Chiarezza

Non poteva esserci messaggio più chiaro, da parte del ministero degli Interni. Se non hai i documenti puoi solo stare zitto. E così, oltre gli arrestati, i senza-documenti catturati durante le cariche di questa mattina a Brescia sono finiti diritti diritti dentro ai Cie pronti ad essere deportati. C’è chi dice siano venti e chi dodici. Tre sono finiti in via Corelli a Milano, almeno uno in corso Brunelleschi a Torino e di uno si dice sia stato già portato a Malpensa… I dati esatti ve li daremo, ma non è certo un problema di numeri. Il punto è un altro: a messaggi così chiari, servono risposte. Chiare pure quelle.

Aggiornamento ore 24.00. Allora i numeri. Da quel che si capisce, dei senza-documenti fermati a Brescia quattro sono stati arrestati, tre sono in via Corelli a Milano e cinque – o sei – qui a Torino. Ne mancano tre – o quattro – che potrebbero essere in altri Centri, anche se qualcuno sostiene possano essere già stati accompagnati alla frontiera.

Aggiornamento 9 novembre, ore 15,30. Nel Cie di Torino sono rinchiusi sei dei fermati di Brescia. Cinque sono arrivati già ieri ed uno solo oggi. Domani mattina avranno l’udienza davanti al Giudice di Pace, che deciderà se convalidare o meno il loro trattenimento. La polizia e la Croce Rossa di corso Brunelleschi, nell’attesa, hanno deciso di raggrupparli tutti nell’area rossa del Centro, lontano dagli altri reclusi che tengono normalmente i contatti con l’esterno, insieme a chi rimane dei reduci della rivolta di Elmas.

Aggiornamento 9 novembre, ore 22,00. Nonostante il silenzio dei media, i fatti di Brescia stanno cominciando a creare un bel po’ di mobilitazione in giro per l’Italia. Non certo all’altezza della rabbia che le cariche di ieri mattina dovrebbero suscitare, per carità, ed in più il fatto stesso che le iniziative dei migranti in lotta – sia a Brescia che a Milano – siano partite su parole d’ordine specifiche sulla sanatoria e contro la regolarizzazione truffa del 2009 lascia le porte aperte a tutti i figli e ai nipoti degli inventori dei Cpt, che scalpitano per ritornare ad ammosciare le piazze con le loro bandierine e i loro comunicati. Ma tant’è: sarà la lotta stessa a fare chiarezza.

Intanto, ascoltate la voce di uno dei reduci delle giornate bresciane che è stato rinchiuso in corso Brunelleschi, e che ha raccontato in diretta con il presidio di questo pomeriggio in piazza Castello a Torino degli arresti e dell’intera settimana di lotta:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/i-bresciani-nel-cie.mp3]

E poi, per farvi una idea della situazione dei reclusi di Torino e di Milano, ascoltate le interviste trasmesse da Radio Onda d’Urto e da Radio Blackout ai loro difensori. Due cose cui prestare attenzione. Le modalità differenti degli arresti: alcuni nei dintorni del presidio, mentre la gente si stava allontanando per andare al lavoro; altri dentro ad una sala parrocchiale, svegliati e portati via dalla polizia inferocita. E anche le aspettative differenti degli avvocati: nel caso di Torino, è evidente che l’unica cosa che potrà fare la differenza saranno le pressioni del movimento e non tanto le questioni tecniche che, di per sé, non lasciano molta speranza di bloccare la deportazione.

Ascolta il racconto dell’avvocato Pastore da Torino:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/pastore.mp3]

E quello dell’avvocato Losco da Milano:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/losco.mp3]

Aggiornamento 10 novembre, ore 0,30. Da una telefonata dal Cie di corso Brunelleschi apprendiamo che fuori le mura si sentono urla e mortaretti: “libertà!”, “libertà!”. In molti, soprattutto dall’area gialla, stanno rispondendo al saluto urlando e battendo. I finanzieri si stanno avviando verso i cancelli d’uscita, armati di manganelli, probabilmente per bloccare gli ignoti contestatori.

