«Una nuova manifestazione di insofferenza alla reclusione forzata, è stata attuata questa sera dai circa cinquanta immigrati trattenuti nel centro di identificazione ed espulsione “Serraino Vulpitta” di Trapani.
L’episodio è avvenuto poco prima delle 20 ed è sfociato in un fitto lancio di suppellettili contro le guardie.
Extracomunitari e poliziotti si sono fronteggiati per almeno un quarto d’ora, fino a quando non è stato ristabilito l’ordine nella struttura.»
Agi, 26 ottobre
Giovedì 2 dicembre alle 12 si terrà presso il tribunale di Milano l’udienza preliminare di Vittorio Addesso per violenza sessuale.
Come l’8 giugno, data dell’incidente probatorio, saremo là sotto. Non per delegare ai giudici la giustizia per Joy ma per ribadire che tutta questa vicenda non riguarda solo una “mela marcia”, ma un intero sistema di connivenze che copre gli abusi e le violenze quotidiane nei Cie.
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Torino, 23 ottobre 2010 – «Non useremo l’accetta e nemmeno metodi discriminatori, ma da subito intendiamo allontanare dai campi nomadi le persone che ci sono state segnalate e che hanno profili penalmente rilevanti». Il prefetto di Torino Alberto Di Pace, commissario straordinario per l’emergenza nomadi, nel corso dell’audizione in Consiglio regionale annuncia la decisione di potenziare i controlli di sicurezza all’interno dei campi. In questa prima fase, così, si procederà ad espellere e ad accompagnare alla frontiere le persone che hanno commesso reati gravi. Quanti saranno? Ai consiglieri regionali il prefetto ha parlato di «pochissimi casi isolati».
Progressivamente, invece, si procederà a verificare le situazione di almeno altre 47 persone su 307 maschi adulti del campo di lungo Stura Lazio che presentano «profili penalmente rilevanti» e che hanno commesso reati meno gravi, come i furti. A queste persone sarà consegnato il foglio di via e di espulsione dall’Italia. Se l’ordine di uscire dai confini entro 30 giorni non sarà rispettato, e gli espulsi finiranno tra le maglie dei controlli di polizia, verranno inviati ai Cie e poi espulsi con accompagnamento alla frontiera.
Il prefetto conta di coinvolgere in questa operazione dove regole, misure di sicurezza e lotta al degrado vanno di pari passo «la popolazione nomade che per la maggior parte non ha un profilo penale rilevante». In tutto il Piemonte, infatti, sono stati censiti 5200 nomadi, 3600 dei quali residenti a Torino. Le misure di allontanamento dai campi sono finalizzate a liberare le famiglie dalle situazioni che possono condizionare negativamente una quotidianità già difficile per condizioni ambientali e sanitarie.
Nel suo intervento Di Pace ha delineato una strategia di gestione dell’emergenza che prevede «una sinergia istituzionale completa e la necessaria contestualità degli interventi di allontanamento dei soggetti con profilo penalmente rilevante con gli interventi contro il degrado sociale». Ai consiglieri regionali il prefetto ha ricordato come dal «primo gennaio del 2011 i cittadini romeni verranno, a tutti gli effetti, inglobati negli accordi di Schengen e potranno soggiornare liberamente sul nostro territorio. Potrebbero, quindi, semplicemente essere qualificati come gruppo di persone povere europee».
C’è poi anche una seconda emergenza, quella finanziaria. Di Pace ha sottolineato che le risorse governative, cinque milioni (mai arrivati, per altro), da sole non bastano ad affrontare questa situazione di criticità. Per questo motivo è necessario un cofinanziamento da parte degli enti locali. Soprattutto da parte della Regione. Il prefetto ha dunque auspicato il rifinanziamento della legge regionale. Spiega Angelo Burzi, presidente della commissione Bilancio: «Dalla relazione emerge una situazione critica che deve essere affrontata con decisione e sinergia tra tutti gli enti istituzionali coinvolti e con il necessario supporto finanziario. L’impegno della Commissione sarà quello di favorire un dibattito che si spera fecondo di soluzioni da presentare alla Giunta regionale, a partire dalla necessità di rilanciare e rifinanziare la legge regionale per gli interventi a favore della popolazione zingara».
