolte una trentina sono diventati inagibili. E di questo passo, tra proteste, disordini e rivolte non ne rimarrà più nessuno.”

Aggiornamento – ore 22.00. A causa della forte pioggia i reclusi sono scesi dal tetto, senza ripercussioni da parte della polizia. Ritorna quindi la calma nel Cie di Milano, almeno per ora.

Aggiornamento 21 novembre. Le proteste raggiungono pure Gradisca dove sabato pomeriggio, in seguito all’interruzione anticipata dell’aria, quattro reclusi hanno ingerito delle lamette e delle batterie. Due di loro, rinchiusi nel blocco blu, sono stati trasportati al pronto soccorso in serata mentre gli altri due, rinchiusi nel blocco rosso, sono rimasti all’interno del Cie, ignorati dal personale medico. Oggi, domenica, anche se le loro condizioni sono visibilmente peggiorate, i dottori del centro continuano a negare loro l’intervento del 118.

A Brescia e ovunque…

«…guerra agli sfruttatori, alle frontiere e ai loro bracci armati!»

Porta Palazzo, dalla piazzetta del Balon.