Le spalle al muro (domani)

La notte tra venerdì e sabato, a Milano, in pieno quartiere Ticinese, la polizia ha sparato contro un’auto in transito.
Dei sei colpi sparati alcuni hanno sfondato il lunotto posteriore e uno ha centrato il passeggero trapassandolo da parte a parte. Pochi millimetri hanno fatto la differenza tra la vita e la morte.
A sparare è stato un uomo in divisa, ad essere colpito un nostro amico e compagno. Il pretesto sembra essere stato quello di aver ignorato una richiesta di controllo.

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Controllo del territorio

Aosta, 07 novembre 2010Due cittadini extracomunitari sono stati espulsi su ordine della questura di Aosta ed altri due sono invece indagati. Trattasi di: H.M. di anni 47, cittadino marocchino, con pregiudizi di Polizia, tra i quali reati contro il patrimonio, contro la persona, in materia di stupefacenti e violenza carnale- accompagnato presso il C.I.E. di Modena; G.I., di anni 32, cittadino moldavo, con pregiudizi di Polizia tra cui violenza sessuale e inottemperante a 2 precedenti Decreti di Espulsione – espulso; una donna albanese di 42 anni che ha introdotto in Italia la figlia minore clandestinamente ed un cittadino gabonese ventenne, attualmente ristretto presso la Casa Circondariale di Aosta, indagato per violazione all’ordine di abbandonare il territorio nazionale.
“Tale risultato – precisa la questura – è il frutto di una particolare attenzione che è stata dedicata allo specifico settore nel momento del controllo del territorio e resa possibile grazie al puntuale impegno dell’ufficio immigrazione”.

(Aostaoggi)

//macerie su macerie// (e prove tecniche di guerra civile)

Come sapete, //macerie su macerie// è una specie di alter-ego radiofonico di questo blog, in onda tutti i giovedì dalle 10.30 alle 12.30 su Radio Blackout 105.250Fm. La puntata del 4 novembre è stata interamente dedicata alla “guerra civile”. Curiosamente, diversi argomenti che la trasmissione tratta con una certa regolarità si incastrano attorno a questo tema.

  • Piano piano, a puntate, a //macerie su macerie// viene letto il “Diario di un infame”, l’autobiografia del Dottor F., un uomo ossessionato da immigrati e spacciatori e che si riduce a diventare confidente di polizia. Oggi, il Dottor F. non sarebbe più solo, ma avrebbe al suo fianco una schiera di macellai. (18 minuti)
    [audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/macerie_0_il-dr-f-e-i-macellai.mp3]
  • Sullo sgombero del Palazzo Occupato, da un volantino scritto dagli occupanti all’intervista a un mercataro solidale. Qualche elemento per capire le condizioni di “guerra civile” che lo scenario di venerdì mattina conteneva in embrione. (19 minuti)
    [audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/macerie_1_guerra-civile.mp3]
  • Laida Porta Palazzo, tra la “marcia dei 40mila” crumiri e i cacciatori di schiavi di Rosarno. Quel “potere salumiere” che già i Nabat deridevano tanti anni fa (15 minuti)
    [audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/macerie_2_guerra-civile.mp3]
  • Sulle iniziative di solidarietà post-sgombero, un po’ di colore sulla sede di un giornale, dei vigili del fuoco, e di alcune banche. E una prova tecnica di impossibilità di dialogo. (13 minuti)
    [audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/macerie_3_guerra-civile.mp3]
  • Mondo Cie. Arrestati 10 immigrati accusati della rivolta che ha distrutto il Cie di Caltanissetta un anno fa. Proprio a Caltanissetta, gli operatori della cooperativa Albatros avevano picchettato il lager per evitare il trasferimento dei reclusi e la chiusura del Centro. Ancora una volta, quando il “lavoro” diventa “etica” suprema, gli uomini sono messi l’uno contro l’altro. (6 minuti)
    [audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/macerie_4_caltanissetta.mp3]
  • Un’intervista a una compagna di Napoli sul corteo di sabato 6 novembre. Dalla storia di Tonino, in carcere con l’accusa di tentato omicidio di un fascista, alla repressione che in Campania colpisce tutti i pezzi di società che si ribellano, dai disoccupati ai presidi contro le discariche. (9 minuti)
    [audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/macerie_5_tonino-libero.mp3]