Soldi, circa un milione di euro, che la giunta Cota ha invece azzerato per il 2010. Anche per il 2011 non sono previste misure di sostegno economico da parte del governo di centrodestra. Spiega Mario Carossa, capogruppo della Lega Nord: «Vista la crisi economica e le difficoltà di bilancio che dobbiamo affrontare a tutti i livelli non rientra sicuramente tra le nostre priorità mettere risorse pubbliche a sostegno dei nomadi».
(La Stampa)
Dal tetto del Palazzo Occupato si vede Torino con una prospettiva inusuale, nuova.
Una prospettiva che era stata negata da anni d’abbandono e di porte sbarrate.
Salendo sul terrazzo si domina la città: se ne può leggere il passato e il futuro.
Per prima si vede la piazza del mercato, con le sue bancarelle, il rumore delle mille lingue che si incontrano, il formicolare della massa di persone che scende in strada ogni giorno per cercare di arrangiarsi, di tirare su la giornata.
Poi si vedono le auto della polizia, le jeep dell’esercito, le macchine dei vigili invaderla e aggredirla per proseguire la loro caccia al povero, al senza documenti, al venditore abusivo che stà all’angolo.
Se poi si alza un po’ lo sguardo si vedono le montagne che circondano Torino nel loro splendore.
E il pensiero sente la minaccia del futuro che è stato progettato per questa città: si immagina il grattacielo Intesa-Sanpaolo precludere lo sguardo, si immaginano le rocce mangiate dalle ruspe che costruiranno la Tav.
Poco più a lato stanno il Commissariato e il Dito di Mussolini, i simboli del potere passato e presente che presidiano il centro a proteggere i vecchi e i nuovi padroni.
Alle spalle prosegue inesorabile la città: si vede il nuovo quartiere Spina 3 con i suoi palazzi dormitorio e gli enormi centri commerciali che vorrebbero disegnare un nuovo volto della città, il volto delle case-tomba e del consumo sfrenato che dovrebbe sostituirsi ai quartieri industriali.
Le nuove sfide della speculazione edilizia.
Dal tetto del Palazzo Occupato si è in grado di leggere il mutamento della metropoli, si è in grado di percepire il suono dei conflitti e delle lotte che si generano e si vorrebbe poter leggere la possibilità di arrestare tutto questo, di cambiare la direzione al mutamento.
Forse però è necessario salire fin qui, sperimentare questo sguardo per convincersene.
Per chiunque voglia stare con noi, su questo tetto:
L’ASSEMBLEA DI GESTIONE E’ DOMENICA 25 OTTOBRE ALLE ORE 20,30 presso
il PALAZZO OCCUPATO (C.so Regina Margherita /P.zza Repubblica).
Gli occupanti del Palazzo
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Proprio nel mezzo di Porta Palazzo, un nuovo spazio occupato. È la vecchia caserma dei Vigili del Fuoco, che domina la piazza verso est su corso Regina Margherita, fino all’angolo con corso XI Febbraio e di fronte alle Porte Palatine.
Verso le sette e mezza di questa sera un gruppone di compagni ha preso possesso dell’edificio, dribblando la Digos che dal pomeriggio trotterellava per il quartiere alla ricerca di volti noti. Ora la lunga facciata del nuovo palazzo occupato è piena di manifesti colorati e di striscioni, e dentro sono cominciati i lavori per rendere agibile il posto. Una settantina di compagni staziona di fronte l’ingresso.
Tra le altre cose, il nuovo palazzo occupato di Porta Palazzo ospiterà la tre giorni contro le espulsioni che inizierà domani sera.
Leggi il volantino dell’occupazione.
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Rovigo, 20 ottobre 2010 – Pd e Lega ai ferri corti in Provincia. Il motivo dello scontro? La location del centro di identificazione per gli immigrati che potrebbe sorgere all’interno della caserma militare o all’ex carcere. Due soluzioni che non piacciano al partito di centrosinistra che, mediante un comunicato, rispondono al segretario provinciale del “Carroccio”, Contiero.