La banda degli onesti

Milano, 04 novembre 2010Un giro di documenti falsi per richieste di permessi di soggiorno è stato stroncato dalla polizia che ha arrestato due egiziani uno dei quali era ospite all’interno del Cie (centro di identificazione ed espulsione) di via Corelli a Milano. L’uomo, M.K., di 41 anni, ha al suo attivo già precendenti per falso in tematiche di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, nonchè numerosi nomi falsi. Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile e dalla sezione di polizia giudiziaria della Procura di Milano, hanno portato all’emissione di un provvedimento di arresto, eseguito mercoledì, nei confronti suoi e di un complice bloccato a Milano. Nel corso dell’attività, nata dopo accertamenti dell’Ufficio Immigrazione della Questura, sono anche stati sequestrati documenti e timbri falsi che venivano venduti in «pacchetto completo» per circa 5 mila euro.

(Corriere della sera)

La vendetta

La Digos di Caltanissetta ha eseguito 10 delle 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di extracomunitari che nella notte tra il 13 e 14 novembre 2009 parteciparono alla rivolta degli ospiti del Centro di identificazione ed espulsione di Pian del lago. La polizia ha effettuato gli arresti a Bologna, Perugia, Torino e Firenze, dove si erano trasferiti gli extracomunitari dopo aver lasciato il centro di Caltanissetta. Quella notte a Pian del lago c’erano 96 ospiti e 21 di essi guidarono i disordini nella struttura di accoglienza, devastando i padiglioni e incendiando vestiti, materassi e coperte. Tentarono inoltre di coinvolgere altri ospiti nella rivolta, che durò fino all’alba e impegnò poliziotti, carabinieri, militari dell’esercito e i dipendenti della cooperativa Albatros che gestiva l’assistenza e la refezione per gli extracomunitari. Nelle ore seguenti tutti gli ospiti vennero trasferiti da Caltanissetta all’aeroporto di Catania e da lì nei Cie di Lamezia Terme, Crotone, Bologna, Gorizia e Modena, con voli charter organizzati dal dipartimento della pubblica sicurezza. I gravi danni causati ai tre padiglioni del Cie di Pian del lago, sono stati quantificati dal consulente incaricato dalla Procura in circa 300 mila euro. A distanza di quasi un anno il ministero dell’Interno ha stanziato 1 milione e 50 mila euro per il completo ripristino della struttura. Per quella vicenda furono chieste a giugno scorso 21 ordinanze di custodia cautelare, ma 4 furono annullate. Su 17 provvedimenti 10 sono stati appena eseguiti.

Ansa

Pestaggi, conte e perquisizioni. La normalità nel lager di Corelli

Ieri notte a Corelli, intorno alle due, è scoppiata, nella sezione C l’ennesima rivolta. Cartoni e suppellettili bruciate. Il motivo scatenante è stata un’irruzione della polizia in una sezione verso le due del mattino per fare “la conta” manganelli alla mano. L’irruzione della polizia di notte non è una novità. Ci raccontano che spesso gli sbirri entrano nelle sezioni verso le due del mattino per fare “perquisizioni”. Più precisamente entrano nelle camere, denudano tutti i detenuti e li lasciano lì in piedi e al freddo. Li insultano, li colpiscono con i guanti, con le mani, ripetono che loro lì hanno solo “il diritto di non avere diritti” e che sono loro che comandano. Queste le “perquisizioni”.

La “conta”, invece, è in genere gestita dalla solerte Croce Rossa, che con funzioni sempre più di polizia, tre quattro volte a settimana entra di notte nelle camere e si accerta che nessuno sia scappato via. Ieri invece è stata la polizia a entrare nelle sezioni per “contare”, manganelli alla mano, i reclusi. Quando i ragazzi vedono che una trentina di sbirri in antisommossa che vogliono entrare cominciano a bruciare dei cartoni per fermarli. Gli sbirri spengono il fuoco con delle canne dell’acqua, entrano in una stanza e si mettono a pestare un ragazzo mentre è a letto. Quando i suoi compagni di cella cercano di fermarli, cominciano a pestare pure loro al grido di “negri di merda”, mentre altri sbirri gettano loro addosso secchiate d’acqua gelata e li costringono a denudarsi.

In almeno sette finiscono all’ospedale per le botte prese. In sei rientrano con fasciature alla testa e alle braccia, uno è ancora ricoverato per le botte prese in testa. Non contenti stamattina gli sbirri hanno proceduto ad un pestaggio nella sezione E.

Da dentro si chiedono, terrorizzati: “questa notte a chi toccherà?”

Questo il numero di Corelli: 02.70001950

Aggiornamento 5 novembre. Un’altra bella novità da via Corelli. Dal 12 di ottobre, la polizia sequestra i cellulari all’ingresso, per impedire sempre di più le comunicazioni con l’esterno dei reclusi.

Ascolta questa telefonata registrata da Radio Onda Rossa dal Cie milanese:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/corelli4.mp3]

Dalla parte di chi si ribella. Sempre!

Dopo qualche mese dall’uscita di Joy dal circuito Cie-carcere-Cie, ci siamo incontrate all’interno dell’appuntamento nazionale di Torino contro i Cie e le espulsioni (21-24 ottobre) per confrontarci tra compagne provenienti da varie città sul proseguimento della lotta contro i lager della democrazia.

L’imminente scadenza del 2 dicembre, giorno fissato per l’udienza preliminare dell’ispettore capo di polizia Vittorio Addesso (alle ore 12), ci ha trovate ancora una volta unanimi nel rifiutarci di delegare allo Stato e ai suoi tribunali l’accertamento di una verità che già da un anno andiamo ribadendo: nei Cie la polizia stupra.

 

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Tempi di pace?

E invece no. Ieri sera la pace apparente di questi mesi nel Cie di Torino è stata rotta, e proprio dai reclusi trasferiti in massa qui dopo la rivolta che ha fatto chiudere in fretta e furia il Centro di Elmas due settimane fa.

Tre di loro, infatti, sono stati portati via dal Centro. Arrestati, da quel che si è capito, per aver sfasciato un televisore per protestare contro l’imminente rimpatrio verso l’Algeria che si sta preparando per loro e per i loro compagni di prigionia arrivati dalla Sardegna.

Le notizie come vedete sono vaghe e frammentarie. Da quando sono arrivati, infatti, i reduci di Elmas sono stati tenuti rigidamente separati dagli altri prigionieri, quasi fossero in quarantena, portatori di un contagio del quale i gestori del Cie di Torino temono portata e effetti.

Tempi di pace

È da un po’ che non ci sono grosse notizie dal Cie di Torino. Niente rivolte collettive, né fatti particolarmente clamorosi di resistenza individuale, né episodi repressivi che vadano al di là del semplice e meccanico ruotare degli ingranaggi delle espulsioni. A parte gli strascichi processuali delle vicende estive sembra esserci una discreta calma, almeno per quanto ne possiamo sapere da qui. Tempi di pace, insomma? Mettiamola pure così, se volete: tempi di pace – come del resto è sempre successo da due anni a questa parte tra una ondata e l’altra della lotta.
Ma cosa è la pace, dentro ad un Cie? È starsene al freddo aggrappati ad una coperta perché non c’è il riscaldamento; è esser chiamati “ospiti”quando si è invece prigionieri; è aspettare ogni venerdì la deportazione verso un Paese del quale non si conosce nemmeno più la lingua e nel quale non si ha più nessuno; è abbandonare città nelle quali si è vissuti anche vent’anni – proprio come profughi, scampati.
Ascolta questa diretta dal Cie, trasmessa da Radio Blackout durante il presidio di domenica scorsa:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/dadentro24ottobre1.mp3]

E tempi di pace fuori le mura del Centro. La strada transennata da due giorni, ventitre camionette pronte ad intervenire, celerini che aspettano con gli scudi in mano, un presidio di compagni un poco più numeroso del solito – centoventi persone, più o meno – ma molto più determinato a farsi sentire e poi la gente alle finestre che non vuol vedere e non vuol sentire, che vorrebbe solo silenzio e che mai si sarebbe sognata di trovarsi un giorno a vivere a ridosso di una frontiera proprio in mezzo ad una città dove tempi di pace e tempi di guerra si mischiano e si confondono ad ogni ora, scombinando le carte e le parole.