“La Lega è attenta ai cittadini, – scive il consigliere provinciale del Partito Democratico, Giulio Zanforlin – sostengono i suoi autorevoli dirigenti. Talmente attenta da procurare danni molto seri, aggiungo io. E lo dico avendo letto le parole del suo Segretario provinciale Contiero il giorno dopo la sua rielezione a capo del Carroccio locale. La Lega Nord si permette di proporre la nostra città a sede del centro di identificazione per immigrati, il famoso Cie, mettendo sul tavolo le ipotesi della caserma dei militari o dell’ex carcere. Ma stiamo scherzando?Non li hanno voluti in mezzo campagna, a Zelo, e li portiamo in centro storico a Rovigo?”
Zanforlin esprime il timore che questi centri, anche per il tipo di siti individuati, possano diventare simili a campi di concentramento.
“In più – aggiunge il consigliere veneto – creerebbero enormi problemi di sicurezza a tutta la città, preoccupazione tra noi cittadini, ulteriore isolamento del nostro capoluogo che in questo modo verrebbe definitivamente affossato in nome di logiche nazionali e regionali”.
(Resto del Carlino)
L’idea e la legge, la passione e la quiete sociale.
Spesso in questa storia vi sono state forti contrapposizioni tra chi professava liberamente le proprie idee, e chi tentava di reprimerle; tra chi si batteva con determinazione perché degli individui stranieri non fossero reclusi, solo per non avere un documento in regola, e chi invece sbandierava quella reclusione come mezzo per ottenere più sicurezza. Da un lato gli anarchici, dall’altro la polizia, la magistratura, la Chiesa, che gestiva un Cpt, giornali e politici vari. Eppure questo, non può che essere un quadro riduttivo di ciò che vi è stato e vi è in gioco.
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Le rivolte dell’estate a processo, ieri al Tribunale di Torino.
Intanto, la sommossa del 14 luglio, quella che ha reso inagibile un’intera sezione del Cie di corso Brunelleschi. Il processo si è svolto a porte chiuse, gli imputati – quelli che non sono già stati deportati, ovviamente – ben nascosti dietro porte chiuse e gabbie, e ancora muri. Un gruppetto di compagni è riuscito a salutarne qualcuno, ma è stato respinto dopo un istante dagli agenti di guardia. Pesantissime le richieste del Pubblico ministero: dai due anni e otto mesi di carcere all’anno e mezzo. La prossima udienza sarà il 4 di novembre, e sempre a porte chiuse.
E poi il processo a Bilal, accusato di aver rotto il dente ad un guardia al termine di una protesta avvenuta alla metà di agosto (il lungo Ferragosto nei Centri, evidentemente, ha fatto tappa pure a Torino). Dopo aver interrogato un certo sovrintendente Peres, uno degli agenti che ha partecipato a reprimere la protesta e che ha accusato seppur con qualche incertezza Bilal del cazzotto, il giudice ha rinviato il processo al 12 di novembre.
Una quindicina di compagni hanno assistito all’udienza, e verso la fine alcuni si sono alzati componendo con le loro magliette la scritta “Fuoco ai Cie”. Bilal ne è stato contento, mentre la giudice ha fatto finta di niente: ironia della sorte, una scena identica la stessa giudice l’aveva già vista solo un paio di anni fa, quando invece aveva fatto sgomberare bruscamente l’aula.
Le prossime iniziative in solidarietà con i ribelli dell’estate torinese torneranno a svolgersi di nuovo lontano dal Tribunale. Appuntamento sabato e domenica prossimi, a Porta Palazzo e di fronte al Centro.

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Durante la “giornata mondiale dei Giovani per la Pace” organizzata dal Sermig di Torino nel pomeriggio di sabato 16 ottobre in piazza San Carlo, è stato affisso uno striscione per ricordare a tutti i presenti che anche “la chiesa è complice dei Cie”. Basti pensare ad esempio alla sacrosanta Confraternita della Misericordia di Modena, che nel nome del Signore gestisce i Centri di Modena e Bologna. Sono anche stati distribuiti alcuni “santini” che riportavano vari spunti di meditazione, come “Cie=lager”, “Nessuna pace per chi gestisce i lager della democrazia”, “Croce rossa aguzzini”, “Solidarietà a chi si ribella”, “Solidarietà agli arrestati per la rivolta del 14 luglio al Cie di Torino”, “Solidarietà agli arrestati di Bruxelles”.
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